Tragedia giapponese in tre atti. Musica di Giacomo Puccini.
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma Madame Butterfly di David Belasco.
Ed. Casa Ricordi, Milano (Prima versione 1904, revisione sull’autografo di J. Smith)
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904
Cio-Cio-San Cellia Costea
Suzuki Giovanna Lanza
Kate Pinkerton Annalisa Sprovieri
F.B. Pinkerton Giuseppe Varano
Sharpless Domenico Balzani
Goro Saverio Pugliese
Lo Zio Bonzo Manrico Signorini
Yakusidé Carlo Checchi
Principe Yamadori / Commissario Imperiale Antonio Barbagallo
L’Ufficiale del Registro Mattia Rossi
La madre di Butterfly Maria De Micheli
La cugina di Butterfly Loretta Carrieri
Direttore
Giampaolo Bisanti
Regia
Giulio Ciabatti
Scene e costumi Pier Paolo Bisleri
Light designer Claudio Schmid
Video Antonio Giacomin
Maestro del coro Antonio Greco
Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Allestimento della Fondazione Teatro Lirico ‘Giuseppe Verdi’ di Trieste
Atto I
Una casa con giardino sulla collina di Nagasaki. Il tenente della marina degli Stati Uniti, B. F. Pinkerton visita la casa appena acquistata: sta per sposare una giovanissima geisha, Cio-Cio-San, procuratagli da Goro, sensale di matrimoni. Giunge intanto Sharpless, console americano, al quale Pinkerton espone la sua cinica filosofia di marinaio vagabondo: si è invaghito di Cio-Cio-San e intende ora sposarla secondo il rito giapponese, per 999 anni, salvo a prosciogliersi ogni mese. Sharpless lo invita a riflettere, ma poi brinda con Pinkerton. Scortata dal suo corteo nuziale, giunge Cio-Cio-San, che racconta di essere nata a Nagasaki da famiglia un tempo assai prospera, poi finita in miseria. Presentati i parenti, Butterfly trae in disparte Pinkerton per mostrargli alcuni oggetti della sua dote e gli confessa di volersi far cristiana. Si celebrano finalmente le nozze, mentre tutto il parentado si trattiene per festeggiare. Il terribile zio Bonzo irrompe furibondo e rimprovera a Cio-Cio-San di aver rinnegato la fede degli avi, ma viene cacciato da Pinkerton. Mentre scende la notte, il pianto di Butterfly viene placato dalle ardenti parole di Pinkerton, che stringendola la conduce in casa.
Atto II
Da tre anni, Butterfly aspetta speranzosa il ritorno di Pinkerton. Sopraggiunge Goro con Sharpless, con una lettera da Pinkerton per Cio-Cio-San, che raggiante dà loro il benvenuto. Pinkerton si è risposato in America e verrà presto a Nagasaki con la sua nuova sposa. Sopraggiunge uno dei pretendenti di Butterfly, il ricco Yamadori, ma Cio-Cio-San non vuole saperne, convinta di essere ancora sposata con Pinkerton. Uscito Yamadori, Sharpless comincia a leggere la lettera di Pinkerton, continuamente interrotto da Butterfly. Alla notizia che il marito possa non tornare più, Cio-Cio-San s’arresta e sommessa vede due alternative: tornare a fare la geisha o morire. Affranta, chiede al console di andar via, ma all’improvviso corre via e ritorna trionfante con un bambino in braccio: se Pinkerton l’ha scordata, potrà scordare anche suo figlio? Il console, turbato, informerà Pinkerton dell’esistenza del bambino. Poco dopo, un colpo di cannone annuncia l’entrata in porto di una nave. Cio-Cio-San si precipita e riconosce la bandiera della nave «Abramo Lincoln!». La sua gioia è immensa ed ordina a Suzuki di cogliere tutti i fiori del giardino per adornare la casa. Indossato l’abito da sposa, Cio-Cio-San veglia in attesa dell’arrivo dello sposo.
Atto IIII
Giunge l’alba, Butterfly si lascia convincere da Suzuki ad andare a riposare un poco. Pinkerton si presenta subito dopo, con Sharpless e Kate, la moglie americana, per convincere Butterfly ad affidargli il piccolo. Quando apprende come Butterfly lo abbia atteso in quei tre anni, si allontana colmo di rimorsi. Quando Butterfly entra sollecita nella stanza, scorge Kate anziché Pinkerton, e finalmente comprende chi è: consegnerà il piccolo soltanto a «lui», se avrà il coraggio di presentarsi in persona. Rimasta sola crolla ed ordina a Suzuki di ritirarsi con il bambino. Risolutamente, estrae il coltello con cui suo padre si è ucciso, ma all’improvviso Suzuki spinge nella stanza il bambino. Butterfly lascia cadere il coltello, si precipita verso il piccolo, lo abbraccia soffocandolo di baci e, dopo avergli rivolto uno straziante addio, lo allontana. Quindi raccoglie il coltello e si uccide. Nello stesso istante, invocandola da lontano, accorre, ormai tardi, Pinkerton.
VERSO IL FUTURO
Dopo la trionfale Tosca, Puccini si preoccupò di mantenere alti i livelli di successo e, soprattutto, di non deludere le aspettative di un pubblico che aveva individuato in lui l’erede naturale di Giuseppe Verdi. L’opera va in scena il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala, rivelandosi però uno dei più clamorosi insuccessi della storia del melodramma italiano, per poi ricevere, dopo alcune modifiche apportate da Puccini un trionfale plauso al Teatro Grande di Brescia il 28 maggio 1904. Il compositore toscano aveva inserito nell’opera emendamenti molto significativi quasi a voler stilare una vera e propria seconda versione in un vortice creativo spesso assai travagliato nella gestazione.
Gli ultimi anni dell’800 vedevano il diffondersi di una moda culturale denominata ‘orientalismo’ che presupponeva più o meno esplicitamente una sorta di subalternità delle culture asiatiche a quelle occidentali. Puccini aveva molto studiato le usanze e le tradizioni giapponesi; in primis elaborò con Madama Butterfly una tragedia che ponesse in primo piano la distinzione tra Oriente e Occidente dal punto di vista della netta contrapposizione culturale. Ne deriva in termini evidenti un utilizzo dell’organico orchestrale piuttosto variegato, eclettico nella sperimentazione di nuovi strumenti ed impasti sonori, ancorché onomatopeici (dalla citazione dell’inno americano alla rievocazione del cinguettare di uccelli al mattino a mezzo di apposito strumento musicale), al fine di ricreare atmosfere proprie dei luoghi della narrazione.
È evidente che i nuovi linguaggi del ‘900 stanno bussando alla porta dell’era moderna. La Seconda Scuola Musicale di Vienna nasce e si sviluppa impetuosamente oltralpe con lo scopo di pensare, elaborare, produrre risultati e forme musicali sostanzialmente nuovi, obliando l’ormai vecchio sistema tonale che aveva imperato per diversi secoli.
Puccini di riflesso si colloca su questa linea di pensiero; pur conservando le fondamenta di quel linguaggio che tanto radicalmente aveva caratterizzato gli estri compositivi dei suoi predecessori, egli punta il tiro verso il futuro proponendo impasti sonori caldi, preziosi e conturbanti, gesti di teatro clamorosi e toccanti per forza e pregnanza drammaturgica («Che tua madre», così come «Tu piccolo Iddio») – contrasti inattesi in un contesto ‘intimo’ come quello di Butterfly – contrapposti a momenti di pura dolcezza e poesia («Vogliatemi bene, un bene piccolino»), propri della sensibilità di una bambina di 15 anni la quale, un po’ vittima della sua stessa innocente natura, soccomberà con grande dignità al male che le verrà inesorabilmente fatto.
Giampaolo Bisanti
LA LUNA SULL’ACQUA
Non solo una geisha, un marinaio, un figlio. Non solo un luogo, una baia, una casa a soffietto. Non solo l’epoca dell’ambientazione, l’epoca della composizione, l’epoca della rappresentazione. L’opera, come i testi antichi, è stata scritta per esser ascoltata, divulgata, commentata, interpretata e, come le stelle nel cielo, illumina le nostre vite, alternando segni chiari e oscure bellezze.
Bisogna spostare lo sguardo, dal libro stampato al cielo lontano.
Comincio ad aggirarmi in una Nagasaki immaginaria, nei viottoli fangosi fra pozzanghere di pioggia e bianche lanterne, sguardi di bambine, sorrisi ammiccanti, finte complicità, finché non incontro quella creatura da cartolina. I neri capelli sciolti sulla spalla, un vestito di seta ricamata, il volto antico di una musa, poesia silenziosa, nella quale cerco di perdermi e annullarmi. Chiudo gli occhi.
Il teatro senza poesia è solo una povera messa in scena.
Rivedo la donna, tiene lucciole nella mano.
Sono tante farfalle fosforescenti, piccole butterflies in volo, petali che si staccano da un ramo fiorito. Un corteo di nozze si snoda, si avvicina al sommo del pendio. «Ecco son giunte». Compare la figura graziosa di una musmè: «Amore mio!» Una supplica per dimenticare la propria gente, un bisogno di oblio dentro una solitudine che non conosce confini. Amare per dimenticare. Amare per ricominciare, per credere, illudersi, sperare un altro destino. Per sanare il lutto, la ferita inferta dalla perdita del padre. «Cose del mondo». Poi la katana del padre avvolta nella stoffa viene riposta, il cielo s’illumina di stelle e i corpi palpitano, vibrano, si richiudono silenziosi nella notte. Mi basta conservare pochi elementi da trasformare ancora nel terzo atto. La soglia della porta della nuova casa diverrà la soglia della porta sacra, il Torii, che si staglierà nel cielo pieno di stelle lontane. La katana riemergerà da una coltre di neve che copre il giardino per recidere ogni illusione.
Respiro in Butterfly il profumo di un’antica tragedia.
A volte è una singola parola, una sola frase a calamitare tutte le mie attenzioni, a costituire l’elemento dominante da cui si dipanano le indicazioni fondamentali. Apro le pagine dello spartito del secondo atto. Vedo Butterfly di spalle, «… lungi piangendo nella deserta immensità». Attende. Attende che qualcuno torni e ancora cambi la sua vita. Butterfly china davanti ai pochi oggetti lasciati da Pinkerton, un baule, una foto, un cannocchiale di marina, una bibbia. Avvolta nel dolore, sordo, vilipeso, ostinato, come il suo segreto. La luce sulla scena disegna un cielo saturo di umidità, giallo grigio, poi azzurro verdognolo, poi violaceo.
Lo spazio scenico diventa lo sfondo emozionale, la proiezione del dramma intimo.
Penso ai macchiaioli, ritrovo una stampa di Torre del Lago, la consegno allo scenografo perché la trasformi in una stampa giapponese e febbrile veglio insonne. Veglio su quella che sto trasformando nella mia visione di Butterfly. Come il waki, che nel teatro No descrive il viaggio dello shite, il personaggio principale del dramma. Al punto che talora lo shite viene definito come una visione del waki. Non mi pongo il problema di essere un regista di tradizione o d’innovazione, di assecondare le convenzioni o di trasgredire, di rispettare le didascalie o di gettarle al vento. In Butterfly voglio rendere scenicamente la struggente fragilità di tutto ciò che è bello in una trascrizione personale sospesa tra realtà e sogno, permeata di poesia. Attraversando l’opera passo silenzioso, cercando di cogliere il più piccolo respiro, pronto a ritirarmi al momento opportuno. Per questo non mi preoccupo durante il coro muto e l’intermezzo tra secondo e terzo atto d’inserire la figura di un viandante, un monaco, un pellegrino che attraversa la scena. Forse l’anima antica del Giappone, l’ombra sacra del padre, il destino di Butterfly, il waki o forse ancora una proiezione di me stesso, lascio ad altri la chiave dell’enigma la cui soluzione può rimaner chiusa o sbocciare come un fiore in ogni singolo spettatore. Credo che un regista debba saper accompagnare e sostenere una visione, renderla chiara e nello stesso tempo custodire qualcosa di ambiguo e misterioso. Il viandante è un po’ come il motociclista che attraversa Amarcord di Fellini o il samurai con la lancia in Zatoishi di Kitano.
Perché nulla è soltanto ciò che è, e nulla è soltanto ciò che sembra.
I cantanti lasciano il teatro, vanno via anche i tecnici. Rimango solo sulla scena del finale. Rileggo alcuni passi di un libro di Mishima La luna sull’acqua. Poi vado in direzione del Torii. Mi genufletto, prendo fra le mani la katana. Mi giro di scatto e fendo l’aria rendendo ampio e lento il gesto della spada che rapidamente punto alla gola. Oche selvatiche si alzano in volo sulla superficie del lago. Mi accascio sul tatami. Mi rialzo e percorro di corsa il palcoscenico: ora sono il bimbo, sono Butterfly bambina che vede il padre, sono la sua anima che trasmigra lontano. E allora mi trasformo ancora nel viandante e scivolo sotto il ramo fiorito e m’inginocchio in preghiera.
C’è un dio nascosto in ogni piccola cosa, in ogni gesto, in ogni pensiero, in ogni destino.
Nagasaki dorme. Ha la bellezza antica di una donna dai neri capelli sciolti sulla spalla e un vestito di seta ricamata. La sua poesia era ciò che cercavo, ma solo il teatro mi ha concesso lo spazio per esprimerla e rafforzare il mio legame con il sacro mistero della vita e della sua rappresentazione.
Giulio Ciabatti
CHRISTIAN CAPOCACCIA Direttore
Nato a Roma, ha studiato violino al Conservatorio di Santa Cecilia e con Paolo Ciociola, perfezionandosi a New York con la violinista Nina Belina. In seguito ha studiato composizione con Boris Porena e Luciano Pelosi e direzione d’orchestra con Piero Bellugi e Donato Renzetti. Laureatosi alla Jacobs School of Music, presso l’Università dell’Indiana a Bloomington, ha partecipato a masterclass tenute da Herbert Blomstedt, Gustav Meier e Leonard Slatkin. È stato invitato all’Aspen Music Festival Conducting Fellow, dove ha studiato con David Zinman e Murry Sidlin. Ha ricoperto i ruoli di direttore assistente al Teatro dell’Opera di Dallas, direttore stabile del Fisher Center al Bard College, direttore assistente dello IU New Music Ensemble, professore assistente di direzione d’orchestra presso la State University del New York College a Fredonia. Nella sua carriera, ha diretto varie formazioni orchestrali italiane e straniere, fra cui: Orchestra di Roma e del Lazio, Orchestra da Ballo di Mosca, Orchestra sinfonica Città di Grosseto, Orchestra Città Aperta, International Chamber Ensemble, Orchestra da Camera delle Marche e Orchestra Sinfonica di Pesaro. Nella stagione 2013/14 ha debuttato in primavera alla Manhattan School of Music dirigendo l’Orlando Paladino di Haydn, mentre in autunno presso la Welsh National Opera con Roberto Devereux di Donizetti, diretto in un tour che ha toccato vari teatri del Regno Unito. L’attuale stagione 2014/15 l’ha visto debuttare sul podio della Pittsburgh Symphony Orchestra con la pianista Xiayin Wang e, in settembre, al Teatro dell’Opera di Amarillo con Cavalleria rusticana e Pagliacci. È da tre stagioni direttore della Stamford Young Artists Philharmonic.
FRÉDÉRIC ROELS Regista
Terminati gli studi all’INSAS di Bruxelles, fonda la propria compagnia, Prospéro & Cie, per la quale mette in scena Prospéro suite, Sacre, Aglavaine et Sélysette, Le supplici, Kinderzimmer. All’Opéra Royal de Wallonie è assistente di Claire Servais nella maggior parte delle sue produzioni dal 1995 al 2008. Nel 2000 allestisce per l’Opéra Royal de Wallonie Igiene dell’assassino, nel 2002 Il diario di uno scomparso di Janáček, nel 2006 del Sabotaggio d’amore e nel 2007 The turn of the Screw di Britten all’Opéra Royal de Wallonie. Dall’ottobre 2009 è direttore artistico e generale dell’Opéra de Rouen Haute-Normandie, presso la quale ha creato una compagnia di quattro giovani cantanti lirici e ha supportato i due ensemble vocali stabili, Accentus di Laurence Equilbey e Le Poème Harmonique di Vincent Dumestre. Ha fatto dell’opera partecipativa la punta di diamante del proprio progetto per il pubblico giovane e nel 2013 ha portato sulle scene un concerto interattivo definito «quiz sinfonico». Proseguendo la sua attività di regista e di autore a Rouen, ha allestito e scritto il libretto de L’homme qui s’efface, presentato in anteprima mondiale nel 2011, su musiche di Pascal Charpentier. Nell’ottobre 2012 ha firmato la regia di Carmen, con Vivica Genaux nel ruolo della protagonista, e La damnation de Faust di Berlioz per i teatri di Rouen e di Limoges. Ha anche scritto il libretto per un’opera presentata in anteprima mondiale composta da Michel Fourgon e ispirata al personaggio affascinante e tragico di Lolo Ferrari. Tra i suoi progetti futuri figura un nuova rilettura del Don Giovanni.
BRUNO DE LAVENÈRE Scenografo
Si è laureato presso la rinomata École nationale supérieure des arts et techniques du théâtre a Lione. I suoi lavori annoverano, tra le altre cose: Songs from Before (coreografia Lucinda Childs) all’Opéra national du Rhin e al Théâtre de la Ville, Cendrillon (coreografia Michel Kelemenis) al Grand Théâtre de Genève, L’Homme de la Mancha (regia Jean-Louis Grinda) al Théâtre du Capitole e all’Opéra de Monte-Carlo, Chat perché (regia Caroline Gautier) all’Opéra Bastille, La Reine morte (coreografia Kader Belarbi) al Théâtre du Capitole, La Chartreuse de Parme (regia Renée Auphan) all’Opéra de Marseille, Farnace (regia Lucinda Childs) all’Opéra national du Rhin, Re Orso (regia Richard Brunel) all’Opéra Comique, Carmen e La damnation de Faust (regia Frédéric Roels) all’Opéra de Rouen, The Tender Land e Mesdames de la Halle (regia Jean Lacornerie) all’Opéra de Lyon, Don Quichotte (coreografia Rui Lopes Graça) all’Opéra national du Rhin, Siegfried ou Qui deviendra le seigneur de l’anneau (regia Julien Ostini) al Grand Théâtre de Genève, Doctor Atomic (regia Lucinda Childs) all’Opéra National du Rhin. Al momento sta lavorando a: La vie parisienne di Offenbach all’Opéra National du Rhin, Lucia di Lammermoor (regia Jean-Romain Vesperini) all’Opéra de Rouen, La belle Hélène di Offenbach al Grand Théâtre de Genève e Il trovatore (regia Richard Brunel) all’Opéra de Lille.
LIONEL LESIRE Costumista
Nato nel 1969 in Belgio, pittore ed incisore, si è avvicinato al mondo del teatro come pittore di scena al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles. Assistente a scenografi come Benoît Dugardyn, Antonio Jesús Jara e Rudy Sabonghi, ha creato le sue prime scenografie e costumi per il teatro nel 1992. Nel 2000 ha iniziato la carriera di costumista con Simon Boccanegra (regia Stephen Lawless) al New Zealand Festival di Wellington. Ad oggi, tra scene e costumi, ha firmato una sessantina di produzioni teatrali ed una trentina per l’opera. Tra le produzioni recenti come costumista si citano: La compagnie des hommes di Edward Bond, En douceur et profondeur (regia Inès Rabadán e Lionel Lesire) al Théâtre National de la Fédération Wallonie-Bruxelles, Carmen e La damnation de Faust (regia Frédéric Roels) all’Opéra de Rouen, La bohème all’Opéra Royal de Wallonie, Don Chisciotte in Sierra Morena di Francesco Bartolomeo Conti (regia Stephen Lawless), Lucrèce Borgia di Hugo, La Mort au bal masqué di Brackx, Affabulazione di Pasolini, Non si paga, non si paga! di Fo.
LAURENT CASTAINGT Light designer
Ha alle spalle numerose collaborazioni con nomi quali Alfredo Arias, Bernard Murat, Jean-Louis Grinda, Richard Brunel, Jean-Claude Auvray, René Loyon, Karel Reisz, Hideyuki Yano, Roman Polanski, Gerard Desarthe, François Marthouret, Sylvie Testud, Laure Duthilleul, Madeleine Marion, Pierre Barrat et Marie-Noël Rio, Jean-Claude Berutti, Vincent Delerm, Jean-Louis Grinda, Elsa Rooke, Marguerite Borie e Frédéric Roels (per il quale ha firmato le luci di Carmen e de La damnation de Faust). Ha lavorato nei maggiori teatri del mondo: Opéra Bastille, Odéon, Comedie-Française ed Édouard VII di Parigi, Volksoper di Vienna, Liceu de Barcellona, Opéra di Montecarlo, Opera di Roma, Maggio Musicale Fiorentino, Carlo Felice di Genova, Colón di Buenos Aires, Opera di Hong Kong, Olympia di Dublino. Ha curato inoltre l’installazione in esterni Ecorces vives e lavorato con il disegnatore François Schuiten per A planet of visions nell’ambito dell’Esposizione Universale che ha avuto luogo nel 2000 ad Hannover. Ha ricevuto tre nomine al Premio Molière per il miglior lighting.
SERGIO SIMÓN Coreografo
Nato a Saragozza (Spagna), si è diplomato in arti coreografiche. Danza nei principali ruoli del repertorio classico, collaborando con nomi come Victor Ullate, Nils Cristie, Jiří Kylián, Hans Van Manen, Antonio Gades, Claude Brumachon e Myriam Naisy. Nel 2006 diventa direttore del Ballet de l’Opéra-Théâtre di Limoges. Cura la regia e la coreografia di ‘opere danzate’, a partire dalla musica dei Carmina Burana di Orff (nel 2008), de El amor brujo ed El sombrero de tres picos di De Falla (nel 2009), del Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy e dei Contrastes di Bartók (nel 2010). Roméo, Juliette (musiche originali di Labarsouque) è la prima creazione nel 2010 dedicata all’analisi di personaggi mitici ed è seguita nel 2012 da Quelque chose de Carmen (musiche originali di Garcia-Fons). Nel 2014 cura la coreografia della Suite per pianoforte da Goyescas di Granados.
DIEGO MACCAGNOLA Maestro del coro
Ha compiuto gli studi musicali presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘Gaetano Donizetti’ di Bergamo, dove ha conseguito il diploma di pianoforte con il massimo dei voti e il diploma accademico di secondo livello con lode. Si è esibito come solista e in formazioni da camera in importanti rassegne e festival italiani e stranieri e in sale da concerto quali il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Comunale di Ferrara, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Théâtre entre des Bords de Marne di Parigi, il Théâtre du Merlan di Marsiglia, il Théâtre de la Balsamine di Bruxelles, il Théâtre Pole Sud di Strasburgo e la Maple Hall di Osaka. Dedica particolare attenzione alla musica del Novecento, partecipando tra l’altro all’esecuzione dell’integrale dell’opera pianistica di György Ligeti nel 2003, 2006 e 2007 e di Luciano Berio nel 2013 presso il Museo del Novecento di Milano. Affianca ad un’intensa attività didattica e concertistica come pianista, quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro Costanzo Porta di Cremona, gruppo fondato da Antonio Greco e vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali. Dal 2007 ha collaborato con il Circuito Lirico Lombardo come maestro del coro per diverse produzioni operistiche (Così fan tutte, Die Zauberflöte, Don Pasquale, La figlia del reggimento, Norma, Il cappello di paglia di Firenze, L’Italiana in Algeri). È pianista accompagnatore presso il Conservatorio di Como e docente di pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Bergamo.
MICKAEL SPADACCINI Tenore
Di origine italo-belga, ha studiato con Nicolas Christou e Mirella Freni, perfezionandosi nelle masterclass con Carlo Bergonzi, Nicola Martinucci e Angelo Lo Forese. Attualmente è seguito da Vittorio Terranova. Ha debuttato nel 2008 a Reggio Emilia in Nabucco (Ismaele) e da allora ha cantato ruoli diversi in opere come Werther, Aida, Macbeth, La traviata, Rigoletto, Les contes d’Hoffmann, Edgar, La rondine, Tosca, Madama Butterfly, La bohème, Manon Lescaut, Cavalleria rusticana, Pagliacci, Lohengrin, Carmen, Lucia di Lammermoor, La damnation de Faust. Ha cantato nei teatri di Reggio Emilia, Cagliari, Como, Brescia, Bergamo, Pavia, Cremona, Lucca, Pisa, Ravenna, Ferrara, Modena, Tallinn, Riga, Vilnius, Nancy, Liegi, Gand, Mumbai, Brno, Saarbrücken. Tra i prossimi impegni: Der fliegende Holländer (Erik), Un ballo in maschera (Riccardo) Saarbrücken, Dialogues des carmélites (Le chevalier de la Force) al Petruzzelli di Bari. Nell’aprile 2015 debutterà al Festival di Salzburg in Cavalleria rusticana e Pagliacci, sotto la direzione di Christian Thielemann.
SEBASTIÁN FERRADA Tenore
Nato a Montevideo (Uruguay), inizia a prendere lezioni di canto in Cile mentre studia economia all’Università Cattolica. Nel 2008 si trasferisce a Milano, dove studia con Vincenzo Manno all’Accademia Internazionale della Musica e all’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2011 vince il IX Concorso internazionale ‘Aida’ dell’Arena di Verona. Da allora ha intrapreso svariati ruoli in importanti teatri italiani ed europei: Radamès (Aida) al Teatro Filarmonico di Verona, Pinkerton (Madama Butterfly) al Teatro Argentino di La Plata ed al Teatro Bellini di Catania, Manrico (Il trovatore) all’Opera di Zagabria e al Festival lirico di Massa Marittima. Interpreta inoltre Torbeno (I Shardana di Porrino) al Teatro Lirico di Cagliari e Nemorino (L’elisir d’amore) al Teatro Verdi di Busseto.
ABRAMO ROSALEN Baritono
Nato a Pordenone, collabora con diversi gruppi ed orchestre italiane e straniere. Riscuote un lusinghiero successo nel ruolo di Mustafà (L’Italiana in Algeri) presso il Teatro Comunale di Bologna, il Filarmonico di Verona e nei teatri del Circuito Lombardo. Ha recentemente interpretato Oroveso (Norma) in tournée in Francia, Don Basilio (Il barbiere di Siviglia) al Regio di Torino, Marchese di Calatrava (La forza del destino) al Liceu di Barcellona, Lusignano (Zaira) al Festival di Martina Franca e Lesbo (Agrippina) al Festival di Beaune. È inoltre Monterone (Rigoletto) nei Teatri Comunale di Treviso, Verdi di Padova, Rendano di Cosenza, Arena di Verona e Sparafucile (Rigoletto) al Comunale di Ferrara. Ha interpretato il Commendatore (Don Giovanni), il Gran Sacerdote di Belo (Nabucco), Oroe (Semiramide), Don Magnifico (La Cenerentola), Frère Laurent (Roméo et Juliette), lo zio Bonzo (Madama Butterfly), Ramfis (Aida), Sarastro (Die Zauberflöte), Don Bartolo (Le nozze di Figaro), Tobia Mill (La cambiale di matrimonio) e Gaudenzio (Il signor Bruschino). Il suo repertorio comprende anche musica da concerto sia sacra, sia profana.
LARISSA ALICE WISSEL Soprano
Inizia all’età di sei anni lo studio del violino e del pianoforte a Las Palmas de Gran Canaria. A 13 anni ottiene a Berlino la borsa di studio per giovani talenti dello Julius Stern Institut ed entra nella Universität der Künste sotto la guida di Rudolf Riemer approfondendo il repertorio liederistico con Herbert Kaliga e Maria Ehrke-Urbanovic. Nella Hochschule für Musik ‘Hans Eisler’ entra nella classe di violino di Eberhard Feltz. In Italia inizia i suoi studi con Alessandra Althoff Pugliese; frequenta i corsi di perfezionamento al Mozarteum di Salisburgo e delle masterclass con Bernadette Manca di Nissa, Stefano Giannini, Alfonso Antoniozzi e Marco Berti. Nel 2014 vince il 65° Concorso AsLiCo come esordiente e al Concorso di Rheinsberg a Berlino risulta vincitrice del ruolo della Regina della Notte. A Napoli è vincitrice della IV edizione del Concorso internazionale Santa Chiara, ottenendo il primo premio e il premio della giuria popolare. Attualmente prosegue i suoi studi con Fernando Cordeiro Opa a Bologna.
BIANCA TOGNOCCHI Soprano
Nata a Como, nel 2010 si diploma brillantemente presso il Conservatorio di Milano sotto la guida di Adelina Scarabelli, perfezionandosi poi con Roberto Coviello. È finalista e vincitrice di numerosi concorsi internazionali, tra cui, nel 2014, del 65° Concorso AsLiCo. A partire dal 2010 è impegnata in diverse produzioni AsLiCo: Le nozze di Figaro (Barbarina), La traviata (Annina), La finta semplice (Ninetta). Ha ricoperto anche i ruoli di Serpina (La serva padrona), Livietta (Livietta e Tracollo), Fanny (La cambiale di matrimonio), Giannetta (L’elisir d’amore). Dal 2012 collabora con i Tiroler Festspiele di Erl, diretto da Gustav Kuhn: partecipa a Le nozze di Figaro (Susanna), Don Giovanni (Zerlina) ed è solista nella Messa in si minore e nel Weihnachtsoratorium di Bach; partecipa inoltre in qualità di solista al concerto di inaugurazione del nuovo Teatro di Erl (dicembre 2012) e ai concerti di San Silvestro del 2012 e del 2013. Nel 2014 è Waldvogel (Siegfried) e solista nei Carmina Burana. Dal 2013 è membra dell’Accademia di Montegral fondata da Gustav Kuhn. Nel 2013 partecipa in qualità di solista ad un ciclo di concerti di musica sacra con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, eseguendo la Cantata BWV 199 di Bach. Nel 2014 debutta in Lucia di Lammermoor (ruolo eponimo) presso il Teatro Donizetti di Bergamo, con la regia di Francesco Bellotto e la direzione di Roberto Tolomelli.
MARIA MUDRYAK Soprano
Nata nel 1994 a Pavlodar, in Kazakistan, si diploma a 18 anni con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Milano e studia presso la Scuola musicale di Milano sotto la guida di Carlo Gaifa. Nel 2014 debutta al Teatro Carlo Felice di Genova nei panni di Susanna (Le nozze di Figaro) e nello stesso anno interpreta il ruolo di Musetta (La bohème) al Teatro Rosetum di Milano. Nell’estate 2014 fa parte del Young Singers Project dei Salzburger Festspiele, dove interpreta il ruolo di Clorinda (La Cenerentola) e canta la Spatzenmesse di Mozart alla Kollegienkirche di Salisburgo. Nell’ottobre 2014 inaugura la stagione del Teatro Municipale di Piacenza cantando nel ruolo di Adina (L’elisir d’amore).
ALESSIA NADIN Mezzosoprano
Si è diplomata con il massimo dei voti al Conservatorio di Venezia sotto la guida di Stella Silva e ha debuttato a Venezia al Teatro Piccolo dell’Arsenale interpretando La canterina di Haydn e Il caffè di campagna di Galuppi. Ha partecipato in seguito alle produzioni di Rigoletto, Le nozze di Figaro e Die Zauberflöte per il Circuito Lirico Lombardo, ha cantato la Petite messe solennelle di Rossini al Teatro Verdi di Trieste e interpretato il ruolo di Lola (Cavalleria rusticana) al Teatro Donizetti di Bergamo. Vincitrice nel 2007 del 58° Concorso per giovani cantanti lirici d’Europa, ha cantato il ruolo di Dorabella (Così fan tutte) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Di particolare interesse la sua interpretazione di Vespina (Il matrimonio inaspettato) sotto la direzione di Riccardo Muti al Festival di Salisburgo, con riprese a Pisa, Ravenna e Piacenza. Tra gli impegni delle ultime stagioni: Roméo et Juliette (Stéphano) al Teatro Verdi di Trieste, La Cenerentola (Tisbe) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo e al Teatro Comunale di Piacenza, Le nozze di Figaro (Cherubino) al Teatro La Fenice e al Palau de les Arts di Valencia, Die Zauberflöte (Zweite Dame) al Teatro Regio di Torino, Dido and Aeneas al Teatro Filarmonico di Verona e Così fan tutte (Dorabella) al Teatro Lirico di Cagliari. Attualmente sta cantando nel ruolo di Zerlina (Don Giovanni, regia di Graham Vick, direttore José Luis Gomez-Rios) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo, Dido and Aeneas al Teatro del Maggio Fiorentino e Die Zauberflöte (Zweite Dame) al Teatro Filarmonico di Verona.
ROBERTO COVATTA Tenore
Ha studiato con Rosetta Noli ed ha debuttato a Torino in Turandot (regia Zhāng Yìmóu) nel 1999, cui sono seguiti i debutti a Dublino (Norma nel 2003, Tosca nel 2004), Amsterdam (Rigoletto nel 2004), Venezia (Parsifal nel 2005). A partire dal 2004 viene regolarmente invitato da alcuni dei più prestigiosi teatri e festival europei: Bruxelles (Lucrezia Borgia, Il trovatore, Guillaume Tell, Rigoletto), Amsterdam (Lucia di Lammermoor, Turandot), Baden-Baden (Tosca), Dublino (Le nozze di Figaro, Madama Butterfly, Roméo et Juliette, Tosca), Berna (Les contes d’Hoffmann), Firenze (Gianni Schicchi, Orphée aux Enfers, Madama Butterfly), Milano (Turandot) e Nizza (Turandot). Il suo repertorio spazia dall’opera buffa settecentesca (L’impresario in angustie di Cimarosa, La finta semplice e Bastien und Bastienne di Mozart, Il filosofo di campagna di Galuppi), all’operetta francese (Offenbach, Chabrier) fino al Novecento italiano (I quatro rusteghi di Wolf-Ferrari, Volo di notte di Dallapiccola). È stato diretto, fra gli altri, da Daniele Callegari, Paolo Carignani, Gianluca Martinenghi, Alexander Anissimov, Ingo Metzmacher, Yannick Nézet-Séguin, Julian Reynolds, Juraj Valčuha, Evelino Pidò, Carlo Rizzi e da registi quali Nikolaus Lehnhoff, Robert Carsen, Denis Krief, Dieter Kaegi, Elena Barbalich, Guy Joosten e Federico Grazzini. Per il Circuito Lirico Lombardo ha cantato ne Il cappello di paglia di Firenze di Rota (Felice).
NADIYA PETRENKO Mezzosoprano
Ha studiato all’Accademia musicale di Leopoli, all’Accademia Musicale di Mosca e all’Università di Princeton. Ha cantato al Teatro d’opera di Leopoli ed è stata prima solista presso la Filarmonica di Crimea, la Radio Statale dell’Ucraina, la Sala Nazionale dei Concerti di Kiev e il Teatro d’Opera Sperimentale di Kiev. Nel 2000 si è trasferita in Italia. È stata premiata in diversi concorsi, vincendo il primo premio assoluto al X Concorso internazionale ‘Riviera della Versilia’ e al Concorso internazionale ‘Nino Carta’ di Moncalieri. Tra i ruoli debuttati in Italia, si ricordano: nel 2004 Madelon (Andrea Chénier) a Lecce, Brescia, Bergamo, Pavia e Cremona; Santuzza (Cavalleria rusticana) a Cremona; Fenena (Nabucco) a Bassano del Grappa e Jesolo. Nel 2005 è Amneris (Aida) a Reggio Calabria e Maddalena (Rigoletto) a Cremona, Pavia, Bergamo, Brescia e Como, mentre nel 2006 è Emilia (Otello) a Rovigo, Bolzano, Rimini, Ravenna e La principessa di Bouillon (Adriana Lecouvreur) a Neustrelitz. Nel 2007 ha interpretato Maddalena (Rigoletto) e Amneris (Aida) al Festival Narni Opera e Preziosilla (La forza del destino) a Malta. Nel 2008 partecipa alla produzione de Der Rosenkavalier al Teatro Carlo Felice di Genova e a Gianni Schicchi e La Medium nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Nel 2009 è Maddalena (Rigoletto) e Zita (Gianni Schicchi) a Lecce. Nel 2011 canta nel ruolo di Gertrude (Roméo et Juliette), nel 2012 interpreta Giovanna (Ernani) e nel 2013 Mary (Der fliegende Holländer).
MARIANO BUCCINO Basso
Nato nel 1987 e allievo del soprano Michela Sburlati, ha preso parte a masterclass con Roberto Scandiuzzi, Alfonso Antoniozzi, Marco Berti e Renata Scotto (Opera Studio Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2012). In seguito alla vittoria del 65° Concorso AsLiCo, debutta nel 2014 all’interno del progetto Opera domani Aida (Re/Ramfis), sotto la direzione di Pietro Billi e con la regia di Stefano Simone Pintor. Attualmente canta per il Circuito Lirico Lombardo nel ruolo del Commendatore (Don Giovanni, regia Graham Vick, direttore José Luis Gomez-Rios). Ha al suo attivo numerosi concerti di musica da camera e sinfonica.
MATTEO FALCIER Tenore
Nato a Magenta, si diploma nel 2009con il massimo dei voti sotto la guida di Gianni Mastino presso il Conservatorio di Milano. Ha debuttato come solista nel 2005 in un concerto organizzato dal Teatro alla Scala presso la Basilica di San Marco a Milano diretto da Bruno Casoni. Nel 2007 debutta nel ruolo di Alfredo (La traviata) con la Compagnia d’opera italiana e della Schlote di Salisburgo in una tournée in Germania, Austria e Norvegia. Recentemente ha cantato Il matrimonio segreto (Paolino) al Festival di Stresa, La scala di seta (Dorvil) per il Ticino Musica, Norma (Flavio) ed Ernani (Don Riccardo) a Sassari, Lucia di Lammermoor (Arturo) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo e Il matrimonio segreto (Paolino) al Teatro Regio di Torino. Finalista in molti concorsi, nel gennaio 2012 risulta idoneo al 63° Concorso AsLiCo e nell’aprile 2012 è finalista al Concorso ‘Ferruccio Tagliavini’. Nel 2012 viene selezionato come allievo effettivo per i corsi di perfezionamento per solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Tra gli ultimi impegni, si segnalano: Il matrimonio segreto (Paolino) a Lucca e Ravenna, Falstaff (Bardolfo) a Ravenna e in altri teatri dell’Emilia Romagna.
VINCENZO NIZZARDO Baritono
Nato nel 1987, inizia lo studio della musica all’età di 6 anni e si iscrive al Conservatorio di Reggio Calabria, dove consegue il diploma in canto con il massimo dei voti e la menzione speciale. Tra i ruoli debuttati: Dulcamara (L’elisir d’amore) al Teatro di Reggio Calabria e Figaro (Il barbiere di Siviglia) al Teatro di Cosenza nel 2013 e al Teatro Valli di Roma nel 2014. Tra le sue esperienze artistiche, si segnalano anche alcune partecipazioni ad importanti musical: è stato Pierre delle Vigne (Federico II – La danza del Falcone di Antonio Maiello) al Teatro Massimo di Palermo, Pirandello di Agrigento, Liryk di Assisi; Frollo (Notre-Dame de Paris di Riccardo Cocciante) all’Arena di Verona, Teatro Regio di Parma, Gran Teatro di Roma, Carlo Felice di Genova, Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago, Anfiteatro di Piazzola sul Brenta, Anfiteatro in Fiera di Cagliari, Piazza Santa Croce a Firenze, Arcimboldi di Milano, Acciaieria Sonora di Napoli, Forum Eventi di San Pancrazio Salentino, PalaTrieste, PalaCatania, Pala Arrex di Jesolo, PalaLivorno, PalaEvangelisti di Perugia, Palaolimpico di Torino, Unipol Arena di Bologna. Ha partecipato a svariate competizioni, vincendo il primo premio al Concorso nazionale ‘P. Benintende’, al Concorso internazionale ‘O. Stillo’ di Paola, alla VI Selezione internazionale ‘F. Chopin’ tenutasi a Gizzeria Lido (Lamezia Terme) e il premio speciale di miglior voce calabrese al XIV Festival internazionale ‘R. Leoncavallo’ di Montalto Uffugo.