2023 Magico Flauto
2023 Magico Flauto
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2023 Magico Flauto

2023 Magico Flauto

Un piccolo principe di nome Tamino e il suo amico Papageno dovranno affrontare le lunatiche pretese della Regina della Notte e le terribili sfide del misterioso Sarastro per raggiungere l’amata principessa Pamina. Solo con l’unione dei due protagonisti la magia della trasformazione sarà infatti possibile: aiutiamoli a ritrovarsi!

Magico Flauto

Opera kids – XIV edizione

Locandina

Tratto da Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart

Regina della Notte / Papagena Federica Cervasio, soprano
Narratore / Tamino Sebastiano Sicurezza, attore
Papageno / Pamina Irene Grossi, attrice
Voce off Sarastro Davide Gagliardini, attore
Pianista Eric Foster

Drammaturgia musicale Anna Pedrazzini

Regia Emanuela Dall’Aglio

Collaborazione artistica Vincenzo Picone

Pupazzi Francesca Lazzari e Giovanni Verde

Nuovo allestimento

Produzione AsLiCo

 

 

Il principe Ramiro sta cercando la sua Principessa. Ma chi è una Principessa? Cosa significa essere una Principessa? Ramiro ben sa che per esser principesse non basta un titolo, lui è in cerca di una ragazza pura, che sappia guardare oltre il suo essere Principe, sapendo scorgere il suo gentil animo. Ma trovarla, è difficile. Così Ramiro chiede consiglio alla Pianista, il nostro elemento magico, colei che veste le ali di Alidoro e che, come un vero deus ex machina, attraverso la musica di Rossini e le note scritte nello spartito, conduce e accompagna l’intera vicenda: Ramiro potrà trovare una vera principessa a casa di Don Magnifico, che ha tre figlie. Una di loro è la Principessa che Ramiro sta cercando. Così, il principe, volendo spogliarsi dei suoi abiti regali che impediscono alle fanciulle di vederlo per quello che realmente è, chiede al suo fidato amico Dandini di fare cambio d’identità: per qualche giorno, Dandini sarà il Principe e Ramiro il suo servo, sempre presente alle sue spalle. Inizia così un’avventura fatta di attori e attrici, puppets e maschere, musica e divertenti malintesi che porteranno al trionfo di un sentimento capace di muovere il mondo e di commuovere anche gli animi più perfidi e maligni: il vero Amore. Rossini pensò “La Cenerentola” per criticare il declino dei valori della società del suo tempo e il bisogno di tornare a un’umanità semplice e sincera. Una visione ancora attuale. Niente fate, niente magie. Cenerentola per uscire dalla sua prigione domestica dovrà farcela da sola e la dolcezza sarà la sua arma più efficace. La nostra storia rispetta la vicenda dell’opera di Rossini e ne prende in prestito alcune delle musiche più celebri, eseguite e cantate dal vivo. In scena il principe Ramiro e Cenerentola saranno un attore e una cantante in carne ed ossa. Tutti gli altri personaggi saranno pupazzi, grotteschi, divertenti e sopra le righe, caricature di una società attratta dal potere, dalla fama e dal denaro. Questa divisione tra corpo pulsante e corpo animato, ben rappresenta un’umanità divisa in due, una con un cuore ed una no… Anche se forse qualcuno, alla fine, un cuore, potrà trovarlo.

Note di drammaturgia musicale
di Giuseppe Califano Compositore, direttore d’orchestra e formatore

Scoprire che quella di Cenerentola, nelle sue mille forme, è una delle favole più antiche che i conosca e che la sua storia ha attraversato culture lontane e di ogni epoca fa quasi girar la testa. Ogni bambino conosce e riconosce la storia di questa fanciulla maltrattata a cui una scarpetta (o uno smaniglio o un anello di fango…) cambia il destino; e allora i pensieri cercano accorgimenti, la testa corre verso possibili soluzioni per spiegare e sottolineare differenze e similitudini. Ma quando si apre lo spartito e si suonano le prime note ogni “nodo avviluppato” si scioglie, le preoccupazioni diventano sorrisi e la drammaturgia si costruisce da sé, nota dopo nota, grazie al genio musicale e teatrale di Gioachino Rossini. Le sue “incudini sonore” (motivi di poche note che entrano nella testa per non lasciarla più) hanno una forza attrattiva e drammaturgica impressionante: si lasciano riconoscere dopo pochi secondi e disegnano in pochi attimi l’atmosfera, i personaggi, le emozioni che le varie situazioni implicano.  Certo la storia rimane diversa dalle versioni più celebri che i nostri bambini conoscono, infatti la fatina ha le sembianze di Alidoro, la scarpetta è in realtà un bracciale, ma l’essenza della favola è salva: la povera Cenerentola, maltrattata e messa in un angolo, avrà il suo riscatto e a vincere sarà la sua purezza d’animo così grande da perdonare anche i “cattivi” della storia (del resto il sottotitolo dell’opera è “La bontà in trionfo’’). La forma scelta da Rossini e il librettista Ferretti è quella del Dramma giocoso (come il Don Giovanni di Mozart): personaggi comici, ma anche figure che fanno ridere ben poco e addirittura i cattivi. Non solo risate, ma anche sentimenti, innamoramenti, gelosie: non mancano infatti i momenti di malinconia, a partire dalla bellissima aria che i bambini intoneranno con Cenerentola “Una volta c’era un re”. Gli aspetti più cruenti della storia (sottolineati invece in alcune celebri versioni, come quella di Basile o dei fratelli Grimm) sono risolti da Rossini con la sua consueta leggerezza: la sua musica e il libretto rendono immediatamente i personaggi negativi (Don Magnifico e le due sorellastre) una caricatura della malvagità: sono furbi nelle intenzioni, ma impacciati nel realizzarle e la musica sottolinea la loro falsa eleganza, il loro imbranato far finta di essere all’altezza del principe che li invita al Palazzo. È per questo che i bambini, nel nostro spettacolo, saranno chiamati a giocare con dei campanellini per richiamare Cenerentola insieme alle sorellastre; è semplicemente un gioco in cui sin da subito sappiamo che Cenerentola vincerà, perché la sua bontà d’animo la distingue in maniera evidente da tutti gli altri personaggi. Insomma, non ridiamo di Cenerentola, ma ci prendiamo gioco delle sue capricciose sorellastre e del patrigno Don Magnifico insieme a lei.  I momenti più irresistibili dell’Opera sono conservati: lo scambio di identità fra il principe Ramiro e il suo servo Dandini; il sestetto(!) “Questo è un nodo avviluppato” in cui le “rrr” del testo si rincorrono in un divertente gioco di specchi e rimandi; i momenti in cui i personaggi sono immobili, come in un fermo immagine con la musica che, al contrario, si carica di energia. Dunque gioco, ironia, leggerezza creano una drammaturgia perfetta e costruita senza fatica, perché è già lì, a portata di mano, fra le geniali note del nostro Rossini.

La Cenerentola di Rossini è stata pensata in un momento storico in cui una nobiltà, di fatto decadente, viene restaurata. Rossini vuole criticare questa classe sociale che porta avanti valori ormai desueti, a svantaggio di un senso di umanità che è sempre più dimenticato, ma quanto mai necessario. L’idea di farlo attraverso la storia di Cenerentola ha del geniale e la fiaba torna ad essere, come da tradizione, una guida per gli adulti prima che per l’infanzia. Vengono tolti tutti gli aspetti magici e la responsabilità della vicenda è in mano unicamente agli uomini e alle donne presenti sul palco. Non c’è nemmeno più la matrigna, ma un patrigno: Don Magnifico. Un nobile ridotto sul lastrico concentrato solo sul cercare di mantenere l’apparenza e pagare i propri debiti facendo maritare alle figlie un uomo facoltoso. Quanti riferimenti con l’attualità? Anche troppi. Ancora oggi si sente più spesso dire alle giovani donne “trovati uno con i soldi” piuttosto che “scopri e realizza il tuo sogno”. Cenerentola subisce tutto questo degrado umano, proprio lei che non ha nessun interesse per le apparenze e ha come unico bisogno quello donare la propria umanità. Per fortuna esiste una persona che è come lei, ma a parti inverse, una persona che è una speranza: un principe che, proprio perché ha già tutto, ha bisogno solo di umanità. Il trovarsi dei due comporta la sconfitta di tutto lo squallido mondo che li circonda: c’è una speranza per il futuro e risiede nei valori gentili, nella dolcezza. Per la vicinanza di quest’opera con l’attualità abbiamo scelto di tenere la vicenda identica ridotta ma rispettata. A livello registico si è scelto di dare risalto alla differenza tra l’umano e il non umano. Cenerentola e il principe sono interpretati da una cantante e un attore in carne ed ossa, mentre le sorellastre e Dandini sono dei pupazzi, Don Magnifico una grande maschera. Pupazzi e maschere intorno a Cenerentola e il principe, gli unici con un cuore anche fuori di metafora. L’indipendenza dei figli dai genitori, il diritto di ogni donna a costruirsi un proprio futuro, la condanna a ogni tipo di violenza domestica, l’incoraggiamento a mantenere atteggiamenti di comprensione e ascolto per costruire un mondo (interiore e esteriore) migliore, sono i temi di questa messa in scena. L’andamento sarà sempre quello della commedia divertente, pur affrontando situazioni drammatiche, una messa in scena piena di ritmo e di musica, dove le parti cantate saranno tutte in voce a Cenerentola, una giovane e dolcissima soprano, ma non mancheranno altre arie e duetti che saranno invece recitati e cantati dagli attori/animatori sulle note di un pianista che suonerà dal vivo tutte le parti musicali dell’opera. I bambini verranno coinvolti direttamente nell’azione scenica attraverso l’utilizzo di un campanello per chiamare Cenerentola, canteranno insieme a lei la celebre canzone “Una volta c’era un re” e danzeranno una delicata coreografia su “Pensar, parlar, vorrei”.

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