Dramma giocoso per musica in due atti. Musica di Gioachino Rossini. Libretto di Angelo Anelli.
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Benedetto, 22 maggio 1813
Isabella Carmen Topciu, Teresa Iervolino
Lindoro Enea Scala
Taddeo Bruno Taddia
Mustafà Abramo Rosalen
Elvira Sonia Ciani
Zulma Alessia Nadin
Haly Davide Luciano
Direttore
Francesco Pasqualetti
Regia, scene e costumi
Pierluigi Pizzi
ripresa da Paolo Panizza
Light designer Paolo Panizza
Movimenti coreografici Isa Traversi
Maestro del coro
Diego Maccagnola
Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Teatro Coccia di Novara, Teatro Alighieri di Ravenna
Allestimento di proprietà del Circuito Lirico Lombardo
Opera rappresentata con sovratitoli
in occasione del bicentenario della prima rappresentazione
Atto I
Un salotto del palazzo di Mustafà. Elvira è angosciata per la freddezza del Bey, suo sposo e signore. Questi vuol liberarsi di lei e – facendo legge del suo capriccio – impone ad Haly, capitano dei corsari, di procurargli una moglie italiana. Elvira dovrà maritarsi con Lindoro, giovane italiano ridotto in schiavitù che a sua volta ama una fanciulla del suo paese.
Sulla spiaggia, dove un vascello italiano è stato in procinto di naufragare, i corsari del Bey hanno catturato ciurma e passeggeri. Fra questi si trovano Isabella, l’innamorata di Lindoro, ed il suo pavido spasimante Taddeo. Isabella vien subito destinata da Haly al serraglio di Mustafà, ma la giovane italiana, esperta ed astuta, è pronta a giocar tutto per tutto. Si fa passare per nipote di Taddeo che, pur recalcitrante, accetta la parte che Isabella gli impone.
Una magnifica sala. Isabella viene condotta dinanzi a Mustafà che resta ammaliato dai vezzi della bella italiana: la donna riesce a far liberare Taddeo che rischierebbe altrimenti di finire impalato. Elvira e Lindoro vengono a prender congedo da Mustafà. Isabella riconosce il suo innamorato e chiede chi sia la donna che accompagna Lindoro. Mustafà le rivela il suo progetto, ma Isabella sconvolge tutto il giuoco: Elvira dovrà rimanere con Bey e Lindoro diverrà schiavo personale della bella italiana. Mustafà protesta, ma poi finisce per cedere perché non resiste al fascino della bella e astuta ragazza.
Atto II
Gli eunuchi, Elvira, Zulma ed Haly commentano il mutamento di carattere del Bey, che da tiranno è divenuto lo zimbello di Isabella. Intanto il Bey vuol assicurarsi la complicità di Taddeo, creandolo Kaimakan, ossia luogotenente. Il povero spasimante di Isabella, temendo per la propria testa, accetta la carica e l’incarico di convincere la ritrosa fanciulla.
Isabella, nel proprio lussuoso appartamento, sta abbigliandosi alla turca, sotto gli sguardi gelosi di Elvira e Zulma. Mustafà, che vuol rimanere solo con lei, avverte Taddeo di andarsene con gli altri non appena l’udrà starnutire. Ma Isabella non è di questo avviso. Dopo averlo incantato con la propria civetteria, invita Elvira a prendere il caffè con loro ed esorta il Bey a tornare dalla moglie. Mustafà, furente nel vedersi raggirato, disubbidito da Taddeo e Lindoro che – nonostante i suoi starnuti – non si decidono ad andarsene, perde la pazienza e giura che si vendicherà. Taddeo, convinto di essere prescelto da Isabella, si unisce a Lindoro per assecondare il suo progetto di fuga per mezzo del quale saranno liberati tutti gli schiavi italiani. A Mustafà i due fanno credere che, anziché burlarlo, Isabella vuol conferirgli un titolo onorifico, creandolo suo Pappataci, carica che impone di mangiare, bere, dormire e tacere. Mustafà è estasiato da tanta premura amorosa.
Isabella, con l’aiuto di Lindoro, è entrata nel carcere per liberare gli schiavi italiani, e con loro organizza la congiura. Per riuscire nel proprio intento farà distribuire una grande quantità di liquore agli eunuchi ed ai mori del palazzo.
Mustafà vien ricevuto da molti schiavi italiani vestiti da Pappataci che lo spogliano e lo vestono come loro. Isabella presiede alla cerimonia e, per insegnare a Mustafà, scambia frasi d’amore con Lindoro. Taddeo istruisce il Bey: dovrà solamente mangiare e stare zitto. Il gioco piace a Mustafà. Ma all’improvviso giunge un vascello e tutti si affrettano all’imbarco. Taddeo, comprendendo finalmente che Isabella e Lindoro si amano, svela il tradimento a Mustafà, ma questi, da buon Pappataci, non se ne preoccupa, finché non vede che il vascello sta partendo. Allora impreca, chiama inutilmente gli eunuchi e i mori: poi finisce per rifugiarsi nell’amore della fedele Elvira, pronta a perdonarlo.
SOSPENDERE LOGICA E MORALE
di Francesco Pasqualetti
Ci sono opere che infiammano l’animo d’interpreti e spettatori con temi grandiosi ed esaltanti: Libertà, Fratellanza, Religione assurgono a dimensione epica per esempio in Nabucco; Traviata è forse l’apoteosi del dramma personale, tra amore, dignità e orgoglio, ma già ai tempi di Mozart fondamentali tematiche filosofiche e di strettissima rilevanza sociale erano trattate nelle sue opere con una leggerezza solo apparente.
Anche la trama de L’Italiana in Algeri avrebbe tutte le caratteristiche di un grande dramma. Immaginate la prima scena messa in musica da Verdi: una moglie è crudelmente abbandonata dal marito e pubblicamente derisa, oppure figuratevi la struggente malinconia della musica di Puccini che racconta le vicende di Isabella, amante fedele e coraggiosa, che contro tutto e contro tutti s’imbarca alla ricerca dell’amato scomparso, affronta mille pericoli finché la sua nave fa naufragio e viene addirittura fatta prigioniera dai Turchi: ce ne sarebbe abbastanza da sentire anche qui come in Tosca tutta la struggente disperazione del «Signore, perché me ne rimuneri cosi?».
Ma ovviamente qua il compositore è Rossini, e tanto per chiarire bene la situazione il momento più drammatico del primo atto è espresso dalle parole: «Come colpo di cannone la mia testa fa bum bum, sono come una cornacchia che spennata fa cra cra».
Assoluta genialità o spudorata superficialità?
La domanda se la ponevano già i contemporanei di Stendhal. Nella sua Vita di Rossini egli ci informa infatti che la prima edizione parigina di Italiana in Algeri fu mutilata dell’intera scena dei Pappataci, ritenuta cosi esilarante da diventare oltraggiosa («Tutto sommato, signori, il nostro teatro non è un teatro da boulevard per rappresentarvi buffonerie», così si sarebbe espresso uno dei capi del Teatro del Louvois a tal proposito).
Povero Rossini! Come rispondere a cotanto buon senso? Sicuramente con l’effetto pratico che quest’opera costantemente produce da due secoli: una contagiosa ilarità generale. Eppure dobbiamo concedere un po’ di ragione a questi signori. Perché Rossini sceglie uno scoppiettante e solare sol maggiore per accompagnare l’apertura del sipario sulle parole «Ah comprendo, me infelice che il mio sposo or più non m’ama!»? Non era in grado di scrivere una melodia un poco più triste? Sì, ovviamente era in grado, di melodie struggenti è pieno il Tancredi, opera immediatamente precedente. E allora perché fa questa scelta deliberata e apparentemente folle e straniante? Forse vuole suggerirci qualcosa. Forse ci vuole mettere sulla strada giusta, forse ci vuole dire qualcosa come «Signori, Attenzione! Non siamo nel mondo reale e non ho alcuna intenzione di raccontarvi questa storia in modo verista o realista, siamo in un’altra dimensione, decidete voi come chiamarla: ‘surreale’, o forse ‘sogno’ o meglio ancora semplicemente ‘favola’».
Immediatamente, in quest’ottica tutto riacquista coerenza straordinaria e perfino geniale. Nulla di più gaio, di meno crudele, di più straordinariamente naturale di Mustafà che esclama «Cara m’hai rotto il timpano»! E ancora nulla di più gioiosamente spontaneo e spiazzante della frase di Isabella «Tutti la chiedono, tutti la vogliono, da vaga femmina… felicità».
La tradizione occidentale ci insegna che l’uomo si distingue dal resto della natura per la legge morale che scopre in se stesso. Eppure l’uomo appartiene alla natura, e la natura non ha morale. La sua legge è la necessità. Avete mai sentito parlare di un protone che smette di attrarre elettroni perché è immorale attrarne uno in più? Probabilmente no! Esso fino a che ha carica sufficiente continuerà ad attrarre per pura necessità, cosi come fa Mustafà con le donne. Tutto questo ha una gigantesca portata di gaiezza liberatoria!
Rossini è straordinario, intuisce con quasi cento anni di anticipo ciò che Freud esporrà nel suo libro Il motto di spirito. È solo apparentemente sorprendente che il padre della psicoanalisi si diletti nello spiegare il funzionamento della risata. Freud è forse il primo ad accorgersi che alcuni dei processi che generano i sogni sono anche il presupposto dell’umorismo. In estrema sintesi potremmo affermare che sogno e motto di spirito trovano nella sospensione della logica e della morale un territorio comune. E che questa liberazione dalla logica scatena un rilascio di energia psichica che si manifesta nella risata. E cosa c’è di più tremendamente illogico e immorale, se non trasformare i cantanti in veri e propri strumenti a percussione sulla scena, costretti a ripetere infiniti e frenetici sillabati di puro ritmo?! Scelta non solo illogica, ma addirittura… folle!
Rossini questa follia la ricerca, la corteggia, la prepara e la organizza, generando una musica che mai nessuno prima di lui aveva neanche lontanamente immaginato, una musica che mandava letteralmente in delirio gli spettatori, loro malgrado coinvolti in una sorta di irrefrenabile delirio collettivo. Una musica capace di annullare d’un colpo le nostre aspettative logiche e morali e di spalancarci le porte di un mondo diverso dal nostro e molto più allegro.
«Se i nostri stimati letterati vogliono ragionevolezza e passione, rimandiamoli a Mozart!» si infuriava Stendhal. E se tutto questo ancora non bastasse a difendere Rossini dalle accuse del buon senso, ci sia infine avvocato Montaigne:
La vita è in parte follia, in parte prudenza, sicché parlarne solo con stile regolare e ordinato, è perderne più di metà.
Michel de Montaigne, Essais (III, 5)
VENT’ANNI DOPO Conversazione con Paolo Panizza a cura di Marco Bizzarrini
Su cosa di fonda la regia del Maestro Pizzi?
Il lavoro di Pizzi ha il merito di avere perfettamente armonizzato le tre componenti del capolavoro rossiniano: non solo l’elemento buffo, ma anche le parti sentimentali ed eroiche. Ci propone una regia tutto sommato semplice, ma con la semplicità dei grandi, quella che deriva da grande esperienza. Pizzi ha colto l’essenza dell’opera di Rossini. Propone un allestimento esteticamente pregevole e con bellissimi costumi. La sua è una lettura molto logica.
Non mi piace dire tradizionale perché questo aggettivo cozzerebbe contro l’essenza stessa dell’opera buffa. Quando lo spettacolo venne proposto per la prima volta a Montecarlo, una ventina d’anni or sono, con la grande cantante Lucia Valentini Terrani, rappresentò una importante novità, ma poi il tempo ha dato ragione a tutte le scelte di Pizzi.
Dov’è ambientata l’opera?
C’è un’evocazione poetica e fiabesca di un Oriente immaginario. Nell’Ottocento si diceva «turco» per dire «orientale». Algeri, quindi, non è la capitale dell’Algeria: siamo più in una «turcheria». Lo spettatore vede un Oriente bello, solare, simpatico e di gran gusto, con pochi elementi ben scelti: una moschea sullo sfondo, costumi con turbanti e via discorrendo. L’impatto orientale c’è, ma poi ci si stacca da questo per entrare nella poetica del libretto e della musica di Rossini, senza rimanere fermi a una pura suggestione da cartolina.
In cosa consiste il suo lavoro di ripresa?
Il bello del teatro è che ogni volta lo stesso allestimento prende una luce diversa. Un regista collaboratore deve anzitutto riadattare lo spettacolo agli spazi nuovi. Le luci devono essere ripensate, tenendo anche conto del fatto che le tecnologie cambiano rapidamente. Molto rilevante è la diversità dei cantanti. Nella ripresa di una regia bisogna letteralmente mettere un’opera ‘addosso’ agli artisti, che a volte sono giovani inesperti, altre volte professionisti in carriera, ciascuno con caratteristiche proprie. Per esempio, se Mustafà è piccolo e grasso si giocherà in un modo, se è alto e aitante si sceglierà una strategia diversa. In questo caso abbiamo un cast con il physique du rôle ideale per età e aspetto, con i vincitori del Concorso Aslico e cantanti di esperienza
FRANCESCO PASQUALETTI Direttore
Ha studiato direzione d’orchestra alla Royal Academy of Music di Londra con Sir Colin Davis e Colin Metters e all’Accademia Musicale Chigiana con Gianluigi Gelmetti. La Royal Academy lo seleziona come destinatario della Gordon Foundation Scholarship e dell’Henry Wood Prize, affidandogli più volte la preparazione dell’Academy Symphony Orchestra. Recentissimo il debutto con la BBC Philharmonic di Manchester, con la quale ha eseguito la Sinfonia n. 2 di Rachmaninov. Nel 2009 Sir Colin Davis lo invita sul podio della London Symphony Orchestra, con la quale esegue la Sinfonia n. 3 di Brahms. Grazie a questa esperienza, Trevor Pinnock l’ha voluto come suo assistente presso la Royal Academy Opera di Londra. Il 2009 ha visto anche il suo debutto con I Virtuosi del Teatro alla Scala, in un concerto realizzato al Teatro Verdi di Pisa. Ha più volte diretto la Royal Northern College of Music Symphony Orchestra di Manchester a Montepulciano nell’ambito del Festival ‘Il Cantiere Internazionale’ e per lo Stresa Festival. Con la stessa orchestra ha recentemente realizzato anche una nuova produzione di Un giorno di regno. Ha eseguito numerosi concerti alla guida dell’Orchestra Regionale Toscana, collaborando con molti solisti di fama internazionale. Ha ricoperto il ruolo di Assistente presso il Teatro dell’Opera di Roma, presso la Sydney Symphony Orchestra e presso l’Opéra di Monte Carlo per molte delle produzioni operistiche e sinfoniche di Gianluigi Gelmetti degli ultimi anni, tra cui La traviata, Così fan tutte, Le nozze di Figaro e L’olandese volante, cui è seguita la direzione di Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi nell’ambito della LXXVI Estate Musicale Chigiana e conferendogli il Diploma d’Onore dell’Accademia Chigiana. È stato inoltre assistente di G. Noseda alla BBC Philharmonic di Manchester e presso lo Stresa Festival. Nel gennaio 2002 fonda l’Orchestra dell’Università di Pisa di cui è stato per sette anni Direttore artistico e musicale e di cui segue tuttora i lavori nel ruolo di Presidente dell’Associazione OGU. Tra le orchestre da lui dirette figurano anche: Orchestra Sinfonica Nazionale Gral S. Martìn a Buenos Aires, Festival Orchestra di Sofia (Bulgaria), Göttingen Philarmonie (Germania), Orchestra Sinfonica Nazionale di Antalya (Turchia) e Royal Academy of Music Symphony Orchestra (Inghilterra). Tra i suoi recenti impegni, la nuova produzione di Nabucco per il progetto AsLiCo Opera domani.
PIER LUIGI PIZZI Regista, scenografo e costumista
Inizia l’attività di scenografo nel 1951, debuttando come regista nel 1977 debutta con Don Giovanni al Teatro Regio di Torino. Presente, da oltre cinquanta anni, nei più importanti teatri e festival del mondo, ottiene prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui la Legion d’honneur, il titolo di Officier des Arts et des Lettres in Francia, di Grand’ufficiale al merito della Repubblica Italiana e nel 2006 di Commandeur de l’Ordre du Mérite Culturel, nel Principato di Monaco. Inaugura il Wortham Center di Houston nel 1987 con Aida e l’Opéra Bastille di Parigi nel 1990 con Les Troyens di Berlioz. Dal 1982 partecipa regolarmente al ROF di Pesaro, facendo rivivere sulla scena il repertorio rossiniano meno conosciuto, da Tancredi a La pietra del paragone. Nel 2000 riceve il suo settimo Premio Abbiati, per il miglior spettacolo lirico dell’anno, Death in Venice, al Teatro Carlo Felice di Genova e più tardi al Teatro Comunale di Firenze. Con Idomeneo riapre il Teatro delle Muse di Ancona, dove poi mette in scena Elegy for young Lovers di Henze (Premio Abbiati), e più recentemente Neues vom Tage di Hindemith. Porta in scena Thaïs di Massenet, Le domino noir di Auber e Les pêcheurs de perles di Bizet al Teatro Malibran e Maometto II di Rossini, Il crociato in Egitto di Meyerbeer alla Fenice di Venezia, Rinaldo di Händel al Teatro alla Scala, La traviata e A Midsummer Night’s Dream al Teatro Real di Madrid, Un ballo in maschera in una nuova rivoluzionaria produzione a Piacenza-Expo, riproposta al Teatro Massimo di Palermo, Semiramide a Roma, Il viaggio a Reims ancora per la riapertura dell’Opera di Montecarlo, ed Europa riconosciuta di Salieri per l’inaugurazione, nel dicembre 2004, del Teatro alla Scala, dove cura anche il progetto di ristrutturazione del Museo teatrale. Si dedica, inoltre, all’allestimento di importanti esposizioni d’arte. Nel 2004, all’Arena Sferisterio di Macerata firma la regia de Les contes d’Hoffman e nel 2005 Andrea Chénier, mentre al Teatro Lauro Rossi di Macerata porta Les mamelles de Tirésias di Poulenc e Le bel indifférent di Tutino. Nel 2008 inizia al Teatro Real di Madrid una nuova produzione di Orfeo di Monteverdi in collaborazione con Les Arts Florissants. Nel 2009 Il ritorno di Ulisse in patria mentre L’incoronazione di Poppea ha luogo nel maggio 2010 a completamento del trittico monteverdiano. Negli ultimi anni mette in scena, tra l’altro, Die lustige Witwe di Franz Lehar al Teatro alla Scala di Milano, Der Vampyr di Marschner al Teatro Comunale di Bologna, Die tote Stadt di Korngold al Teatro la Fenice di Venezia e al Teatro Massimo di Palermo, Il principe della gioventù di Ritz Ortolani al Teatro la Fenice di Venezia e al Teatro degli Arcimboldi di Milano, Mozart di Sasha Guitry con musiche di Reynaldo Hahn al Festival dei due mondi di Spoleto. Tra gli impegni più recenti, The Turn of the Screw di Britten al Teatro la Fenice, Don Giovanni al Festival Mozart de La Coruña e al Teatro delle Muse di Ancona, Powder Her Face di Adès a Lugo, a Bologna e Venezia, Un giorno di regno di Verdi a Parma. Dal 2006 al 2011 è direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival di Macerata. Nello scorso gennaio ha completato alle Muse di Ancona la trilogia Mozart/Da Ponte con Le nozze di Figaro. Numerosissime le sue presenze al Teatro dell’Opera di Roma, iniziate nel 1968 con I due Foscari a Semiramide, passando per Macbeth, Alcesti, Faust, Mosé in Egitto, Parisina, I diavoli di Loudun, La battaglia di Legnano, Die Zauberflöte, Attila e La Gioconda.
PAOLO PANIZZA Assistente alla regia
Nato nel 1962, lavora all’Ufficio Regia dell’Arena di Verona, collaborando con tutti i più grandi nomi della lirica internazionale. Fondamentale è però l’incontro con Pier Luigi Pizzi, con il quale collabora professionalmente dal 1984. Tra le principali produzioni che ha firmato come regista e scenografo, citiamo Lucia di Lammermoor, La Cenerentola, Turandot, La traviata all’Arena di Verona; I puritani al Teatro Donizetti di Bergamo e al Verdi di Sassari; La clemenza di Tito al Teatro Chiabrera di Savona; La traviata per il Donizetti di Bergamo, che ha poi fatto nel 2010 una lunga tournée in Giappone. Nel 2011 ha realizzato Norma a Giardini-Naxos, seguita da una lunga tournée in tutte le province della Sicilia. A fine anno ha realizzato L’elisir d’amore al Teatro Verdi di Sassari. Nel 2012 ha curato il visual de La Gioconda al Politeama di Lecce, ha realizzato La bohème al Teatro Pirandello di Agrigento e una spettacolare Tosca all’Art Center di Seoul.
DIEGO MACCAGNOLA Maestro del coro
Ha compiuto gli studi musicali presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Donizetti di Bergamo, dove ha conseguito il diploma di pianoforte col massimo dei voti e il Diploma accademico di II livello con lode, ricevendo per due volte il prestigioso Premio G. Simone Mayr seguito da recital nella Sala Alfredo Piatti. Ha studiato pianoforte con Maria Grazia Bellocchio, perfezionandosi in seguito con Paolo Bordoni, Benedetto Lupo, Massimiliano Damerini e Sergei Dorensky; musica d’insieme con Rocco Filippini presso l’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma e con Alexander Lonquich presso l’Accademia Chigiana di Siena; contrappunto e direzione di coro con Antonio Greco, polifonia rinascimentale con Diego Fratelli e clavicembalo con Emilia Fadini. Si è esibito come solista o in formazioni da camera in importanti Rassegne e Festival italiani e stranieri e in sale concertistiche quali: Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Comunale di Ferrara, Parco della Musica di Roma, Auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli di Milano, Théatre entre des Bords de Marne e Jean Vilar-Vitry sur Seine di Parigi, Théatre du Merlan Scène Nationale di Marsiglia, Théatre Balsamine di Bruxelles, Théatre Pole Sud di Strasburgo e Maple Hall di Osaka (Giappone). Dedica particolare attenzione alla musica del Novecento: ha partecipato all’esecuzione dell’integrale dell’opera pianistica di Ligeti nel 2003, 2006 e 2007 ed è pianista nell’Ensemble 2 agosto (specializzato nell’esecuzione del repertorio contemporaneo) che ha debuttato nel 2009 inaugurando una duplice collaborazione con il violista Christophe Desjardins e lo scrittore Marcello Fois. Affianca un’intensa attività didattica e concertistica come pianista a quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro Costanzo Porta di Cremona, gruppo fondato da Antonio Greco e vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali (tra cui il Primo Premio Assoluto nel Concorso Corale Nazionale ‘Guido d’Arezzo’ nel 1998). Dal 2007 ha collaborato con il Circuito Lirico Lombardo come maestro del coro per diverse produzioni operistiche (Così fan tutte, Die Zauberflöte, Don Pasquale,La figlia del reggimento, Norma, Il cappello di paglia di Firenze). È pianista accompagnatore presso il Conservatorio di Como e Milano e docente di pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Donizetti di Bergamo.
CARMEN TOPCIU Mezzosoprano
Nata in Romania, si è diplomata in canto al Conservatorio di Musica e Arte Drammatica Cluj-Napoca. Attualmente è collaboratrice permanente del Teatro dell’Opera di Braşov (Romania). Nel 2010 vince il LXI Concorso AsLiCo per giovani cantanti lirici d’Europa per la parte di Angelina (La Cenerentola) e nel 2011 vince il primo premio al Concorso Città di Lucca. È scelta come protagonista di tre titoli al Teatro San Carlo di Napoli nel 2011 (Carmen, Arsace e la protagonista femminile di Roméo et Juliette di Berlioz). Partecipa alla prima rappresentazione dell’opera La casa de Bernarda Alba di Miguel Ortega nel ruolo della Poncia. Divide il palcoscenico con colleghi famosi come Gregory Kunde,Barry Banks, Simone Alberghini, Jorge de Leon, Carlos Alvarez, Norah Amsellem, Laura Aikin, e sotto la direzione di registi e direttori d’orchestra altrettanto celebri quali Luca Ronconi, Micha van Hoecke, Massimiliano Stefanelli, Alain Guingal, Gabrielle Ferro.
TERESA IERVOLINO Mezzosoprano
Nata a Bracciano nel 1989, all’età di 8 anni inizia a studiare pianoforte, conseguendone il compimento inferiore, successivamente decide di dedicarsi al canto e nel 2007 viene ammessa al Conservatorio di Avellino, dove studia anche composizione e nel 2011 si diploma in canto con il massimo dei voti e la lode. Inizia già nel 2008 ad esibirsi in una serie di concerti lirico-sinfonici nel territorio campano. Arriva finalista in vari concorsi di canto lirico e nel 2010 è vincitrice del terzo premio al Concorso lirico internazionale ‘Città di Ravello’. Segue masterclass con Marco Berti, Domenico Colajanni, Alfonso Antoniozzi, Daniela Barcellona, Bernadette Manca Di Nissa, Stefano Giannini e Bruno Nicoli. È vincitrice del Primo premio, del Premio speciale Gigliola Frazzoni e del Premio speciale Anselmo Colzani al VI Concorso lirico internazionale ‘Città di Bologna’ del 2012, dopo il quale ha preso parte alle masterclass tenute da Cinzia Forte e Francesco Micheli. Nel 2012 vince il 63° Concorso AsLiCo, esibendosi in alcuni concerti e spettacoli per il Teatro Sociale di Como. Nel 2012 vince inoltre il Primo premio al Concorso lirico internazionale Salicedoro e il Primo premio al XXIX Concorso lirico internazionale ‘Maria Caniglia’. Nel 2012 ha debuttato al Teatro Filarmonico di Verona nel Pulcinella di Stravinsky e nel Rigoletto a Chieti (Maddalena).
ABRAMO ROSALEN Basso
Collabora con diversi gruppi ed orchestre italiane e straniere. Riscuote un lusinghiero successo nel ruolo di Mustafà (L’Italiana in Algeri) presso il Teatro Comunale di Bologna. Ha recentemente interpretato il marchese di Calatrava (La forza del destino) al Grand Teatre del Liceu di Barcellona. È il Commendatore (Don Giovanni) al Teatro La Fenice di Venezia, all’Olimpico di Vicenza, Verdi di Pisa, Politeama di Prato; Oroe (Semiramide) al Teatro Sociale di Trento, Goldoni di Livorno, Sociale di Rovigo e al Verdi di Pisa; Don Magnifico (La Cenerentola) al Teatro Rendano di Cosenza. È un applaudito Frère Laurent (Roméo et Juliette) al Teatro La Fenice di Venezia, Verdi di Pisa, Alighieri di Ravenna, Sociale di Trento, Grande di Brescia, Ponchielli di Cremona, Sociale di Como e Fraschini di Pavia. Debutta per la Biennale di Venezia nel 2002 con l’opera contemporanea Big Bang Circus di Claudio Ambrosini. Il suo repertorio comprende anche musica da concerto, sia sacra sia profana: tra le molte esibizioni si ricordano Sacrae Symphoniae di Flavio Testi con l’Orchestra Verdi all’Auditorium di Milano e la Nona sinfonia di Beethoven (versione pianistica di Liszt) al Teatro Ponchielli di Cremona.
ENEA SCALA Tenore
Nato a Ragusa, intraprende lo studio del canto lirico al Conservatorio di Bologna sotto la guida del soprano Wilma Vernocchi, perfezionandosi successivamente con il tenore Fernando Cordeiro Opa con il quale sta tuttora studiando. Ha debuttato nel 2006 a Bologna come Il matto nel Paolo e Francesca di Mancinelli e da allora ha spaziato in un repertorio che comprende, fra l’altro, Così fan tutte (Ferrando), L’Italiana in Algeri (Lindoro), Il barbiere di Siviglia (il Conte d’Almaviva), La Cenerentola (Don Ramiro), Sigismondo (Radoski), Mosè in Egitto (Mambre), Il viaggio a Reims (il Conte di Libenskof), La sonnambula (Elvino) e Don Pasquale (Ernesto). Tra i suoi recenti successi: Il Turco in Italia ad Amsterdam, Zaira di Bellini al Festival di Martina Franca e il dittico di Ravel L’heure espagnole e L’Enfant et les sortilèges oltre a La rondine al Teatro Massimo di Palermo.
BRUNO TADDIA Baritono
Nato a Pavia, si è diplomato in violino al Conservatorio di Genova, sotto la guida di Giulio Franzetti. Ha frequentato il corso di Composizione Sperimentale di Bruno Zanolini presso il Conservatorio di Milano. Ha studiato canto con Paolo Montarsolo. Abbandonata l’iniziale attività come violinista in formazioni da camera e orchestrali, nel 2001, dopo aver frequentato i corsi dell’Accademia Rossiniana di Pesaro, tenuti da Alberto Zedda, ha debuttato al ROF nel ruolo di Don Alvaro (Il viaggio a Reims). Dal 2002 partecipa a varie produzioni del Circuito Lirico Lombardo nei ruoli di Taddeo (L’Italiana in Algeri), Don Bartolo (Il barbiere di Siviglia), Ping (Turandot), Dulcamara (L’elisir d’amore), Don Quixote (El retablo de maese Pedro di De Falla). Tra le sue interpretazioni, grande riscontro di pubblico e critica hanno avuto: Don Pomponio Storione (La gazzetta di Rossini) presso il Liceu di Barcellona, Don Giulio Antiquati (L’Ajo nell’imbarazzo di Donizetti) presso il Festival di Wexford 2006, Dulcamara al Teatro Carlo Felice e Belcore a Palm Beach (L’elisir d’amore) e Dandini (La Cenerentola) allo Spoleto Festival USA. Ha inoltre partecipato alla prima rappresentazione assoluta di Teneke (Okçuoglu) di Fabbio Vacchi al Teatro alla Scala nel 2007 e ha ricoperto il ruolo di Don Alfonso (Così fan tutte) all’Opera di Roma. Recentemente ha interpretato Candide di Bernstein al Teatro dell’Opera di Roma e Orlando paladino di Haydn al Théâtre du Châtelet a Parigi. Nei prossimi mesi canterà ne La Cenerentola (Dandini) a Palm Beach e in Iphigénie en Tauride a Ginevra.
SONIA CIANI Soprano
Nata a Roma nel 1981, inizia lo studio del canto sotto la guida di Stefania Magnifico, conseguendo il diploma di canto al Conservatorio di Santa Cecilia. Nel 2007 prende parte al recupero dell’opera I Shardana di Porrino in collaborazione con il Conservatorio di Musica di Stoccarda. Nel 2008 è Frasquita (Carmen) al Teatro Nazionale di Roma. Nello stesso anno è ammessa ai corsi di perfezionamento Opera Studio dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sotto la direzione di Renata Scotto, al termine dei quali canta presso l’Auditorium Parco della Musica in Die Entführung aus dem Serail (Kostanze). In seguito si esibisce ancora per conto di Opera Studio ed è Königin der Nacht (Die Zauberflöte), Norina (Don Pasquale) e Kostanze (Die Entführung aus dem Serail). Nel 2010 è Fiorilla (Il Turco in Italia) a Viterbo. Nel 2011 è vincitrice assoluta del Primo concorso lirico ‘Villa in Canto’ a Verona dove debutta come Violetta (La traviata), Adina (L’elisir d’amore) e Musetta (La bohème). È di nuovo Norina a Bologna; poi ancora Frasquita in una tournée estiva a Massa Marittima (Festival Lirica in Piazza), Pescara e San Vito al Tagliamento. Al Carlo Felice di Genova debutta, per l’Opera Studio, la Erste Dame (Die Zauberflöte), poi Lauretta (Gianni Schicchi). Nel 2012 canta per il progetto Opera domani Il flauto magico (Regina della notte). Nel 2013 sarà a Venezia per Carmen (Frasquita).
DAVIDE LUCIANO Baritono
Avviato al canto da Gioacchino Zarrelli, sta proseguendo gli studi nella classe di canto del soprano Carla Di Censo presso il Conservatorio sannita. Nel 2011 si è affermato nella categoria esordienti al LXIII Concorso AsLiCo cantando nel progetto Opera domani Il flauto magico (Papageno). Recentissima la partecipazione all’Accademia Rossiniana a Pesaro, che gli è valsa la scrittura per la produzione de Il viaggio a Reims e la riconferma per il prossimo Rossini Opera Festival, dove interpreterà il ruolo di Haly (L’Italiana in Algeri). Tra i prossimi impegni, la collaborazione con la Deutsche Oper a Berlino nella stagione 2013/14 che lo vedrà interprete tra l’altro di Carmen (Morales), Il barbiere di Siviglia (Don Bartolo), Lucia di Lammermoor (Enrico) e il debutto alla Den Norske Opera a Oslo con Don Giovanni (Leporello).
ALESSIA NADIN Mezzosoprano
Ha studiato al Conservatorio di Musica di Venezia sotto la guida di Stella Silva, diplomandosi con il massimo dei voti e l’assegnazione di una borsa di studio. Nel 2003 ha debuttato a Venezia presso il Teatro Piccolo dell’Arsenale interpretando il ruolo di Apollonia (La canterina di Haydn). Ha partecipato in seguito alle produzioni di Rigoletto, Le nozze di Figaro e Die Zauberflöte per il Circuito Lirico Lombardo, ha cantato la Petite messe solemnelle di Rossini al Teatro Verdi di Trieste e interpretato il ruolo di Lola (Cavalleria rusticana) al Teatro Donizetti di Bergamo. Vincitrice della LVIII edizione del Concorso AsLiCo, ha cantato nel ruolo di Dorabella (Così fan tutte) nel Circuito Lirico Lombardo. Tra gli ultimi impegni, Roméo et Juliette (Stéphano) al Teatro Verdi di Trieste e La Cenerentola (Tisbe) nei teatri del Circuito Lombardo e al Teatro Comunale di Piacenza.