Dramma giocoso in due atti KV 588. Musica di Wolfgang Amadeus Mozart.
Libretto di Lorenzo Da Ponte.
Prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790
Fiordiligi Gioia Crepaldi
Dorabella Victoria Yarovaya
Guglielmo Pablo Gálvez
Ferrando Matteo Mezzaro
Despina Barbara Massaro
Don Alfonso Andrea Porta
Attori Gabriele Genovese, Giancarlo Latina, Irina Lorandi
Helena Mannella, Sara Dho, Tomaso Santinon
Direttore
Gianluca Capuano, Francesco Pasqualetti
Regia
Francesco Micheli
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi Giada Masi
Training e Laboratori teatrali Eleonora Moro
Maestro del coro Giuseppe Califano
La Scuola degli Amanti
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri di OperaLombardia
Nuovo allestimento
Atto I
Due giovani ufficiali, Ferrando e Guglielmo, promessi sposi a due sorelle, Dorabella e Fiordiligi, vantano, in presenza del filosofo Don Alfonso, la fedeltà delle fidanzate; Alfonso, scettico, scommette una somma di denaro che anche le due fanciulle sono come tutte le altre, cioè deboli e incapaci di resistere alle tentazioni. Nel giardino della loro casa, Fiordiligi e Dorabella contemplano ammirate il ritratto dei due ufficiali e si ripromettono di affrettare i preparativi perché le nozze avvengano nel più breve tempo possibile. Preceduti da Don Alfonso, entrano Ferrando e Guglielmo, che con tristezza annunciano di essere stati richiamati in battaglia. Gli addii sono strazianti, le fanciulle si mostrano sinceramente dispiaciute; ma è troppo presto per i due giovani per cantare vittoria. Tornate a casa, le sorelle si imbattono in Despina, la cameriera, che consiglia le padrone di non affliggersi troppo, ma di prendere con filosofia la lontananza dei fidanzati. Le parole di Despina scandalizzano le sorelle, ma non certamente Don Alfonso che coinvolgerà la ragazza nel complotto. Poco dopo due albanesi – ovvero Guglielmo e Ferrando travestiti – si dicono innamorati di Fiordiligi e Dorabella, che si oppongono indignate. Guglielmo e Ferrando, una volta allontanatesi le ragazze, appaiono ancor più soddisfatti e manifestano il loro giubilo a Don Alfonso, che tuttavia vuole insistere nella burla. Sole in giardino, Fiordiligi e Dorabella vedono arrivare i due albanesi che, fingendo di essersi avvelenati perché respinti, stramazzano a terra. Le ragazze, mosse a pietà, si avvicinano ai forestieri, pregando Despina di correre a cercare un medico. Travestita da medico, riappare Despina stessa che, con una pietra miracolosa, riesce a scuotere i due finti avvelenati.
Atto II
Fiordiligi e Dorabella sembrano meno sicure dei loro sentimenti e cercano di convincersi a vicenda che non ci sarebbe nulla di male se mostrassero maggior benevolenza nei confronti dei tenaci corteggiatori. Quando giungono i due giovani, sempre travestiti, la più focosa Dorabella offre a Guglielmo, in cambio di un medaglione, il ritratto del proprio fidanzato, mentre Fiordiligi appare meno sensibile alle insistenti premure di Ferrando. Guglielmo è felice, pur rammaricandosi di dover togliere a Ferrando qualunque illusione sulla costanza della sua fidanzata. Fiordiligi vuole conservarsi fedele al suo fidanzato e decide di raggiungerlo immediatamente al campo. Ma sorpresa da Ferrando, a lui saranno sufficienti poche parole per vincere le ormai deboli resistenze della fanciulla. È ora Guglielmo a lamentarsi della sua fidanzata; ma Alfonso è lì, pronto a trarre la morale dagli ultimi eventi: è inutile disperarsi e minacciare vendetta, in quanto tutte le donne sono simili fra di loro. Cadute le ultime resistenze, Fiordiligi e Dorabella si dichiarano disposte a sposare i ricchi spasimanti, e le due coppie sono pronte per la festa nuziale; interviene un notaio (Despina mascherata), quando si ode un vicino rullo di tamburo. Alfonso annuncia l’imminente ritorno dal campo dei due ufficiali; le ragazze, spaventatissime, nascondono i due albanesi, un attimo prima che giungano, in divisa militare, Guglielmo e Ferrando. Questi fingono sorpresa nel trovare le promesse spose turbate per il loro ritorno; quando poi scoprono il contratto, mostrano la massima indignazione per il tradimento e si avviano nella stanza accanto per impartire una solenne lezione ai rivali. Poco dopo ne riescono, rivestiti in albanesi, e rinfacciano alle ragazze la loro infedeltà; queste rimangono confuse, ma alla fine l’intervento di Don Alfonso ha il potere di ristabilire fra i quattro giovani, più innamorati che mai, la pace e la desiderata serenità.
MUSICA AMORALE
di Gianluca Capuano
Accostarsi a un capolavoro come Così fan tutte significa innanzitutto per me lasciarmi assalire da infinite suggestioni letterarie. A partire dalle Memorie di Da Ponte, che ho riletto nelle fasi di preparazione all’opera, una sorta di viatico al mondo insieme leggero e profondo, (a-)morale di questo scorcio di Settecento. Le Memorie del nostro librettista, stampate per le prima volta a ‘Nuova Jorca’ nel 1823 e che rimandano immediatamente agli omologhi di Goldoni (1787) e Casanova (1798), ci trasportano in un mondo singolare, la Venezia del ‘700, popolata da abati licenziosi, donne senza scrupoli alla ricerca di dote, padri e madri disposti a mettere a repentaglio la virtù delle proprie figlie per ritorno economico, e poi il gioco d’azzardo elevato a raffinatissima arte, improvvise e rocambolesche fughe dai debitori, ma soprattutto, onnipresente – in ogni momento della giornata, in ogni angolo della città lagunare, nei palazzi, nelle chiese, nelle botteghe – il sesso: il vero tessuto connettivo di una società che l’occhio moralista ottocentesco ha voluto giudicare decadente. Il sesso vissuto con spregiudicatezza e leggerezza relega l’io morale in un angolo, i nostri memorialisti mostrano un io diverso in ogni occasione, un io che risulta frantumato in mille pezzi quali sono le calli e i canali di Venezia. Somma espressione di questa diaspora dell’io morale è il carnevale: tempo di tutte le eccezioni e trasgressioni, la città non è più popolata da nobili, mercanti, artigiani, questuanti, ma da maschere senza identità, senza morale. Il cosiddetto ‘libertinismo’ settecentesco riprende da una parte le istanze dello scetticismo ed epicureismo antichi, ma anche l’affermazione rinascimentale dell’uomo come centro assoluto del mondo. Non credo che possiamo capire a fondo un’opera come Così fan tutte se non comprendiamo il contesto di quell’epoca. Qualsiasi interpretazione moralistica sarebbe totalmente fuorviante. Nel libretto di Da Ponte risuona sia la vicenda di Cefalo e Procris delle Metamorfosi di Ovidio sia il canto XVIII dell’Orlando furioso; nell’opera si innalzano ai sommi livelli dell’arte, con le parole e con la musica, due elementi: la maschera e la geometria delle passioni. In questa sorta di carnevale eterno vissuto dalle nostre due coppie, una girandola messa in moto da un finto filosofo e da una femminista ante litteram, è l’io morale a soccombere; rimane solo, alla fine, l’utopia di un mondo morale allorché le due coppie si riconciliano non soddisfacendo però né il pubblico né loro stesse.
Molti sono i modelli citati dalla letteratura su Così; a mio avviso modello supremo per la macchina teatrale dei travestimenti doppi e incrociati è il divino Marivaux (ovviamente erede, in questo, di Molière). Le sue Fausses confidences erano una hit assoluta a Vienna negli anni di composizione di Così. Sul versante delle geometrie della macchina teatrale vorrei ricordare un testo presente nella biblioteca di Mozart, Die Metaphysic in Connexion mit der Chemie del teologo e teosofo Friedrich Christian Oetinger (1770), ammiratore di Jacob Böhme, traduttore di Swedenborg, insomma rappresentante di quella temperie culturale di stampo rosacrociano assai in voga all’epoca, e che certamente non mancò di affascinare Mozart, amico di Franz Anton Mesmer che otterrà eterna fama più dal libretto di Da Ponte che dalle sue teorie scientifiche. Le affinità chimiche tra gli elementi ci rimandano a una geometria presente nella natura e trasponibile alle passioni umane. Così fan tutte anticipa di qualche anno il capolavoro di Goethe (Le affinità elettive, 1809), il Libro degli affetti geometrici, che sembra riprendere alla lettera molti aspetti del libretto dapontiano. Tutto è doppio in natura, afferma Goethe, come la foglia della Ginko biloba («È una cosa sola viva/ che in se stessa si è divisa?/ O sono due che hanno scelto/ di conoscersi come una?»).
Tale abbondanza di risonanze letterarie e filosofiche investe necessariamente il carattere della partitura mozartiana che anche, come solo può fare la musica, vive di pluristratificazioni di senso. Il miracolo realizzato da Mozart è quello di sapere rendere coi suoni la malizia travestita da ingenuità, e una sorta di ubiqua profondità leggera e profonda leggerezza; si tratta di musica ‘amorale’ (mi si conceda il termine) nel senso di pre-soggettiva, se per soggettiva si intende quella affermazione ‘morale’ dell’io messa in scena per esempio da Beethoven. Qui Mozart gioca a fare l’eterno fanciullo, è ancora il Mozart dei giochi di parole sboccati con la sorella ma insieme il profondo (e quanto profondo!) regista degli affetti umani.
Stilisticamente il mio Mozart è certamente più una conseguenza di Monteverdi che una anticipazione di Beethoven; centrali per la mia formazione e il mio modo di far musica sono stati, più ancora che le esecuzioni, i testi di Nicolaus Harnoncourt, specialmente quelli assolutamente illuminanti su Mozart e sul romanticismo. L’ascoltatore se ne accorgerà dalla realizzazione libera e ‘retorica’ (nel senso della teoria degli affetti) dei recitativi, dall’uso ‘naturalistico’ e tellurico di trombe e timpani (sentiremo in orchestra trombe naturali, non moderne!), dall’ossessivo lavoro di microarticolazione negli archi e nei fiati. Tanta strada ha fatto la performance practice dalla moderna riscoperta di Così a opera di Fritz Busch (Glyndebourne, 1934), e del resto è felice sbocco della ricezione musicale una riconsiderazione del valore di un’opera. Come il libretto di Da Ponte, a torto, fu considerato a lungo debole, amorale, non all’altezza della musica (Hanslick, Wagner) e poi definitivamente riabilitato, così anche i criteri di esecuzione della musica di Mozart meritavano una ‘rispolverata’ da parte di una generazione di musicisti (a partire dagli anni ’90 del ‘900!) più attenta al contesto del compositore, alla trattatistica, alle acquisizioni dell’organologia. Per un’immagine della musica di Mozart non dico migliore ma sicuramente diversa.
MOZART IN THE JUNGLE
La Scuola degli Amanti: Mozart ai tempi dei reality tv
È per me abbastanza complicato parlare di Così fan tutte: questa è l’opera che trent’anni fa mi fece innamorare del teatro lirico e mi aiutò a capire che il mondo del melodramma – quella folle forma di spettacolo in cui i personaggi parlano, ridono e muoiono cantando – sarebbe diventato il mio. Il debutto avvenne proprio vent’anni fa con l’allora Circuito lirico lombardo: ritrovarmi oggi a mettere in scena Così fan tutte per Opera Lombardia, dolcemente gravato dal doppio anniversario succitato, è di reale e particolare emozione. Sarete spero indulgenti verso l’amore totale, incondizionato e forse discutibile che io nutro per l’ultimo titolo della trilogia Mozart-Da Ponte: per me, come già vi dicevo, Così fan tutte è l’opera più bella al mondo!
Tale premessa può risultare ancora più eccentrica se letta con gli occhiali degli artisti e intellettuali del XIX secolo. L’idealismo romantico visse una cocente delusione, scoccata da un’opera il cui soggetto tratta la turpe scommessa sessuale giocata da tre amici e consistente nel progetto di seduzione che due ragazzi devono conseguire sulle rispettive fidanzate dei soci, sorelle tra loro! Wagner e Beethoven trovavano incomprensibile l’interesse e il lavoro spesi da Mozart, il divino genio salisburghese, nei confronti di un soggetto tanto discutibile e amorale, espressione forse della decadenza di costume alla fine del XVIII secolo, sintomo evidente della decadenza irrimediabile dell’ancien régime. Eppure per me Così fan tutte è l’opera migliore al mondo… e, nel nominarla, non posso non proseguire citando il sottotitolo: la scuola degli amanti. Altro che opera buffa! L’estremo capolavoro di Mozart e Da Ponte è un dramma didattico, un luogo teatrale in cui evidentemente – stando al sottotitolo – qualcuno vuole insegnare qualcosa a qualcun’altro. Da questa premessa abbiamo preso le mosse nell’affrontare il progetto: il ‘nostro’ Così fan tutte deve essere una scuola e a scuola ci vanno i ragazzi, giovani quanto i quattro amorosi protagonisti della vicenda d’ambientazione partenopea, città dell’amore: l’«Amore», materia di insegnamento principale del professor Don Alfonso.
Ci è sembrato naturale – di più – urgente, approfittare di quest’occasione per fare scuola di teatro ai giovani delle città ove verrà allestito il nostro spettacolo. La musica e il teatro sono grandi maestri di bellezza e di vita e, per un anno, quaranta ragazzi e ragazze delle nostre quattro città hanno fatto scuola con Mozart. Per carità, una scuola leggera, entusiasta ma senza cattedre, alla stregua del metodo di insegnamento di Don Alfonso, libero pensatore illuminista che, come i soci francesi, fa lezione in piazza. Fortissima la volontà di Mozart e Da Ponte, intellettuali filantropi accomunati dallo sguardo appassionato sull’umanità, di esaltare il potere comunicativo dell’opera, straordinario volano dialettico tra le persone, mezzo di elevazione e di conoscenza. Quello stesso desiderio anima noi, sospesi nel confine di un millennio che segna l’avvento di un’era che siamo soliti appellare globalizzazione.
Così fan tutte parla ai ragazzi di oggi con la stessa forza con cui sfacciatamente si rivolgeva alla gioventù europea figlia della Rivoluzione: come Don Alfonso vogliamo portare quest’opera in piazza, condividendo il portento musicale, il gioco teatrale e la profondità di scavo che tale capolavoro operistico regala a piene mani.
Ecco il primo ostacolo: qual è la piazza di oggi? Certamente non più il caffè in cui Guglielmo, Ferrando e Don Alfonso amano conversare. La vera piazza e luogo di incontro di oggi sono i social network… Facebook, Instagram, Twitter… A dirla tutta non c’è dramma più intimo di Così fan tutte: salvo il primo quadro, messo lì a mo’ di prologo, il resto dell’opera si consuma totalmente in interni, composti da salotti e camere da letto. In questi spazi privati si consumano azioni proibite e peccaminose, se giudicate secondo l’etica corrente.
Eppure la kermesse di tali gesta malandrine viene suggellata da una massima finale intonata a piena voce dai personaggi coinvolti nell’opera; tale massima sembra provenire direttamente dalla penna più ispirata di Voltaire.
Fortunato è l’uom che prende
ogni cosa pel buon verso
e tra i casi e le vicende
da Ragion guidar si fa.
Quel che suol altrui far piangere
fia per lui cagion di riso;
e del mondo in mezzo ai turbini
bella calma troverà.
La posta in gioco è alta, lo sguardo è lucido, filosofico, spietato: lo stesso sguardo che scruta gli amplessi di questi amanti traditori. Ora si capisce perché Wagner bollasse Così fan tutte come un’opera immorale. Di più, incomprensibile. Lo show-business dei tempi contemporanei ci ha abituato a ben peggio: molti dei reality televisivi ci mostrano ragazzi degni di nota solo perché segregati in una casa dove, tra noia e libertà, vivono uno scatenamento degli istinti, consumano azioni sconcertanti, il tutto sotto lo sguardo voluttuoso e disincantato dei guardoni che trovano divertente spiare la vita privata degli altri. In verità l’essenza dei reality sembra essere il soggetto di Così fan tutte. Se fossi un regista televisivo, il titolo di questo capolavoro offrirebbe il perfetto nome di un talent-show in cui assistiamo a giovani coppie di innamorati che giocano l’una contro l’altra, disposte a tutto pur di dimostrare che la propria relazione è la migliore al mondo, meritando così il premio finale: un bel matrimonio. Cose molto simili succedono nei programmi televisivi di oggi e questa è l’essenza della scommessa che Don Alfonso gioca sulla pelle di quattro giovani amici.
In effetti spesso vengo colto dal desiderio di bollare tutti questi spettacoli come futili e immorali, esattamente come Wagner & co. fecero proprio con Così fan tutte…
È in quel momento che ripenso ai versi succitati, morale posta alla fine del Così fan tutte: mi sembra un’eredità da condividere, fondamentale da tenere a mente per salvarci dalla furia ideologica e guerrafondaia da cui siamo circondati oggi.
Abbiamo perciò chiamato a raccolta sul palcoscenico i giovani cantanti dell’AsLiCo, italiani e stranieri di talento; abbiamo goduto dell’esperienza di questo straordinario circuito regionale, unico della qualità della propria confezione artigianale; abbiamo portato sul palcoscenico quaranta ragazzi di Brescia, Cremona, Como e Pavia: abbiamo raccolto tutta questa gente e abbiamo creato per loro un viaggio dentro l’opera, un strano incrocio tra un reality e un talent-show; è un gioco delle coppie in cui, senza nessuna esclusione di colpi, il presentatore Don Alfonso e la soubrette Despina sono maestri di cerimonie per selezionare la coppia vincitrice.
Come per l’opera ci poniamo le stesse domande sul senso della televisione nel mondo di oggi, così bisognoso di apprendere valori positivi: cosa ha da insegnare tutto questo ai nostri giovani? Cos’ha da dire l’antica incantevole musica di Mozart ai figli di iTunes? Tolleranza, capacità di ascoltare, amore, ragionevolezza, voglia di farsi stupire e molto altro ancora. Stiamo lavorando a tutto questo da tanto tempo e sentiamo vicino il momento del debutto come l’ultimo giorno di scuola, quando la gioia della libertà vuole e deve fare i conti con il bisogno di dimostrare che hai imparato qualcosa. Confidiamo, di cuore, di esserci riusciti.
Francesco Micheli
GIANLUCA CAPUANO Direttore
Nato a Milano, si è diplomato in organo, composizione e direzione d’orchestra presso il Conservatorio della sua città. Ha approfondito gli aspetti relativi all’esecuzione della musica antica frequentando il corso superiore sperimentale di direzione di coro e i corsi della Scuola Civica di Milano. Agli studi musicali, ha affiancato quelli classici: laureato con lode in filosofia teoretica presso l’Università Statale di Milano, si dedica alla ricerca, occupandosi in particolare di problemi di estetica musicale. Dalla sua fondazione, è direttore artistico del festival Musica negli Horti della Val d’Orcia. Svolge un’intensa attività come direttore, organista e continuista in tutta Europa, Stati Uniti, Russia e Giappone. È organista presso la Basilica di San Simpliciano a Milano. Specialista del repertorio barocco e classico, nel 2006 ha fondato il gruppo vocale e strumentale Il canto di Orfeo, con il quale si dedica ad un cosciente e critico approccio ai capolavori del barocco musicale europeo, in stretta collaborazione con alcuni dei migliori specialisti su strumenti originali e facendo costante riferimento alla più aggiornata ricerca musicologica. Nel 2011 ha effettuato una tournée in Giappone alla testa di Milano Classica e collabora inoltre stabilmente con I Barocchisti e Concerto Köln. Nel 2012 ha diretto una ripresa di Artaserse all’Opera di Colonia ed ha ottenuto una residenza presso la Fondazione Royaumont (Parigi) dedicata alla figura di Giacomo Carissimi. Con Il canto di Orfeo ha preso parte all’opera Cuore di cane di Alexander Raskatov presso La Scala di Milano. Nel 2015 Il canto di Orfeo è ritornato alla Scala con Die Soldaten di Zimmermann. Ha diretto il coro della Radio Svizzera Italiana in Norma con Cecilia Bartoli al Festival di Salisburgo, Zurigo e Montecarlo. Nel 2014 ha diretto Leucippo di Hasse all’Opera di Colonia con Concerto Köln e ha debuttato alla Semperoper di Dresda con Orlando di Händel nel 2015. Più recentemente ha diretto l’Orchestra Haydn di Bolzano in tournée, I Pomeriggi Musicali a Milano, Orfeo ed Euridice ad Hohenems, Orlando paladino di Haydn a Winterthur e Zurigo con l’Opernhaus di Zurigo e il Vespro della Beata Vergine a Cremona con Il canto d’Orfeo per il Festival Monteverdi. È stato assistente di Diego Fasolis al Teatro La Scala di Milano ne Il trionfo del tempo e del disinganno e di Kent Nagano ad Ingolstadt per Idomeneo. Ha diretto Catone in Utica di Vivaldi con Concerto Köln all’Opera di Colonia. Debutterà nel 2017 al Maggio Musicale Fiorentino con Idomeneo (regia di Damiano Michieletto) e dirigerà alcuni concerti sinfonici con I Pomeriggi Musicali di Milano e con le orchestre del Maggio Musicale Fiorentino, Theater Kiel e dell’Opéra National de Montpellier. Seguiranno repliche dell’Orlando paladino a Zurigo, dove è stato nuovamente invitato nella stagione 2018/19 per dirigere La finta giardiniera a Winterthur e Zurigo, sempre con l’Opernhaus di Zurigo.
FRANCESCO PASQUALETTI Direttore
Si diploma in pianoforte e composizione nei conservatori di Lucca e Firenze, e si perfeziona in direzione d’orchestra alla Royal Academy of Music di Londra con Sir Colin Davis, all’Accademia Musicale Chigiana di Siena con Gianluigi Gelmetti e all’Accademia Musicale di Stresa con Gianandrea Noseda. Nel 2015 ha debuttato alla Fenice di Venezia con La scala di seta e nella stagione dell’Orchestre d’Auvergne in Francia. Nel 2016 è a Colonia con Così fan tutte, al Kimmel Center di Philadelphia con Le nozze di Figaro e nei teatri di Pisa e Lucca con Mefistofele. Nel 2017 tornerà nel circuito toscano per Il cappello di paglia di Firenze ed alla New Zeland Opera per Carmen. Tra le sue recenti produzioni operistiche ricordiamo Il matrimonio segreto e Die Zauberflöte per il Teatro Regio di Torino, La scala di seta per il Festival d’Aix-en-Provence, La bohème e Madama Butterfly alla New Zealand Opera, Il barbiere di Siviglia per il Festival di Stresa con l’Orchestra Giovanile Italiana, L’Italiana in Algeri per OperaLombardia e La traviata (progetto AsLiCo Pocket opera), Le nozze di Figaro e Don Giovanni a Pisa, L’elisir d’amore per il Teatro di Sassari, per il Teatro Lirico di Cagliari e per il RNCM di Manchester. È Visiting Professor per il repertorio lirico italiano presso il National Opera Studio di Londra. È più volte invitato per concerti sinfonici con I Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra Regionale Toscana, BBC Philharmonic di Manchester, Orchestre des Jeunes de la Méditerranée (in residence al Festival d’Aix-en-Provence), Orchestra del Regio di Torino, Orchestra Filarmonica di Torino, RNCM Symphony Orchestra di Manchester e I Virtuosi del Teatro alla Scala. È stato assistente di Gianluigi Gelmetti, Gianandrea Noseda, Sir Colin Davis e Trevor Pinnock al Teatro dell’Opera di Roma, alla Sydney Symphony Orchestra, all’Opéra de Monte Carlo, allo Stresa Festival e al Festival d’Aix-en-Provence. L’Accademia Chigiana gli ha conferito il Diploma d’Onore e la Royal Academy of Music ha premiato la conclusione dei suoi studi con l’Henry Wood Prize ed il Gordon Foundation Prize.
FRANCESCO MICHELI Regista
Nato nel 1972 a Bergamo, laureato in Lettere moderne, si è diplomato alla Scuola d’arte drammatica ‘P. Grassi’ di Milano. Inizia a lavorare come aiuto regista per il circuito lirico regionale toscano, OperaLombardia e il Festival di Wexford. Nel 1997 debutta nella regia d’opera con La canterina di Piccinni allestita per il Museo del Teatro alla Scala e inizia a collaborare per il progetto AsLiCo Opera domani. Ha curato la regia di numerose opere: Le nozze di Figaro per il Luglio Musicale Trapanese, Nabucco per OperaLombardia, Mozart e Salieri e Il piccolo Mozart per i Pomeriggi Musicali di Milano. Al Festival Pergolesi Spontini del 2008 ha curato un nuovo allestimento de Li puntigli delle donne di Spontini. Ha scritto il libretto dell’opera I musicanti di Brema e ne ha curato la regia al Teatro Dal Verme di Milano. Ha diretto Silvano Sylvano di Bussotti per l’Accademia di Santa Cecilia, Il Turco in Italia al Teatro Olimpico di Vicenza, Il barbiere di Siviglia e l’opera nuova Alice nel paese delle meraviglie, di cui scrive il libretto e firma la regia su musiche di Giovanni d’Aquila al Teatro Massimo di Palermo. Nel 2009 lo spettacolo Bianco, Rosso e Verdi, prodotto dal Teatro Massimo di Palermo, vince il Premio Abbiati come migliore iniziativa dell’anno. Per i teatri di Reggio Emilia è autore, da molti anni, di una rassegna lirica sperimentale dal titolo Opera Off, durante i quali vengono presentati spettacoli, lezioni, convegni e progetti televisivi speciali.
Insegna regia presso il biennio di specializzazione in Scenografia all’Accademia di Brera e collabora con la rete satellitare Sky Classica nell’ideazione e conduzione di programmi relativi all’opera. Conduce su Rai Uno lo spazio Opera nella trasmissione pomeridiana del sabato, Sabato In. È direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival di Macerata e del Teatro Donizetti di Bergamo. Ha allestito Roméo et Juliette all’Arena di Verona e ha firmato la regia de La bohème alla Fenice di Venezia. Alla Fenice ha inaugurato la stagione 2012/13 con una nuova produzione di Otello. Tra i suoi ultimi successi ricordiamo Adriana Lecouvreur a Nizza, Sogno di una notte di mezza estate con l’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala in collaborazione con il Teatro Elfo Puccini e Il killer di parole di Claudio Ambrosini su soggetto di Daniel Pennac, andato in scena anche all’Opéra National de Lorraine di Nancy. Tra i recenti e futuri impegni nel teatro d’opera, Aida a Macerata e Pechino, Pagliacci a San Paolo, Candide a Firenze, Semiramide ad Halle, Il barbiere di Siviglia ad Atene e Bologna, Lucia di Lammermoor a Venezia.
NICOLAS BOVEY Scenografo e light designer
Nato a Losanna ma formatosi in Italia, è allievo di Margherita Palli presso la NABA di Milano. Attivo dal 1998, collabora tra gli altri con i registi Valerio Binasco, Andrea De Rosa, Sergio Fantoni, Jurij Ferrini, Inrich Horstkotte, Manfred Karge, Davide Livermore, Valter Malosti, Francesco Micheli, Mario Martone, Paola Rota, Serena Sinigaglia. I lavori operistici al fianco di Francesco Micheli sono Il barbiere di Siviglia per la Greek National Opera e il Teatro Comunale di Bologna (2016), Adriana Lecouvreur per l’Opéra de Nice (2014), Il killer di parole di Claudio Ambrosini per il Teatro La Fenice e l’Opéra de Nancy (2010) e l’Orlando furioso di Vivaldi per il Festival Opera Barga (2002). Con Davide Livermore collabora al Rossini Opera Festival per Ciro in Babilonia e Il Turco in Italia (2016), L’Italiana in Algeri (2013) e Demetrio e Polibio (2010). Con Mario Martone collabora per Macbeth al Théâtre des Champs-Élysées (2015) e Fidelio al Teatro Regio di Torino (2011). Per Hinrich Horstkotte disegna le scene de L’Euridice di Caccini al Festival di Musica Antica di Innsbruck (2013). Tra i progetti operistici futuri: Rosmonda d’Inghilterra di Donizetti (regia Paola Rota) per il Teatro Donizetti di Bergamo, Lucia di Lammermoor (regia Francesco Micheli) al Teatro La Fenice, Turandot (regia di Ricci/Forte) al Festival di Macerata.
GIADA MASI Costumista
Nata a Firenze, nel 2006 si trasferisce a Milano per seguire il corso di costume per lo spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera, diplomandosi con il massimo dei voti. Lavora come costumista nella prosa, nella lirica e nella danza contemporanea. Ha collaborato con la compagnia Atir, diretta da Serena Sinigaglia, e con la compagnia di danza contemporanea Fattoria Vittadini. Nel 2010 lavora con il Teatro delle Albe di Ravenna per lo spettacolo L’avaro con la regia di Marco Martinelli. Nel 2016 firma i costumi del film Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, sempre diretto da Marco Martinelli. Dal 2009 lavora con il regista Francesco Micheli, firmando i costumi della sua compagnia sperimentale Nina’s Drag Queens. Nel 2014 inizia a lavorare come assistente di Carla Teti, seguendo la produzione de Il viaggio a Reims presso la Dutch National Opera and Ballet di Amsterdam. Con Damiano Michieletto ha lavorato nel 2015 per Die Zauberflöte al Teatro La Fenice di Venezia e nel 2016 per L’opera da tre soldi al Piccolo Teatro di Milano. Con il regista Davide Garattini collabora dal 2013, firmando i costumi di Gianni Schicchi per il Teatro Grande di Brescia, ancora di Gianni Schicchi per il Sarzana Opera Festival e di Cendrillon per l’Opéra Royal de Wallonie a Liegi nel 2015. Attualmente sta progettando Norma, che debutterà a novembre 2017 all’Opéra Royal de Wallonie.
ELEONORA MORO Training e Laboratori teatrali
Dopo gli studi classici, nel 2001 si diploma in regia presso la Scuola d’arte drammatica ‘Paolo Grassi’ di Milano con l’allestimento di AnTiGoNe da Jean Anouilh, di cui cura adattamento originale, regia ed esecuzione delle musiche dal vivo. Da allora ha recitato e poi scritto, diretto e musicato spettacoli di prosa, opere e spettacoli per famiglie sul territorio nazionale ed internazionale per (tra gli altri): Autunno Musicale, Festival Rencontres du Jeune Théâtre Européen di Grenoble, Festival Praga Europa Musica, Laboratorio Teatro Settimo, Ravenna Festival, Teatro Dal Verme, Bologna Opera Festival, Teatro Sociale di Como, Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, Teatro Stabile di Torino. Approfondisce il percorso di ricerca sul training fisico-vocale e sulla pedagogia teatrale, ideando e conducendo percorsi di formazione sulla ‘presenza’ per la Filarmonica della Scala, Università Cattolica del Sacro Cuore, Collegio di Milano, Campo Musicale Internazionale di Fermo, Master di Teatro Sociale a Torino. Dal 2010 è docente presso la scuola ‘P. Grassi’.
ERIKA NATATI Assistente alla regia e alle scene
Nata a Milano nel 1990, si è laureata con pieni voti in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2011 ha partecipato alla progettazione e realizzazione di King Lear presso l’Accademia di Brera, regia di Giacomo Agosti. Nel 2012 ha collaborato alla progettazione e realizzazione della scenografia per il musical Kashmir, in collaborazione con l’Università Bocconi. Nell’anno accademico 2012/13 ha collaborato per la scenografia della Semiramide riconosciuta di Händel, con regia di Francesco Micheli, opera ripresa nel 2015 per il Festival Händel di Halle e per la quale ha lavorato come assistente alla regia. Nel 2016 è stata assistente alla regia per la messinscena de Il barbiere di Siviglia, regia di Francesco Micheli, presso il Teatro Comunale di Bologna.
ANDREA PORTA Baritono
Si è diplomato a pieni voti presso il Conservatorio ‘N. Paganini’ di Genova nel 1998 sotto la guida di Carmen Vilalta, perfezionandosi successivamente con Daniela Aimale, Sherman Lowe; attualmente studia con Carlo Meliciani. È vincitore di concorsi internazionali e borse di studio, tra cui il primo premio al concorso ‘G. Di Stefano’ di Trapani (1999), il terzo premio al concorso ‘R. Zandonai’ di Riva del Garda (2001), il premio speciale ‘Nicola Rossi-Lemeni’ al concorso ‘Masini’ di Reggio Emilia (2001) e l’attestato di merito come finalista al Belvedere Competition di Vienna (2001). Debutta nel 1999 come Mustafà (L’Italiana in Algeri) a Trapani. In questi anni ha cantato nei maggiori teatri e festival italiani ed europei, come: Carlo Felice di Genova (Il viaggio a Reims, Così fan tutte, L’elisir d’amore, La vedova allegra, La bohème), Regio di Torino (Le nozze di Figaro), Comunale di Firenze (Il viaggio a Reims), San Carlo di Napoli (La vedova allegra, Turandot, Werther), Comunale di Bologna (La Cenerentola), La Fenice di Venezia (La traviata), Opera di Roma (L’elisir d’amore, Gina di Cilea), Regio di Parma (Un giorno di regno), Bellini di Catania (L’elisir d’amore, La bohème), Théâtre de la Monnaie di Bruxelles (Il viaggio a Reims), Staatstheater di Stuttgart (Don Giovanni), Theater an der Wien di Vienna (Gianni Schicchi), Reina Sofia di Valencia (La traviata, Manon), ROF di Pesaro (La gazzetta di Rossini), Festival dei due mondi di Spoleto (The Medium, Gianni Schicchi), Macerata Opera Festival (La bohème) e Salzburger Festspiele (Otello). Ha debuttato nel Falstaff (Sir John Falstaff) al Métropole di Metz, La bohème (Marcello) a Lucca, Livorno e Ravenna, Il barbiere di Siviglia e L’occasione fa il ladro al Verdi di Trieste, Rusalka al San Carlo di Napoli, Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, L’elisir d’amore e Le nozze di Figaro alla Semperoper di Dresda. Ha debuttato al Teatro alla Scala con La traviata, che ha aperto la stagione 2013/14. Ha collaborato con direttori d’orchestra come Riccardo Muti, Daniele Gatti, James Conlon, Lorin Maazel e con registi come Franco Zeffirelli, Dario Fo, Robert Carsen, Luca Ronconi, Damiano Michieletto, Pierluigi Pizzi, Dmitri Tcherniakov. Tra gli impegni recenti e futuri: Madama Butterfly al Teatro dell’Opera di Roma, La bohème a Macerata, Le nozze di Figaro per OperaLombardia, ancora Madama Butterfly ad Ascoli, Fano e Fermo, il Trittico e La traviata a Roma, Madama Butterfly alle Terme di Caracalla, Tosca a Gstaad, La traviata a Roma.
GIOIA CREPALDI Soprano
Ha conseguito il diploma di canto al Conservatorio ‘A. Buzzolla’ di Adria, sotto la guida di Luisa Giannini. Cominciando a studiare pianoforte all’età di 9 anni, è poi passata al canto all’età di 14. Ha recentemente debuttato come Contessa (Le nozze di Figaro) al Teatro Carlo Felice di Genova e Silvia (Zanetto di Mascagni) presso il Conservatorio ‘B. Marcello’ di Venezia. Ha inoltre debuttato ne La bohème (Mimì) al Teatro Sociale di Rovigo, Opera Giocosa di Savona, De Micheli di Copparo e Comunale di Ferrara e nel Don Giovanni (Donna Elvira) all’Opera Nazionale di Macedonia a Skopje. Ha cantato anche Il principe porcaro di Nino Rota (Principessa) al Teatro De Micheli di Copparo e al Comunale di Ferrara. Ha partecipato al II Festival internazionale SESC di musica di Pelotas (Brasile). Si è perfezionata con cantanti di fama internazionale quali Raina Kabaivanska, Mietta Sighele, Veriano Luchetti, Luciana D’Intino. Ha lavorato con direttori come Massimiliano Carraro, Marco Balderi e con registi come Italo Nunziata e Francesco Esposito. Vincitrice del Concorso ‘Toti dal Monte’, ha recentemente interpretato Donna Elvira (Don Giovanni) al Teatro Comunale di Treviso. Frequenta attualmente l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, per cui ha cantato ne Der Kaiser von Atlantis di Viktor Ullman. Tra i prossimi impegni, interpreterà Lucio Silla a Biel.
VICTORIA YAROVAYA Mezzosoprano
Nasce a Mosca e inizia i suoi studi musicali all’età di 5 anni come solista in un noto coro di voci bianche diretto da Victor Popov. Vincitrice di molti concorsi, è stata insignita della borsa di studio presso la New Names Foundation. Si diploma al Conservatorio di Mosca in pianoforte e prosegue i suoi studi in canto lirico con Vladislav Verestnikov, Galina Višnevskaja, Alberto Zedda. Ha ricevuto il premio ‘Merces Viñas’ come giovane cantante al concorso internazionale ‘Francesco Viñas’. Nel 2009 entra a far parte dell’Accademia Rossiniana di Pesaro, dove interpreta la Marchesa Melibea (Il viaggio a Reims). È in seguito Rosina (Il barbiere di Siviglia) al Festival Pergolesi Spontini di Jesi con la regia di Damiano Micheletto, replicato inoltre nelle piazze di Jesi, Fermo e Udine. Nel 2010 presso il Conservatorio di Mosca è Zulma (L’Italiana in Algeri) con la Russian National Orchestra diretta da Alberto Zedda. Sempre in questa stagione inizia la sua collaborazione con il Glyndebourne Festival in tour nel ruolo di Tisbe (La Cenerentola) e successivamente come Seconda Ninfa (Rusalka). Tra i suoi impegni nelle passate stagioni, segnaliamo: Angelina (La Cenerentola) a Mosca, Laura (Iolanta) al Theater an der Wien, Olga (Evgenij Onegin) presso il Novaya Opera Theatre di Mosca, Ernestina (L’occasione fa il ladro) al Rossini Opera Festival di Pesaro. Ha interpretato inoltre il Requiem di Dvořák con la Russian National Orchestra presso la Great Hall del Conservatorio di Mosca sotto la direzione di Mikhail Pletnëv. Ha nuovamente interpretato Rosina (Il barbiere di Siviglia) a Kazan e a Mosca. È stata Angelina (La Cenerentola) all’Opéra de Rouen e Suzuki (Madama Butterfly) a Lille e presso il Grand Théâtre de Luxembourg. Nella passata stagione ha debuttato al Festival Rossini di Wildbad nel ruolo di Falliero (Bianca e Falliero), è stata nuovamente a Mosca per interpretare Romeo (I Capuleti e i Montecchi) e ha debuttato presso l’Opera di Firenze come Isabella (L’Italiana in Algeri). I prossimi impegni prevedono: Demetrio (Demetrio e Polibio) a Wildbad, Zulma (L’Italiana in Algeri) presso il Théâtre du Capitole a Toulouse, Isabella (L’Italiana in Algeri) a Rennes ed in tour in Francia, Pippo (La gazza ladra) a Bari, Rosina (Il barbiere di Siviglia) presso la Finnish National Opera ad Helsinki e Ljubava (Sadko) ad Anversa.
PABLO GÁLVEZ Baritono
Nato a Guadix (Granada), si laurea in Farmacia all’Università di Granada. Successivamente frequenta un master in Interpreazione scenica e lirica all’Università di Jaén. Inizia la formazione musicale nel JJMM di Guadix e Granada, dove canta nella Camerata Coral Sine Nomine e nel coro di voci bianche della cattedrale. Nel 2009 vince il primo premio al Concorso JJMM per giovani cantanti lirici di Spagna. Prende parte a numerose produzioni, tra le quali il Gala AOM al Teatro de la Zarzuela di Madrid dove interpreta Leonello (La canción del olvido di Serrano). Ha cantato la Petite messe solemnelle di Rossini, il Requiem por un vivo di Serrano, il Requiem di Fauré, la Messa di Requiem di Donizetti, il Requiem e la Krönungsmesse di Mozart e il Messiah di Händel. Ha interpretato numerosi ruoli, tra i quali: Maestro (Ainadamar), Un deputato fiammingo (Don Carlo), Masetto (Don Giovanni), Belcore (L’elisir d’amore) e il Conte d’Almaviva (Le nozze di Figaro). Ha interpretato quest’ultimo ruolo all’Opera di Tenerife e al Teatro Comunale di Bologna (regia Silvia Paoli). Nel 2016 ha partecipato al 67° Concorso AsLiCo per giovani cantanti lirici d’Europa, vincendo il ruolo di Guglielmo (Così fan tutte).
MATTEO MEZZARO Tenore
Avviato fin da giovane allo studio della musica, affina la propria formazione sotto la guida di importanti maestri quali Zubin Mehta, Ottavio Dantone, Gustav Leonhardt, Christopher Hogwood, Ton Koopman, Michael Radulescu, Filippo Maria Bressan, Federico Maria Sardelli, Jordi Savall, esibendosi in numerosi concerti di monodia, musica rinascimentale e barocca, oltre a spettacoli di opera barocca e romantica. Nel 2009 ottiene la laurea triennale in canto rinascimentale e barocco e l’anno successivo consegue il diploma in Organo e Composizione Organistica. Parallelamente agli studi accademici, si avvicina definitivamente al repertorio operistico, che attualmente sta perfezionando sotto la guida di Sergio Bertocchi. Fra i suoi ultimi successi si segnalano Otello al Festival Verdi di Parma, i Carmina Burana a Mosca, La vedova allegra al Teatro Lirico di Cagliari, Capriccio (Tenore italiano) di Strauss all’Opéra di Metz, The Magic Flute Opera domani (Tamino) all’Opera di Muscat, Oedipus Rex con l’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino in tournée a Modena, Ferrara e Napoli.
BARBARA MASSARO Soprano
Nata a Milano nel 1994, si diploma in viola con Pietro Mianiti e in canto con il massimo dei voti e lode sotto la guida di Silvana Manga presso il Conservatorio della città. Inizia la sua formazione musicale a 8 anni entrando nel coro di voci bianche del Teatro alla Scala, dove partecipa a numerose produzioni con direttori d’orchestra quali Lorin Maazel, Robin Ticciati, Gustavo Dudamel, Daniele Rustioni, Daniel Barenboim e Daniele Gatti. Interpreta il suo primo ruolo come voce bianca solista a 15 anni in A Midsummer Night’s Dream (Mustardseed), sotto la direzione di Sir Andrew Davis, seguito da Tannhäuser (Ein junger Hirt) diretto da Zubin Mehta, Tosca (Un pastore) con Omer Meir Wellber/Nicola Luisotti e Die Zauberflöte (Erster Knabe) con Roland Böer. Nel 2011 ha preso parte come solista a tre concerti per MITO SettembreMusica, eseguendo la cantata Tilge, Höchster, meine Sünden BWV 1083 di Bach con i Pomeriggi Musicali presso il Teatro Dal Verme di Milano sotto la direzione di Carlo Tenan. Ha cantato come solista diretta da Andrea Battistoni presso il Teatro degli Arcimboldi ancora con I Pomeriggi Musicali e ha eseguito lo Stabat Mater di Pergolesi diretta da Bruno Casoni con i Cameristi della Scala. Nel 2015 è Giannetta (L’elisir d’amore) al Teatro Filodrammatici e Berta (Il barbiere di Siviglia) al Teatro Nuovo. Ha recentemente debuttato nel ruolo di Susanna (Le nozze di Figaro) a Villa Clerici, Adina (L’elisir d’amore) presso il Teatro Nuovo di Milano, Rowan (The Little Sweep) al Teatro Lirico di Magenta, Susanna (Le nozze di Figaro) nella produzione Opera Studio del Conservatorio di Milano presso la Sala Verdi ed il Teatro Sociale di Pinerolo. È vincitrice del primo premio al 19° Concorso di canto lirico ‘Assami’ e del ruolo di Despina (Così fan tutte) al 67° Concorso AsLiCo per giovani cantanti lirici d’Europa.
SARA DHO Attrice
Laureata in Economia aziendale, si diploma nel 2012 presso la Scuola ‘Paolo Grassi’ dove studia con insegnanti quali Massimo Navone, Maurizio Schmidt, Maria Consagra, Marco Plini. Amplia la sua formazione con Nikolaj Karpov, Jurij Ferrini, Roberto Rustioni, Pierpaolo Sepe, Ferruccio Soleri, Claudia Contin, Riccardo Graziosi, Emiliano Bronzino, Adriana Innocenti e Piero Nuti. Recentemente impegnata nel musical Teen Dante con la regia di Mariella Zanetti, collabora stabilmente con la compagnia Chronos3 diretta dal regista Manuel Renga. Nel 2013 recita ne Le donne al parlamento presso il Teatro Greco di Siracusa con la regia di Vincenzo Pirrotta. Dal 2012 replica Mistero buffo e altre storie, spettacolo realizzato con la supervisione di Dario Fo. In ambito televisivo e cinematografico ha preso parte alla stagione 2012/13 di Crozza nel paese delle meraviglie e ad alcuni cortometraggi. Particolarmente attiva anche nel teatro per ragazzi, è protagonista di tutte le stagioni dal 2013 al 2016 de I Piccoli Pomeriggi Musicali per il Teatro Dal Verme di Milano. Conduce laboratori teatrali per giovani, adulti e persone diversamente abili. Si occupa di doppiaggio e radiodrammi.
GABRIELE GENOVESE Attore
Nato nel 1987 a Cisternino (BR), attore e autore teatrale, si laurea a Milano in Culture, Turismo e Territorio approfondendo lo studio sul teatro di narrazione e il rapporto con il territorio. Negli stessi anni inizia a collaborare con la compagnia Atir come conduttore di laboratori rivolti a diversamente abili, bambini e over 65. Nel 2014 si diploma come attore presso l’Accademia teatrale veneta, si specializza all’interno del cantiere teatrale ‘Raccontare il territorio’ tenuto da Claudio Longhi. Fonda la Compagnia Lumen, nella quale è impegnato come autore e attore. Finalista al Premio Hystrio, vince invece la Direction Under 30 con il suo spettacolo Brevi giorni e lunghe notti. Storie di straccioni, di porci e di re. Lavora tra gli altri con Mario Perrotta, Marcela Serli, Daniele Salvo.
GIANCARLO LATINA Attore
Siracusano, classe 1985, studia con Piero Sammataro, debuttando nel suo Sei personaggi in cerca d’autore. Si trasferisce a Milano, frequenta la Scuola ‘Paolo Grassi’, studiando teatrodanza, e l’Accademia dei Filodrammatici, dove si diploma come attore. Nel 2011 fonda Teatro Ma, associazione culturale con cui produce Cechoviana con la regia di Karina Arutyunyan e Il giardino dei ciliegi con la regia di Benedetto Sicca. Con Corrado Accordino lavora in Una stanza a sud e La danza immobile. Insieme a Luigi Rausa intraprende un lavoro in dialetto palermitano come cantastorie contro il fenomeno mafioso, Ballarò di Antonio Giordano. Sempre con Rausa, e con la regia di Adriano Braidotti, porta in scena Pinne – atto unico sull’evasione di Angela Giassi. A Lugano prende parte al musical Teen Dante di Mariella Zanetti. Vince il Premio Scintille con lo spettacolo Phoebuskartell, scritto e diretto da Michele Segreto. Lavora inoltre con Marco Plini, Claudio Longhi, Teresa Pascarelli, Daniele Salvo, Luca De Fusco, Lorenzo Loris, Alberto Oliva.
IRINA LORANDI Attrice
Nata a Magenta (Milano) nel 1984, dopo il diploma linguistico, conseguito nel 2003 presso il Liceo ‘S. Quasimodo’ della città, si dedica allo studio della recitazione, diplomandosi presso la Scuola ‘Paolo Grassi’ di Milano nel 2009. Studia tra gli altri con: Kuniaki Ida, Tatiana Olear, Alessio Bergamo, Massimo Navone, Marco Sgrosso, Jean-Claude Penchenat, Renata Molinari, Paola Bigatto. Durante la sua carriera artistica alterna l’attività di interprete a quella di autrice di spettacoli propri. Nel 2015 lavora anche in televisione al fianco di Maurizio Crozza nel programma Crozza nel paese delle meraviglie.
HELENA MANNELLA Attrice
Si diploma in Teatrodanza presso la Scuola ‘Paolo Grassi’ e in recitazione presso la Scuola Proxima Res di Milano. Partendo dallo studio della biomeccanica teatrale, attraversa il mondo della danza contemporanea appassionandosi particolarmente a tecniche come quella del Release e della Contact Improvisation e approda allo studio del metodo Laban/Bartenieff. Nel frattempo approfondisce lo studio del canto e della voce. La sua formazione eterogenea le ha permesso di esplorare e sperimentare diversi linguaggi, dalla danza, al teatro di parola, alla performance. Danza in spettacoli di importanti coreografi, come Luca Veggetti, Sang Jijia, Enzo Cosimi, si forma e recita con importanti registi italiani quali Carmelo Rifici e Lorenzo Loris. Partecipa in qualità di attrice e danzatrice alla creazione dell’opera Il sogno di una cosa di Mauro Montalbetti, libretto e regia di Marco Baliani.
TOMASO SANTINON Attore
Nasce a Mestre nella primavera del 1982, e ancora infante si sposta in campagna. Dopo studi ed esperienze lavorative che nulla lasciavano presagire di quanto sarebbe seguito, finisce portato dall’innato amore per le arti e dai casi della vita -che poi casi saranno?- in seno all’opera lirica, con cui solidarizza quasi senza sosta da una dozzina d’anni, perlopiù come mimo danzatore e assistente alla regia, ma coltivando ad ogni tratto evoluzioni in ogni direzione. Ha un nido a Venezia e una Panda per tornarci.