200.Com Un progetto per la città
Opera drammatica in quattro atti. Musica di Giuseppe Verdi.
Libretto di Antonio Ghislanzoni.
Il re Nicola Ciancio
Amneris Sofia Janelidze
Aida Clarissa Costanzo
Radamès Dario Di Vietri
Ramfis Luca Gallo
Amonasro Luca Galli
Un messaggero Ermes Nizzardo
Una sacerdotessa Aoxue Zhu
Danzatore Nnamdi Nwagwu
Direttore Enrico Lombardi
Regia Alessio Pizzech
Scene e costumi Davide Amadei
Scene e costumi curati da Giulia Bruschi, Riccardo Mainetti
Luci Nevio Cavina
Coreografie Nnamdi Nwagwu
Assistente alla regia Fabio Astori
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Altri Maestri del coro Davide Dell’Oca, Arianna Lodi, Cristina Merlini
Orchestra 1813
Coro 200.Com
Produzione Teatro Sociale di Como AsLiCo
di Enrico Lombardi
Sono molto contento di poter debuttare Aida in un luogo a me molto caro come il Teatro Sociale di Como. Inoltre la presenza dei 200 cittadini nel ruolo del coro rende l’occasione ancor più gradita, considerando quanta passione e quanto impegno vengono messi a disposizione di un progetto così lodevole. La sfida è certamente molto impegnativa, data la complessità e la ricchezza della partitura. Aida come punto di arrivo di un percorso compositivo che sembrava concluso (come sappiamo, così non è stato) e allo stesso tempo un grande laboratorio: infiniti dettagli, preziose sfumature, armonie ricercate e strumentazione raffinata, nonché un esotismo che non è soltanto decorativo bensì profondamente drammaturgico. Su questo si è basato il mio studio: leggere il testo e rispettare il segno, non soltanto perché «così è scritto», ma per interpretarlo e renderlo «teatrale», con il tentativo di mettere in luce diversi aspetti interessanti della scrittura verdiana che la grande notorietà di Aida potrebbe oscurare. A tutti voi, buon viaggio all’interno di quest’opera meravigliosa, con l’augurio che davvero «su noi gli astri brilleranno».
Note di regia
di Alessio Pizzech
La citazione dal duetto tra Aida e Radamès nel III atto è assolutamente calzante per definire una visione registica dell’Aida di Giuseppe Verdi, che avverto sempre più sospesa nel tempo e nello spazio, in un fluire tra passato mitico e futuro postmoderno. L’intenzione che mi muove è di realizzare uno spettacolo che faccia sentire l’arco temporale che ci divide dal mondo Egiziano, ma che proietti lo spettatore in un mondo mitico, ancestrale e futuro allo stesso tempo, coinvolgendolo in un’esperienza di visione, di partecipazione attiva dello sguardo e dell’anima come se i punti di vista da cui osservare la storia Verdiana si moltiplicassero e fosse possibile scegliere la “soggettiva” da cui rileggere questa straordinaria opera. Nell’identificarci in Aida porteremo come spettatori le domande interiori su quale sarà il nostro futuro in tempi di così grandi contraddizioni ed è proprio nella ricchezza della dialettica aspra tra bene e male, tra forza amorosa e potenza delle armi, tra legami familiari e scelte individuali che risiede una drammaturgia potente e ancora attuale come quella di quest’opera. Centrale sarà così l’immagine della Piramide, luogo-contenitore delle vicende umane che, conservate nel tempo della memoria, si proiettano nel presente della rappresentazione: il contrasto tra buio e luce, il legame tra terra e cielo, fino a toccare gli astri. Ho accettato con gioia ed entusiasmo di firmare la regia di Aida per AsLiCo. Insieme al mio team di regia (Nevio Cavina alle luci e Davide Amadei per scene e costumi, e i giovani scenografi costumisti Giulia Bruschi e Riccardo Mainetti che hanno portato avanti il progetto visivo dopo l’improvvisamente scomparsa di Amadei) abbiamo atteso per due anni che si potesse concretizzare questo progetto, con la tenacia e la professionalità che contraddistingue il lavoro del Teatro Sociale di Como. L’allestimento con il coro dei 200 cittadini mi emoziona e mi pone domande sul senso dell’agire artistico come regista, sul rapporto tra etica ed estetica, sulla capacità come professionisti di conservare quella passione che è alla radice della scelta del nostro lavoro e che guida 200 cittadini nel loro studio di mesi. Vorrei che Aida rappresentasse un incontro con una comunità che si riconosce tutta assieme in quell’atto artistico. Questo lavoro vuole essere un omaggio alla potenza degli affetti che si sprigionano nel linguaggio dell’opera dove il coro ha un ruolo potentissimo, nel senso della tragedia antica: specchio di una collettività che troppo spesso non vuole vedersi, rifiuta l’immagine di sé o, al contrario, narcisisticamente la adora.