Opera fantastica in cinque atti. Musica di Jacques Offenbach.
Libretto di Jules Barbier, tratto dal dramma omonimo di Jules Barbier e Michel Carré
Éditions Choudens, Parigi, con inserti dall’edizione Alkor – Bärenreiter, Kassel
Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 10 febbraio 1881
Hoffmann Michael Spadacin, Sebastian Ferrada
Lindorf / Coppélius / Abramo Rosalen
Dottor Miracle / Dapertutto
Antonia Larissa Alice Wissel
Olympia Bianca Tognocchi, Larissa Alice Wissel
Giulietta Maria Mudryak, Larissa Alice Wissel
Nicklausse Alessia Nadin
Spalanzani / Nathanaël Roberto Covatta
Madre Nadija Petrenko
Crespel / Luther Mariano Buccino
Andrès / Cochenille / Matteo Falcier
Frantz / Pittichinaccio
Hermann / Schlémil Vincenzo Nizzardo
Direttore
Christian Capocaccia
Regia
Frédéric Roels
Scene Bruno de Lavenère
Costumi Lionel Lesire
Light designer Laurent Castaingt
Coreografo Sergio Simòn
Maestro del coro
Diego Maccagnola
Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Opéra de Rouen Haute-Normandie
Nuovo allestimento
Atto I – La taverna di Luther
Nella taverna di Luther, si ode un coro di spiriti del vino e della birra, mentre si rappresenta il Don Giovanni nel teatro vicino. Per quella sera, sono attesi numerosi ospiti, tra cui il poeta Hoffmann e la cantante d’opera Stella. Ma Hoffmann trascorre il suo tempo in preda a cupi pensieri, divorato dalla passione per la cantante Stella, la quale, non insensibile alle sue attenzioni, gli ha inviato un biglietto, invitandolo a un incontro notturno. Ma la missiva di Stella è caduta nelle mani del malvagio consigliere Lindorf. Questi ha deciso di sostituirsi al poeta e recarsi egli stesso all’appuntamento. Ignaro della beffa che sta per compiersi a suo danno, Hoffmann narra al suo fido amico Nicklausse e ai presenti la storia dei suoi infelici amori.
Atto II – Olimpia
Un ricco gabinetto di un professore di fisica
Il fisico Spalanzani ha costruito una bambola meccanica di nome Olimpia. Da tale strepitosa invenzione, che egli presenta pubblicamente come sua figlia, Spalanzani spera di ricavare un’ingente fortuna. Alla costruzione di Olympia ha partecipato anche il diabolico Coppélius, fornendo alla bambola gli occhi. Per liberarsi di lui, Spalanzani gli dona una forte somma di denaro, sotto forma di credenziale. Nonostante gli avvertimenti di Nicklausse, Hoffmann si è invaghito di Olimpia. Infatti, nel corso di una festa offerta da Spalanzani per presentare in società la figlia, egli la corteggia e le dichiara il proprio amore. Accortosi nel frattempo di essere stato truffato, Coppélius ha deciso di punire Spalanzani. Non appena Olimpia si allontana dagli invitati, egli ne distrugge il meccanismo. Soltanto allora Hoffmann comprende con dolore che la fanciulla da lui amata altri non era che un automa.
Atto III – Antonia
A Monaco di Baviera, in casa di Crespel
Antonia, figlia del liutaio Crespel e di una celebre cantante da poco scomparsa, possiede una voce straordinaria. Tuttavia, un male misterioso, che mina la sua salute, le vieta di cantare. Soltanto all’amato Hoffmann, ignaro del suo precario stato fisico, ella può esprimere cantando il proprio amore. Ma anche in questa occasione, Antonia deve ben presto desistere, sopraffatta dal dolore. Intento a sorvegliare la figlia nel timore che Hoffmann la sospinga a cantare, Crespel riceve la visita di Miracle, il satanico dottore già responsabile della morte della madre di Antonia. Miracle non esita a richiedergli di affidare alle sue magiche cure la giovane, ma Crespel rifiuta e lo scaccia. Venuto a conoscenza del male che mina la salute di Antonia, Hoffmann le impone di non cantare più. La giovane, convinta che l’amato abbia preso tale decisione dopo aver conferito con suo padre, acconsente mestamente. Rimasta sola, Antonia incontra Miracle, il quale, prospettandole una brillante carriera artistica ed evocando il fantasma della madre, la induce a cantare fino allo stremo delle forze. A nulla vale l’intervento del padre: Antonia muore fra le sue braccia. Disperato, Crespel aggredisce Hoffmann, ritenendolo colpevole della morte della figlia: soltanto il pronto intervento di Nicklausse sottrae il poeta alla vendetta paterna.
Atto IV – Giulietta
A Venezia, galleria delle feste in un palazzo sul Canal Grande
Nel corso di una festa, la cortigiana Giulietta ha ammaliato Hoffmann, suscitando la gelosia di Schlémil, suo precedente amante. Quando gli ospiti hanno preso posto ai tavoli da gioco, il misterioso Dapertutto ordina a Giulietta di sedurre il poeta per carpirne l’immagine riflessa. Avvalendosi della sua bellezza, la cortigiana ottiene in breve quanto richiestole: Hoffmann non solo le dona la propria immagine ma le dichiara amore eterno. L’incontro è interrotto dall’arrivo di Schlémil, seguito da Nicklausse e Dapertutto. Resosi conto di aver perduto la propria immagine, Hoffmann maledice l’amore. Tuttavia, incurante dei consigli di Nicklausse e deciso a seguire l’amata Giulietta, egli ferisce a morte Schlémil che ostacola la sua partenza. Ma tutto è inutile: la cortigiana si è già allontanata, lasciando il poeta nella più cupa disperazione.
Atto V – Stella
Hoffmann ha concluso il racconto dei suoi infelici amori e vuole solo ubriacarsi e dimenticare. Nicklausse rivela che ciascuna storia descrive un differente aspetto di un’unica donna, Stella. Giungendo alla taverna, Stella trova il poeta confuso ed affranto, ma già si prepara a partire con il trionfante Lindorf. Il tempo delle avventure è ormai trascorso; la Musa appare al poeta: ella sola potrà donargli la pace e la serenità che egli vanamente ha ricercato nel mondo.
MATERIA MAGICA
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel…
L’«incantamento» dell’incipit di uno dei più famosi, e a me più cari, sonetti danteschi è la vera dimensione in cui si svolgono Les contes d’Hoffmann, moltiplicando in un mirabolante, borgesiano gioco di specchi l’incantesimo primo che sta alla base di ogni finzione teatrale e operistica. Il fascino di questo lavoro − se vogliamo nel senso più etimologico del latino fascinum = stregoneria − risiede nell’incredibile proliferazione dei suoi incantesimi, che avvincono l’ascoltatore, immedesimato fin dall’inizio nel personaggio Hoffmann, dalla narrazione fantastica dei suoi tre racconti, alla magia dei casi amorosi di cui lo scrittore è allo stesso tempo autore e protagonista, ai malefici di cui è vittima. Il protagonista è, nelle mani di un Offenbach ‘buon incantatore’, lo strumento della creazione di una dimensione altra, in cui rimaniamo rapiti, costantemente in bilico tra sogno e realtà: come nel secondo atto, dove la realtà di Hoffmann, l’unica che parrebbe verosimile, stride con la realtà di tutti, che risiede in una finzione − la finta natura umana dell’automa Olympia. Una dimensione in cui, in una sorta di caleidoscopio felliniano, nella finzione generale si inanellano, una dentro l’altra, le finzioni dei vari racconti. E dove, infine, le cose acquistano una natura magica, come il ritratto della madre di Antonia che prende vita, o il diabolico violino di Miracle, o lo specchio che cattura l’immagine di Hoffmann nell’atto di Giulietta.
In questo senso, la musica di Hoffmann tocca l’apice quando va oltre la sua generica carica romantica, secondo idiomi tipici dell’opéra comique francese, intrisi della mirabile ispirazione melodica dell’Offenbach genio dell’operetta. Les contes d’Hoffmann diventano una delle più incredibili incarnazioni dell’incantesimo operistico nei momenti in cui la musica si insinua nelle pieghe della materia magica di questa narrazione e diventa la voce di quelle ‘cose’, nel suo aderire al loro valore simbolico e farsi concreta manifestazione del loro potere incantatore. Non posso dunque che avvicinarmi a questo capolavoro e offrirlo al pubblico, se non pensando ad Hoffmann e Nicklausse come gli amici Dante, Guido e Lapo, e tutti noi con loro, vittime felici di questo «incantamento», trasportati in un vasel di dantesca memoria − la gondola di Giulietta? − dal genio musicale di Offenbach.
Christian Capocaccia
TRA SOGNO E REALTÀ
Il nostro spettacolo si basa sulla edizione 1907 pubblicata da Casa Choudens, fedele allo spirito di Offenbach e di una notevole efficacia drammatica, pur contenendo alcuni numeri musicali apocrifi (l’aria di Dapertutto Scintille, diamant, e il meraviglioso settetto alla fine dell’atto di Giulietta). I testi tra le arie saranno declamati, come era in uso all’epoca della creazione dell’opera nel 1881 all’Opéra Comique di Parigi (cantati, poi, nella nella ripresa per Vienna, similmente a Carmen).
Hoffmann è uno scrittore del XIX secolo, uno degli inventori (e di quale talento!) del genere fantastico. Questo Hoffmann reale diventa il personaggio principale dell’opera, incarnando anche l’ideatore e l’autore, il fil rouge, il manipolatore e la vittima degli intrecci che si susseguono.
L’epoca di Offenbach fu un’epoca incredibilmente fantastica, specialmente grazie alle formidabili invenzioni ed a rivoluzioni inimmaginabili: il treno, il cinema, l’automobile, la lampadina. Tali invenzioni sconvolsero la vita quotidiana e modificarono l’idea stessa di spettacolo e di rappresentazione. Oggi bisogna contare su una illusione invadente che costringe lo sguardo e deforma la realtà, prendendo lucciole per lanterne (magiche, per giunta). Il celebre mago Robert-Houdin spinse i confini tra la realtà e la sua percezione, mentre Georges Méliès inventò gli effetti speciali, quasi ipnotizzando gli spettatori. Per non dimenticare che questa nozione di ipnosi si sviluppò nella clinica del Dottor Charcot, frequentato da un certo Sigmund Freud laureatosi nel 1881, proprio l’anno della creazione parigina de Les contes d’Hoffmann.
Lo spettacolo cerca di rendere questa dimensione fantastica, già presente nel testo, attraverso un ambiente che gioca costantemente sull’illusione, sprofondando tale gioco nell’abisso. L’opera è complessa perché rimase incompiuta, lasciando un certo senso di insoddisfazione e frammentarietà. L’unità, tuttavia, si fonda sulla continuità di carattere da un personaggio all’altro. Nicklausse è al tempo stesso il sosia e il riflesso di Hoffmann. Olympia, Antonia, Giulietta, Stella sono una donna sola, colte in momenti diversi della vita. Il fragile filo conduttore dell’opera è una chiave che Hoffmann e Lindorf si disputano e che aprirà il camerino, dunque il cuore di Stella. La chiave, intrisa di simboli e di desideri, aprirà delle vere scatole in scena, rappresentando degli spazi di vita (di sogno, di fantasie) e degli stati di coscienza.
I tre intrecci e le tre donne rappresentano le tre età dell’amore. Con Olympia la storia comincia con un colpo di fulmine, è l’amore folgorante, luminoso e necessariamente effimero. Con Giulietta sopraggiunge l’amore fisico, intenso, la sensualità, l’erotismo, la sessualità; è forte, devastante e tragico. Antonia rappresenta la terza e ultima fase, l’amore pienamente sbocciato, stabile, potente e lento. Ma è anche l’ultimo, quello dell’età matura: la morte, dunque, non è lontana.
E con la morte si concludono tutte le storie de Les contes d’Hoffmann. La morte è già presente ovunque, anche prima di ogni epilogo. Si manifesta attraverso la ‘non-vita’ dei personaggi a metà strada tra bambole e robot, attraverso la precedente morte della madre di Antonia (che appare e canta dalla tomba), attraverso gli incantesimi fatali del Dottor Miracle. In questa illusione permanente, in cui ogni personaggio è il sosia dell’altro, in cui l’ebbrezza conduce a uno stato comatoso, la morte è perennemente in agguato. In questo gioco tragico di illusioni e di morti, non si può non pensare che la morte colpì Jacques Offenbach, prima che potesse completare la composizione di quella che sarà, alla fine, la sua prima opera.
Nell’assistere allo spettacolo meglio, dunque, che una parte del mistero permanga e che uno squilibrio costante ci conduca a privilegiare le sensazioni alla ragione. Come il poeta Paul Verlaine, contemporaneo di Offenbach, rivela in una delle sue poesie più belle…
Faccio spesso questo sogno strano e penetrante
di una donna sconosciuta, e che io amo, e che mi ama,
e che non è, ogni volta, né del tutto la stessa
né del tutto un’altra, e mi ama e mi capisce.
Frédéric Roels
CHRISTIAN CAPOCACCIA Direttore
Nato a Roma, ha studiato violino al Conservatorio di Santa Cecilia e con Paolo Ciociola, perfezionandosi a New York con la violinista Nina Belina. In seguito ha studiato composizione con Boris Porena e Luciano Pelosi e direzione d’orchestra con Piero Bellugi e Donato Renzetti. Laureatosi alla Jacobs School of Music, presso l’Università dell’Indiana a Bloomington, ha partecipato a masterclass tenute da Herbert Blomstedt, Gustav Meier e Leonard Slatkin. È stato invitato all’Aspen Music Festival Conducting Fellow, dove ha studiato con David Zinman e Murry Sidlin. Ha ricoperto i ruoli di direttore assistente al Teatro dell’Opera di Dallas, direttore stabile del Fisher Center al Bard College, direttore assistente dello IU New Music Ensemble, professore assistente di direzione d’orchestra presso la State University del New York College a Fredonia. Nella sua carriera, ha diretto varie formazioni orchestrali italiane e straniere, fra cui: Orchestra di Roma e del Lazio, Orchestra da Ballo di Mosca, Orchestra sinfonica Città di Grosseto, Orchestra Città Aperta, International Chamber Ensemble, Orchestra da Camera delle Marche e Orchestra Sinfonica di Pesaro. Nella stagione 2013/14 ha debuttato in primavera alla Manhattan School of Music dirigendo l’Orlando Paladino di Haydn, mentre in autunno presso la Welsh National Opera con Roberto Devereux di Donizetti, diretto in un tour che ha toccato vari teatri del Regno Unito. L’attuale stagione 2014/15 l’ha visto debuttare sul podio della Pittsburgh Symphony Orchestra con la pianista Xiayin Wang e, in settembre, al Teatro dell’Opera di Amarillo con Cavalleria rusticana e Pagliacci. È da tre stagioni direttore della Stamford Young Artists Philharmonic.
FRÉDÉRIC ROELS Regista
Terminati gli studi all’INSAS di Bruxelles, fonda la propria compagnia, Prospéro & Cie, per la quale mette in scena Prospéro suite, Sacre, Aglavaine et Sélysette, Le supplici, Kinderzimmer. All’Opéra Royal de Wallonie è assistente di Claire Servais nella maggior parte delle sue produzioni dal 1995 al 2008. Nel 2000 allestisce per l’Opéra Royal de Wallonie Igiene dell’assassino, nel 2002 Il diario di uno scomparso di Janáček, nel 2006 del Sabotaggio d’amore e nel 2007 The turn of the Screw di Britten all’Opéra Royal de Wallonie. Dall’ottobre 2009 è direttore artistico e generale dell’Opéra de Rouen Haute-Normandie, presso la quale ha creato una compagnia di quattro giovani cantanti lirici e ha supportato i due ensemble vocali stabili, Accentus di Laurence Equilbey e Le Poème Harmonique di Vincent Dumestre. Ha fatto dell’opera partecipativa la punta di diamante del proprio progetto per il pubblico giovane e nel 2013 ha portato sulle scene un concerto interattivo definito «quiz sinfonico». Proseguendo la sua attività di regista e di autore a Rouen, ha allestito e scritto il libretto de L’homme qui s’efface, presentato in anteprima mondiale nel 2011, su musiche di Pascal Charpentier. Nell’ottobre 2012 ha firmato la regia di Carmen, con Vivica Genaux nel ruolo della protagonista, e La damnation de Faust di Berlioz per i teatri di Rouen e di Limoges. Ha anche scritto il libretto per un’opera presentata in anteprima mondiale composta da Michel Fourgon e ispirata al personaggio affascinante e tragico di Lolo Ferrari. Tra i suoi progetti futuri figura un nuova rilettura del Don Giovanni.
BRUNO DE LAVENÈRE Scenografo
Si è laureato presso la rinomata École nationale supérieure des arts et techniques du théâtre a Lione. I suoi lavori annoverano, tra le altre cose: Songs from Before (coreografia Lucinda Childs) all’Opéra national du Rhin e al Théâtre de la Ville, Cendrillon (coreografia Michel Kelemenis) al Grand Théâtre de Genève, L’Homme de la Mancha (regia Jean-Louis Grinda) al Théâtre du Capitole e all’Opéra de Monte-Carlo, Chat perché (regia Caroline Gautier) all’Opéra Bastille, La Reine morte (coreografia Kader Belarbi) al Théâtre du Capitole, La Chartreuse de Parme (regia Renée Auphan) all’Opéra de Marseille, Farnace (regia Lucinda Childs) all’Opéra national du Rhin, Re Orso (regia Richard Brunel) all’Opéra Comique, Carmen e La damnation de Faust (regia Frédéric Roels) all’Opéra de Rouen, The Tender Land e Mesdames de la Halle (regia Jean Lacornerie) all’Opéra de Lyon, Don Quichotte (coreografia Rui Lopes Graça) all’Opéra national du Rhin, Siegfried ou Qui deviendra le seigneur de l’anneau (regia Julien Ostini) al Grand Théâtre de Genève, Doctor Atomic (regia Lucinda Childs) all’Opéra National du Rhin. Al momento sta lavorando a: La vie parisienne di Offenbach all’Opéra National du Rhin, Lucia di Lammermoor (regia Jean-Romain Vesperini) all’Opéra de Rouen, La belle Hélène di Offenbach al Grand Théâtre de Genève e Il trovatore (regia Richard Brunel) all’Opéra de Lille.
LIONEL LESIRE Costumista
Nato nel 1969 in Belgio, pittore ed incisore, si è avvicinato al mondo del teatro come pittore di scena al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles. Assistente a scenografi come Benoît Dugardyn, Antonio Jesús Jara e Rudy Sabonghi, ha creato le sue prime scenografie e costumi per il teatro nel 1992. Nel 2000 ha iniziato la carriera di costumista con Simon Boccanegra (regia Stephen Lawless) al New Zealand Festival di Wellington. Ad oggi, tra scene e costumi, ha firmato una sessantina di produzioni teatrali ed una trentina per l’opera. Tra le produzioni recenti come costumista si citano: La compagnie des hommes di Edward Bond, En douceur et profondeur (regia Inès Rabadán e Lionel Lesire) al Théâtre National de la Fédération Wallonie-Bruxelles, Carmen e La damnation de Faust (regia Frédéric Roels) all’Opéra de Rouen, La bohème all’Opéra Royal de Wallonie, Don Chisciotte in Sierra Morena di Francesco Bartolomeo Conti (regia Stephen Lawless), Lucrèce Borgia di Hugo, La Mort au bal masqué di Brackx, Affabulazione di Pasolini, Non si paga, non si paga! di Fo.
LAURENT CASTAINGT Light designer
Ha alle spalle numerose collaborazioni con nomi quali Alfredo Arias, Bernard Murat, Jean-Louis Grinda, Richard Brunel, Jean-Claude Auvray, René Loyon, Karel Reisz, Hideyuki Yano, Roman Polanski, Gerard Desarthe, François Marthouret, Sylvie Testud, Laure Duthilleul, Madeleine Marion, Pierre Barrat et Marie-Noël Rio, Jean-Claude Berutti, Vincent Delerm, Jean-Louis Grinda, Elsa Rooke, Marguerite Borie e Frédéric Roels (per il quale ha firmato le luci di Carmen e de La damnation de Faust). Ha lavorato nei maggiori teatri del mondo: Opéra Bastille, Odéon, Comedie-Française ed Édouard VII di Parigi, Volksoper di Vienna, Liceu de Barcellona, Opéra di Montecarlo, Opera di Roma, Maggio Musicale Fiorentino, Carlo Felice di Genova, Colón di Buenos Aires, Opera di Hong Kong, Olympia di Dublino. Ha curato inoltre l’installazione in esterni Ecorces vives e lavorato con il disegnatore François Schuiten per A planet of visions nell’ambito dell’Esposizione Universale che ha avuto luogo nel 2000 ad Hannover. Ha ricevuto tre nomine al Premio Molière per il miglior lighting.
SERGIO SIMÓN Coreografo
Nato a Saragozza (Spagna), si è diplomato in arti coreografiche. Danza nei principali ruoli del repertorio classico, collaborando con nomi come Victor Ullate, Nils Cristie, Jiří Kylián, Hans Van Manen, Antonio Gades, Claude Brumachon e Myriam Naisy. Nel 2006 diventa direttore del Ballet de l’Opéra-Théâtre di Limoges. Cura la regia e la coreografia di ‘opere danzate’, a partire dalla musica dei Carmina Burana di Orff (nel 2008), de El amor brujo ed El sombrero de tres picos di De Falla (nel 2009), del Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy e dei Contrastes di Bartók (nel 2010). Roméo, Juliette (musiche originali di Labarsouque) è la prima creazione nel 2010 dedicata all’analisi di personaggi mitici ed è seguita nel 2012 da Quelque chose de Carmen (musiche originali di Garcia-Fons). Nel 2014 cura la coreografia della Suite per pianoforte da Goyescas di Granados.
DIEGO MACCAGNOLA Maestro del coro
Ha compiuto gli studi musicali presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘Gaetano Donizetti’ di Bergamo, dove ha conseguito il diploma di pianoforte con il massimo dei voti e il diploma accademico di secondo livello con lode. Si è esibito come solista e in formazioni da camera in importanti rassegne e festival italiani e stranieri e in sale da concerto quali il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Comunale di Ferrara, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Théâtre entre des Bords de Marne di Parigi, il Théâtre du Merlan di Marsiglia, il Théâtre de la Balsamine di Bruxelles, il Théâtre Pole Sud di Strasburgo e la Maple Hall di Osaka. Dedica particolare attenzione alla musica del Novecento, partecipando tra l’altro all’esecuzione dell’integrale dell’opera pianistica di György Ligeti nel 2003, 2006 e 2007 e di Luciano Berio nel 2013 presso il Museo del Novecento di Milano. Affianca ad un’intensa attività didattica e concertistica come pianista, quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro Costanzo Porta di Cremona, gruppo fondato da Antonio Greco e vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali. Dal 2007 ha collaborato con il Circuito Lirico Lombardo come maestro del coro per diverse produzioni operistiche (Così fan tutte, Die Zauberflöte, Don Pasquale, La figlia del reggimento, Norma, Il cappello di paglia di Firenze, L’Italiana in Algeri). È pianista accompagnatore presso il Conservatorio di Como e docente di pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Bergamo.
MICKAEL SPADACCINI Tenore
Di origine italo-belga, ha studiato con Nicolas Christou e Mirella Freni, perfezionandosi nelle masterclass con Carlo Bergonzi, Nicola Martinucci e Angelo Lo Forese. Attualmente è seguito da Vittorio Terranova. Ha debuttato nel 2008 a Reggio Emilia in Nabucco (Ismaele) e da allora ha cantato ruoli diversi in opere come Werther, Aida, Macbeth, La traviata, Rigoletto, Les contes d’Hoffmann, Edgar, La rondine, Tosca, Madama Butterfly, La bohème, Manon Lescaut, Cavalleria rusticana, Pagliacci, Lohengrin, Carmen, Lucia di Lammermoor, La damnation de Faust. Ha cantato nei teatri di Reggio Emilia, Cagliari, Como, Brescia, Bergamo, Pavia, Cremona, Lucca, Pisa, Ravenna, Ferrara, Modena, Tallinn, Riga, Vilnius, Nancy, Liegi, Gand, Mumbai, Brno, Saarbrücken. Tra i prossimi impegni: Der fliegende Holländer (Erik), Un ballo in maschera (Riccardo) Saarbrücken, Dialogues des carmélites (Le chevalier de la Force) al Petruzzelli di Bari. Nell’aprile 2015 debutterà al Festival di Salzburg in Cavalleria rusticana e Pagliacci, sotto la direzione di Christian Thielemann.
SEBASTIÁN FERRADA Tenore
Nato a Montevideo (Uruguay), inizia a prendere lezioni di canto in Cile mentre studia economia all’Università Cattolica. Nel 2008 si trasferisce a Milano, dove studia con Vincenzo Manno all’Accademia Internazionale della Musica e all’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2011 vince il IX Concorso internazionale ‘Aida’ dell’Arena di Verona. Da allora ha intrapreso svariati ruoli in importanti teatri italiani ed europei: Radamès (Aida) al Teatro Filarmonico di Verona, Pinkerton (Madama Butterfly) al Teatro Argentino di La Plata ed al Teatro Bellini di Catania, Manrico (Il trovatore) all’Opera di Zagabria e al Festival lirico di Massa Marittima. Interpreta inoltre Torbeno (I Shardana di Porrino) al Teatro Lirico di Cagliari e Nemorino (L’elisir d’amore) al Teatro Verdi di Busseto.
ABRAMO ROSALEN Baritono
Nato a Pordenone, collabora con diversi gruppi ed orchestre italiane e straniere. Riscuote un lusinghiero successo nel ruolo di Mustafà (L’Italiana in Algeri) presso il Teatro Comunale di Bologna, il Filarmonico di Verona e nei teatri del Circuito Lombardo. Ha recentemente interpretato Oroveso (Norma) in tournée in Francia, Don Basilio (Il barbiere di Siviglia) al Regio di Torino, Marchese di Calatrava (La forza del destino) al Liceu di Barcellona, Lusignano (Zaira) al Festival di Martina Franca e Lesbo (Agrippina) al Festival di Beaune. È inoltre Monterone (Rigoletto) nei Teatri Comunale di Treviso, Verdi di Padova, Rendano di Cosenza, Arena di Verona e Sparafucile (Rigoletto) al Comunale di Ferrara. Ha interpretato il Commendatore (Don Giovanni), il Gran Sacerdote di Belo (Nabucco), Oroe (Semiramide), Don Magnifico (La Cenerentola), Frère Laurent (Roméo et Juliette), lo zio Bonzo (Madama Butterfly), Ramfis (Aida), Sarastro (Die Zauberflöte), Don Bartolo (Le nozze di Figaro), Tobia Mill (La cambiale di matrimonio) e Gaudenzio (Il signor Bruschino). Il suo repertorio comprende anche musica da concerto sia sacra, sia profana.
LARISSA ALICE WISSEL Soprano
Inizia all’età di sei anni lo studio del violino e del pianoforte a Las Palmas de Gran Canaria. A 13 anni ottiene a Berlino la borsa di studio per giovani talenti dello Julius Stern Institut ed entra nella Universität der Künste sotto la guida di Rudolf Riemer approfondendo il repertorio liederistico con Herbert Kaliga e Maria Ehrke-Urbanovic. Nella Hochschule für Musik ‘Hans Eisler’ entra nella classe di violino di Eberhard Feltz. In Italia inizia i suoi studi con Alessandra Althoff Pugliese; frequenta i corsi di perfezionamento al Mozarteum di Salisburgo e delle masterclass con Bernadette Manca di Nissa, Stefano Giannini, Alfonso Antoniozzi e Marco Berti. Nel 2014 vince il 65° Concorso AsLiCo come esordiente e al Concorso di Rheinsberg a Berlino risulta vincitrice del ruolo della Regina della Notte. A Napoli è vincitrice della IV edizione del Concorso internazionale Santa Chiara, ottenendo il primo premio e il premio della giuria popolare. Attualmente prosegue i suoi studi con Fernando Cordeiro Opa a Bologna.
BIANCA TOGNOCCHI Soprano
Nata a Como, nel 2010 si diploma brillantemente presso il Conservatorio di Milano sotto la guida di Adelina Scarabelli, perfezionandosi poi con Roberto Coviello. È finalista e vincitrice di numerosi concorsi internazionali, tra cui, nel 2014, del 65° Concorso AsLiCo. A partire dal 2010 è impegnata in diverse produzioni AsLiCo: Le nozze di Figaro (Barbarina), La traviata (Annina), La finta semplice (Ninetta). Ha ricoperto anche i ruoli di Serpina (La serva padrona), Livietta (Livietta e Tracollo), Fanny (La cambiale di matrimonio), Giannetta (L’elisir d’amore). Dal 2012 collabora con i Tiroler Festspiele di Erl, diretto da Gustav Kuhn: partecipa a Le nozze di Figaro (Susanna), Don Giovanni (Zerlina) ed è solista nella Messa in si minore e nel Weihnachtsoratorium di Bach; partecipa inoltre in qualità di solista al concerto di inaugurazione del nuovo Teatro di Erl (dicembre 2012) e ai concerti di San Silvestro del 2012 e del 2013. Nel 2014 è Waldvogel (Siegfried) e solista nei Carmina Burana. Dal 2013 è membra dell’Accademia di Montegral fondata da Gustav Kuhn. Nel 2013 partecipa in qualità di solista ad un ciclo di concerti di musica sacra con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, eseguendo la Cantata BWV 199 di Bach. Nel 2014 debutta in Lucia di Lammermoor (ruolo eponimo) presso il Teatro Donizetti di Bergamo, con la regia di Francesco Bellotto e la direzione di Roberto Tolomelli.
MARIA MUDRYAK Soprano
Nata nel 1994 a Pavlodar, in Kazakistan, si diploma a 18 anni con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Milano e studia presso la Scuola musicale di Milano sotto la guida di Carlo Gaifa. Nel 2014 debutta al Teatro Carlo Felice di Genova nei panni di Susanna (Le nozze di Figaro) e nello stesso anno interpreta il ruolo di Musetta (La bohème) al Teatro Rosetum di Milano. Nell’estate 2014 fa parte del Young Singers Project dei Salzburger Festspiele, dove interpreta il ruolo di Clorinda (La Cenerentola) e canta la Spatzenmesse di Mozart alla Kollegienkirche di Salisburgo. Nell’ottobre 2014 inaugura la stagione del Teatro Municipale di Piacenza cantando nel ruolo di Adina (L’elisir d’amore).
ALESSIA NADIN Mezzosoprano
Si è diplomata con il massimo dei voti al Conservatorio di Venezia sotto la guida di Stella Silva e ha debuttato a Venezia al Teatro Piccolo dell’Arsenale interpretando La canterina di Haydn e Il caffè di campagna di Galuppi. Ha partecipato in seguito alle produzioni di Rigoletto, Le nozze di Figaro e Die Zauberflöte per il Circuito Lirico Lombardo, ha cantato la Petite messe solennelle di Rossini al Teatro Verdi di Trieste e interpretato il ruolo di Lola (Cavalleria rusticana) al Teatro Donizetti di Bergamo. Vincitrice nel 2007 del 58° Concorso per giovani cantanti lirici d’Europa, ha cantato il ruolo di Dorabella (Così fan tutte) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Di particolare interesse la sua interpretazione di Vespina (Il matrimonio inaspettato) sotto la direzione di Riccardo Muti al Festival di Salisburgo, con riprese a Pisa, Ravenna e Piacenza. Tra gli impegni delle ultime stagioni: Roméo et Juliette (Stéphano) al Teatro Verdi di Trieste, La Cenerentola (Tisbe) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo e al Teatro Comunale di Piacenza, Le nozze di Figaro (Cherubino) al Teatro La Fenice e al Palau de les Arts di Valencia, Die Zauberflöte (Zweite Dame) al Teatro Regio di Torino, Dido and Aeneas al Teatro Filarmonico di Verona e Così fan tutte (Dorabella) al Teatro Lirico di Cagliari. Attualmente sta cantando nel ruolo di Zerlina (Don Giovanni, regia di Graham Vick, direttore José Luis Gomez-Rios) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo, Dido and Aeneas al Teatro del Maggio Fiorentino e Die Zauberflöte (Zweite Dame) al Teatro Filarmonico di Verona.
ROBERTO COVATTA Tenore
Ha studiato con Rosetta Noli ed ha debuttato a Torino in Turandot (regia Zhāng Yìmóu) nel 1999, cui sono seguiti i debutti a Dublino (Norma nel 2003, Tosca nel 2004), Amsterdam (Rigoletto nel 2004), Venezia (Parsifal nel 2005). A partire dal 2004 viene regolarmente invitato da alcuni dei più prestigiosi teatri e festival europei: Bruxelles (Lucrezia Borgia, Il trovatore, Guillaume Tell, Rigoletto), Amsterdam (Lucia di Lammermoor, Turandot), Baden-Baden (Tosca), Dublino (Le nozze di Figaro, Madama Butterfly, Roméo et Juliette, Tosca), Berna (Les contes d’Hoffmann), Firenze (Gianni Schicchi, Orphée aux Enfers, Madama Butterfly), Milano (Turandot) e Nizza (Turandot). Il suo repertorio spazia dall’opera buffa settecentesca (L’impresario in angustie di Cimarosa, La finta semplice e Bastien und Bastienne di Mozart, Il filosofo di campagna di Galuppi), all’operetta francese (Offenbach, Chabrier) fino al Novecento italiano (I quatro rusteghi di Wolf-Ferrari, Volo di notte di Dallapiccola). È stato diretto, fra gli altri, da Daniele Callegari, Paolo Carignani, Gianluca Martinenghi, Alexander Anissimov, Ingo Metzmacher, Yannick Nézet-Séguin, Julian Reynolds, Juraj Valčuha, Evelino Pidò, Carlo Rizzi e da registi quali Nikolaus Lehnhoff, Robert Carsen, Denis Krief, Dieter Kaegi, Elena Barbalich, Guy Joosten e Federico Grazzini. Per il Circuito Lirico Lombardo ha cantato ne Il cappello di paglia di Firenze di Rota (Felice).
NADIYA PETRENKO Mezzosoprano
Ha studiato all’Accademia musicale di Leopoli, all’Accademia Musicale di Mosca e all’Università di Princeton. Ha cantato al Teatro d’opera di Leopoli ed è stata prima solista presso la Filarmonica di Crimea, la Radio Statale dell’Ucraina, la Sala Nazionale dei Concerti di Kiev e il Teatro d’Opera Sperimentale di Kiev. Nel 2000 si è trasferita in Italia. È stata premiata in diversi concorsi, vincendo il primo premio assoluto al X Concorso internazionale ‘Riviera della Versilia’ e al Concorso internazionale ‘Nino Carta’ di Moncalieri. Tra i ruoli debuttati in Italia, si ricordano: nel 2004 Madelon (Andrea Chénier) a Lecce, Brescia, Bergamo, Pavia e Cremona; Santuzza (Cavalleria rusticana) a Cremona; Fenena (Nabucco) a Bassano del Grappa e Jesolo. Nel 2005 è Amneris (Aida) a Reggio Calabria e Maddalena (Rigoletto) a Cremona, Pavia, Bergamo, Brescia e Como, mentre nel 2006 è Emilia (Otello) a Rovigo, Bolzano, Rimini, Ravenna e La principessa di Bouillon (Adriana Lecouvreur) a Neustrelitz. Nel 2007 ha interpretato Maddalena (Rigoletto) e Amneris (Aida) al Festival Narni Opera e Preziosilla (La forza del destino) a Malta. Nel 2008 partecipa alla produzione de Der Rosenkavalier al Teatro Carlo Felice di Genova e a Gianni Schicchi e La Medium nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Nel 2009 è Maddalena (Rigoletto) e Zita (Gianni Schicchi) a Lecce. Nel 2011 canta nel ruolo di Gertrude (Roméo et Juliette), nel 2012 interpreta Giovanna (Ernani) e nel 2013 Mary (Der fliegende Holländer).
MARIANO BUCCINO Basso
Nato nel 1987 e allievo del soprano Michela Sburlati, ha preso parte a masterclass con Roberto Scandiuzzi, Alfonso Antoniozzi, Marco Berti e Renata Scotto (Opera Studio Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2012). In seguito alla vittoria del 65° Concorso AsLiCo, debutta nel 2014 all’interno del progetto Opera domani Aida (Re/Ramfis), sotto la direzione di Pietro Billi e con la regia di Stefano Simone Pintor. Attualmente canta per il Circuito Lirico Lombardo nel ruolo del Commendatore (Don Giovanni, regia Graham Vick, direttore José Luis Gomez-Rios). Ha al suo attivo numerosi concerti di musica da camera e sinfonica.
MATTEO FALCIER Tenore
Nato a Magenta, si diploma nel 2009con il massimo dei voti sotto la guida di Gianni Mastino presso il Conservatorio di Milano. Ha debuttato come solista nel 2005 in un concerto organizzato dal Teatro alla Scala presso la Basilica di San Marco a Milano diretto da Bruno Casoni. Nel 2007 debutta nel ruolo di Alfredo (La traviata) con la Compagnia d’opera italiana e della Schlote di Salisburgo in una tournée in Germania, Austria e Norvegia. Recentemente ha cantato Il matrimonio segreto (Paolino) al Festival di Stresa, La scala di seta (Dorvil) per il Ticino Musica, Norma (Flavio) ed Ernani (Don Riccardo) a Sassari, Lucia di Lammermoor (Arturo) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo e Il matrimonio segreto (Paolino) al Teatro Regio di Torino. Finalista in molti concorsi, nel gennaio 2012 risulta idoneo al 63° Concorso AsLiCo e nell’aprile 2012 è finalista al Concorso ‘Ferruccio Tagliavini’. Nel 2012 viene selezionato come allievo effettivo per i corsi di perfezionamento per solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Tra gli ultimi impegni, si segnalano: Il matrimonio segreto (Paolino) a Lucca e Ravenna, Falstaff (Bardolfo) a Ravenna e in altri teatri dell’Emilia Romagna.
VINCENZO NIZZARDO Baritono
Nato nel 1987, inizia lo studio della musica all’età di 6 anni e si iscrive al Conservatorio di Reggio Calabria, dove consegue il diploma in canto con il massimo dei voti e la menzione speciale. Tra i ruoli debuttati: Dulcamara (L’elisir d’amore) al Teatro di Reggio Calabria e Figaro (Il barbiere di Siviglia) al Teatro di Cosenza nel 2013 e al Teatro Valli di Roma nel 2014. Tra le sue esperienze artistiche, si segnalano anche alcune partecipazioni ad importanti musical: è stato Pierre delle Vigne (Federico II – La danza del Falcone di Antonio Maiello) al Teatro Massimo di Palermo, Pirandello di Agrigento, Liryk di Assisi; Frollo (Notre-Dame de Paris di Riccardo Cocciante) all’Arena di Verona, Teatro Regio di Parma, Gran Teatro di Roma, Carlo Felice di Genova, Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago, Anfiteatro di Piazzola sul Brenta, Anfiteatro in Fiera di Cagliari, Piazza Santa Croce a Firenze, Arcimboldi di Milano, Acciaieria Sonora di Napoli, Forum Eventi di San Pancrazio Salentino, PalaTrieste, PalaCatania, Pala Arrex di Jesolo, PalaLivorno, PalaEvangelisti di Perugia, Palaolimpico di Torino, Unipol Arena di Bologna. Ha partecipato a svariate competizioni, vincendo il primo premio al Concorso nazionale ‘P. Benintende’, al Concorso internazionale ‘O. Stillo’ di Paola, alla VI Selezione internazionale ‘F. Chopin’ tenutasi a Gizzeria Lido (Lamezia Terme) e il premio speciale di miglior voce calabrese al XIV Festival internazionale ‘R. Leoncavallo’ di Montalto Uffugo.