PocketOpera – I edizione
Opera tedesca in due atti. Musica di Wolfgang Amadeus Mozart. Libretto di Johann Emanuel Schikaneder.
Riduzione e adattamento musicale di Alfonso Caiani. Traduzione italiana a cura di Alberto Jona, Maria Antonietta Nigro, Francesco Pettinari
Regina e I Dama Kelly McClendon
Tamino e Monostato Alessandro Luciano
Pamina e II Dama Julija Samsonova
Papagheno Alessio Potestio
Papaghena e III Dama Alessia Nadin
Sarastro e oratore Gabriele D. G. Bolletta
Direttore
Carlo Tenan
Regia
Cristina Pietrantonio
Light designer Mariano De Tassis
Orchestra Gruppo strumentale de I Pomeriggi Musicali di Milano
Produzione AsLiCo
Atto primo
Il principe Tamino, disarmato, è inseguito da un serpente; sfinito, cade svenuto. Dal tempio escono tre dame che uccidono il serpente e, dopo aver ammirato la bellezza del volto del giovane principe, si allontanano per informare della sua presenza la loro signora, Astrifiammante, Regina della notte. Tamino, ripresi i sensi, crede di dovere la propria salvezza a un curioso personaggio comparso nel frattempo: è Papageno, un uccellatore vagabondo vestito di piume, che canta accompagnandosi con un piccolo flauto di Pan. Papageno conferma le supposizioni di Tamino, ma è subito smascherato e punito per la sua menzogna dalle tre dame, che gli chiudono la bocca con un lucchetto d’oro; poi le fanciulle mostrano al principe il ritratto di Pamina, figlia della Regina della notte: il giovane se ne innamora all’istante.
Appare nel cielo Astrifiammante che spiega a Tamino che la figlia le è stata rapita dal malvagio Sarastro e gli chiede di liberarla, promettendogliela in sposa. Le dame donano al giovane, che si è offerto di salvare Pamina, un flauto d’oro dai poteri magici; liberato Papageno dal lucchetto, consegnano anche a lui in dono un carillon fatato e gli ingiungono di accompagnare Tamino nell’impresa.
Pamina, che ha tentato di fuggire dal moro Monostatos, viene ricondotta indietro da costui con la forza. Sopraggiunge Papageno, e Monostatos, spaventato dal suo strano aspetto, fugge. Papageno rivela alla fanciulla di essere stato inviato dalla Regina della notte, insieme con un giovane principe che l’ama, per liberarla. I due, pieni di speranza, esprimono la loro fede nella forza dell’amore e si allontanano.
Tamino giunge dinanzi al tempio e, rivolgendo il suo pensiero a Pamina, trae fuori il suo flauto e suona. Risponde dall’interno Papageno col suo piccolo flauto: si cercano a vicenda senza tuttavia riuscire a incontrarsi. Compare Sarastro con il suo seguito: la giovane gli chiede perdono per la fuga, spiegandone i motivi; Sarastro glielo concede di buon grado, ma rifiuta di lasciarla tornare presso la madre. Tamino viene trascinato da Monostatos davanti a Sarastro: il principe e Pamina si riconoscono al primo sguardo e si gettano l’uno nelle braccia dell’altra. Sarastro ordina che Monostatos venga punito per avere insidiato la fanciulla e fa condurre Tamino e Papageno al tempio dell’iniziazione. Il coro inneggia alla divina saggezza di Sarastro, mentre Tamino e Pamina sono costretti a separarsi.
Atto secondo
Sarastro chiede ai sacerdoti degli iniziati di accogliere Tamino nel tempio, dove verrà sottoposto alle prove che gli consentiranno di appartenere alla schiera degli eletti e di sposare Pamina. Tamino viene sottoposto alla prima prova: mantenere il silenzio qualunque cosa accada. Con lui Papageno è spaventato e recalcitrante: solo la velata promessa di ottenere finalmente una compagna riesce in parte a convincerlo. Ma i tentativi delle tre dame, inviate dalla Regina della notte per costringerli a parlare, sono respinti. Nonostante il silenzio imposto, Papageno inizia a conversare con una vecchia che, con fragore di tuono, non appena egli le domanda quale sia il suo nome, si trasforma nella bella e giovane Papagena, scomparendo però non appena egli cerca di abbracciarla. La Regina della notte, accompagnata dalle tre dame, chiede alla figlia di uccidere Sarastro, per colmare la sua sete di vendetta.
Sopraggiunge Pamina: alla sua gioia di rivedere l’amato, Tamino non può rispondere, e tace. Disperata, Pamina crede di non essere più amata e desidera la morte. Sarastro esorta i due innamorati a pazientare, poiché le prove supreme del fuoco e dell’acqua li attendono. A Pamina, sopraggiunta nel frattempo, è consentito di accompagnare Tamino nelle prove che, al suono del flauto magico, vengono superate. Nel giardino, Papageno si dispera perché Papagena è scomparsa. I tre fanciulli gli suggeriscono di suonare il carillon magico: la fanciulla riappare e lo abbraccia. Felici, i due progettano una stirpe di Papageni. Si celebra finalmente la vittoria della luce sulle tenebre e dell’amore sul male.
Ti auguro con tutto il cuore
ciò che ogni giorno,
mattina e sera, ti desidero:
salute, vita lunga e
un cuore allegro
Wolfgang Amadeus Mozart
Mozart scrive il Flauto a trentacinque anni, con una carriera fallita alle spalle, senza una lira, la salute traballante. Le sue prospettive di lavoro sono a dir poco incerte: il nuovo imperatore Leopoldo II non ha alcun interesse per la musica. È frustrante: Mozart ha ancora così tanto da dire! Ed è curioso che nel momento in cui le vie più ufficiali appaiono precluse, una nuova opportunità gli venga offerta dall’impresario di un piccolo teatro di periferia.
Non siamo un po’ nella stessa situazione? La finanziaria taglia pesantemente il capitolo cultura, i grandi teatri sono in ginocchio, i più pessimisti proclamano l’opera lirica prossima all’estinzione e subito un’ipotesi di rilancio parte dalla provincia, con questo progetto ‘tascabile’!
Non pare casuale, dunque, inaugurare Pocket Opera con il Flauto Magico…
Si tratta di un’opera misteriosa, di cui sono ignote le circostanze concrete che condussero alla composizione. Una favoletta abbastanza banale viene trasformata da Mozart in un’operazione stranissima: da una parte il dispiegamento di tutto l’apparato teatrale barocco, con tanto di macchine per il volo, magie, scimmie, leoni e serpenti, con un libretto «che offende l’intelletto e fa arrossire la critica» (come si scrisse); dall’altra la messa in musica dei riti massonici, in un momento in cui le logge venivano chiuse d’autorità ed additate fra i responsabili della Rivoluzione francese. Un atto d’amore, da parte di Mozart per un modo di pensare libero, per un’idea di fratellanza tra gli uomini che per lui era diventata poco meno che una nuova religione.
Per il pensiero alchemico e massonico l’unione tra uomo e donna è un momento simbolico importantissimo, poiché rappresenta il congiungimento tra il principio maschile e quello femminile, forze motrici dell’universo. Questa unione può avvenire soltanto dopo un ciclo di aggregazione e disgregazione: il dolore, le prove che la vita inevitabilmente propone, sono uno strumento per comprendere se stessi e l’altro, ma l’amore è più forte di tutto ed è destinato alla vittoria.
I massoni, comunque, non apprezzarono affatto di vedersi raffigurati in una terra fuori dal tempo, dove gli animali ballano ed i fanciulli volano!
Nell’allestimento che vi proponiamo, al centro della scena c’è un piccolo teatrino di legno, semplice e spoglio, dove tutto, con un po’ di fantasia, può accadere e dove gli oggetti, come per magia, si riempiono di luce.
Mozart, che da bambino aveva scritto «Viviamo in questo mondo per illuminarci l’un l’altro», alla fine della sua vita continuava a credere che l’amore avrebbe salvato il mondo: questa innocenza, questa incrollabile, fanciullesca fiducia, questa leggerezza nell’attraversare la vita sono gli ingredienti principali, che abbiamo cercato di conservare nel riproporre la ricetta del Flauto in versione ‘extra-light’!