2012 Ernani
2012 Ernani
2012 Ernani
2012 Ernani
2012 Ernani
2012 Ernani

2012 Ernani

Dramma lirico in quattro atti.
Musica di Giuseppe Verdi. Libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Hernani, ou l’honneur castillan di Victor Hugo.
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 9 marzo 1844

Ernani Rudy Park
Don Carlo Alessandro Luongo
Don Ruy Gomez de Silva Enrico Giuseppe Iori
Elvira Maria Billeri
Giovanna Nadiya Petrenko
Don Riccardo Saverio Pugliese
Jago Gianluca Margheri

Direttore
Antonio Pirolli

Regia
Andrea Cigni

Scene Dario Gessati
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Fiammetta Baldiserri

Maestro del coro Antonio Greco

Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Banda di palcoscenico del Teatro Sociale di Como

Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo

Nuovo allestimento

Opera rappresentata con sovratitoli

 

 

Atto I – Il bandito
Spagna, 1519. Ernani, sotto le cui spoglie si cela Don Giovanni d’Aragona, è a capo d’un gruppo di banditi datisi alla macchia; è ansioso di sollevare la rivolta contro il re, Don Carlo, per vendicare l’uccisione del padre. I suoi fedeli gli assicurano il loro aiuto. Si reca al castello di Don Ruy Gomez De Silva per incontrarne la nipote Elvira, della quale è innamorato; l’amore di Ernani è ricambiato, ma la fanciulla, che deplora la propria sorte, è promessa al vecchio zio. Al castello dei Silva si trova già Don Carlo, in incognito, anch’egli innamorato di Elvira. Quest’ultima riconosce in lui il re di Spagna, ma respinge le sue profferte; di fronte all’insistenza di Don Carlo per condurla con sé, la fanciulla gli strappa dalla cintola il pugnale, pronta a difendere il suo onore. Da un uscio segreto compare Ernani, e s’avanza per proteggere Elvira; il re riconosce il bandito e lo invita a fuggire. Entra all’improvviso Silva, sdegnato per l’attentato al suo onore: ma riconosce il re e gli rende omaggio. Generosamente, Don Carlo consente ad Ernani di allontanarsi.

 Atto II – L’ospite
La rivolta capeggiata da Ernani è fallita: il bandito, travestito da pellegrino, chiede ospitalità presso il castello di Silva, che lo accoglie e gli comunica che sta per sposare Elvira; Ernani allora, sconvolto, svela la sua identità e offre al rivale, come dono nuziale, la sua testa. Al castello giunge intanto Don Carlo, reclamando il bandito; ma Silva, legato dai doveri dell’ospitalità, fa nascondere Ernani e si rifiuta di consegnarlo. Il re fa perlustrare, invano, il castello, costringendo poi Elvira a seguirlo. Ernani rivela a Silva l’amore del re per la fanciulla, esortandolo a vendicare l’offesa recata al suo onore. I due stringono un patto; Ernani consegna un corno da caccia a Silva: quando questi vorrà la morte del bandito, non dovrà far altro che suonare tre volte nel corno, ed Ernani si toglierà la vita.

Atto III – La clemenza
Ad Aquisgrana, nei sotterranei del sepolcro che custodisce le spoglie di Carlo Magno, si riuniscono i congiurati, capeggiati da Ernani. Li ha preceduti Don Carlo, sceso anch’egli di nascosto nel sepolcro. Appreso che il re aspira al trono imperiale, i congiurati ne decretano la morte; si trae a sorte colui che eseguirà la sentenza, ed esce il nome di Ernani. Tutti prestano di nuovo il loro giuramento, quando tre colpi di cannone annunciano che Don Carlo è stato eletto imperatore. Questi, col suo seguito, si mostra ai ribelli e ne decreta la morte. ma cede, poi, alle insistenze di Elvira: fa dono della vita a Ernani e gli concede in sposa la fanciulla, mentre Silva medita propositi di vendetta.

 Atto IV – La maschera
Nel palazzo di Don Giovanni d’Aragona, a Saragozza, ci si prepara alla festa nuziale. Tra i presenti viene notato un uomo in nero, mascherato. Mentre Ernani ed Elvira si abbandonano alla gioia, s’odono in lontananza tre suoni di corno: è Silva, che ricorda a Ernani il patto fatale. Il giovane tenta dapprima di commuovere Silva; ma poi, tenendo fede alla parola data, si toglie la vita. Sul suo corpo esanime si accascia Elvira.

UN ENORME CANTIERE
di Antonio Pirolli

Ai tempi dei miei studi in Conservatorio, durante un corso di Storia dell’Estetica sull’ultimo Verdi, il prof. Claudio Casini ci stupì tutti sostenendo che Otello era una brutta opera. Alla mia domanda sul perché di una tale affermazione, il prof. Casini rispose che l’opera (in senso complessivo) di Verdi può essere facilmente distinta in diverse fasi compositive, riprendendo così la teoria di Bruno Barilli sulle composizioni ‘a cicli’ del Cigno di Busseto.

Otello, infatti, pur risentendo del nuovo clima culturale mitteleuropeo, non risulta un’opera del tutto compiuta, come poi invece sarà il grande capolavoro di fine carriera, Falstaff.

Tenendo presente questa teoria, si può certamente affermare che Ernani è un’opera ponte, ovvero un’opera che getta le basi per il successivo periodo compositivo verdiano, più legato al romanticismo musicale. Ernani può quindi essere considerato un enorme ‘cantiere’ dove Verdi, nel pieno delle sue forze compositive, comincia a tracciare quella che sarà la cifra stilistica propria del Verdi romantico.

Ad esempio, in Ernani vi è una straordinaria caratterizzazione dei singoli personaggi, che diventano fulcro della vicenda. Questa attenzione al singolo è del tutto assente nelle opere precedenti, soprattutto nei due primi grandi successi verdiani, Nabucco e I Lombardi alla prima crociata. Inoltre, in Ernani vi è una perfetta assegnazione vocale a ciascun personaggio dell’opera, anticipando quelle dei melodrammi successivi. Così, Don Carlo è l’archetipo di quello che consideriamo il cosiddetto baritono verdiano, con le caratteristiche vocali e lo spessore interpretativo dei grandi personaggi baritonali creati dal compositore. O ancora: la figura lirica ed eroica dell’eroe è affidata, a partire proprio da Ernani, al tenore.

Un’altra caratteristica tipica delle composizioni verdiane, che può essere rintracciata già in Ernani, è la struttura propria del melodramma, con la riduzione progressiva della lunghezza degli atti, così da attribuire stringatezza ed incisività sempre crescente al dramma lirico. Ciò viene supportato da un’ulteriore e fondamentale novità introdotta da Verdi in quest’opera: la scarsità dei pezzi a solo a cui fanno da contrappeso i molti momenti d’assieme, in primo luogo i grandi concertati che chiudono il primo e il terzo atto. In essi, pur senza ancora quella maturità ed esperienza compositiva che caratterizzerà le opere degli anni successivi, è già ben evidente il talento di Verdi, che all’epoca era considerato ancora agli esordi della propria carriera.

Alcuni esempi di questo successivo sviluppo di abilità compositiva, presente in nuce in Ernani,  possono essere rintracciati in vari momenti dell’opera: l’introduzione musicale del quarto atto con la banda che suona una danza fuori scena e che verrà poi ripreso in Un ballo in maschera; oppure l’inizio del terzo atto con la celebre aria di Don Carlo che richiama le scure sonorità di certe pagine di Simon Boccanegra; o ancora: i concitati terzetti che non possono non ricordare Il Trovatore.

In Ernani, dunque, pur a digiuno di una vera e propria scuola compositiva contrappuntistica, Verdi riesce comunque a trovare, grazie esclusivamente al proprio talento, delle finezze strumentali tipiche delle opere del suo ultimo periodo.

L’onore. Ad Ogni Costo
di Andrea Cigni

Ernani è, delle opere di Verdi, una tra più difficili da restituire alla dimensione visiva. Ci sono dei vincoli storici, drammaturgici, semantici, molto forti nel libretto e nella storia stessa e dunque ogni lettura, ogni interpretazione, deve tener conto di queste indicazioni provenienti da una tradizione, ma anche da una coerenza visiva, che non desidero tradire.

Un ascolto attento della musica e la lettura del testo fanno emergere tre valori: l’onore, da difendere e far valere ad ogni costo, da parte di tutti i personaggi e la ‘pesantezza’ di un ben preciso momento storico, in cui brutalità, aggressività, crudeltà erano ingredienti di una società fondata sul potere, in gran parte politico e militare, da far valere costantemente. Il terzo elemento, l’amore, resta perciò quasi marginale alla vicenda: la storia tra Ernani ed Elvira passa quasi in secondo piano rispetto ai vari intrecci, fatti di promesse, di vendette, di complotti, tra i protagonisti maschili e rischia spesso di scomparire all’interno della vicenda raccontata. Proprio grazie ad alcuni duetti, come quello del secondo atto o quello finale, viene recuperato il senso ‘degli affetti’, proprio del melodramma ottocentesco e che ovviamente non poteva mancare anche in questo lavoro, ma questo è in buona parte offuscato da quel senso del dovere e dell’onore cui accennavo poche righe sopra.

L’epoca della nostra ambientazione è dunque quella del Cinquecento spagnolo, ma non una riproduzione filologica che cerca di copiare o riprodurre semplicemente forme e simboli del Siglo de Oro, in modo didascalico. Più onestamente un’appassionante lettura in chiave evocativa, teatrale ed espressiva non solo dei caratteri dei personaggi, ma anche dei luoghi dentro ai quali si trovano ad agire e delle situazioni drammatiche che prendono vita: senza tradire le linee storiche, ma reinventando molto del materiale visivo, del periodo in questione.

Ciò che salta subito all’attenzione è che Ernani è un’opera teatrale più che d’apparato, che si sviluppa tra quattro personaggi principali (addirittura Silva nelle prime intenzioni doveva dare il titolo all’opera), portatori di altrettanti temi diversi tra loro, accomunati dal concetto dell’onore.

Il resto delle presenze in palcoscenico hanno un valore non di commento o di personaggio, ma creano una sorta di ambientazione: soldati, cavalieri, cortigiani, elettori, personaggi della lega, dame, maschere, entro i quali i protagonisti si muovono raccontandoci la loro storia.

Il maggior risalto è dato ai protagonisti, al loro agire, alla loro risoluzione drammatica, al loro esistere non come personaggi ‘storici’ in costume, bensì come veri e propri attori, portatori di una storia drammatica e di alcuni valori che ritornano nell’opera a più riprese e di cui ognuno enfatizza un aspetto particolare rispetto agli altri.

Ernani è l’incarnazione del coraggio e dell’onore che passa attraverso la vendetta, Elvira dell’avventura amorosa cortese, Don Carlo del potere e di ciò che questo può far ottenere (finanche a cambiare il carattere delle persone stesse), Silva dell’attaccamento a una giovinezza ormai fuggevole e alla difesa del potere che ormai sempre vede sfuggire. Tutti i personaggi hanno a che fare con questo pressante concetto della difesa dell’onore, spesso invocato anche per motivi banali e futili, impiegando energie anche in modo del tutto esagerato.

Il lavoro desidera rispettare la tradizione letteraria e musicale cui quest’opera rimanda, ma al tempo stesso cura in modo forte l’azione drammatica, rivaluta alcune linee e forme nei costumi e nelle scene, astrae ed evoca quegli elementi che da semplici apparati di stile dovranno comunicare un senso teatrale che necessariamente è dentro quest’opera.

Il colore dominante della scena è l’oro, in tutte le sue sfumature, ossidazioni, lavorazioni. La pesantezza di un periodo storico ‘ricco’ che impone il proprio senso del dovere e dell’onore passa anche attraverso questo materiale, con cui è realizzato tutto l’impianto scenico e dentro il quale tutti si trovano a vivere. Il richiamo al retablo spagnolo è evidente e fortemente voluto.

La mutevolezza dei quadri è restituita attraverso un elemento centrale che ruota, si apre, si scompone, si spacca, modificando l’ambiente e creandone di volta in volta diversi e molteplici, rompendo la luce e accogliendo personaggi, elementi di scenografia ed evocando atmosfere.

Tutto è decorato con la minuzia e l’ossessività del retablo cinquecentesco per quanto riguarda l’interno della scena, ma nel momento in cui questa ruota verso lo spettatore mostra anche l’altra fonte di ispirazione del nostro lavoro, parte del materiale letterario del romanzo che ha ispirato Verdi: così tutta la parete circolare esterna vede riprodotte frasi dell’opera stessa di Victor Hugo.

Pochi elementi simbolici entrano nel ‘cerchio magico’ del nostro retablo: i ricchi abiti da sposa per Elvira privi di anima, due sedute speculari per il castello di Silva, un tavolo/cornice specchiante per il secondo atto, richiamo di un ponte levatoio che difende la rocca, la testa di Carlo Magno nella tomba del terzo atto ed infine il vuoto lasciato dalla parete umana delle immobili maschere del quarto atto.

Il vuoto, il nulla è ciò che resta in mano ai protagonisti alla fine dell’opera, insieme alla difesa dell’onore che perde di qualunque senso e di qualunque ragionevolezza in un finale spietato.

ANTONIO PIROLLI Direttore
Nato a Roma, si è diplomato in pianoforte, composizione, musica corale e direzione d’orchestra al Conservatorio di Santa Cecilia. Si è quindi perfezionato con Zoltan Pesko, Vladimir Delman e Rudolf Barshai, vincendo il terzo premio al Concorso ‘Arturo Toscanini’ di Parma. Dal 1995 al 2001 è stato direttore musicale al Teatro dell’Opera di Ankara, ricoprendo lo stesso incarico presso l’Opera di Stato di Istanbul dal 2002 al 2005. È stato ospite di prestigiose istituzioni in Italia e all’estero, come: Teatro alla Scala, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Carlo Felice di Genova, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Bellini di Catania, New National Theatre di Tokyo, Teatro San Carlo di Lisbona, Teatro Colon di Buenos Aires e l’Opera di Stato di Wiesbaden. Vanta un vasto repertorio, con una predilezione per l’Ottocento italiano e l’opera francese, non senza frequenti incursioni in Puccini e nel repertorio sinfonico. Sono da ricordare in particolare La Gioconda al Festival di Santander (Spagna), una tournée in Giappone con il Teatro dell’Opera di Roma, il debutto alla Deutsche Oper di Berlino con Andrea Chénier, Macbeth a Lisbona, Nabucco e Aida a Caracalla, Il trovatore al Teatro Bellini di Catania, Tosca a Firenze e Turandot al Filarmonico di Verona. È stato anche applaudito sul podio del Palacio Euskalduna di Bilbao con Aroldo, Ernani al Teatro Bellini di Catania, Il barbiere di Siviglia all’Arena di Verona e La bohéme a Santander. Ha diretto anche Un ballo in maschera al Teatro Verdi di Salerno e Medea e I puritani per il Circuito Lirico Lombardo nelle stagioni 2010 e 2011.

ANDREA CIGNI Regista
Toscano, laureato al DAMS di Bologna, si è formato grazie a numerose esperienze di recitazione, mimica, dizione, danza ed espressività corporea. È stato attore e mimo prendendo parte a numerosi allestimenti e collaborando con registi quali Pier Luigi Pizzi, Giancarlo Cobelli, Yannis Kokkos, Alberto Fassini, Beni Montresor, Henning Brockhaus. In qualità di assistente alla regia ha allestito numerose opere (come Rinaldo, Aida, La fille du régiment, Otello, L’Orfeo, Francesca da Rimini, Simon Boccanegra, Macbeth, Il trovatore, The Turn of the Screw) nei più prestigiosi teatri d’opera. Ha curato la regia di varie pièces teatrali: La morsa di Pirandello, Poesie Recitardanzando di Giorgio Caproni, Rosa pazza e disperata di Enzo Siciliano. Nel 2006 ha debuttato a Cremona con la mise en éspace di una performance di danza e musica dal titolo Buenos Aires Madrigals al Teatro Ponchielli, subito seguita dalla regia dell’opera lirica Andromeda liberata di Vivaldi e altri, in prima rappresentazione assoluta in tempi moderni, che ha riscosso enorme successo di critica e di pubblico. Nel maggio 2007 ha curato la regia de L’Orfeo, in occasione dei 400 anni dalla prima rappresentazione dell’opera: l’allestimento ha ottenuto la copertina del prestigioso mensile italiano L’opera. Nel 2008 ha curato la regia di Paride ed Elena di Gluck, per il Circuito Lirico Toscano coprodotto dall’Opéra Royal de Wallonie di Liegi. Sempre nel 2008 ha realizzato per il Circuito Lirico Lombardo il dittico The Medium Gianni Schicchi. Nel 2009, Aida per il Festival Opera al Giardino di Boboli a Firenze e La fille du régiment per il Circuito Lirico Lombardo, il Teatro Donizetti di Bergamo e il Teatro Alighieri di Ravenna. Nel 2010 ha realizzato un nuovo allestimento de La traviata per l’AsLiCo e Roméo et Juliette per i teatri di Pisa, Ravenna, Rovigo e Trento.

DARIO GESSATI Scenografo
Nato a Milano nel 1976, si diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Partecipa a vari premi di drammaturgia e collabora con il docente di scenografia Carlo De Simone. Nel 2002 partecipa al Festival dei Due Mondi di Spoleto nella realizzazione delle scene per Lucrezia B di Milazzo. Nel 2004 è costumista e assistente scenografo per Il Flaminio di Pergolesi con la regia di Michal Znaniecki al Festival Pergolesi-Spontini di Jesi. Nel 2008 adatta e disegna Giselle con la regia di Beppe Menegatti e la coreografia di Carla Fracci per la stagione estiva alle Terme di Caracalla del Teatro dell’Opera di Roma. Dal 2008 collabora con il regista Arturo Cirillo ne L’inseguitore di Tiziano Scarpa (2008), Fatto di cronaca di Raffaele Viviani, Otello di William Shakespeare (2009; premiato come ‘Miglior scenografia’ dell’anno dal Premio Girulà di Napoli, e come ‘Miglior spettacolo’ dall’Associazione Critici Italiani), Napoli Milionaria! di Nino Rota/Eduardo De Filippo al Festival della Valle d’Itria e ne L’avaro di Molière per il Teatro Stabile di Napoli e delle Marche (2010). Nella stagione lirica 2010/11 collabora con il regista Andrea Cigni ne La traviata per il Circuito Lirico Lombardo. Per la stagione lirica 2011/12 è scenografo al Teatro Verdi di Sassari con Norma per la regia di Andrea Cigni e come assistente alle scene ne I due timidi e ne La notte di un nevrastenico di Nino Rota. Nella stagione 2012 è al Festival di Benevento con Ferdinando di Annibale Ruccello e per lo Stabile delle Marche con La purga di bebè di Georges Feydeau per la regia di Arturo Cirillo. Dal 2003 lavora presso il Laboratorio di Scenografia del Teatro dell’Opera di Roma.

Valeria Bettella Costumista
Consegue il diploma in scenografia nel 2007 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2008 frequenta il corso di sartoria teatrale presso l’Accademia di Arti e Mestieri dello Spettacolo del Teatro alla Scala di Milano. Durante gli anni di studio collabora come scenografa e costumista all’interno di numerose realtà teatrali, realizzando fra l’altro i figurini e le marionette per Il mondo della luna di Galuppi per la XXXVIII Biennale di Venezia (2006). Come costumista ha collaborato con il regista Federico Grazzini agli spettacoli Expoi (Piccolo Teatro di Milano, 2008), L’ultimo burattino (Teatro Dal Verme di Milano, 2008), Rigoletto (Pocket Opera AsLiCo, 2009); Il Bagatto (Compagnia teatrale Expoi, 2010), Gianni di Parigi (XXXIV Festival della Valle d’Itria, 2010/Wexford Festival Opera, 2011); Nabuccolo (Opera Kids AsLiCo, 2011), Il barbiere di Siviglia (Circuito Lirico Lombardo, 2012).

FIAMMETTA BALDISERRI Light designer

Nasce a Cesena nel 1967. Mentre frequenta l’Università di Bologna, segue un corso per illuminotecnici al Teatro Regio di Parma dove inizia la sua attività di tecnico teatrale. Come tecnico partecipa dal 1987 al 1998 al Festival dei Due Mondi a Spoleto e fino al 2004 al Rossini Opera Festival di Pesaro. Ha svolto attività come assistente in allestimenti firmati da Pierluigi Pizzi, Luca Ronconi ed Emilio Sagi. Nel 2001 collabora alla realizzazione delle luci di Aida al Teatro Verdi di Busseto con la regia di Franco Zeffirelli e nel 2002 sempre a Busseto inizia la sua attività di light designer nella produzione de La traviata di Zeffirelli. Da allora firma le luci di spettacoli di registi come Pierfrancesco Maestrini, Cristina Mazzavillani Muti, Micha van Hoeke, Beppe De Tomasi, Riccardo Canessa, Paolo Panizza, Maria Elena Mexia. Per il Teatro Donizetti di Bergamo ha seguito la tournée in Giappone di Anna Bolena e Lucia di Lammermoor. Per il Ravenna Festival segue la ripresa del Don Pasquale diretto da Muti al Teatro Stanislavskij di Mosca. Con Massimo Gasparon cura Ernani al Teatro Municipale di Piacenza. Con Nicola Berloffa riprende le luci de Il viaggio a Reims prodotto dal Centro Lirico Francese. Lavora con Andrea Cigni per L’Orfeo al Teatro Ponchielli di Cremona (2007) ed è light designer de Le nozze di Figaro all’interno del progetto AsLiCo Pocket Opera (2011). Per il Circuito Lirico Lombardo ha curato le luci di: The Medium, Gianni Schicchi, La fille du régiment, La traviata, I puritani, Romèo et Juliette. Dal 2007 collabora con L’Accademia di Belle Arti di Bologna, sezione Scenografia del Melodramma, dove tiene corsi di illuminotecnica teatrale.

ANTONIO GRECO Maestro del coro
A sette anni ha iniziato la propria esperienza nel canto corale. Si è diplomato in pianoforte con M. Gattoni, presso il Conservatorio di Mantova, in musica corale e direzione di coro con D. Zingaro presso il Conservatorio di Milano, ed ha conseguito con lode il diploma accademico di II livello in polifonia rinascimentale sotto la guida di D. Fratelli, presso il Conservatorio di Lecce. È stato assistente di Benedetti Michelangeli e A. Monetti ai corsi di formazione orchestrale Cremona città d’arte. Ha insegnato teoria, solfeggio e dettato musicale, direzione di coro e repertorio corale presso l’Istituto pareggiato di Reggio Emilia; attualmente è docente di Esercitazioni corali presso l’Istituto pareggiato di Ravenna. Nel 1993 ha fondato il Coro Costanzo Porta alla cui guida ha vinto premi in concorsi nazionali ed internazionali. Nel 2006 ha avviato la propria collaborazione con AsLiCo e il Circuito Lirico Lombardo, del quale è stato nominato Maestro del Coro.

RUDY PARK Tenore
Ha studiato canto in Corea laureandosi presso la Chung-Ang University. Nel 2002 si diploma all’Opera Studio Academy di Seoul e nello stesso anno si trasferisce in Italia, dove si è diplomato al Consevatorio di Santa Cecilia a Roma. Si è quindi specializzato in Italia e Germania. Nel 2008 ha debuttato nel Circuito Lirico Lombardo in Turandot (Calaf). Tra le interpretazioni più recenti ricordiamo: Torbeno (I Shardana) e Cavaradossi (Tosca) al Teatro Lirico di Cagliari e al Filarmonico di Verona; Pollione (Norma) a Budapest; Ernani (Ernani) al Teatro Comunale di Bologna e poi in tournée in Giappone. Ha riscosso grande successo per il suo debutto alla Nikikai Opera Foundation nella Turandot diretta da Gianluigi Gelmetti. È stato recentemente apprezzato con la sua interpretazione di Calaf dal pubblico del Teatro Carlo Felice di Genova, mentre ha debuttato ad Atene come Manrico (Il trovatore). Ha inoltre riscosso grande successo come Cavaradossi al Festival Pucciniano di Torre del Lago. Come prossimi appuntamenti, parteciperà ad Aida all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi e tornerà ad Atene nel ruolo di Arrigo (I vespri siciliani).

ALESSANDRO LUONGO Baritono
Nato a Pisa nel 1978, si è perfezionato con Alessandro Corbelli, Renato Bruson, Robert Kettelson e Mirella Freni. Ha debuttato nel 2002 al Teatro del Giglio di Lucca nei panni di Beaupertuis (Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota), interpretando in seguito molti ruoli, con una particolare predilezione per il repertorio di Mozart, Rossini e Donizetti, oltre ad aver più volte vestito i panni di Marcello e Schaunard (La bohème) al Festival Pucciniano di Torre del Lago. Nel 2003 è stato Agamemnon (La belle Héléne di Offenbach) al Teatro Verdi di Pisa e Polyphemus (Acis and Galatea di Händel) a Lucca, Pisa e Livorno. Ha avuto occasione di collaborare con prestigiosi direttori quali Riccardo Muti, Zubin Mehta, Michele Mariotti, Seiji Ozawa, Bruno Campanella ed Evelino Pidò. Ha partecipato ai concerti ‘Le vie dell’amicizia’ diretti da Riccardo Muti a Piacenza, Ravenna e Nairobi, interpretando poi Gianni di Parigi di Donizetti (Siniscalco) e Gianni Schicchi (Gianni Schicchi) al Festival di Wexford ed Ernani (Don Carlo) a Sassari. Fra i suoi prossimi impegni: Le nozze di Figaro (Conte di Almaviva) ad Ancona, Roméo et Juliette (Mercutio) al Carlo Felice di Genova, I due Figaro di Mercadante al Real di Madrid, Il barbiere di Siviglia (Figaro) all’Opera di Roma, L’elisir d’amore (Belcore) alla Fenice di Venezia, il dittico raveliano L’enfant et les sortilèges e L’heure espagnole al Massimo di Palermo.

ENRICO GIUSEPPE IORI Basso
Ha studiato presso il Conservatorio di Parma, specializzandosi in seguito con Lucetta Bizzi, Carlo Bergonzi e Carlo Meliciani. Apprezzato basso verdiano, dopo il debutto nel 1996 ha calcato i palcoscenici di alcuni fra i maggiori teatri a livello internazionale e collaborato con importanti direttori d’orchestra quali Bruno Bartoletti, Bruno Campanella, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Daniel Oren, Georges Prêtre, Renato Palumbo, Donato Renzetti, Carlo Rizzi, Jeffrey Tate, e con registi quali Daniele Abbado, Liliana Cavani, Denis Krief, Pier Luigi Pizzi, Lamberto Puggelli, Luca Ronconi, Emilio Sagi, Franco Zeffirelli. Il suo repertorio include ruoli quali Oroveso (Norma), Giorgio (I puritani), Raimondo (Lucia di Lammermoor), Don Basilio (Il barbiere di Siviglia), Alfonso (Lucrezia Borgia), Colline (La bohème), Timur (Turandot), Oberto (Oberto, Conte di San Bonifacio), Zaccaria (Nabucco), Silva (Ernani), Attila (Attila), Banco (Macbeth), Walter (Luisa Miller), Sparafucile (Rigoletto), Fiesco (Simon Boccanegra), Padre Guardiano (La forza del destino), Filippo II (Don Carlo), Re (Aida). Nel corso della stagione 2010/11 ha interpretato La forza del destino (Marchese di Calatrava) e Aida al Maggio Musicale Fiorentino con la direzione di Zubin Mehta, La Wally a Francoforte, Il trovatore (Conte di Luna) al Teatro Politeama di Lecce, Turandot (Timur) al Festival Puccini di Torre del Lago, Lucia di Lammermoor (Raimondo) al Teatro La Fenice di Venezia. Ha compiuto inoltre l’atteso debutto sul palcoscenico del Teatro alla Scala interpretando Attila (ruolo eponimo). Ha inaugurato la stagione 2011/12 del Teatro Sao Carlos di Lisbona con il grande successo di Don Carlo (Filippo II). In seguito ha interpretato Ernani (Don Ruy Gomez de Silva) a Sassari, La damnation de Faust (Brander) al Teatro Massimo di Palermo, La battaglia di Legnano (Federico Barbarossa) al Teatro Verdi di Trieste e Norma (Oroveso) al Teatro Regio di Torino. I suoi prossimi impegni annoverano Rigoletto (Sparafucile) al Metropolitan di New York e La forza del destino (Padre Guardiano) alla Washington Opera.

MARIA BILLERI Soprano
Soprano pisano, si diploma in canto al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. In seguito alla vittoria ottenuta al Concorso AsLiCo, debutta nel ruolo di Mimì (La bohème) nei teatri di Bergamo, Cremona, Brescia e Como. Il suo debutto internazionale avviene al Teatro dell’Opera di Stato di Praga nel 1998 con Elisabetta di Valois (Don Carlo). Ottiene un’importante affermazione con il ruolo della Prima Corifea (Assassinio nella cattedrale di Pizzetti) al Teatro Regio di Torino nel 2000. Nel 2009 interpreta Norma (Norma), a Pisa, al Teatro Verdi e al Teatro Sociale di Como. Nel 2010 ottiene grande successo con la sua interpretazione di Medea (Medea) nei teatri del Circuito Lombardo. Nell’estate 2011 debutta come Abigaille (Nabucco) all’Arena di Verona. Nell’ottobre dello stesso anno è nuovamente Norma al Teatro Verdi di Sassari, ricoprendo lo stesso ruolo nel maggio 2012 al Teatro Regio di Torino.

NADIYA PETRENKO Mezzosoprano
Ha studiato all’Accademia Musicale di Leopoli (Ucraina), all’Accademia Musicale di Mosca e all’Università di Princeton. Ha inoltre seguito Corsi di alto perfezionamento in Italia con Angelo Bertacchi, Katia Ricciarelli, Walter Coppola. Ha cantato al Teatro d’Opera di Leopoli ed è stata Prima solista presso varie istituzioni in Ucraina. Nel 2000 si è trasferita in Italia ed è stata premiata in diversi concorsi. Tra i ruoli debuttati in Italia ricordiamo: Madelon (Andrea Chénier), Santuzza (Cavalleria rusticana), Fenena (Nabucco), Amneris (Aida), Maddalena (Rigoletto), Emilia (Otello), La principessa di Bouillon (Adriana Lecouvreur), Preziosilla (La forza del destino), Dama (Macbeth), Zita (Gianni Schicchi). Nel 2008 ha girato i teatri del Circuito Lirico Lombardo partecipando al dittico Gianni Schicchi e The Medium, proseguendo poi la sua collaborazione nel 2011 come Gertrude (Roméo et Juliette). Ha cantato inoltre in Der Rosenkavalier al Carlo Felice di Genova e il suo repertorio sinfonico comprende: Requiem di Verdi e Mozart, Stabat Mater di Dvořák e Das Lied von der Erde di Mahler.

SAVERIO PUGLIESE Tenore
Nato a Cosenza nel 1978, inizia lo studio del canto presso il Conservatorio locale con Amedeo Moretti. Interpreta i ruoli di Tony (West side story) al Teatro Odeon di Paola e Bastien (Bastien und Bastienne) in occasione del Festival Mozartiano della Locride 2006. Nel 2008 è solista nell’Oster-Oratorium di Bach diretto da Alessandro Ciccolini. Canta in Pagliacci in occasione del centenario del Teatro di Cosenza. Partecipa nel 2010 al progetto Opera Domani in Lupus in Fabula (Il Lupo) di Raffaele Sargenti. Nello stesso anno interpreta Gastone (La traviata) per il Circuito Lirico Lombardo. In collaborazione con l’AsLiCo partecipa nuovamente ai progetti Opera Domani e Pocket Opera, interpretando Ismaele (Nabucco) e Spoletta (Tosca).

GIANLUCA MARGHERI Basso
Laureato con lode in drammaturgia musicale presso l’Università degli Studi di Firenze e in musica vocale da camera presso il Conservatorio L. Cherubini nella stessa città. Ha studiato canto e ha seguito masterclass con artisti quali Carlo Miliciani, Josef Loibl, Sherman Lowe, Michele Pertusi e Ildebrando D’Arcangelo. Si è perfezionato sotto la guida del baritono Paolo Coni. Nella stagione 2003/04 è stato impegnato ne La traviata (Marchese d’Obigny) in una produzione del Teatro Verdi di Pisa e nei teatri di Lucca e Livorno. Negli stessi teatri ha interpretato poi il ruolo di Demetrius (A Midsummer Night’s Dream). Nel 2004 ha sostenuto il ruolo del Conte di Almaviva (Le nozze di Figaro) al Teatro G. Magnani di Fidenza. Nel 2006 ha affrontato La cambiale di matrimonio ad Arezzo in una produzione del Festival Galoppi e Don Giovanni a Curitiba (Brasile) e ad Adria. Nel 2007 interpreta Dido and Aeneas (Aeneas) di Purcell nella revisione di Britten e il Satyricon di Maderna nei teatri di Livorno, Lucca e Pisa. Per l’Arena di Verona partecipa all’allestimento di Alfred, Alfred (Dottor Bilenski) di Franco Donatoni all’interno della rassegna ‘Verona Contemporanea’. Nel 2008 ha interpretato a Innsbruck il ruolo di Gesù nel Quem Queritis tratto dal laudario fiorentino. Nel 2009 è stato impegnato in Così fan tutte (Guglielmo) a Firenze e a Roma per il Festival Euromediterraneo e ha partecipato al XXXIV Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano con le produzioni de Der Jasager e Die sieben Todsünden di K. Weill.

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