2013 Tancredi
2013 Tancredi
2013 Tancredi
2013 Tancredi

2013 Tancredi

Melodramma eroico in due atti. Musica di Gioachino Rossini. Libretto di Gaetano Rossi, da Tancrède di Voltaire.
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 6 febbraio 1813

Tancredi Teresa Iervolino
Amenaide Sofia Mchedlishvili
Argirio Mert Süngü
Orbazzano Alessandro Spina
Isaura Raffaella Lupinacci
Roggiero Alessia Nadin

Direttore
Francesco Cilluffo

Regia e scene
Francesco Frongia

Costumi Andrea Serafino
Light designer Nando Frigerio

Maestro del coro Diego Maccagnola

Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo

Nuovo allestimento

Opera rappresentata con sovratitoli

 

 

Antefatto
Al volgere dell’anno mille, la Sicilia era ancora teatro di feroci lotte tra Saraceni e l’impero di Bisanzio; orgogliosa della propria libertà, la città di Siracusa, sebbene sconvolta da lotte interne tra le famiglie patrizie di Argirio e Orbazzano, tentava di conservare l’indipendenza da entrambi i poteri. Il giovane siracusano Tancredi, discendente di una nobile e ricca famiglia normanna, era stato cacciato dalla città per le invidie di alcuni potenti e, ingiustamente accusato di fedeltà alla corte bizantina, condannato come traditore. Amenaide, figlia di Argirio, avendo vissuto per qualche tempo a Bisanzio, era stata corteggiata da Tancredi e dal temuto tiranno saraceno Solamir: la giovane, dopo aver giurato il suo amore a Tancredi, era tornata dal padre a Siracusa.

Atto I
A Siracusa, i membri delle due opposte fazioni cittadine, guidate da Orbazzano e da Argirio, si riuniscono per la riconciliazione: giurano fedeltà alla patria nella lotta contro il saraceno Solamir. Argirio promette in sposa la propria figlia Amenaide ad Orbazzano, l’antico nemico, per rendere più salda l’unione tra i due partiti. Il gesto è anche una sfida rivolta a Solamir, che ha offerto la pace a Siracusa chiedendo in cambio Amenaide come sua sposa. La figlia di Argirio, che ha appena spedito una lettera a Tancredi, rimane sconvolta all’annuncio delle intenzioni del padre. Tancredi intanto sbarca con il fido Roggiero, che invia da Amenaide per informarla che un ignoto cavaliere desidera parlarle. Giungono Amenaide e Argirio: questi, appreso che Tancredi è sbarcato in Sicilia, vuole affrettare le nozze; ma la ragazza esita, e Argirio la minaccia. Incontra dopo poco Tancredi, che esorta a fuggire per non essere condannato. Credendo che Amenaide gli sia infedele, Tancredi va da Argirio prima che si compiano le nozze tra lei e Orbazzano, e si offre come difensore di Siracusa. Alla vista di Tancredi, Amenaide giura che non sarà mai sposa di Orbazzano. Questi mostra la lettera di Amenaide – che tutti, Tancredi compreso, ritengono indirizzata a Solamir – nella quale la giovane invitava il destinatario a rientrare in Sicilia; Amenaide non può rivelare la verità, poiché teme di far scoprire Tancredi, e viene così condotta in carcere.

Atto II
Orbazzano reca la sentenza del senato, che condanna a morte Amenaide. Argirio, diviso tra ragion di stato e affetto paterno, sospende il giudizio: prima vuole affrontare Solamir, creduto il seduttore di Amenaide. Argirio, deciso a morire con la fanciulla, si reca con Orbazzano a prelevarla nelle carceri per condurla al patibolo. Si presenta l’ignoto cavaliere, che sfida Orbazzano per difendere la fanciulla. Tancredi promette ad Argirio di salvare Amenaide, la quale prega per il suo amato. Il giubilo del popolo annuncia la vittoria di Tancredi e l’uccisione di Orbazzano. Tancredi, ancora senza svelarsi, annuncia che partirà subito per una destinazione ignota. Invano giunge a trattenerlo Amenaide che egli crede colpevole di infedeltà: Tancredi non vuole ascoltare alcuna discolpa. Roggiero, rimasto solo, apprende da Isaura che Amenaide non ha tradito Tancredi e spera che presto la pace torni a regnare tra i due amanti. Tancredi lamenta la propria sorte: non può cessare di amare colei che l’ha tradito. Giungono intanto Amenaide e Argirio con altri paladini per chiedere al valoroso ignoto cavaliere di guidarli nell’ora del pericolo contro i feroci Saraceni. Amenaide, allora, svela al padre l’identità di Tancredi: questi ha dimostrato di non essere un traditore ed ora è pronto a condurre i Siracusani per salvare la patria. Amenaide tenta nuovamente di convincere l’amato della propria innocenza, ma Tancredi, sconvolto dal dolore, non la lascia parlare e si lancia verso la battaglia decisiva seguito da Argirio. Poco dopo rientrano Argirio e i cavalieri: Tancredi ha riportato piena vittoria sul nemico, ma è stato ferito a morte e invoca il nome di Amenaide. Entrano i cavalieri, portando l’eroe morente. Tancredi apprende da Argirio che la lettera che credeva inviata a Solamir era in realtà destinata a lui. Convinto finalmente dell’innocenza e dell’amore di Amenaide, chiede ad Argirio di unire la sua destra a quella della figlia e, dopo aver vissuto per vendicare la patria e la sua donna, muore amato da entrambe.

L’ABISSO DELLA PERDITA
di Francesco Cilluffo

In questa produzione di Tancredi abbiamo scelto di proporre il finale di Ferrara, frutto dell’influenza su Rossini dell’ambiente ferrarese vicino al primo Romanticismo italiano (e a Foscolo in particolare). Questo finale, sorprendentemente moderno nel suo essere ‘aperto’, pone lo spettatore di fronte a una morte irrazionale, sospesa tra la stoica accettazione della fine dell’eroe e lo stupore umano per il venire meno della vita. L’ombra della perdita, intuita nei momenti di sconforto amoroso nella partitura («Ah che scordar non so», nel secondo atto) o di pericolo (l’aria di prigionia di Amenaide), viene spesso suggerita dall’abbassamento cromatico del sesto grado da maggiore a minore, un topos del Rossini serio, che arriverà a caratterizzare il sovrannaturale in Semiramide, ultima opera seria per Venezia (Tancredi era stata la prima).

Nella mia concertazione, e in alcune cadenze da me suggerite ai cantanti, ho voluto mantenere una certa enfasi su questo aspetto romantico della partitura, sottolineando come Rossini sia riuscito a proporci uno squarcio di mondo dove la sofferenza e la serenità sono compagne della medesima esperienza; i personaggi contemplano l’abisso della perdita, attraverso uno sguardo che però unisce nobiltà neoclassica a sublime romantico. Tale equilibrio si rispecchia anche nella scelta costante di tonalità maggiori (l’introduzione dell’aria di prigionia di Amenaide nel secondo atto e il coro funebre finale sono gli unici brani dell’opera in tonalità minori), che rendono persino più struggente e tristemente quotidiani l’addio e la sofferenza, contribuendo ad una vasta galleria musicale dell’addio che va dal Auf dem Strom di Schubert alla fine di Das Lied von der Erde di Mahler ma anche al più solare del Campiello di Wolf-Ferrari.

Nel suo essere opera di gusto classico e sereno (secondo Stendhal la più perfetta di Rossini), Tancredi si pone come curioso esempio di teatro classico che si basa sul valore modernissimo dell’incomunicabilità tra i personaggi. L’assurdità del dramma (che è un ‘non dramma’) viene esaltata dall’erompere di alcuni meccanismi musicali dell’opera buffa, come nel finale primo, che accentuano con i loro tic lo smarrimento dei personaggi in una rete di reazioni inspiegabili dei quali sono marionette involontarie.

«Un solo accento tutto cangiar potrà d’aspetto» dice Isaura verso la fine del Tancredi di Rossini. Ma questo accento, nella versione di Ferrara, non arriva. Il silenzio di Amenaide, donna, e quindi vittima di regole e codici che le impongono di subire accuse ingiuste, si romperà solo di fronte a Tancredi morente, quando sarà ormai troppo tardi e la musica si spegnerà.

MORIRE D’AMORE
di Francesco Frongia

Si può ancora morire d’amore?

Quando ho cominciato a lavorare sul Tancredi di Rossini ho pensato in un primo tempo, tratto in inganno dalla definizione di melodramma eroico, di dovermi occupare di combattimenti con spade e scudi, di duelli e di battaglie, ma già al primo ascolto le armi, l’eroismo, lo spirito guerriero sono ben presto passati in secondo piano e alla ribalta si è affacciato il vero nucleo dell’azione: la storia dell’amore puro, ideale – ed impossibile – di Tancredi e Amenaide. Rossini gioca con la materia del cuore, impone al destino l’incontro proibito tra due giovani che hanno vissuto separati fin dall’adolescenza: Tancredi esiliato ragazzo da una faida politica e Amenaide, che, come vuole la più classica tradizione romantica, mai ha smesso di amare proprio chi gli è stato proibito di amare. La loro passione è tanto smisurata, tanto assoluta da varcare i confini banali di ‘una normale sensatezza’. E questo trasforma il loro sentimento in un poema di amore e distruzione.

La storia che il libretto racconta, ambientata a Siracusa nell’anno 1005, in una città libera, ma minacciata da Bizantini e assediata dai Saraceni, mi ha subito richiamato alla mente le feste popolari – particolarmente vivaci nei paesi del sud del Mediterraneo – che a quel mondo e a quegli episodi si ispirano: i combattimenti di Moros y Cristianos nelle Baleari, la spendida saga dei Pupi in Sicilia, le sfarzose cavalcate sarde. È la festa di piazza, o, più in particolare, il momento della sua preparazione, la cornice in cui si svolge la nostra versione di Tancredi, il palcoscenico su cui si affacciano popolo e protagonisti: un microcosmo di personaggi che vestono gli abiti del nostro passato più recente per evocare una storia lontana nel tempo. La scena non vuole ricreare un luogo preciso ma evoca ed echeggia temi iconografici ed elementi folklorici presenti in tutti i paesi del nostro sud, e del sud dell’Europa più in generale. La Puglia, la Sicilia, la Sardegna, ma anche Maiorca e le isole greche si uniscono a evocare un luogo della mente dove nulla deve essere ‘veristico’, perché tutto possa essere ‘vero’. E il tempo del nostro racconto è un tempo in cui una guerra è finita da poco, ma in cui la voglia di far festa e di lasciarsi alle spalle violenza e rovina non riesce ancora a sopire conflitti e ferite troppo recenti – o troppo antiche – per essere dimenticate. Un tempo dunque che è una specie di dejà vu storico, che non vuole però imporre letture forzate e parallelismi meccanici.

Verso il finale dell’opera Tancredi canta: «Non sa comprendere il mio dolore chi in petto accendersi non sa d’amor». È una frase che, se ripensiamo ai nostri amori giovanili, ai tormenti dell’amore incompreso che da sempre rendono eroica qualunque adolescenza, è di una concretezza psicologica straordinaria. Quel senso di ‘assoluto’ che nella giovinezza accompagna gli amori impossibili , quel senso di tragedia a cui Amenaide, unico personaggio sanamente vitale del dramma, cerca di ribellarsi per seguire il proprio desiderio, sfidando l’ostilità paterna che le impone un matrimonio di convenienza, condurrà Tancredi alla perdita della vita. Fino all’ultimo la sua amata cercherà di farlo uscire da quest’ossessione autodistruttiva, di scaldarlo ai raggi di un amore più solare. Ma noi sappiamo che per amore si può morire. Non è facile da accettare, certo, ma succede in continuazione e, se esiste qualcosa che si può definire ‘natura umana’, sicuramente il binomio Amore e Morte ne fa parte dalla notte dei tempi. La scelta di proporre per questa edizione del Tancredi la versione tragica del finale ci è quindi sembrata più coerente con le premesse drammaturgiche del libretto e soprattutto col clima del racconto musicale: ci permette di scoprire un Rossini malinconico, profondo e modernamente lucido nell’analizzare il lato oscuro del sentimento amoroso, l’altra faccia delle passioni giovanili, quell’assoluto che diventa attrazione per il vuoto, autodistruzione. Forse, se consideriamo che scrisse l’opera a ventun’anni, era ancora vivo in lui il ricordo dei tormenti e delle ferite dei suoi amori giovanili.

FRANCESCO CILLUFFO Direttore Nato a Torino nel 1979, si è diplomato in direzione d’orchestra e in composizione presso il Conservatorio della sua città, laureandosi anche in storia della musica al DAMS. A Londra ha conseguito un master alla Guildhall School of Music and Drama e un dottorato al King’s College, perfezionandosi nel frattempo con Michael Tilson Thomas (London Symphony Orchestra), Gianluigi Gelmetti (Accademia Chigiana di Siena) e Iván Fischer (Budapest Festival Orchestra). Nell’estate 2010 ha diretto una nuova produzione de Le nozze di Figaro al Festival Internazionale di Byblos. Ha lavorato poi come direttore assistente all’Opéra National du Rhin di Strasburgo per Simon Boccanegra (regia Keith Warner), al Teatro La Fenice di Venezia per Intolleranza 1960 di Nono (regia Luca Ronconi) e all’Opera di Copenhagen per Semiramide (regia Nigel Lowery). Nel 2011 ha diretto una nuova produzione di The Servant di Marco Tutino al Teatro Rossini di Lugo di Ravenna con elementi dell’Orchestra Arturo Toscanini di Parma. Ha diretto poi Das Lied von der Erde di Mahler al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca. Tra le sue apparizioni più recenti si ricordano: LArlesiana di Cilea per l’apertura della stagione 2013/14 del Teatro Pergolesi di Jesi (filmato in DVD per la Dynamic); Cavalleria rusticana al Teatro Nuovo di Sassari; una nuova produzione de Il trovatore per l’AsLiCo, che ha toccato i teatri storici della Lombardia ed è stata poi replicata al Teatro Nuovo di Milano e al Festival ‘Como Città della Musica’; Der König Kandaules di Zemlinsky (prima italiana) al Teatro Massimo di Palermo. Tra gli impegni futuri, si segnalano la Sinfonia n. 14 di Šostakovič con l’Orchestra Filarmonica di Torino e una nuova produzione di Manon Lescaut per l’inaugurazione della nuova Opera di San Antonio (Stati Uniti). Come compositore, ha conseguito un dottorato al King’s College di Londra studiando con Robert Keeley e George Benjamin ed ha all’attivo commissioni ed esecuzioni da istituzioni quali: Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Electra Ensemble di Amsterdam, Università di Graz, Chicago Arts Orchestra e Dicapo Opera Theatre di New York per il quale ha scritto una nuova opera, Il caso Mortara, andata in scena nel 2010. Nell’ambito del festival ‘Incontri in Terra di Siena 2012’ ha diretto in prima mondiale il suo ciclo vocale The Land to Life again.

FRANCESCO FRONGIA Regista e scenografo Nasce artisticamente all’interno del Teatro dell’Elfo di Milano. Da anni alterna l’attività di videomaker con quella di regista teatrale di prosa e musica. Nel 2003 la regia di sdisOrè di Giovanni Testori segna il suo primo importante successo di critica. Seguono quindi le regie per: La tempesta di William Shakespeare, Lignorante e il folle di Thomas Bernhard, Lultima recita di Salomé di Oscar Wilde a quattro mani con Ferdinando Bruni, Nel buio dellAmerica di Joyce Carol Oates, Cassandra di Christa Wolf e Rosso di John Logan. Molte anche le regie di spettacoli musicali: per i La Crus ha messo in scena La costruzione di un amore e Cuore a nudo; per l’ensemble Sentieri selvaggi Luomo che scambiò sua moglie per un cappello di Michael Nyman, Non guardare al domani e Io Hitler di Filippo Del Corno al Festival MiTo. Inoltre ha collaborato con Elio De Capitani al Simon Boccanegra per il Teatro La Fenice di Venezia e con Ferdinando Bruni nel 2008 per il Circuito Lirico Lombardo ha curato i video per Carmen. Con Silvia Colasanti ha creato Il sole, di chi è? e Faust, mentre per Lorenzo Ferrero ha creato Le piccole storie e ha collaborato a Risorgimento!. Il suo ultimo lavoro è stato Alice Underground, esperimento di cartoon teatrale da Lewis Carroll, ancora in collaborazione con Ferdinando Bruni.

ANDREA SERAFINO Costumista Nato a Milano nel 1974, si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera in Tecnica del costume e Scenografia nel 1996. Ha affiancato come assistente alle scene e ai costumi capisaldi del teatro d’avanguardia, come Ferdinando Bruni, Andrea Taddei, Armando Pugliese). Dal 1996 collabora alle scene ed ai costumi con diverse realtà teatrali italiane: Teatro Stabile di Catania (Il segno verde da Pier Maria Rosso di San Secondo, Le città del mondo di Elio Vittorini, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, Goldoni e le sue sedici commedie nuove di Paolo Ferrari), Teatro dell’Elfo di Milano (sdisOrè di Giovanni Testori, Romeo e Giulietta di William Shakespeare, The History Boys di Alan Bennet, Angels in America di Tony Kushner, Nel buio dellAmerica di Joyce Carol Oates) e compagnie private (Gianmarco Tognazzi in Un nemico del popolo di Henrik Ibsen, Alessandro Preziosi in Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand, Elena Sofia Ricci in Come tu mi vuoi di Luigi Pirandello, Giuliana Lojodice con Danza di morte di August Strindberg), lavorando anche per il cinema (Lezioni di cioccolato 2 di Alessio Maria Federici, Il Sud è niente di Fabio Mollo, La paura di Leonardo Di Costanzo).

DIEGO MACCAGNOLA Maestro del coro Ha compiuto gli studi musicali presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘Gaetano Donizetti’ di Bergamo, dove ha conseguito il diploma di pianoforte con il massimo dei voti e il diploma accademico di secondo livello con lode. Si è esibito come solista e in formazioni da camera in importanti rassegne e festival italiani e stranieri e in sale da concerto quali il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Comunale di Ferrara, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Théâtre entre des Bords de Marne di Parigi, il Théâtre du Merlan di Marsiglia, il Théâtre de la Balsamine di Bruxelles, il Théâtre Pole Sud di Strasburgo e la Maple Hall di Osaka. Dedica particolare attenzione alla musica del Novecento, partecipando tra l’altro all’esecuzione dell’integrale dell’opera pianistica di György Ligeti nel 2003, 2006 e 2007 e di Luciano Berio nel 2013 presso il Museo del Novecento di Milano. Affianca ad un’intensa attività didattica e concertistica come pianista, quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro Costanzo Porta di Cremona, gruppo fondato da Antonio Greco e vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali. Dal 2007 ha collaborato con il Circuito Lirico Lombardo come maestro del coro per diverse produzioni operistiche (Così fan tutte, Die Zauberflöte, Don Pasquale, La figlia del reggimento, Norma, Il cappello di paglia di Firenze, L’italiana in Algeri). È pianista accompagnatore presso il Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Como e docente di pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘Gaetano Donizetti’ di Bergamo.

TERESA IERVOLINO Mezzosoprano Nasce a Bracciano nel 1989 e all’età di otto anni inizia a studiare pianoforte. Successivamente decide di dedicarsi al canto lirico, continuando parallelamente lo studio del pianoforte e affiancando quello di composizione. Nel 2007 viene ammessa al Conservatorio ‘Domenico Cimarosa’ di Avellino, dove consegue nel 2011 il diploma di canto con il massimo dei voti e lode. Si perfeziona successivamente con una serie di masterclass sotto la guida di Domenico Colajanni, Alfonso Antoniozzi, Daniela Barcellona, Bernadette Manca Di Nissa, Bruno Nicoli e Stefano Giannini. Nel 2012 è vincitrice del 63° Concorso AsLiCo (categoria esordienti) e del Primo Premio al Concorso Lirico Internazionale ‘Città di Bologna’ e dei Premi speciali ‘Gigliola Frazzoni’ e ‘Anselmo Colzani’. Ancora nel 2012, è vincitrice del Primo Premio ai Concorsi Lirici Internazionali ‘Salicedoro’, ‘Maria Caniglia’ ed ‘Etta Limiti’. Debutta al Teatro Filarmonico di Verona nel maggio dello stesso anno con Pulcinella di Stravinskij, al quale seguono Rigoletto (Maddalena) a Chieti, L’italiana in Algeri (Isabella) a Como e Ravenna, Il piccolo spazzacamino (Miss Baggott) al Teatro Regio di Torino e Il matrimonio segreto (Fidalma) al Festival di Spoleto. Nel 2013 vince il 64° Concorso AsLico per il ruolo di Tancredi. Tra i suoi impegni recenti e futuri, si segnalano i debutti in Lucrezia Borgia (Maffio Orsini) a Padova e ne La pietra del paragone (La Marchesa Clarice) al Théâtre du Châtelet a Parigi.

MERT SÜNGÜ Tenore È nato ad Istanbul, dove si è diplomato in Arte dello spettacolo e dell’opera presso il Conservatorio ‘Mimar Sinan’. In Italia ha seguito masterclass con Luciana Serra, Stefania Bonfadelli, Sonia Prina, Alfonso Antoniozzi, Raúl Giménez, Antonio Juvarra, David Jones e Anna Vandi. Nel 2012 entra a far parte del programma giovani della Semperoper di Dresda, partecipando alle produzioni: Die Fledermaus, Idomeneo, Don Giovanni, Cosi fan tutte, Le nozze di Figaro, Il barbiere di Siviglia. Presso il Teatro dell’Opera di Istanbul è Rinuccio (Gianni Schicchi), Nemorino (L’elisir d’amore), Prologue/Peter Quint (The Turn of the Screw di Britten). A Berlino e a Dessau partecipa a Hin und Zurück (Der Weise) di Hindemith. È Gustave (Pomme d’api di Offenbach) presso il Teatro Pergolesi di Jesi e il Teatro Rossini di Lugo di Ravenna. Nell’ambito del Festival della Valle d’Itria a Martina Franca prende parte alla Messa di Santa Cecilia di Alessandro Scarlatti ed è tenore solista nella Petite messe solennelle di Rossini; sempre a Martina Franca, prende parte alle produzioni di Rodelinda di Händel (Grimoaldo), Aureliano in Palmira di Rossini (Aureliano), Il convitato di pietra di Tritto (Don Giovanni). Ha collaborato con direttori, quali: Michele Mariotti, Christian Thielemann, Julia Jones, Julian Kovatchev, Alexander Joel.

SOFIA MCHEDLISHVILI Soprano Nasce nel 1989 a Tbilisi. Inizia lo studio del canto nel 2007 sotto la guida di Nodar Andghuladze presso il Conservatorio della sua città. Nel 2008 vince la borsa di studio ‘Maia Tomadze’ e nel 2010 il Concorso ‘Lado Ataneli’. Nel 2011 debutta nel ruolo di Susanna (Le nozze di Figaro) e prende parte all’Opera Festival di Augsburg. Nel 2012 è ospite del prestigioso Festival ‘Rossini in Wildbad’ e nello stesso anno debutta nei Carmina Burana di Orff a Tbilisi e in Lucia di Lammermoor a Jesi e Fermo (regia di Henning Brockhaus, direttore Matteo Beltrami). Nel 2013 vince il 64° Concorso AsLiCo (per il ruolo di Amenaide), partecipando poi al Festival ‘Como Città della Musica’ cantando ancora nei Carmina Burana. Nel giugno dello stesso anno debutta in Gilda (Rigoletto) al Teatro Petruzzelli di Bari (regia Denis Krief, direttore Carlo Rizzari), ricevendo consensi di critica e pubblico. È stata ammessa e frequenterà il corso di perfezionamento per cantanti lirici presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2014 debutterà in Norina (Don Pasquale) a Jesi e Fermo.

ALESSANDRO SPINA Basso Ha studiato canto presso il Conservatorio di Milano. Ha collaborato con importanti registi, quali: Cristina Pezzoli, Ivan Stefanutti, Stefano Vizioli, Robert Carsen, Gino Zampieri, Roberto De Simone, Stéphane Braunschweig, Micha van Hoecke, Joseph Franconi Lee, Hugo De Ana, Daniele Abbado, Damiano Michieletto, Massimo Gasparon, Luca De Fusco, Giorgio Ferrara, Ruggero Cappuccio, Sam Brown, Leo Muscato. Fra i direttori d’orchestra con cui ha lavorato: Bruno Casoni, Maurizio Benini, Aldo Sisillo, Giacomo Sagripanti, Carlo Montanaro, Stefano Ranzani, Daniele Callegari, Francesco Maria Colombo, Daniele Gatti, Wolfgang Sawallisch, Massimo Zanetti, Pier Giorgio Morandi, Michele Mariotti, Roberto Abbado, Riccardo Muti, Andrea Battistoni, Corrado Rovaris, Christian Capocaccia, Gaetano d’Espinosa, Francesco Lanzillotta. Si è esibito in importanti teatri, fra i quali: Scala di Milano, Opera di Roma, La Fenice e Malibran di Venezia, Arena di Verona, San Carlo di Napoli, Regio di Parma, Comunale di Bologna, Verdi di Trieste, Nuovo di Spoleto, Verdi di Pisa, Goldoni di Livorno, il Giglio di Lucca, Alighieri di Ravenna. Ha interpretato i ruoli di Don Alfonso (Così fan tutte), Frère Laurent (Roméo et Juliette), Lunardo (I quatro rusteghi), Angelotti (Tosca), Colline (La bohème), Don Pasquale (Don Pasquale), Capellio (I Capuleti e i Montecchi), Ludovico (Otello) per il Circuito Lirico Lombardo, Simone (Gianni Schicchi), Zuniga (Carmen). Ha partecipato all’inaugurazione della stagione 2009 del Teatro alla Scala nel Don Carlo diretto da Daniele Gatti.

RAFFAELLA LUPINACCI Mezzosoprano Nata nel 1984, frequenta il Conservatorio di Cosenza, dove si diploma in canto lirico. Prosegue gli studi di perfezionamento con Mirella Freni, Carlo Desderi e Fernando Opa. A 17 anni partecipa alla quarta edizione del Concorso Europeo ‘Antonio Miserendino’, riscuotendo consensi di pubblico e critica. Dal 2007 inizia la sua attività concertistica in collaborazione con l’Orchestra SerrEnsemble, diretta da Francesco Perri, esibendosi in più occasioni al Teatro Rendano di Cosenza. Il suo debutto operistico avviene nel 2011 con il ruolo di Tisbe (La Cenerentola), prendendo successivamente parte alla produzione di Rigoletto presso il Teatro Rendano di Cosenza. Ha preso parte all’Accademia Rossiniana di Pesaro nell’estate 2012, debuttando come Marchesa Melibea e Modestina (Il viaggio a Reims). Nel 2013, dopo essersi affermata nel 64° Concorso AsLiCo, prende parte alla produzione de Lolandese volante (Mary) per il progetto Opera Domani e ad Otello (Emilia) nel Circuito Lirico Lombardo e al Teatro degli Arcimboldi di Milano. È stata inoltre Zulma (Litaliana in Algeri) nell’edizione 2013 del ROF di Pesaro. Tra i suoi progetti futuri: Otello di Rossini (Emilia) e un gala verdiano ad Anversa. Canterà inoltre la Petite messe solennelle di Rossini a Saint-Étienne.

ALESSIA NADIN Mezzosoprano Si è diplomata con il massimo dei voti al Conservatorio di Venezia sotto la guida di Stella Silva e ha debuttato a Venezia al Teatro Piccolo Arsenale interpretando il ruolo di Apollonia (La canterina di Haydn) e Lisetta (Il caffè di campagna di Galuppi). Ha partecipato in seguito a produzioni di Rigoletto, Le nozze di Figaro e Die Zauberflöte per il Circuito Lirico Lombardo, è stata ospite de I Pomeriggi Musicali per La Betulia liberata di Mozart, ha cantato la Petite messe solennelle di Rossini al Teatro Verdi di Trieste e ha interpretato il ruolo di Lola (Cavalleria rusticana) al Teatro Donizetti di Bergamo. Vincitrice del 58° Concorso AsLiCo, ha cantato nel ruolo di Dorabella (Così fan tutte) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo, il Messiah di Händel a Prato e Padmâvatî di Roussel al Festival di Spoleto. Ha cantato inoltre ne Il matrimonio inaspettato di Paisiello (Vespina) diretto dal Riccardo Muti al Festival di Salisburgo con riprese a Pisa, Ravenna e Piacenza. Tra gli impegni delle ultime stagioni: Roméo et Juliette (Stéphano) al Teatro Verdi di Trieste, La cenerentola (Tisbe) per il Circuito Lirico Lombardo e al Teatro Comunale di Piacenza, Amelia al ballo di Menotti al Festival dei Due Mondi e al Palau de les Arts di Valencia, Le nozze di Figaro (Cherubino) al Teatro La Fenice e al Palau de les Arts di Valencia, L’italiana in Algeri (Zulma) nei teatri del Circuito Lombardo e al Teatro Regio di Torino, Dido and Aeneas al Teatro Filarmonico di Verona. Tra i prossimi impegni: Così fan tutte (Dorabella) al Teatro Lirico di Cagliari, Die Zauberflöte (Zweite Dame) al Teatro Regio di Torino e L’italiana in Algeri (Zulma) al Teatro Filarmonico di Verona.

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