Opera drammatica in quattro atti. Musica di Giuseppe Verdi.
Libretto di Antonio Ghislanzoni.
Prima rappresentazione: Il Cairo, Teatro dell’Opera, 24 dicembre 1871.
Ed. Ricordi
Aida Maria Teresa Leva
Radamès Samuele Simoncini
Amneris Cristina Melis
Amonasro Leon Kim
Ramfis Fabrizio Beggi
Il Re d’Egitto Francesco MilaneseUna sacerdotessa Teresa Di Bari
Un messaggero Alessandro Mundula
Direttore
Francesco Cilluffo
Regia
Franco Zeffirelli
Regia e riallestimento delle scene riprese da Stefano Trespidi
Costumi Anna Anni
Costumi ripresi da Lorena Marin
Luci Fiammetta Baldiserri
Coreografia Luc Bouy
Assistente regia Giulia Bonuccelli
Assistente costumi Sara Tosoni
Maestro del coro Diego Maccagnola
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Allestimento realizzato per il Teatro di Busseto in occasione del primo centenario
della morte di Giuseppe Verdi, ripreso dal Teatro Regio di Parma
in coproduzione con i Teatri di OperaLombardia
Atto primo
A Menfi soffiano venti di guerra. Ramfis, capo dei sacerdoti e potenza occulta dello Stato, informa Radamès, capitano delle guardie, che gli etiopi stanno per invadere l’Egitto. La prospettiva di un conflitto stimola l’ambizione di Radamès. Il giovane spera di ricevere dalla dea Iside il comando supremo dell’esercito. È coraggioso, sogna la gloria. Tutto gli sembra possibile. La guerra, per lui, è anche un’occasione per apparire valoroso agli occhi della donna che ama in segreto: Aida, una schiava etiope al servizio di Amneris, la figlia del faraone.
Pure la principessa egizia è innamorata di Radamès. Intuitiva, Amneris sospetta subito di avere nella schiava una rivale, ma preferisce dissimulare la gelosia con scaltra doppiezza. Aida, intanto, si dibatte tra l’angoscia per la patria in armi e l’amore che ormai la lega al nuovo mondo.
Pochi squilli di fanfara e una grande scena corale sovrasta aspirazioni e conflitti individuali. I potenti dello Stato si riuniscono per decidere la guerra. Il Re e Ramfis si stagliano come personaggi senza identità, personificazioni di un potere che schiaccia chiunque tenti di opporsi.
Dopo che un messaggero conferma l’invasione degli etiopi guidati dal Re Amonasro, il Faraone annuncia che l’oracolo ha scelto il condottiero supremo, Radamès. Tutti si esaltano di furore bellico e lo incitano a tornare vincitore. Aida, rimasta sola, è contesa tra passioni inconciliabili: augura la vittoria a Radamès e spera allo stesso tempo che Amonasro, che è suo padre, distrugga le truppe egizie. Disperata, piena di angoscia repressa, si affida a una preghiera e alla pietà degli dèi.
Il passaggio allo stato di guerra è sancito dal rito dell’investitura nel tempio di Vulcano. Tra canti e danze, sul capo di Radamès viene steso un velo d’argento, mentre Ramfis consegna la spada consacrata. Per espandere il suo potenziale distruttivo e apparire giusta, la guerra si carica di sacralità.
Atto secondo
Nel suo appartamento, Amneris si prepara per la cerimonia del trionfo di Radamès. Il doppio gioco con Aida procede astutamente; con atteggiamento amichevole, porta il discorso sull’argomento che più le sta a cuore, mettendo alla prova i sentimenti della schiava: Radamès – la informa con studiata indifferenza – è morto in battaglia. La disperazione di Aida trasforma i sospetti in certezza. Amneris svela l’inganno e getta la maschera: Radamès è vivo e anche lei ne è innamorata. Furiosa, la figlia del faraone minaccia vendetta.
La coralità riprende il sopravvento sulle sorti individuali. Marce, danze, inni e fanfare accolgono a Tebe l’entrata dell’esercito vittorioso. Al termine del corteo trionfale entra Radamès; il Re si impegna a esaudire ogni suo desiderio. Sfilano anche i prigionieri etiopi, tra i quali Aida riconosce il padre Amonasro che, fingendosi un semplice ufficiale, chiede clemenza per gli ostaggi. Ramfis invita a non avere pietà, mentre Radamès chiede vita e libertà per gli sconfitti. Il Re trova un compromesso: Aida e Amonasro resteranno in Egitto come garanzia di pace, tutti gli altri saranno liberati. Si annunciano quindi le nozze tra il trionfatore e Amneris. Nel tripudio generale Amonasro medita vendetta, Aida e Radamès si disperano. Tra affetti individuali e grandi pulsioni collettive, manipolate e organizzate entro una ritualità fanatica, non è possibile alcuna conciliazione.
Atto terzo
Di notte, sulle sponde del Nilo, Amneris entra nel tempio di Iside per pregare alla vigilia delle nozze. Sul luogo arriva anche Aida: ha un appuntamento con Radamès. Carica di ansia e nostalgia, evoca gli spazi di una terra lontana, canta l’amore per la patria perduta, simbolo di una felicità promessa e svanita.
Inatteso, appare Amonasro, che progetta un’imboscata contro l’esercito egizio. Si è accorto del legame tra Aida e Radamès e approfitta dei sentimenti della figlia per un calcolo strategico. Con dolcezza ingannevole, le promette il ritorno in patria, la gloria e l’amore. Ma a un patto: dovrà farsi dire dall’amato il percorso delle truppe egizie. Aida tenta di opporsi, ma la maledizione del padre e i sensi di colpa per la possibile strage del suo popolo la portano a cedere. Plagiata, Aida affronta l’incontro con l’amante spiegandogli le ragioni per cui l’unica soluzione possibile è la fuga. Riesce a convincerlo con la seduzione e la sensualità. Radamès svela l’informazione militare desiderata, ma Amonasro non sa far di meglio che uscire allo scoperto e rivelare la sua vera identità, vanificando tutto.
La situazione precipita. Amneris esce dal tempio e grida al tradimento. Amonasro si scaglia contro di lei per ucciderla ma Radamès glielo impedisce e, consegnata la spada a Ramfis, si fa arrestare.
Aida fugge col padre. Il suo sogno d’amore si è infranto per sempre sulle rive del Nilo.
Atto quarto
In una sala del Palazzo del Re, Amneris è disperata. Colpita nell’orgoglio, è combattuta tra rabbia e amore, tra il desiderio di salvare Radamès e di distruggerlo. Alla fine, decide di salvarlo. Lo fa condurre in sua presenza e lo supplica di discolparsi; lei chiederà la grazia al Re.
Radamès rifiuta, sostiene di aver tradito involontariamente e, avendo perduto Aida, preferisce la morte. Resiste alle lusinghe di Amneris anche quando questa gli rivela che Aida è ancora viva e gli promette la salvezza se rinuncerà all’amore della schiava.
Radamès viene ricondotto nella prigione, i sacerdoti lo raggiungono per il giudizio. In lontananza si sentono le accuse di Ramfis, seguite dai silenzi dell’imputato e dalle invettive dei sacri ministri. Rapida, arriva la condanna: Radamès sarà sepolto vivo. Inutili le maledizioni di Amneris di fronte alla crudeltà della casta sacerdotale, vera detentrice del potere. Nemmeno la figlia del faraone può opporsi agli apparati repressivi dello Stato, ai meccanismi implacabili dell’organizzazione militare e religiosa.
Nel tempio di Vulcano, i sacerdoti chiudono Radamès sotto la pietra tombale. Ad attenderlo c’è Aida, entrata di nascosto nella cripta per morire con l’uomo che ama. Lui si dispera, lei vede avvicinarsi l’angelo della morte e la gioia eterna. Nel tempio invaso dalla luce, Amneris sconfitta invoca la pace: una sola nota, ripetuta, cupa. Nell’oscuro sotterraneo in cui vengono sepolti, Aida e Radamès sono immersi in un mare di luce musicale: annuncio di un mondo ultraterreno nel quale si realizzerà la felicità negata in terra.
Aida: prova generale di un testamento musicale
di Francesco Cilluffo
É difficile, oggi, credere che l’autore di Otello e Falstaff abbia per anni considerato Aida come la sua opera ultima, dopo la quale non sarebbe venuto più nulla.
A molta parte della critica, dopo le modernità formali e drammaturgiche di Don Carlos (inferiore però per orchestrazione e tavolozza armonica), Aida sembrò essere un passo indietro, essendo costruita principalmente su numeri “chiusi” e contenendo chiare eredità meyerbeeriane (si pensi ad esempio a L’Africaine, anche dato l’esotismo del soggetto) e belcantistiche. Nel concertato del secondo atto si arriva alla citazione letterale di Norma, e nel finale del duetto tra Aida e Radamès del terzo atto si ritorna, con “Sì, fuggiam da queste mura”, persino alla “vituperata” forma della cabaletta.
Ma proprio questa qualità di testamento verdiano (per fortuna rivelatosi solo provvisorio) fa di Aida un unicum per chi la interpreta. Sembra infatti che Verdi voglia da un lato elaborare tutte le lezioni assimilate a partire dagli stili a lui coevi o quasi (dal belcanto al grand opéra francese), mentre dall’altro non manca uno sguardo al passato classico e persino qualche anticipazione del futuro: pensiamo alla citazione pressoché letterale dell’incipit del Requiem di Mozart nel terzo atto, quando Aida suggerisce la fuga a Radamès (una prefigurazione della morte che li aspetta?), oppure agli squarci lirici presi dal finale di Norma, che convivono con le molte anticipazioni dal Requiem verdiano e con certi gesti orchestrali propri della coeva Walküre wagneriana (ricordiamo che Verdi possedeva una vastissima biblioteca musicale, ricca anche di opere che non ascoltò mai dal vivo). Aida influenzò molto anche i compositori delle generazioni successive: Čajkovskij sicuramente si ricordò della danza delle sacerdotesse del primo atto nello scrivere la Dance des Mirlitons dello Schiaccianoci, senza contare che Mahler apre il secondo dei suoi Kindertotenlieder con una citazione letterale di “E qui lontana da ogni umano sguardo”, la frase con la quale Aida spiega il suo gesto estremo d’amore a Radamès nell’ultima scena dell’opera. Va qui ricordato che Aida fu una delle opere che Mahler diresse più spesso a Vienna, il che spiegherebbe anche il motivo per cui la frase di presentazione di Amonasro nel secondo atto venga citata all’inizio della Terza Sinfonia mahleriana. Nel Novecento, Stravinsky userà la citazione dell’accompagnamento delle arpe al canto delle sacerdotesse del primo atto nel momento di climax e dénouement del suo Oedipus Rex; e l’influenza di Aida arriverà fino al cinema e a Broadway, rispettivamente con i contributi di Sophia Loren e Elton John.
Nel concertare Aida ho tenuto conto di tutti questi elementi, perché si tratta di un’opera che è davvero una sintesi di sguardo al passato e slancio verso il futuro, allo stesso tempo con una forte consapevolezza del presente e delle mode dell’epoca, in particolare quell’orientalismo di fine Ottocento che si respira ampiamente nei timbri dell’orchestra e nelle scene rituali dell’opera, vagheggiamento di un’Egitto mitologico che ispirò letteratura (ad esempio Le Roman de le momie di Gautier), pittura (Ingres e Delacroix in testa) e ovviamente musica (lo si ritrova, filtrato attraverso il raffinato decadentismo francese, anche in opere quali Le Roi de Lahore e Thaïs di Massenet).
Nel sottolineare le aperture armoniche e timbriche dell’opera che guardano già verso una sensibilità novecentesca, ho cercato allo stesso tempo di mettere in risalto la lezione maturata da Verdi a Parigi: narrare, attraverso il canto puro, il dramma intimo che si staglia su un tumultuoso affresco storico ed esotico, tipico del grand opéra.
Mi piace chiudere queste riflessioni con un’esperienza personale.
Aida fu la prima opera che mio padre mi fece ascoltare un po’ per gioco all’età di cinque anni (si trattava di una vecchia incisione con Franco Corelli, diretta da Angelo Questa): fu in quel momento che decisi che avrei fatto il direttore d’orchestra. Abitando a Torino, la passione per quest’opera si concretizzò in men che non si dica anche in ripetute visite al Museo Egizio, che hanno scandito la mia infanzia per anni.
Sono felice di ritrovare in questa produzione storica di Franco Zeffirelli moltissimo di quel mondo di “dorato vagheggiamento” dei miei sogni di bambino e di essere arrivato, trentacinque anni dopo quel primo ascolto così rivelatorio, a poter apprezzare anche dal podio questo capolavoro verdiano.
Un’Aidina, piccola piccola
di Franco Zeffirrelli (12 febbraio 1923 – 15 giugno 2019)
Il Teatro Verdi di Busseto, con soli duecentocinquanta posti e un proscenio largo appena sette metri, è uno dei più piccoli teatri d’opera al mondo. Quando la Fondazione Arturo Toscanini mi invitò ad allestirci un’opera, come evento speciale per il centenario verdiano, si aspettavano probabilmente che scegliessi un lavoro adatto a quel palcoscenico, una Traviata o forse un Falstaff, due opere che Toscanini aveva diretto in quel teatro nel 1913 e nel 1926. Cascarono tutti dalle nuvole quando proposi Aida, una delle opere più spettacolari di tutto il repertorio. Aida a Busseto con la regia di Zeffirelli? Invecchiando ammattisce? Tutto il mondo dell’opera smaniava dalla curiosità di vedere come il regista degli spettacoli più fastosi al mondo avrebbe affrontato la scommessa che doveva aver fatto con se stesso. Eppure, già da molto tempo coltivavo l’idea che con quest’opera colossale avesse in realtà inseguito una storia molto privata e molto intima, che una visione nuova dentro quelle piccole dimensioni avrebbe potuto valorizzare. Verdi ha chiaramente indicato, sin dalle prime battute del preludio, che in Aida non ci sono soltanto ottoni, trombe e tamburi. Il lontano pianissimo degli archi che continua a crescere sembra richiamare il fluire del Nilo, dalle sue sorgenti in Etiopia, dove è nata Aida, fino all’Egitto, di cui è schiava. Questa musica estremamente evocativa, è un’eco distante che sembra arrivarci da un altro pianeta, ed entra nelle vene come una sorta di stregoneria, d’incantesimo. Il mio ultimo allestimento di Aida nel 1998, per l’inaugurazione dell’Imperial State Theatre di Tokyo, era stato il massimo della sontuosità e spettacolarità che ci si possa aspettare di vedere su un palcoscenico. Ricordo che, guardando i seicento esecutori, pensai: “Verdi forse ne ha abbastanza di vedere Aida come pretesto per fare tanto baccano in scena”. A Busseto avrei avuto l’opportunità di tentare una riduzione drastica del “gran macchinone”, riportando quest’opera a una dimensione piccola, privata, ancora inesplorata. Avrei avuto a disposizione un’orchestra contenuta e un giovane direttore di sicuro talento, che avrebbe consentito a ogni strumento di emergere e di farsi identificare.
Per una volta, i cantanti non sarebbero stati costretti a confrontarsi con la “barriera di fuoco” dell’orchestra, avrebbero potuto cantare con voce “umana” e con anima, così come in fondo l’opera era stata sentita dall’autore.
Quando circolò la notizia che cercavo dei cantanti giovani e sconosciuti per Aida, ne arrivarono a stormi da tutti i continenti. Capii però, subito, che ero io a doverli andare a cercare per il mondo, se volevo trovare quelli giusti: i miei cantanti.
Organizzai una visita lampo a New York per fine ottobre (si doveva andare in scena a fine gennaio!), e passai tre giornate di audizioni a giovani cantanti di tutte le scuole americane. Mi passò davanti una vera legione di talenti, nuovi, ben preparati, che conoscevano il teatro in musica perché in America se ne fa tanto, e davvero sapevano cos’era il “recitar cantando”. Sentii corrermi nelle vene un fiume di energie. Fu come se avessi ricevuto una forte scossa dall’alto, e da dentro. Trovai subito tre giovani cantanti per i tre protagonisti. Ma ce n’erano altri interessanti e promettenti. Una fioritura di giovani che letteralmente mi trascinò, mi esaltò. Con questo cast, che aveva le caratteristiche dei personaggi indicate da Verdi, giovani, belli, disperati d’amore, cominciai a impostare più chiaramente le idee per il mio spettacolo. Portai i tre americani a Busseto, e li affidai a uno dei più grandi tenori del secolo, Carlo Bergonzi, che era stato il mio Radamès nella leggendaria Aida alla Scala nel 1963. Bergonzi, che ha base a Busseto con una prestigiosa scuola di canto, accettò volentieri di essere il nostro direttore artistico, ed è stato poi uno dei maggiori garanti di tutta l’operazione che stavo mettendo in piedi. Fu un mese di allegria, di scoperte, d’amicizia e di fantastico lavoro. Altri giovani, italiani o provenienti da Paesi più o meno vicini, scesero a Busseto “come colombe dal disio chiamate”. Il piccolo, delizioso paese si popolò di artisti freschi, entusiasti, appassionati. Ne ero completamente inebriato, e i risultati non avrebbero potuto essere che felicissimi. Penso, e ne ho avuto conferma dalla notorietà internazionale e dal successo che ebbe lo spettacolo a Busseto, e nei tanti teatri dov’è stato poi presentato, che davvero quell’Aida piccola e prodigiosa sia il più riuscito e più felice spettacolo d’opera che abbia mai creato. Il miglior rimedio ai miei malanni. Al debutto, il 27 gennaio 2001, nella ricorrenza della morte di Verdi, il teatro era stracolmo di un pubblico molto speciale. C’erano pure Renata Tebaldi e Giulietta Simionato, che avevano maestosamente cantato le parti di Aida e Amneris in tutto il mondo, negli anni del loro splendore; molte volte insieme a Bergonzi nel ruolo di Radamès. Dopo il duetto d’amore del terzo atto, il pubblico, commosso, si alzò in piedi e applaudì per cinque minuti. L’innocenza e la purezza di quegli esordienti, sia vocalmente sia drammaticamente, rendeva vivi e credibili i loro personaggi, tanto che il pubblico se ne innamorò perdutamente. Tutto era visto come attraverso una lente d’ingrandimento su quel minuscolo palcoscenico: non sfuggiva né un batter d’occhio né un gesto. L’impatto emozionale della delicata, struggente storia d’amore, finalmente finì per trionfare. Il trionfo più ambito per me.
Non so se sarò mai più capace di fare un’altra volta pieno centro come feci con questa “Aidina”, piccola piccola ma immensamente grande. Fu come se una forza straordinaria avesse riunito in una perfetta geometria il talento di tutti, dal più umile dei figuranti fino agli sbalorditivi protagonisti. Sono particolarmente affezionato al ricordo di questo momento della mia vita perché spianò la strada a una mia ripresa proprio sul punto di dover dire “addio” a tutto. Il dottor Posner mi aveva lasciato uno spiraglio di speranza e di luce, nell’oscurità che incombeva sul mio futuro. Ora tutto si riaccendeva di nuovo, in una luce quasi accecante.
(Testo gentilmente concesso dalla Fondazione Zeffirelli e tratto dal libretto di sala di Aida del Festival Verdi 2019)
Francesco Cilluffo Direttore
Nato a Torino, Francesco Cilluffo si è diplomato in direzione d’orchestra e in composizione presso il Conservatorio della sua città, laureandosi anche in storia della musica al DAMS. A Londra ha conseguito un master alla Guidlhall School of Music and Drama e un dottorato al King’s College, perfezionandosi nel frattempo con Michael Tilson Thomas (London Symphony Orchestra), Gianluigi Gelmetti (Accademia Chigiana di Siena), Ivan Fischer (Budapest Festival Orchestra). Tra le produzioni affrontate ricordiamo: Das Lied von der Erde di Mahler (vers. Schönberg) al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca; un ciclo di concerti con l’Orchestra Filarmonica di Santiago del Cile; Der König Kandaules di Zemlinsky al Teatro Massimo di Palermo; il Requiem op. 9 di Duruflé e la Sinfonia n. 14 di Šostakóvič con l’Orchestra Filarmonica di Torino (nell’ambito della sua collaborazione triennale con l’istituzione); una nuova produzione de Il Trovatore di Verdi per l’AsLiCo in un tour che ha toccato i teatri storici della Lombardia e poi replicata a Milano e a Como; concerti con la ORT-Orchestra della Toscana e Cinzia Forte per l’apertura dei Festival Incontri in Terra di Siena e Santa Fiora in Musica; L’Arlesiana di Cilea per l’apertura della stagione 2013-2014 del Teatro Pergolesi di Jesi (filmata in DVD dalla Dynamic); un Gala Verdiano alla Čajkovskij Concert Hall di Mosca con i solisti e l’orchestra del Teatro del Galina Višnevskaja Opera Centre; Cavalleria rusticana di Mascagni al Nuovo Teatro Comunale di Sassari; una nuova produzione di Tancredi di Rossini per i Teatri di OperaLombardia con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, che ha toccato i teatri di Pavia, Cremona, Como e Brescia; una nuova produzione de La cambiale di matrimonio di Rossini al Teatro Regio di Parma e al Teatro Valli di Reggio Emilia; Il barbiere di Siviglia al Teatro Carlo Felice di Genova; una nuova produzione de Il Campiello di Wolf-Ferrari per l’apertura di stagione della nuova Opera di Firenze – Maggio Musicale Fiorentino; un Gala Verdiano per il Festival Verdi di Parma; L’elisir d’amore per l’apertura della stagione lirica 2015 del Teatro Regio di Parma e al Teatro Comunale di Modena e poi con la New Israeli Opera e la Jerusalem Symphony Orchestra al Jerusalem Opera Festival; la prima mondiale dell’opera Le braci di Marco Tutino (tratta dall’omonimo romanzo di Sándor Márai) per l’apertura del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, poi ripresa all’Opera di Firenze – Maggio Musicale Fiorentino; una nuova produzione di Nabucco all’Opera di Kiel; una nuova produzione del Guglielmo Ratcliff di Mascagni al Wexford Festival Opera; concerti con la Filarmonica Arturo Toscanini a Parma; Roméo et Juliette di Gounod alla New Israeli Opera di Tel Aviv; La Traviata all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi; Rigoletto con la New Israeli Opera e la Jerusalem Symphony Orchestra al Jerusalem Opera Festival; Madama Butterfly con la New Israeli Opera a Tel Aviv; una nuova produzione di A Midsummer Night’s Dream di Britten al Teatro Ponchielli di Cremona e poi in tour per OperaLombardia (Brescia, Como, Pavia) e a Reggio Emilia; concerti sinfonici con i Bremer Philharmoniker; Tosca alla Tulsa Opera (debutto americano); il Requiem di Verdi al Grange Festival con la Bournemouth Symphony Orchestra & Chorus; La bohème per l’apertura di stagione della New Israeli Opera di Tel Aviv; Risurrezione di Alfano al Wexford Festival Opera; la prima mondiale di Miseria e Nobiltà di Marco Tutino al Teatro Carlo Felice di Genova; L’Italiana in Algeri all’Opéra de Toulon; una nuova produzione di Isabeau di Mascagni a Opera Holland Park (Londra); un programma sinfonico (Ravel, Fauré, Casella) per MiTo; L’Oracolo di Leoni e Mala vita di Giordano al Wexford Festival Opera; Cavalleria rusticana di Mascagni e La voix humaine di Poulenc (con Anna Caterina Antonacci) per i teatri di OperaLombardia e a Bolzano; Falstaff per la Rete Lirica delle Marche (Fano, Ascoli, Fermo, Chieti); una nuova produzione di Falstaff al Grange Festival. Tra gli impegni imminenti e prossimi: Aida per OperaLombardia (Cremona, Pavia, Como, Brescia, Bergamo); concerti sinfonici con I Pomeriggi Musicali a Milano, la RTÉ National Symphony Orchestra a Dublino, la Filarmonica Arturo Toscanini a Parma; una nuova produzione di Manon Lescaut al Grange Festival; una nuova produzione de Le Villi di Puccini e di Margot la rouge di Delius a Opera Holland Park, Londra. Francesco è Principal Guest Conductor al Wexford Festival Opera.
Stefano Trespidi Regia e riallestimento delle scene
Intraprende giovanissimo la carriera artistica sul palcoscenico dell’Arena di Verona. Alla fine degli anni ’90 frequenta il corso di produzione e regia teatrale presso l’Accademia di Arti e Mestieri del Teatro alla Scala. Negli anni successivi ha collaborato con i più grandi registi della storia dell’opera tra cui Franco Zeffirelli, incontrato per la prima volta in occasione della storica messa in scena areniana di Carmen nel 1995. Da allora ha collaborato con il Maestro fiorentino nella messa in scena delle sue grandi produzioni all’arena di Verona: Il Trovatore (2001), Aida (2002), Madama Butterfly (2004) e Turandot (2010). Tra le altre produzioni, si ricorda Pagliacci al Teatro Carlo Felice di Genova (2010) e al Teatro Filarmonico di Verona (2011). Numerose le riprese, in Italia ed all’estero, della celebre Aida nello storico allestimento realizzato per il centenario verdiano per il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto. Come regista collaboratore di Zeffirelli ha anche partecipato alla Turandot che ha inaugurato la Royal Opera House in Muscat, prestando la sua opera anche in molti altri importanti teatri nazionali ed internazionali.
Anna Anni Costumista
Costumista, scenografa e disegnatrice italiana (Marradi 1926 – Firenze 2011). Ha esordito nel 1953 con O. Welles disegnando i costumi per La locandiera di C. Goldoni e Il Volpone di B. Jonson; divenuta in seguito inseparabile collaboratrice di Zeffirelli, per il regista ha creato costumi quali quelli per La lupa di Verga (1965) e Maria Stuarda di Schiller (1983), ottenendo la candidatura all’Oscar per i miglior costumi per il film Otello (1986). Scenografa e costumista dei balletti allestiti da Carla Fracci e Beppe Menegatti (Mirandolina alla Fenice di Venezia e Giselle all’Opera di Roma), tra i suoi lavori nell’ambito della danza si ricordano anche quelli per Rudolf Nureyev (Don Chisciotte e Les Silphides all’Opera di Anversa), mentre nella lirica vanno citate le sue collaborazioni, tra gli altri, con Bolognini, Sequi, Alberti e Rouneau. Dei suoi ultimi lavori occorre citare, sempre in sodalizio con Zeffirelli, i costumi per L’Aida in miniatura (2001) e per i film Un tè con Mussolini (1999) e Callas forever (2002). Accurata ricercatrice della storia dell’abbigliamento, Anna Anni ha coniugato la precisione della ricostruzione filologica con una grande competenza artigianale nel taglio storico, divenendo di fatto una tra le più talentuose costumiste italiane del Novecento; insignita del Premio di Eccellenza 2007 dell’Accademia Italiana, la sua attività è stata compiutamente documentata nella mostra Dal segno alla scena allestita presso la Galleria del costume di Palazzo Pitti nel 2006.
Lorena Marin Costumista
Si diploma allo Stiban (Accademia di Taglio e Cucito quinquennale) di Treviso, poi presso la scuola Callegari, di Treviso segue il Corso di Modellista CAD, quindi Corso di Analista tempi e metodi; frequenta il Corso Regionale per Sarto di Teatro a Venezia nel 1987, e successivamente si specializza al Greta (scuola di alta formazione per lo spettacolo) a Parigi. Inizia la sua attività nel settore moda, in qualità di direttore di produzione di una linea per bambini (Replay Bimbi), in seguito diventa Responsabile di una Sartoria teatrale a Venezia, lavorando anche per la pubblicità e per alcuni film tra i quali: Farinelli, Elisabeth, Casanova. Lavora con registi e scenografi quali Pasquale Grossi, Hugo De Ana, Gianfranco De Bosio, Lauro Krisman, Dante Ferretti, Maurizio Balò. Dal 2004 collabora con il Maestro Pier Luigi Pizzi per la realizzazione dei costumi ed in qualità di sua assistente partecipa a produzioni operistiche nei più grandi teatri d’opera del mondo. Collabora sia con Claudio Abbado e Riccardo Muti per alcune produzioni. Aiuto del Maestro Pizzi in Un ballo in Maschera di Verdi, con cui si è inaugurato il festival dell’Arena di Verona 2014. Vince, nel 2014, il bando del Festival Puccini di Torre del Lago per l’allestimento del Trittico pucciniano Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi. Nel settembre del 2014 a La Coruña (Spagna), disegna e realizza i costumi un nuovo allestimento di La Traviata con Leo Nucci e Celso Albelo. Nel 2015 ha lavorato al Teatro della Zarzuela di Madrid, alla Fenice di Venezia nell’Alceste di Gluck, ed in Otello di Verdi al Regio di Parma. Nel 2016 ha ideato e realizzato i costumi della produzione di Werther all’Auditorium di Tenerife, ed ha partecipato alla produzione di Francesca da Rimini di Mercante regia scene e costumi di Pier Luigi Pizzi al Festival di Valle d’Itria. Dal 2011 insegna presso l’Accademia per l’Opera Italiana a Verona. Dal 2015 è docente di Modellistica, Haute-couture e Moulage presso ReArt Institute di Verona.
Fiammetta Baldiserri Lighting designer
Si laurea a Bologna in Geofisica. Frequenta un corso per illuminotecnici al Teatro Regio di Parma. Inizia l’attività di Lighting designer in La Traviata per la regia di Franco Zeffirelli al Teatro di Busseto e al Bolshoi di Mosca. Con Andrea Cigni cura L’Orfeo, Paride ed Elena all’Opera Royal Wallonie (Liegi) e La Medium e Gianni Schicchi, Ernani, Nabucco, La Traviata al Teatro di Pavia, Don Pasquale, per il Centre Lyrique de France, La cambiale di matrimonio, e L’occasione fa il ladro al Teatro Regio di Parma, Abay al Teatro Nazionale di Kazakistan, Fedra e La Straniera al Teatro Bellini di Catania, Tosca al Minnesota Opera House Pia De’ Tolomei al Verdi di Pisa e al Festival di Charleston. Al Maggio Musicale Fiorentino cura le luci per Madama Butterfly, regia di Fabio Ceresa e Il Barbiere di Siviglia, regia di Damiano Michieletto. Al San Carlo di Napoli Alice in wonderland con Gianluca Schiavone, con Aleksander Sokurov Go Go Go per il festival ConVersazioni a Vicenza. Con Stefano Simone Pintor segue Il flauto magico alla Royal Opera House di Muscat in Oman e Ettore Majorana per il Circuito OperaLombardia. Con Jacopo Spirei Falstaff al Festival Verdi di Parma, Così fan tutte, e La Clemenza di Tito al Akzent Theatre di Wien. Con Pierfrancesco Maestrini lavora al Nabucco al Teatro Alighieri Ravenna, a I pescatori di perle al Teatro di Bilbao, a Otello per il Teatro San Carlo di Napoli. Con Mauro Carosi segue le luci per Manon Lescaut al Teatro Bellini Catania e per L’Italiana in Algeri al Teatro Opera di Maribor (Slovenia). Con Giorgio Ferrara cura Don Giovanni al Festival di Spoleto e al Festival di Cartagena in Colombia, e Il Minotauro di Silvia Colasanti. Con Cristina Mazzavillani Muti e Micha van Hoeke cura per il Ravenna Festival Il paradosso svelato e Don Pasquale diretto dal Maestro Muti al Teatro Stanislavski di Mosca. Collabora con Giorgio Albertazzi a Titania la rossa per il Teatro Municipale di Piacenza, con Lamberto Puggelli per Rigoletto al Teatro Municipale di Piacenza, con Nicola Berloffa per Le nozze di Figaro al Circuito OperaLombardia, con Carmelo Rifici per I Puritani al Teatro Ponchielli di Cremona. Cura l’illuminazione dei Musei di San Domenico di Forlì. Insegna illuminotecnica teatrale all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Luc Bouy Coreografo
Danzatore e coreografo belga, ha iniziato la sua carriera allo Scapino Ballet di Amsterdam. È stato solista del Ballet du XXe siecle di Maurice Béjart e del Cullberg Ballet di Stoccolma, di cui è stato anche coreografo assistente. Nel 1989 ha accettato l’incarico di maître de ballet al Teatro Comunale di Firenze e dal 1991 al 1993 quello di vicedirettore del Ballo dell’Arena di Verona e del Balletto di Venezia. In seguito, ha ricoperto la stessa carica al Teatro dell’Opera di Roma. Insegnante presso le maggiori compagnie di balletto europee, dal 2000 al 2007 è stato vicedirettore di Carla Fracci al teatro dell’Opera. Dal 2007 crea coreografie per i maggiori teatri e compagnie internazionali.
Diego Maccagnola Maestro del Coro
Allievo di Maria Grazia Bellocchio presso l’Istituto Musicale “G. Donizetti” di Bergamo, ha conseguito il Diploma in Pianoforte col massimo dei voti e il Diploma accademico di II livello in Discipline Musicali con lode. Ha conseguito inoltre il Master di Secondo Livello in Musica da Camera con Lode e Menzione d’onore presso il Conservatorio A. Boito di Parma, sotto la guida di Pierpaolo Maurizzi e del Trio di Parma. Ha frequentato masterclass di pianoforte con Massimiliano Damerini, Paolo Bordoni, Benedetto Lupo e Sergei Dorensky presso il Mozarteum di Salisburgo. Si è perfezionato in Musica da Camera all’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma con Rocco Filippini e presso l’Accademia Chigiana di Siena con Alexander Lonquich.Premiato in numerosi concorsi pianistici nazionali, si è esibito come solista o in formazioni da camera in importanti Rassegne e Festival italiani e stranieri: la Società dei Concerti di Milano e Milano Classica, la Stagione cameristica del Teatro La Fenice di Venezia, La Società dei Concerti di Trieste, l’Unione Musicale di Torino, la Società Filarmonica di Trento, l’Emilia Romagna Festival, l’Accademia Filarmonica Romana, il Festival Internazionale di Portogruaro, il Festival Plateaux di Vitry sur Seine (Parigi) e in sale concertistiche quali il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Comunale di Ferrara, l’Auditorium Parco della Musica e il Teatro Valle di Roma, il Teatro Vittoria di Torino, il Teatro Verdi di Trieste, il Théatre entre des Bords de Marne e Jean Vilar-Vitry sur Seine di Parigi, la Maison Natale de C. Debussy, la Maple Hall di Osaka (Giappone) e il Parkview Green Museum di Pechino (Cina). Dal 2003 al 2008 ha collaborato con il coreografo e danzatore fiorentino Virgilio Sieni, con il quale ha portato in tournée in Italia e all’estero due tra le sue più importanti opere coreografiche, Solo Goldberg improvisation e Sonate Bach, eseguendo con successo di pubblico e di critica le Variazioni Goldberg e le Sonaten für Viola da Gamba und Klavier di J.S.Bach. Ha inciso musiche di Mozart per l’etichetta “Discantica”, musiche di Beethoven per “Movimento Classical”, per la rivista “Amadeus” e trii di Brahms e Dvořák per Warner Italia. Nel dicembre 2017 è stato protagonista di una fortunata tournée in Giappone, con il Primo Concerto di Beethoven con la Sereno Chambers Orchestra presso l’Aqua Cultural Center di Toyonaka e insieme al Trio Kanon presso il Music Salon Amadeus di Kobe e la Petit L-Hall di Osaka. È tra i fondatori, insieme alla violinista Lena Yokoyama e al violoncellista Alessandro Copia, del Trio Kanon, Il Trio Kanon si è affermato a livello internazionale vincendo il 1° Premio, il Premio del Pubblico e Premio Speciale “Cerutti–Bresso” nell’International Chamber Music Competition di Pinerolo e Torino Città Metropolitana 2018, concorso membro della World Federation of International Music Competition di Ginevra. Precedentemente il trio si era aggiudicato il Premio Speciale della giuria nell’International Brahms Competition di Poertschach e il 1° Premio e il Premio del Pubblico nel Rospigliosi Chamber Music Competition 2015. Nel 2014 è stato miglior gruppo nella Trondheim International Chamber Music Academy for Piano Trios e nel 2015 ha vinto il “Chamber Music Award” come miglior ensemble presso l’Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest, prestigioso riconoscimento patrocinato dall’Haydn Institute e dalla “University of music and performing arts” di Vienna. Diego Maccagnola affianca ad un’intensa attività didattica e concertistica come pianista, quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro Costanzo Porta di Cremona e dal 2007 collabora con il Circuito Lirico Lombardo in qualità di Maestro del Coro nelle seguenti produzioni operistiche: Così fan tutte e Die Zauberflöte di Mozart, Don Pasquale e La Figlia del Reggimento di Donizetti, Norma di Bellini, Il cappello di paglia di Firenze di Rota, Tancredi e L’Italiana in Algeri di Rossini, Les contes d’Hoffman di Offenbach, Turandot e Tosca di Puccini, La traviata, Macbeth e Aida di Verdi, Carmen di Bizet e Cavalleria Rusticana di Mascagni.
Maria Teresa Leva Soprano
Giovanissimo Soprano, nata a Reggio Calabria; si diploma a pieni voti al Conservatorio Francesco Cilea della sua città. Dotata di un timbro prezioso e di rara bellezza, unisce una solidissima preparazione tecnica ed una duttilità interpretativa uniche per la giovane età ed esperienza. Nel 2013 risulta vincitrice del Concorso “Ottavio Ziino” di Roma e, sempre nel 2013, riceve il Premio Speciale della Giuria del Concorso Lirico “Città di Bologna”. Nel 2014 affronta al Tetro Carlo Felice di Genova il ruolo di Mimì ne La bohème, diretta da Giampaolo Bisanti; segue il ruolo di Micaela in Carmen diretta da Andrea Battistoni con la regia di Davide Livermore. Grandi consensi riscuote anche il suo debutto nel 2014 come Donna Elvira nel Don Giovanni di Mozart diretta da Graham Vick nei Teatri di OperaLombardia, a Reggio Emilia e Trento. Questi importanti riconoscimenti hanno, di fatto, attirato l’attenzione su questo straordinario talento e le sono valsi gli ingaggi per Musetta nella La bohème al Teatro Regio di Torino nel Luglio 2015 diretta dal Battistoni; Mimì ne La bohème nei teatri di OperaLombardia diretta da Bisanti; sempre Mimì in La bohème al Teatro Valli di Reggio Emilia. Consenso ha riscosso il suo debutto nel ruolo di Violetta nella Traviata all’Opera Royal de Wallonie di Liegi nel 2016 seguita dal debutto nello stesso ruolo al Teatro Lirico di Cagliari nel 2016. Nella Stagione 2017 è stata Liù in Turandot nei Teatri di OperaLombardia ed al Teatro Donizetti di Bergamo; Nedda in Pagliacci a Jesi nel Dicembre 2016; Violetta in Traviata al Carlo Felice di Genova, nuovamente Liù in Turandot al Teatro Carlo Felice di Genova nel Giugno 2017. Numerosi gli impegni della Stagione 2018. Interesse ha destato il suo debutto in Aida al Teatro Petruzzelli di Bari diretta da Giampaolo Bisanti e con la regia di Joseph Franconi Lee. Buoni i riscontri come Leonora nel Trovatore diretta da Renato Palumbo sempre al Petruzzelli. Ha debuttato in Francia presso il Grand Théâtre d’Avignon con Violetta ne La Traviata. Tra i recenti impegni: Anna ne Le Villi al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (Inaugurazione Stagione 2018/2019); Margherita/Elena nel Mefistofele di Boito a Tokyo; Aida al Teatro Carlo Felice di Genova; Cio Cio San in Madama Butterfly al Teatro Petruzzelli di Bari; Cio Cio San in Madama Butterfly alla Royal Opera House di Muscat; Verdi Requiem al Teatro Petruzzelli; Cio Cio San in Madama Butterfly al Teatro Carlo Felice di Genova.
Samuele Simoncini Tenore
Tenore Senese. Ha studiato presso l’Istituto Franci di Siena con Anastasia Tomaszwska Schepis e presso l’Accademia Musicale Chigiana come allievo di Raina Kabaivanska e successivamente frequenta l’Opera Studio presso il Teatro Verdi di Pisa e l’Accademia MaggioFormazione presso il Teatro Comunale di Firenze. In quest’ultimo debutta nel ruolo di Rinuccio in Gianni Schicchi, di Almaviva nel Barbiere di Siviglia (per la regia di Damiano Michieletto), di Principe nell’opera moderna Snow White di Zaninelli (diretto da Michele Mariotti), di Contino Belfiore nella Finta Giardiniera di Mozart (diretto d Enrique Mazzola), di Don Pelagio nella Canterina di Haydn (diretto da Carlo Montanaro). Ha inoltre cantato come solista nella Messa Solenne in Re Min. di Cherubini diretto da Riccardo Muti.
Al Teatro Regio di Parma interpreta il Pastore nell’Oedipus Rex di Stravinskij diretto dal Bruno Bartoletti, di Don Riccardo nell’Ernani di Verdi diretto da Allemandi, di Seid nel Corsaro di Pacini diretto da Stefano Rabaglia. Per i Teatri di Opera Lombardia è stato Ernesto nel Don Pasquale di Donizetti diretto da Francesco Maria Colombo. Al Teatro Bonci di Cesena interpreta il Duca di Mantova nel Rigoletto diretto da Fabrizio Maria Carminati. È stato Alfredo nella Traviata per la regia di Rolando Panerai. Dopo un percorso di studio col mezzosoprano Laura Brioli, è passato ad un repertorio lirico spinto. Ha recentemente debuttato nel ruolo di Osaka in Iris di Mascagni al Verdi di Pisa, di Cavaradossi in Tosca di Puccini al Nagoya Opera Festival, di Manrico nel Trovatore di Verdi al Regio di Torino e Turiddu in Cavalleria Rusticana nei Teatri di OperaLombardia, Don Alvaro ne La Forza del Destino di Verdi al Teatro Valli di Reggio Emilia, Andrea Chénier di Giordano al Teatro Pavarotti di Modena ed al Teatro Alighieri di Ravenna, ruolo che interpreta anche al Teatro dell’Opera di Maribor e al Teatro Verdi di Trieste diretto da Carminati.
Cristina Melis Mezzosoprano
Mezzosoprano di origine sarda e ‘figlia d’arte’, si diploma a pieni voti in flauto traverso presso il Conservatorio di Sassari e nel 2004 in Canto presso il Conservatorio Parma. Dopo i primi anni di studio a Cagliari con il padre Gustavo e il Soprano Maria Casula, si perfeziona a Roma con Adriana Giunta oltre ad aver frequentato diversi corsi di perfezionamento con docenti quali Virginia Zeani, Giusy Devinu, Giorgio Zancanaro, Michele Pertusi, Bernadette Manca di Nissa e Franco Federici. Nel 2001/02 ha frequentato il Corso Superiore per Cantanti Lirici, presso il Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma, sotto la guida di Lucetta Bizzi e Romano Franceschetto. Nel 2003 si è diplomata all’Accademia per Giovani Cantanti Lirici tenuta dalla Fondazione “A. Toscanini” (Busseto – PR), sotto la guida dei maestri Alain Billard, Beppe De Tomasi, Mario Migliara. Ha frequentato un master con il Soprano B. Bianco per la moderna messa in scena dell’Ifigenia in Aulide di Cherubini, organizzata dalla “Fondazione A. Toscanini” di Parma. Nel 2004 vince il Concorso Internazionale per voci Liriche “Giacomo Lauri Volpi” e nel 2005 il 42° Concorso Internazionale “Giuseppe Verdi” di Parma vincendo il debutto di “Azucena” nel Trovatore a Parma. Finalista al Concorso Internazionale “Ottavio Ziino” a Roma e al Concorso G.B. Velluti di Dolo. Ha aperto la nuova stagione 2019 al Teatro Comunale di Bologna con il Trovatore “Azucena” per la regia di Bob Wilson Diretta Peter Steinberg, Opera di Kiel Cavalleria Rusticana.
Leon Kim Baritono
Nato a Seul, ha iniziato gli studi di canto all’Università Han- Yang della sua città, sotto la guida del baritono Sunghyun Ko, laureandosi nel febbraio 2013. In Corea ha ricevuto numerosi premi in concorsi internazionali di canto: Primo premio al Concorso Nazionale per cantanti lirici Sung-Jung di Seul; Primo premio al Concorso Nazionale per cantanti lirici National Opera di Seoul; Secondo premio al Concorso Nazionale per cantanti lirici Dong-ah di Seul; il terzo premio al Concorso Nazionale per cantanti lirici “Jung-ang” di Seul; Terzo premio al Concorso Nazionale per cantanti lirici “Se-il” di Seoul. Nel 2015 si trasferisce in Italia per frequentare i corsi di Biennio presso il Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze sotto la guida di Donatella Debolini. Si è distinto in importanti concorsi internazionali aggiudicandosi il Primo premio assoluto al Concorso internazionale “Cappuccili, Patanè, Respighi” (2015). Nel 2016 ha vinto il Primo premio assoluto e Premio del pubblico al Concorso Internazionale “Giulio Neri” di Torrita di Siena; Primo premio ex-aequo, Premio Opera Aragon, Premio Lirica World al Concorso Internazionale per Giovani Cantanti Lirici “Riccardo Zandonai” di Riva del Garda; Secondo premio al Concorso “Clip” di Portofino; Secondo premio allo “Spiros Argiris” di Sarzana. È stato inoltre finalista al Concorso internazionale “Francisco Viñas” e al Concorso internazionale per cantanti lirici di Linz in Austria. Ha recentemente vinto il primo premio al Concorso “Iris Adami Corraddetti” di Padova e al Concorso “Labò” di Piacenza e nel 2017 è terzo posto al prestigioso concorso Operalia diretto da Plácido Domingo. Attualmente collabora con l’Accademia dell’Opera di Firenze, dove ha preso e prenderà parte a numerose produzioni in cartellone in qualità di solista. Leon Kim ha debuttato in Corea nei ruoli di Rigoletto e Masetto in Don Giovanni. Nelle passate stagioni ha cantato La bohème (Marcello) a Rapallo e Diano Marina; ha eseguito un concerto all’Opera di Firenze ed ha debuttato nella produzione de I Masnadieri (Francesco) al Festival Verdi di Busseto. Tra gli altri suoi impegni recenti, ricordiamo: Lescaut nella Manon Lescaut a Livorno, Pisa e Rovigo; La Traviata a Rapallo; IX Sinfonia di Beethoven a Firenze e Torino (MiTo) e Schaunard ne La bohème a Napoli; Enrico nella Lucia di Lammermoor e Germont ne La Traviata a Trieste; Paolo nel Simon Boccanegra a Bologna; il dittico Mala Vita/L’Oracolo (Giordano/Leoni) al Festival di Wexford. Fra i suoi prossimi impegni: Carmen e Pagliacci al Maggio Musicale Fiorentino a Firenze; Simon Boccanegra (Paolo) a Genova e Montpellier; Un ballo in maschera (Renato) al Teatro Regio di Parma; L’elisir d’amore (Belcore) a Trieste.
Fabrizio Beggi Basso
Si diploma in fagotto nel 1999 con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale Mascagni di Livorno, specializzandosi all’Accademia Musicale di Basilea dove ha conseguito, col massimo dei voti e la lode, il Konzertdiplom in fagotto sotto la guida di Sergio Azzolini. Si specializza con Alberto Grazzi nello studio del fagotto barocco. In qualità di fagottista, ha collaborato con diverse orchestre. Contestualmente alla sua attività concertistica, inizia nel 2009 lo studio del canto con Giovanni Mazzei. Prosegue presso l’Accademia Musicale di Santa Cecilia di Portogruaro sotto la guida di Claudio Desderi, con il quale ha debuttato nel ruolo di Leporello nel Don Giovanni di Mozart. Si specializza poi con Roberto Scaltriti e Carlo Meliciani. Nel Marzo 2011 è stato selezionato per il ruolo di Amonasro per il progetto La Fiaba di Aida (tratta dall’Aida di Verdi) in collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Nel 2011 è entrato a far parte dell’Ensemble Opera Studio del Teatro Carlo Felice di Genova, grazie al quale ha avuto l’occasione di prendere parte a diverse produzioni tra cui: Il campanello di Donizetti (Don Annibale Pistacchio), Gianni Schicchi (Marco e Maestro Spinelloccio) a fianco di Rolando Panerai e Juan Pons, Oz on the road di Bruno Coli (prima assoluta scritta per il Carlo Felice), La bohème (Alcindoro), Roméo et Juliette di Gounod (Le Duc) sotto la direzione di Fabio Luisi e Turandot (Mandarino). Vince nel 2012 il concorso internazionale Toti Dal Monte di Treviso, debuttando così nel Matrimonio segreto di Cimarosa nel ruolo di Geronimo a Treviso e ripreso in seguito a Ferrara e Rovigo. Successivamente, partecipa alla produzione di Andrea Chénier al Teatro Regio di Torino (Schmidt) diretto da Renato Palumbo, iniziando così una stabile collaborazione con questo teatro, dove nei mesi a seguire torna per Don Carlo sotto la direzione di Gianandrea Noseda e la regia di Hugo De Ana; Rigoletto (Monterone); Simon Boccanegra (Pietro) e Un ballo in maschera (Samuel) in tournée in Giappone. Tra gli altri impegni, ricordiamo Divorzio all’italiana di Battistelli al Teatro Comunale di Bologna, Rigoletto (Monterone) a Savona, Cenerentola (Alidoro) a Rovigo e Ferrara. Al Teatro Regio di Torino ha inoltre preso parte alle produzioni di Gianni Schicchi (Betto di Signa) e Guillaume Tell (Melchtal) con Gianandrea Noseda, ripreso poi al Festival di Edimburgo ed in tournée in Canada. Ha inoltre interpretato I Capuleti e i Montecchi (Lorenzo) al Reate Festival di Rieti con la direzione di Fabio Biondi ed Europa Galante, iniziando così una solida collaborazione con il gruppo, che lo ha portato ad interpretare il ruolo di Argenio nell’Imeneo di Händel presso l’Händel- Festspiele di Halle (la registrazione dell’opera è uscita per Glossa). Tra gli impegni recenti: Tosca (Angelotti) a Jesi e Fermo; Un ballo in maschera (Samuel) al Teatro Comunale di Bologna, a Nancy e Lussemburgo; Madama Butterfly alle Terme di Caracalla e Don Giovanni (Leporello) a Trieste sotto la direzione di G. Gelmetti; ripresa de I Capuleti e i Montecchi con Fabio Biondi a Varsavia e Brema (Musikfesten). È tornato al Regio di Torino dove ha interpretato Bartolo ne Le Nozze di Figaro, I Puritani, La donna Serpente di Casella, Ferrando nel Trovatore e ha preso parte alla tournée organizzata del Simon Boccanegra ad Hong Kong; inoltre ha cantato ne Le Nozze di Figaro (Bartolo) a Napoli; Il Turco in Italia (Selim) a Pavia, Cremona e Como; Rigoletto a Roma; Semiramide (Oroe) a Nancy e Carmen (Escamillo) a Caracalla; Macbeth (Banco) prima versione a Varsavia sotto la direzione di Fabio Biondi con l’ensemble su strumenti originali Europa Galante; Figaro ne Le Nozze di Figaro a Cagliari; Dulcamara ne L’Elisir d’amore a Firenze; Aida (Ramfis) a Genova; Colline ne La bohème alla New Israeli Opera di Tel Aviv e a Napoli dove è tornato per Les Contes d’Hoffmann; Requiem di Verdi diretto da Gianluigi Gelmetti. Tra gli appuntamenti futuri segnaliamo: Il ritorno di Ulisse in Patria ad Amburgo con Fabio Biondi ed Europa Galante; Carmen (Escamillo) a Firenze; Aida (Ramfis) in tournée; Un Ballo in maschera e La Gioconda al Teatro alla Scala di Milano.
Francesco Milanese Basso
Fin dall’infanzia partecipa a formazioni corali riconosciute a livello internazionale. Nel 1998 inizia la sua attività artistica intraprendendo lo studio del canto con Erica Baecki. Nel 2005 dopo un primo ciclo di studi accede al Conservatorio Tomadini di Udine e successivamente a quello Steffani di Castelfranco Veneto (TV) studiando con Cristina Mantese. Ha intrapreso lo studio dell’arte scenica con le insegnanti Annamaria Vallin, Rosalba Trevisan e Renata Baldisseri. Ha svolto attività concertistiche con diversi cori, in qualità di solista sia in ambito nazionale che estero, partecipando a rassegne in qualche caso facenti parte di trasmissioni televisive riscuotendo consensi di pubblico e critica. Ha cantato al Teatro Comunale di Bologna, al Regio di Torino, al Teatro Giovanni Da Udine, al Teatro Comunale di Treviso, al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, al Teatro Olimpico di Vicenza, al Teatro Comunale di Modena, all’Arena di Pola e nei Teatri di OperaLombardia. Ha collaborato con direttori d’orchestra quali Alfredo Barchi, Pierangelo Pelucchi, Marco Tittotto, Eddy De Nadai, Roberto Zarpellon, Francesco Pasqualetti. Nel giugno 2008 debutta nei ruoli di Plutone e Caronte nell’Orfeo di Monteverdi, nell’opera Betly di Donizetti e in Traviata. Nel 2009 è Ferrando in Trovatore a Miskolc (Ungheria). Ha potuto approfondire lo studio del repertorio con il basso Roberto Scandiuzzi il tenore Beniamino Prior e ha frequentato l’accademia di alto perfezionamento del Teatro alla Scala con Mirella Freni. Ha in repertorio i ruoli di Figaro (Nozze di Figaro); Ramfis (Aida); Re (Aida); Ferrando (Trovatore); Caronte, Plutone (Orfeo); Zaccaria (Nabucco); Rodolfo (Sonnambula); Oroveso (Norma); Dottor Grenvil (Traviata); Requiem (Verdi); Petite Messe (Rossini). Recentissima la partecipazione ne Il Barbiere di Siviglia di Rossini messo in scena al Teatro Petruzzelli di Bari per il pubblico giovanile. Tra gli impegni recenti, Macbeth a Bari, Madama Butterfly (Commissario Imperiale) al Teatro Verdi di Padova, La Traviata per l’inaugurazione della stagione 2014/2015 della Fenice di Venezia, Un ballo in maschera nel Circuito Lirico Lombardo (2016-2017), Le nozze di Figaro a Parma.