Dramma comico in due atti. Musica di Gioachino Rossini. Libretto di Cesare Sterbini dalla commedia Le barbier de Séville di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816
Il conte d’Almaviva Edgardo Rocha
Bartolo Omar Montanari
Rosina Concetta D’Alessandro
Figaro Marcello Rosiello
Don Basilio Roberto Lorenzi
Fiorello Andrea Vincenzo Bonsignore
Berta Loredana Arcuri
Ambrogio Valerio Napoli
Ufficiale Adrien Charles Page
Direttore
Matteo Beltrami
Regia e light designer
Federico Grazzini
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Bettella
Maestro del coro Antonio Greco
Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Nuovo allestimento
Opera rappresentata con sovratitoli
Atto I
In una piazza di Siviglia, il Conte d’Almaviva vuole conquistare con una serenata il cuore di una fanciulla conosciuta a Madrid qualche tempo prima. Ma le pur eleganti parole non sortiscono alcun effetto e l’alba consiglia una prudente ritirata. Le speranze di vedere l’amata ancora non sono cessate, quando un allegro canticchiare annuncia l’arrivo dell’importuno Figaro, un barbiere amico di antica data. Messo al corrente delle intenzioni del Conte egli si dichiara disposto ad aiutarlo; la fortuna vuole che la fanciulla sia ben conosciuta dal barbiere, che svolge in casa di Rosina le sue fin troppo eterogenee mansioni. La porta della casa si apre in quel momento per lasciarne uscire don Bartolo, anziano medico e tutore della ragazza, della quale ambisce la mano. Figaro pretende che l’innamorato canti ancora e comunichi alla ragazza il suo nome ed il suo amore. Questa volta la serenata sortisce miglior effetto e Rosina, la fanciulla, accenna brevemente a una risposta. L’accordo tra il Conte e Figaro è presto raggiunto: nel pomeriggio arriva un reggimento di soldati e, con un ordine di alloggio, il corteggiatore potrà entrare nella casa dell’amata e parlarle. Rosina si prepara per prendere contatto con lo sconosciuto ammiratore; ha già scritto un biglietto per lui e pensa al modo migliore per farglielo avere. In quel momento entra Figaro che mette al corrente la fanciulla della passione che anima il suo amico, presentato come un suo cugino di nome Lindoro: è però interrotto dal sospettoso don Bartolo, che indaga sulla sicurezza della sua casa. Ne è ospite abituale don Basilio, insegnante di musica, amico del proprietario e gran imbroglione, che porta la notizia dell’arrivo in città del Conte d’Almaviva: per liberarsene qualsiasi mezzo sarà valido, persino una calunnia. Figaro e Rosina prendono accordi per mettersi in contatto con il conte; gli basterà avere solo un piccolo segno d’incoraggiamento, un biglietto che Rosina ha già preparato. Figaro parte, mentre un violento bussare alla porta annuncia Almaviva, travestito da soldato e finto ubriaco, che entra in casa col pretesto dell’alloggio. Le scuse di don Bartolo sono inutili e Lindoro, approfittando della confusione creatasi, porge un biglietto a Rosina; il tutore se ne accorge e protesta vivacemente: ne nasce un parapiglia che sarà interrotto solo dall’arrivo della polizia. Nello stupore generale però il soldato non solo non viene arrestato, ma esce riverito dall’ufficiale della guardia.
Atto II
Don Bartolo è rincasato da poco: si è recato al reggimento in cerca del soldato per saperne di più, ma non è riuscito ad averne notizia. Si presenta Almaviva, travestito questa volta da religioso: don Alonso, allievo di don Basilio, venuto per sostituire il maestro nella rituale lezione di canto di Rosina. Per scusare l’assenza di don Basilio egli lo dice ammalato, e per meglio convincere il sospettoso tutore, gli mostra un biglietto di Rosina come se fosse caduto in mano sua per pura fatalità. Con questo mezzo, narra, vorrebbe indurre la fanciulla a credere in un tradimento dell’innamorato. La lezione ha così inizio e i giovani si possono finalmente parlare, grazie anche alla complicità di Figaro, intervenuto per radere don Bartolo. Il barbiere riesca anche a prendere la chiave della stanza di Rosina. Quando tutto però sembra finire per il meglio entra don Basilio, tra lo stupore di don Bartolo e la rabbia di Figaro. Il Conte regala una borsa d’oro all’importuno e riesce a convincere don Bartolo che la presenza di don Basilio sarebbe dannosa al tentativo di convincere Rosina del tradimento del corteggiatore. Ma neppure dopo l’uscita del maestro di musica, gli innamorati possono godere di un momento di tranquillità: don Bartolo ravvisa in don Alonso il soldato della mattina, l’amico, come crede, del suo antagonista; anche questa volta la soluzione migliore è la fuga. È ormai notte e il maltempo imperversa su Siviglia; nonostante il temporale Figaro e il Conte giungono puntuali all’appuntamento, ma trovano Rosina sdegnata contro ambedue. Il tutore l’ha infatti convinta che Lindoro cerca di rapirla per consegnarla nelle mani di Almaviva. L’equivoco è chiarito ben presto e, approfittando nel frattempo della presenza di don Basilio e del notaio, i due innamorati stendono il contratto nuziale. Al tutore, rientrato in quel momento con la polizia, non resta altro che prendere atto dei fatti accaduti e riconoscere nell’importuno il Conte Almaviva in persona.
UN VORTICE DI FOLLIA
di Federico Grazzini
Rispetto alla fonte francese Rossini carica le tinte dei personaggi e di alcune svolte drammaturgiche, facendo sì che la drammaturgia acquisti nuovo ritmo e carattere. Il mondo de Il barbiere di Siviglia diventa lo specchio (se pur deformato) di una quotidianità in cui lo spettatore si può riconoscere e di cui può ridere. In questo senso, la genialità di Rossini sta nell’inserire il comico già nella musica: il primo compito della regia è dunque quello di trasferire tale comicità sulla scena rendendola viva e pulsante. I personaggi del Barbiere vivono in una dimensione ludica e dichiaratamente teatrale, senza mai diventare figure stereotipate (Rosina e Almaviva sono ben lontani dagli ‘innamorati sospirosi’ e Bartolo è tutt’altro che un vecchio barbogio e rimbambito). Questo perché la musica di Rossini infonde vita ai caratteri dei personaggi e racconta le situazioni comiche restando sempre in bilico tra realismo e assurdità, generando un vortice di follia in cui vengono travolti tanto gli spettatori quanto i personaggi. Questa attitudine al gioco attoriale, questa vivacità scenica, che per certi versi rimanda alla Commedia dell’Arte crea un dialogo costante tra azione e musica. Per dare vita a questa partitura è quindi necessario partire dalle situazioni, dagli eventi, da cosa accade nella vicenda. Ai cantanti è richiesta una grandissima abilità nel riuscire a recitare una miriade di azioni e di reagire all’infinita costellazione di accadimenti di cui la drammaturgia è costellata.
La nostra lettura del Barbiere si sviluppa su due livelli: quello sociale e quello metateatrale. L’immaginario americano degli anni ’50 fornisce la distanza giusta (geografica e storica) per permettere allo spettatore di oggi di riconoscere dei tipi sociali e di riderne. La società americana del dopoguerra ci è sembrata uno sfondo appropriato alle situazioni e alla vicenda dell’opera, perché nel mondo egoistico e dispotico di Bartolo è possibile trovare molte corrispondenze con i valori autenticamente borghesi del ‘sogno americano’: individualismo, utilitarismo, santificazione del denaro e culto dell’apparenza. L’ambientazione americana è trattata in modo estremamente libera e non filologica, usando il patrimonio iconografico di quel contesto come punto di partenza per rendere meglio leggibili le dinamiche del Barbiere che altrimenti apparirebbero al pubblico di oggi datate e svuotate di senso.
Nell’opera di Rossini esistono troppi riferimenti metateatrali per essere ignorati, basti pensare a quante volte è citata dai personaggi l’opera stessa: L’inutil precauzione. Se si cercasse di rileggere la storia in chiave naturalistica, certi elementi apparirebbero drammaturgicamente incoerenti. Nella regia la finzione è dichiarata fin dall’inizio: lo spettacolo si apre con un’insegna luminosa che riporta il titolo dell’opera accanto ad una lanterna da barbiere. I personaggi entrano e si muovono su una pedana verde che rimanda ad un campo da gioco sul quale Bartolo giocherà la sua partita contro tutti. La scenografia stessa, che cita la cultura americana stilizzandone gli elementi, è coinvolta in un gioco di cinesi scenica che descrive la costruzione del mondo ordinato di Bartolo: la casa, il giardino, la staccionata, la luna, tutto deve raggiungere il suo posto a sipario già alzato. E così come è dichiaratamente finta la nascita del mondo, altrettanto deve esserlo la sua graduale scomparsa. Sulla scena resteranno solo dei relitti del mondo ordinato di Bartolo: hanno trionfato la libertà e la fantasia dei due innamorati.
Un altro elemento fondamentale che attraversa l’opera e che abbiamo voluto tematizzare è la follia, l’imprevedibile alternanza delle situazioni e la varietà del gioco teatrale che porta nel finale primo «il cervello poverello» dei personaggi e degli spettatori a «confondersi» e ad «impazzar». Abbiamo deciso di sviluppare simbolicamente questo filo rosso per mezzo di un elemento: la palla della lanterna del barbiere (tipica dell’iconografia americana) che compare nel titolo dell’inizio. La sfera rossa comparirà nei due finali come elemento di rottura che fa breccia nel reale: nel primo per far «rimbombare muri e volte con barbara armonia», nel secondo per sancire festosamente la vittoria dell’amore come forza irrazionale sul mondo ordinato e dispotico di Bartolo. Nella folle deriva del finale primo ogni logica narrativa è scardinata, la musica di Rossini conduce i personaggi (e gli spettatori) in un luogo fantastico dove par d’essere «in un’orrida fucina, dove cresce e mai non resta dell’incudini sonore l’importuno strepitar». Ci siamo immaginati questo momento come un ripiegamento dell’opera su se stessa, in cui i personaggi vengono travolti come birilli dal crescendo degli eventi. È un cortocircuito diegetico che avrà ripercussioni anche sulla ripresa della narrazione.
All’inizio del secondo atto, infatti, la casa di Bartolo ha subito gli effetti del finale primo. Figaro conduce i lavori di ristrutturazione. Ben presto l’interno dell’abitazione diventa nuovamente il campo di gioco per una serie di situazioni comiche che si concluderà con la vittoria dei due innamorati sulla tirannia di Bartolo. Tutta l’azione tende verso la grande Scena ed Aria di Almaviva, durante la quale avverrà la scomparsa delle pareti della casa e la scena sarà invasa ancora dalla palla rossa del barbiere, stavolta moltiplicata in una nuvola di palloni ad aria che volano leggeri sopra le teste dei personaggi: è il trionfo della libertà, dell’amore di Almaviva e Rosina sulla tirannia di Bartolo. E il gioco metateatrale, che attraversa tutta la messa in scena, avrà il suo emblematico coronamento nell’epilogo: Figaro «smorza la lanterna», dichiarando concluso il mirabolante gioco della finzione.
MATTEO BELTRAMI Direttore
Diplomato in violino al Conservatorio di Genova e in direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano, debutta a vent’anni come direttore a Genova eseguendo Il trovatore. Dal 1996 al 1998 diventa direttore stabile dell’Ensemble Giovanile Genovese col quale tiene numerosi concerti con repertorio cameristico-sinfonico. Dal 1998 al 2004 dirige, in piccole stagioni liriche e cameristiche, numerosi concerti e debutta titoli operistici quali: Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Il barbiere di Siviglia, La traviata, Il trovatore, Rigoletto, La bohème, Tosca, Cavalleria rusticana e Pagliacci. Nel 2004 è chiamato a dirigere Il matrimonio segreto con l’Orchestra Sinfonica Gavazzeni della quale diventa direttore ospite. Nello stesso anno inaugura la stagione lirica a Vercelli con Il trovatore, dirige Madama Butterfly a Uberaba (Brasile) ed è finalista con speciale valutazione di merito al Concorso per giovani direttori d’orchestra della Comunità Europea ‘F. Capuana’. Nel 2005 dirige una serie di concerti con l’Orchestra Sinfonica Gavazzeni e l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali, La Cenerentola a Lecce, La traviata al Teatro Arriaga di Bilbao e allo Staatsoper di Stoccarda. Nel 2006 ritorna a Bilbao con Don Giovanni e dirige Il barbiere di Siviglia a Shanghai con le maestranze del Teatro Carlo Felice di Genova, Rigoletto a Mantova, L’elisir d’amore a Montpellier e ancora Il barbiere di Siviglia in una nuova produzione AsLiCo. Debutta in USA con La Cenerentola al Festival Spoleto/Charleston e dirige La medium di Menotti e Gianni Schicchi nel Circuito Lirico Lombardo, dove torna poi per La voix humaine e Pagliacci, dittico che interpreta anche nei Teatri Pergolesi di Jesi e Comunale di Ferrara con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Dirige poi Il barbiere di Siviglia a Ravenna a cui segue Il campanello a Fano; debutta a Dresda in Rigoletto, alla Fenice ne L’elisir d’amore e a Darmstadt in Nabucco. Recentemente ha diretto: La bohéme alla Fenice, La medium e Gianni Schicchi a Trieste. In concerto, dirige diversi programmi vocali con solisti quali: Jonas Kaufmann (a Monaco di Baviera e Amburgo), Egils Silins con l’Orchestra Filarmonica Lettone (a Riga), Fiorenza Cedolins (a San Pietroburgo con la Filarmonica), Bruno De Simone (al Teatro San Carlo di Napoli), al Verdi Festival di Parma, al Teatro Filarmonico di Verona, al Teatro Bellini di Catania.
FEDERICO GRAZZINI Regista
Nasce nel 1982 a Fiesole e debutta come attore nel 1993 nelle Baruffe chiozzotte di Goldoni diretto da G. Strehler. Dal 1996 prende parte a vari laboratori e spettacoli teatrali e nel 2004 frequenta il Corso di Illuminotecnica presso la Scuola del Teatro Comunale di Firenze. Nel 2006 partecipa alla masterclass di Regia teatrale/Analisi attiva del testo presso l’Accademia d’Arte Drammatica Shukinskaja di Mosca; nel 2008 si diploma in Regia teatrale alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Dal 2004 lavora come regista e light designer nel teatro di prosa e nel teatro lirico. I suoi spettacoli hanno toccato importanti teatri italiani tra cui: Piccolo Teatro e Teatro degli Arcimboldi di Milano, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Ponchielli di Cremona e Teatro Sistina di Roma. È tra i fondatori della compagnia teatrale Expoi Teatro di cui è regista e light designer dal 2008. Tra i suoi ultimi impegni la regia e disegno luci di Rigoletto, produzione Pocket Opera dell’AsLiCo e la regia di Gianni di Parigi di Donizetti presso il Festival della Val d’Itria 2010 di Martina Franca, poi ripresa al Wexford Opera Festival.
Andrea Belli Scenografo
Si diploma in Scenografia nel 2005 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2006 al 2008 collabora in qualità di assistente con lo scenografo W. Orlandi alla messa in scena di diversi allestimenti di teatro musicale, tra gli altri: Lucia di Lammermoor per la regia di D. Kaegi (Circuito Lirico Lombardo, 2007), Mefistofele (Savonlinna Opera Festival, 2008), The Turn of the Screw per la regia di L. Mariani (Teatro Piccinni di Bari, 2008). Sempre nel 2008 cura le scene degli spettacoli Expoi (Piccolo Teatro, Milano) e L’ultimo burattino (Teatro dal Verme, Milano) per le regie di F. Grazzini, per il quale cura ancora nel 2010 l’allestimento di Nabuccolo (Opera Kids, AsLiCo, 2011) e la progettazione delle scene per il Concorso ‘Rigoletto’ promosso dal Teatro Regio di Torino. Nel 2009 cura le scene de Le donne gelose di Goldoni, regia di C. Simoni (Teatro Verdi, Vittorio Veneto). Ancora nel 2010 collabora in qualità di progettista con Carla Ricotti all’allestimento scenico del musical Happy Days, ultima produzione della Compagnia della Rancia. Parallelamente al lavoro di scenografo teatrale dal 2005 ad oggi collabora con costanza in qualità di illustratore e progettista per l’azienda Rainbow s.p.a.
Valeria Bettella Costumista
Consegue il diploma in Scenografia nel 2007 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2008 frequenta il corso di sartoria teatrale presso l’Accademia di Arti e Mestieri dello Spettacolo del Teatro alla Scala di Milano. Durante gli anni di studio collabora come scenografa e costumista all’interno di numerose realtà teatrali, tra le altre realizza i figurini e le marionette per Il mondo della luna di Galuppi diretto da G. Ferrari per la 38° Biennale di Venezia (2006). Come costumista ha collaborato con il regista F. Grazzini agli spettacoli Expoi (Piccolo Teatro di Milano, 2008), L’ultimo burattino (Teatro dal Verme di Milano, 2008), Rigoletto (Pocket Opera, 2009); Il Bagatto (Compagnia teatrale Expoi, 2010), Gianni di Parigi (XXXIV Festival della Valle d’Itria, 2010 / Wexford Festival Opera, 2011); Concorso ‘Rigoletto’ promosso dal Teatro Regio di Torino, Nabuccolo (Opera Kids, AsLiCo, 2011).
Marcello Rosiello Baritono
Nato a Bari, ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche presso l’Università della sua città e contemporaneamente ha intrapreso lo studio del canto con Pietro Naviglio. Nel 2005 si classifica terzo al Concorso Internazionale ‘Rolando Nicolosi’ di Taranto. Dal 2006 si perfeziona con Maurizio Arena e nel 2009 frequenta l’Accademia Rossiniana tenuta da A. Zedda presso il ROF. Dopo il suo debutto ne Lo scoiattolo in gamba di Rota, ha partecipato a numerosi festival lirici, cantando anche ne Il barbiere di Siviglia e La traviata. Per il Teatro Petruzzelli di Bari canta in The Beggar’s Opera di Britten (2005/06), regia di M. Ovadia, e in Carmen (Moralès), regia di F. Tiezzi (2006/07). Il 2007 lo vede interprete dei suoi primi ruoli pucciniani (Marcello ne La bohème, Jake Wallace ne La fanciulla del west), come pure segna l’inizio della sua collaborazione con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca (Salomé di Strauss, Amica di Mascagni, Marcella di Giordano). Nel 2008 interpreta Malatesta (Don Pasquale) in una produzione AsLiCo, allestita nei teatri di Pocket Opera ed in Trentino; debutta nel ruolo di Figaro (Il barbiere di Siviglia) al Vonnas Opera Festival (Lyon); canta nei teatri del Circuito Lombardo in Gianni Schicchi e Carmen e torna a Bari per Don Pasquale. Nel 2009 è scelto tra gli allievi dell’Accademia Rossiniana per interpretare Don Alvaro (Il viaggio a Reims) al ROF. Debutta al Teatro Comunale di Bologna in Marcello (La bohème) canta Figaro (l barbiere di Siviglia) nei teatri di Jesi, Ravenna, Udine e Fermo. Torna poi a Bologna per Escamillo (Carmen) e a Martina Franca in Napoli milionaria di Rota; canta ancora Figaro (Il barbiere di Siviglia) al Petruzzelli di Bari; Sharpless (Madama Butterfly) a Jesi e a Bari; il Conte Gil (Il segreto di Susanna) al San Carlo di Napoli. Ha partecipato alla tournée del Comunale di Bologna a Tokio eseguendo I puritani e Carmen.
Edgardo Rocha Tenore
Nato nel 1983 in Uruguay, si diploma in pianoforte e studia direzione corale e orchestrale alla scuola di musica dell’Università della Repubblica. Sempre in Uruguay ottiene per due anni consecutivi una borsa di studio dalla Fondazione Chamangá per giovani talenti per studiare canto con Beatrice Pazos e Raquel Pierotti. Nel 2004 vince il primo premio al 51° Concorso di Giovani Musicisti dell’Uruguay e nel 2006 debutta come direttore d’orchestra ne L’elisir d’amore al Teatro Kibon di Montevideo. Nel 2007 vince il primo premio al Concorso Internazionale ‘Maria Callas’ di San Paolo in Brasile; all’inizio del 2008 si trasferisce in Italia per perfezionarsi con Salvatore Fisichella e vince il Concorso ‘Giulio Neri’ a Siena. Nel 2009 debutta nella Petite Messe Solemnelle di Rossini; partecipa alla masterclass di Rockwell Blake a Torino; debutta il ruolo di Nemorino ne L’elisir d’amore; collabora con il Conservatorio di Firenze nella messa in scena della produzione di Così fan tutte; si esibisce con l’Orchestra barocca di Pisa ne The ways of Zion do mourn di Händel e vince il Concorso del Conservatorio di Cesena debuttando al Teatro Bonci nel ruolo del Conte di Almaviva (Il barbiere di Siviglia). Nel luglio scorso ha debuttato in Gianni di Parigi di Donizetti al Festival di Martina Franca e successivamente ne La Cenerentola, prima al Teatro Lirico di Cagliari quindi nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Recentissima la partecipazione nel Don Pasquale diretto da Riccardo Frizza, con la regia di Jonathan Miller, in scena al Teatro del Maggio Fiorentino, seguita da Così fan tutte al Teatro San Carlo di Napoli. Tra i prossimi impegni La scala di seta a Zurigo e il debutto al Teatro Regio di Torino nel Così fan tutte (Ferrando).
Concetta D’Alessandro Mezzosoprano
Nata a Foggia, giovanissima si avvicina alla musica con lo studio del violino presso il Conservatorio U. Giordano, per poi intraprendere lo studio del canto lirico e della musica vocale da camera. Si perfeziona con Amelia Felle e Shermann Lowe. Ha debuttato in: Dido and Aeneas di Purcell (Dido) al Teatro Alfieri di Asti, Il barbiere di Siviglia (Rosina) per il Molise All’opera Festival, Il Turco in Italia (Zaida) al Teatro Olimpico di Vicenza, Lucia di Lammermoor (Alisa) al Teatro Verdi di San Severo (FG), Andrea Chenier (Contessa di Coigny e Madelon) al Teatro del Fuoco di Foggia, Rigoletto (Maddalena), Il campanello (Madama Rosa) per il Teatro Politeama di Lecce. Ha eseguito inoltre opere del repertorio sacro di autori, quali Mozart, Pergolesi, Vivaldi e Rossini; di quest’ultimo autore si ricorda la Petite Messe Solemnelle eseguita per la Fondazione Petruzzelli di Bari. Per il Festival E. R. Duni di Matera esegue arie inedite del diciottesimo secolo del compositore Egidio Romoaldo Duni dedicate al suo contemporaneo Carlo Broschi detto Farinelli. Collabora con l’orchestra della Provincia di Bari eseguendo i Wesendonck Lieder di Wagner e brani di Traetta.
Omar Montanari Baritono
Nato a Riccione, si diploma al Conservatorio G. Rossini di Pesaro perfezionandosi poi con W. Matteuzzi, M. Aspinall, A. Zedda, R. Kabaivanska e R. Bruson. Vincitore del 59° Concorso ‘Belli’ di Spoleto, nel 2000 debutta in Dido and Aeneas di Purcell (Aeneas) al Teatro Pedrotti di Pesaro. Si esibisce in: Le nozze di Figaro a Spoleto e Tokyo, La bohème a Spoleto, Arrighetto al ROF e a Novara, Don Giovanni (Leporello) a Bilbao, Don Pasquale (Malatesta) a Fano, L’elisir d’amore e Così fan tutte all’AsLiCo, Il barbiere di Siviglia a Tokyo, Venezia, Dordrecht, Messina, La Cenerentola nel ruolo di Dandini a Spoleto, Tokyo, Osaka, Nagoya e in quello di Don Magnifico nei Teatri del Circuito Lirico Lombardo ed a Piacenza, Il viaggio a Reims nel ruolo di Alvaro a Piacenza e in Trombonok al ROF ed a Trento; Il matrimonio segreto a Bilbao, Dordrecht, Istanbul, Ankara, Spoleto, La Cecchina a Sassari, Werther a Parma. È diretto, tra gli altri, da: G. Carella, M. Plasson, L. Hager, P. Rizzo, M. Rota, M. Panni, D. Fasolis, C. Palleschi, e collabora con registi come: D. Fo, B. de Tommasi, E. Toffolutti, E. Sagi, G. Scandella, G. Pressburger, R. Cucchi, R. Recchia, M. Ranieri. Recentemente debutta ne I due Figaro di Mercadante a Salisburgo e al Ravenna Festival (prossimamente al Real di Madrid) diretto da Riccardo Muti.
Roberto Lorenzi Basso
Nato a Lucca, si è diplomato presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali della sua città con Giovanni Dagnino. Nel 2010 vince il Concorso Città di Pisa ‘Tita Ruffo’, nel quale si aggiudica il ruolo di Alidoro (La Cenerentola) e con il quale debutta nel 2011 a Pisa; si aggiudica un premio speciale al Concorso ‘Riccardo Zandonai’ a Riva del Garda e partecipa successivamente al master tenuto da Mietta Sighele e Veriano Luchetti. Nel 2010 debutta al Teatro Verdi di Pisa con il Requiem di Verdi e successivamente nel Requiem di Mozart a Lucca. Nel 2011 vince il 62° Concorso AsLiCo per il ruolo di don Basilio (Il barbiere di Siviglia), cui seguono numerose masterclass con i maestri A. Antoniozzi, R. Coviello, D. Colaianni, S. Giannini.
Loredana Arcuri Soprano
Nata a Palermo studia con Elizabeth Lombardini Smith e si perfeziona con Maurizio Arena e Raina Kabaiwanska. Vince il terzo premio al XXVI Concorso Internazionale ‘Vincenzo Bellini’ di Caltanissetta e debutta ne Il campanello (Serafina) al Teatro Massimo di Palermo, cui segue Gitta ne Il capitan Spavento e Luisa in Gringoire. Nel 1999 vince il 50° Concorso AsLiCo e interpreta i ruoli di Clorinda (La Cenerentola) e di Prima dama (Die Zauberflöte) nel Circuito Lirico Lombardo, dove torna nel 2000 come protagonista de La bohéme. Nel 2002 interpreta i ruoli di: Nedda (Pagliacci) all’Holland Park di Londra con la London Symphony Orchestra; Contessa (Le nozze di Figaro) per il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano; Fiordiligi (Cosi fan tutte) all’Opera di Malta. Nel 2003 è Berta (Il barbiere di Siviglia) nel Circuito Lirico Lombard, a Ravenna e Vigevano. Nel 2004 interpreta Mimì (La bohème) al Festival di San Gimignano e Violetta (La traviata) nel Circuito Lirico Lombardo. Nel 2005 è soprano solista in una serie di concerti al Teatro Lirico di Cagliari e Donna Elvira (Don Giovanni) al Teatro Verdi di Pisa, a Prato e Carrara. Nelle ultime stagioni ha cantato tra l’altro Il barbiere di Siviglia (Berta) al Teatro Lirico di Cagliari, Pagliacci (Nedda) al Festival di San Gimignano, La bohéme (Mimì) al Teatro Coccia di Novara e al Sociale di Mantova e Turandot (Liù) per il Circuito Lirico Lombardo. Tra gli ultimi impegni: Die Zauberflöte (Prima dama) nel Circuito Lirico Lombardo e Tosca, nell’ambito del progetto Pocket Opera dell’AsLiCo.
Andrea Vincenzo Bonsignore Baritono
Nato nel 1984, intraprende sin da giovanissimo gli studi musicali. Nel 2007 si iscrive a Milano, presso il Conservatorio, dove prosegue gli studi con Margaret Hayward e Marina Giorgio. Nel 2010 consegue il diploma di I livello e attualmente studia con Roberto Coviello. Si dedica anche alla musica antica partecipando a seminari di stile, canto e gestualità tenuti da Mara Galassi, Deda Cristina Colonna, Marinella Pennicchi, Elisabeth Boeke. Ha eseguito la prima nazionale di To Hope, Messa Jazz per soli e coro di Dave Brubeck come baritono solista; ha interpretato Leporello e Masetto (Don Giovanni) a Reggio Emilia e Carpi, Betto di Signa (Gianni Schicchi), l’Innamorato (Il tabarro) a Imperia, il Barone Douphol (La traviata) al Teatro Massimo di Pescara. Canta, balla e recita in Ivresses, spettacolo di teatro-danza con musiche che spaziano da Monteverdi a Ligeti presso il Conservatorio di Milano ed è Giove ne La Calisto di Francesco Cavalli presso l’auditorium Lattuada di Milano. Nel 2010 ha inoltre debuttato nel ruolo del Conte di Almaviva (Le nozze di Figaro) nell’ambito del ‘Laboratorio lirico con orchestra’ presso il Conservatorio di Milano. Ha interpretato la parte di Uberto (La serva padrona) e Tracollo in Livietta e Tracollo al Teatro Sociale di Canzo e a Milano, nella restaurata Palazzina Liberty. Nel 2011 ha debuttato nella Francesca da Rimini presso il Teatro Verdi di Trieste, direttore da F. Carminati, e ha frequentato l’Accademia del ROF, partecipando a Il viaggio a Reims.
Valerio Napoli Attore
Nato a Napoli nel 1986, dopo il diploma si trasferisce a Milano per frequentare la Civica Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi. Terminati gli studi, lavora in teatro sotto la direzione di Massimo Navone, Marco Plini e diverse compagnie giovani con le quali ha l’opportunità di ricercare e mescolare nuovi linguaggi espressivi con la collaborazione di danzatori e performer. Partecipa nel 2009 all’Europa Cantat ad Utrecht con la rappresentazione di un canovaccio di commedia dell’arte e dal 2010 si avvicina al mondo della lirica lavorando come mimo in due opere mozartiane con la regia di L. Ronconi e di G. Strehler, quest’ultima ripresa da Giampaolo Corti. Parallelamente all’attività teatrale ha lavorato in TV nella serie La squadra, MTV, Che tempo che fa e in un cortometraggio della Civica Scuola di Cinema.