Un piccolo principe di nome Tamino e il suo amico Papageno dovranno affrontare le lunatiche pretese della Regina della Notte e le terribili sfide del misterioso Sarastro per raggiungere l’amata principessa Pamina. Solo con l’unione dei due protagonisti la magia della trasformazione sarà infatti possibile: aiutiamoli a ritrovarsi!
Magico Flauto
Opera kids – XIV edizione
Locandina
Tratto da Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart
Regina della Notte / Papagena Federica Cervasio, soprano
Narratore / Tamino Sebastiano Sicurezza, attore
Papageno / Pamina Irene Grossi, attrice
Voce off Sarastro Davide Gagliardini, attore
Pianista Eric Foster
Drammaturgia musicale Anna Pedrazzini
Regia Emanuela Dall’Aglio
Collaborazione artistica Vincenzo Picone
Pupazzi Francesca Lazzari e Giovanni Verde
Nuovo allestimento
Produzione AsLiCo
C’era una volta il Regno della Notte, governato dalla Regina Astrifiammante. Il principe Tamino è inseguito da un terribile drago. Cade, sviene; ma è salvato da tre Dame della Regina, che sopraggiungono giusto in tempo per uccidere il drago. Colpite dalla bellezza del giovane, le Dame corrono ad avvertire la loro signora. Quando Tamino si risveglia, si trova davanti un curioso personaggio, il catturauccelli Papageno, che passava di lì, e ora si vanta di aver ucciso il drago. Per questa vanteria viene punito dalle Dame, tornate a consegnare a Tamino il ritratto di una meravigliosa fanciulla, Pamina. Chi sarà mai Pamina? le Dame raccontano la sua storia dolorosa: Pamina è la figlia di Astrifiammante, ed è stata rapita dal perfido Mago Sarastro. Solo un principe come Tamino potrà liberarla. E Tamino si sente già innamorato. Una musica imperiosa annuncia l’arrivo della Regina in persona che affida al principe il compito di andare a salvare Pamina, accompagnato da Papageno, che per la verità non avrebbe nessuna voglia di affrontare il mago. La Regina, per affrontare il viaggio, consegna un flauto magico a Pamino e dei campanellini magici al suo aiutante. I due sono partiti, ma ben presto si dividono. Papageno arriva per primo nel castello di Sarastro dove Pamina è prigioniera proprio nel momento in cui il carceriere Monostato sta maltrattandola. Ma Monostato è così pauroso, che alla vista di Papageno scappa spaventato. Intanto Tamino che si sta avvicinando al castello, prova a suonare il flauto magico e il suono è così dolce che gli animali della foresta gli si avvicinano per ascoltarlo. Anche Pamina e Papageno lo sentono ma sbagliano strada e incappano in Monostato e le sue guardie. Per Papageno è il momento di provare la magia dei campanelli: sorpresa! Ai primi rintocchi le guardie vengono presi dall’irresistibile impulso di… ballare! Uno squillo potente ed ecco che compare Sarastro. Che paura! Ma no, non è il caso di aver paura, perché Sarastro non è affatto quel mago creudele descritto dalla Regina Astrifiammante. E’ saggio e benevolo ed è il Signore della Luce. Se ha fatto rapire Pamina è soltanto per tenerla lontana dalla Regina della Notte e le sue cattive ambizioni. E ben venga il nobile principe Tamino, che nel frattempo ha raggiunto il gruppo, e che ora vuole sposare Pamina! Tamino e Pamina incrociano per la prima volta i loro sguardi, e sono già sguardi pieni d’amore. Però Sarastro dice che Tamino dovrà mostrarsi degno di lei e dovrà quindi superare, insieme al suo aiutante Papageno, tre difficili prove: la prova del Silenzio, la prova del Fuoco e la prova dell’Acqua. Ancora una volta Papageno non ha voglia di affrontare le prove, mentre il principe le vuole affrontare per potersi sposare con Pamina. Tamino e Papageno lasciano il castello oper andare ad affrontare le prove e irrompe nella reggia come una furia Astrofiammante. È venuta a cercare vendetta contro l’odiato rivale, Sarastro e vuole convincere Pamina ad uccidere Sarastro, se non vorrà essere allontanata per sempre dal Regno della Notte, ma lei non accetta e va a farsi consolare da Sarastro. Ma per Pamina le difficoltà non sono finite, perché si trova davanti Tamino, il quale non può risponderle, per poter superare la prova del Silenzio. Pamina si dispera e pensa che il suo amato non voglia più sposarla. Tamino supera la prova del Silenzio e così può finalmente spiegarle il perché del suo silenzio. Tamino e Pamina, ora insieme vanno ad affrontare le altre prove, le più terribili. Devono superare un fiume di fuoco e poi d’acqua. I nostri due compiono indenni il tragitto, grazie al flauto magico ma anche grazie al loro amore. Papageno, nel frattempo, suona i campanellini magici e una Papagena in carne d’ossa compare davanti. Subito è amore! E insieme progettano una felice vita insieme a tanti piccoli Papageni e Papagene. E Astrofiammante? La Regina non accetta la sconfitta e, pronta a vendicarsi, si precipita nel Regno della Luce che però vince su di lei e la fa precipitare per sempre nel Regno della Notte.
Note di drammaturgia di Anna Pedrazzini Pianista, formatrice musicale ed educatrice 0-6 anni
Ci troviamo in un luogo impolverato, un teatro abbandonato, con le ragnatele che si appiccicano sul viso e la luce che filtra tenue come in un solaio. Dato questo ambiente, l’idea della drammaturgia musicale è come un giocattolo che esce da un baule polveroso, accompagnato dallo stridore di cardini intorpiditi da anni e anni di immobilità. Quel giocattolo dà vita a quel luogo, proprio come la musica di Mozart dona gioia e voglia di vivere a quanti l’ascoltano.
La narrazione prende vita e, attraverso la musica che gradualmente illumina la scena come fosse un riflettore di luci da palcoscenico, si definiscono i contorni e i particolari. Come accade nel vero Flauto Magico dove la contrapposizione tra buio e luce la percepiamo in musica attraverso l’alternanza tra il modo minore, cupo e malinconico, e quello maggiore, gioioso e solare, così, anche in Magico Flauto l’improvvisa apparizione di un breve canto in minore nel corso di un brano in maggiore si mostrerà come un calo di luce, mentre il caso opposto darà la sensazione di un vero e proprio rischiaramento.
C’è dunque un pianoforte al quale spetta il compito preciso di creare un sottofondo musicale che funzioni come un dimmer della luce, che regolerà l’intensità luminosa dei suoni e che al tempo stesso donerà una tinta emotiva alla scena e ai personaggi. Se guardiamo proprio a loro e alle loro voci, ciascun personaggio avrà la sua musica a rappresentarlo, un po’ come se fosse la sua carta d’identità. Saprete alla fine riconoscerli tutti non solo perché li vedrete, ma perché li sentirete. Questi motivi ricorrenti si chiamano Leitmotiv ma noi li ribattezziamo così: Liet Motiv, o se preferite, i Lieti Motivi, perché la leggerezza e la letizia sono in fondo le cifre innanzitutto del Flauto Magico, ma anche del Magico Flauto. A volerla dire tutta non sono propriamente motivi ma stili diversi. Ogni personaggio ha il suo, perché è così che Mozart ha pensato la sua opera: c’è lo stile solenne di Sarastro, quello più sentimentale di Pamina, quello super virtuosistico della Regina della Notte e quello buffo di Papageno. Perché, come accade nelle fiabe, anche i personaggi del Flauto Magico sono tendenzialmente iper-caratterizzati.
Questo diverso stile di ciascuno lo percepirete anche nel loro modo di cantare. Pamina canta proprio come un soprano all’opera; Papageno, il più fanciullesco e il più amichevole fra tutti, ha un canto molto naturale e spontaneo. Le tre dame sono invece rappresentate dalla donna delle pulizie, che mentre ramazza è intenta a canticchiare in uno stile che ricorda più il canto pop-rock che quello operistico. Qualche personaggio invece non canterà proprio: uno è il principe Tamino perché in fondo il silenzio è una sua condizione di vita, ma che comunque riconoscerete attraverso il suono degli strumenti; l’altro è Monostato, che al posto di cantare, declama con un parlato ritmico. E poi c’è Sarastro che, come dicevamo, è rappresentato da una musica maestosa; un suono della stessa natura forse lo annuncerà o forse no, ma lo saprete solo quando sarete in teatro.
E la Regina della Notte? Lei, per mostrarsi in tutta la sua distanza, canta in una lingua che la maggior parte dei nostri bambini non comprende: il tedesco, la lingua originale del Flauto Magico. E per concludere, parliamo di Papageno, perché i bambini ne diventano proprio l’alter ego. Cantano con lui e per lui, una, due, tre volte! Si immedesimano nel suo ruolo di aiutante creativo del principe Tamino e diventano artefici con il loro canto del lieto fine della fiaba.
Note di regia
di Emanuela Dall’aglio
Regista
Affrontare Il Flauto Magico è una sfida interessante, ci si trova davanti un’opera musicalmente magistrale la cui storia è un po’ la summa di tutte le fiabe. Piena di archetipi e di significati esoterici, è la rappresentazione del viaggio dell’eroe verso la conoscenza e la maturazione, ma è anche una scrittura che porta con sé ironia soprattutto nella figura di Papageno che rappresenta il lato timoroso, dubbioso e pavido dell’uomo.
Cominciamo la nostra narrazione in un luogo abbandonato, forse un piccolo teatro di periferia che nessuno visita più tra scatoloni, polvere e casse di legno. Qui una piccola compagnia di attori decide di provare a ridare vita alla magica storia musicale grazie all’inattesa presenza di un pubblico bambino.
Fin da subito un drago fatto di stracci, di coperte e costumi abbandonati prende vita per essere la rappresentazione dell’inquietudine, sia del nostro appena presentato Tamino, che del nostro narratore. Comincia così il viaggio “iniziatico” che Tamino e il suo manovratore affronteranno.
A volte saranno come una sola persona e andranno insieme contro le loro paure all’affannosa ricerca della loro anima profonda, che qui ha il nome di Pamina; a volte saranno separati e mentre il Puppet mantiene salda la sua identità, il narratore cerca per il pubblico gli elementi che lo aiuteranno a continuare nel racconto di questa complessa storia.
Una vicenda che si muove nel buio con La Regina della Notte che, chiusa dentro un armadio da osservatrice esterna della scena, sarà portatrice di dubbi e inquietudini. Una vicenda che però si muove anche nella luce attraverso il personaggio di Sarastro che rappresenta la ragione, che non si può vedere ma che incomberà su tutti con la sua possente voce e, come un giudice di gara, una guida, un’entità dalla forte presenza, condurrà i protagonisti verso tre simboliche prove da superare.
Per il principe Tamino il compagno di questa avventura è Papageno, personaggio istrionico e simpatico. Con la sua famosa aria farà cantare i bambini in alcuni momenti dello spettacolo, facendola diventare un Leitmotiv, e cercherà di portare il pubblico dalla sua parte tutte le volte che gli sarà possibile, attraverso le sue fragilità e la sua leggerezza di vivere.
A modo suo aiuterà Tamino e Pamina e, solo alla fine, quando l’unione dei due innamorati sarà compiuta e le prove superate, la magia della trasformazione sarà infatti possibile per tutti e tre!