Dramma lirico in quattro atti. Musica di Giuseppe Verdi.
Libretto di Arrigo Boito, da William Shakespeare.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 5 febbraio 1887
Otello Francesco Anile
Jago Angelo Veccia
Cassio Oreste Cosimo
Roderigo Nico Franchini
Lodovico Shi Zong
Montano Massimiliano Mandozzi
Desdemona Sarah Tisba
Emilia Caterina Piva
Direttore
Jacopo Rivani
Regia
Silvia Paoli
Scene Federico Biancalani
Costumi Giulia Giannino
Light designer Alessandro Carletti
Movimenti d’insieme Gaia Saitta
Assistente alla regia Tecla Gucci
Assistente ai costumi Marianna Peruzzo
Maestri del coro Giuseppe Califano, Giorgio Martano, Mariagrazia Mercaldo
Maestri collaboratori Alberto Maggiolo, Alfredo Salvatore Stillo
Maestro del coro voci Bianche Lidia Basterretxea
Maestro alle luci Giulia Paniccia
Coro 200.Com
Coro voci bianche del Teatro Sociale di Como
Orchestra 1813
Produzione
Teatro Sociale di Como
Nuovo allestimento
In collaborazione con ActionAid*
“Un bacio, un bacio ancora… un altro bacio”
Breve digressione e contributo musicologico sull’Otello di Verdi
Connotato da un ritmo drammaturgico serrato e incessante e da una continua trasfigurazione della linea melodica e armonica, Otello si colloca nella storia della musica come come un’opera dalla stesura elaborata e dallo svolgimento perfettamente realistico.
Ventiseiesima opera composta dal “Cigno di Busseto” già settantatreenne, Jago (così si sarebbe dovuta titolare), grazie anche al libretto forbito, calzante e di grandissima finezza firmato da Arrigo Boito, rappresenta un punto di svolta dell’opera italiana.
Verdi e Boito impostano la struttura complessiva dell’Otello in quattro atti, senza far comparire apparentemente la struttura della “solita forma” (scena e aria), grazie ad un’evoluzione continua del materiale musicale attraverso ardite elaborazioni delle linee melodiche e collegamenti analogici tra armonie apparentemente irraggiungibili, sfruttando talvolta come perno armonico il silenzio. Questa concezione, però, risulta soltanto apparentemente priva di soluzione di continuità, perché ad un’analisi attenta, si riescono a distinguere elementi chiusi, come il celebre coro “Fuoco di Gioia”, la cabaletta conclusiva del secondo atto, la toccante “Ave Maria”e la “scena e aria di Jago”, come ad indicare che lo stile compositivo operistico che si stava delineando sull’orlo del ‘900 non era altro che una cosciente elaborazione del melodramma da Verdi stesso perfezionato pagina dopo pagina.
Con una strumentazione che strizza l’occhio alla “Giovane Scuola”, Giuseppe Verdi riesce, mantenendo intatta la sua mano di operista, a dare un sapore attuale, avvincente e mai banale all’opera, cogliendo e applicando tutti quegli accorgimenti che il nuovo corso della lirica stava iniziando a normalizzare, grazie anche ad un sapiente utilizzo degli strumenti e delle voci, sia in palco che in interno, richiedendo a tutti i solisti una vocalità solida ma espressiva, un’estensione ampia e dal colore drammatico anche nei momenti di più intimo e patetico abbandono.Desidero, in conclusione riportare un passaggio da una lettera di Verdi ad Arrivabene, del 1883:
“[…] in quanto a quell’altro (Otello) che non ha ancora un nome di battesimo, non vi ho pensato, non vi penso e non so se vi penserò in avvenire. Ma ormai i teatri vanno così male che è inutile scrivere delle opere. […]”. Per fortuna ha cambiato idea!
Jacopo Rivani
La tragedia di Otello non è il dramma della gelosia. È piuttosto il dramma dell’intelligenza, della volontà, del sentimento, dove il prevalere dell’uno o l’altro elemento può scatenare forze infernali, può portare alla cecità, all’annullamento. Guidati da una filosofia di non esistenza, “io non sono quello che sono”, del demiurgo, regista, mago, psicologo Iago, i personaggi si muovono sempre in preda ad una tempesta, quella iniziale, che non schiarisce mai, non si calma, nemmeno alla fine. Il responsabile, il personaggio del cattivo perfetto, mosso da volontà e non da sentimento, colui che bestemmia pur essendo ateo, alla fine sembra scomparire. Egli vive con la morte alle spalle che, seguendo il suo ragionamento, è semplicemente il nulla. Il movimento del mare coincide con il movimento di tutta l’opera, un continuo oscillare, cadere, rialzarsi per cadere di nuovo. Si cammina legati da fili invisibili che Iago sposta a suo piacimento, si dorme sospesi, i simboli del potere vengono presto ribaltati e il leone finisce sotto i tacchi dell’Alfiere. L’opera ha le tinte dell’incubo per ferocia e assurdità degli eventi, un incubo tristemente vicinissimo. Quello di Desdemona è il calco degli innumerevoli episodi di violenza sulle donne che purtroppo imbrattano il nostro quotidiano. Le modalità sono le stesse, follia omicida, senso di colpa, suicidio come atto estremo d’“amore”. Chi uccide non ama, questo è certo. Otello non ama Desdemona, almeno non come donna. L’ama per la sua pietà, lo dice lui stesso, la ama per il riflesso di sè che vede nei suoi occhi. Iago non fa altro che spostare degli equilibri già fragilissimi; Desdemona e Otello si parlano da tempo seduti su due altalene, non c’è terreno stabile sotto i loro piedi ma aria dipinta dei colori della fiaba, dove Desdemona è una Santa bambina e Otello un eroe da cui farsi salvare. La dimensione terrena appartiene alla coppia Iago ed Emilia. Iago è malvagio, Emilia lo sa e lo subisce non senza fastidio: Sono la tua sposa, non la tua schiava. Non c’è traccia d’amore, ma un gioco di ruoli, l’unico in cui Iago rimane incastrato avendo sottovalutato la forza di Emilia. Emilia è ribellione, verità, alza la testa dove Desdemona soccombe e, a differenza della tragedia di Shakespeare, Iago non la uccide. Emilia vive per denunciare Otello, per denunciare Iago, per stare dritta davanti agli uomini, senza paura. Ci aspetteremmo una morale, ma Iago sparisce e non c’è nessuna consolazione. Sparisce probabilmente per tornare, in altre forme, con gli stessi intenti, come un mostro grottesco sulla pancia di qualcun altro…
Credo che Otello sia una grande tragedia umana che parla in primo luogo dell’impossibilità di amare ed accettare se stessi. Nessuno nell’opera ha la forza di guardarsi per quello che è. Solo Iago, l’uomo che in Shakespeare denuncia la sua diversità “io non sono quello che sono”, sfrutta l’illusione, ovvero la realtà stessa, svelandone i meccanismi e riducendola ad una farsa tragica. Nel corso di tutta l’opera c’è come una denuncia costante della fragilità umana, si comincia con una faticosissima vittoria in un mare burrascoso, ma questo passa immediatamente in secondo piano quando con poche, abili mosse viene incrinata la dimensione privata. Il consumato attore Iago passa dalla prova generale con Cassio e Roderigo (dove saggia la propria bravura e la debolezza altrui) per trionfare nel grande spettacolo di Otello. E fa tutto questo usando la donna, la donna che sia Emilia, Desdemona, Bianca. Questa donna-fazzoletto che del fazzoletto ha la trama intricata, la bellezza, il candore, ma non certo la leggerezza. Sono le donne che trionfano veramente nella tragedia di Otello: l’amore di Desdemona per il Moro non conosce incertezze, nemmeno dopo la morte, Emilia è l’unica che si ribella alla volontà di Iago. Gli uomini appaiono creature fragili, giganti dai piedi d’argilla, e si scontrano con qualcosa che non ha niente a che fare con la forza fisica; si scontrano con il sentimento, con la fedeltà, quella profonda che non ha niente a che fare con i fazzoletti ma con un patto d’amore sigillato da baci eterni. È vero, Iago scompare, ma nella mia testa di spettatrice rimarrà sempre, più forte, la paura di Desdemona nella sua camera da letto. Desdemona non fugge, Desdemona rimane.
Silvia Paoli
JACOPO RIVANI Direttore
Nato a Ravenna, si laurea a pieni voti in Direzione d’Orchestra al Conservatorio di Musica G. Rossini di Pesaro sotto la guida del M° Manlio Benzi. Oltre al perfezionamento con Piero Bellugi, importante è stato il privilegiato rapporto con il maestro Zedda, del quale è stato assistente per la produzione de Il Barbiere di Siviglia di G. Rossini, in occasione del bicentenario della composizione, a Pesaro. Nel corso dell’attività professionale ha conosciuto il M° Riccardo Muti, con il quali ha avuto possibilità di confrontarsi ed intavolare interessanti discussioni nell’ambito interpretativo ed esecutivo, riscuotendo significativi consensi. Nonostante la giovane età, Rivani ha debuttato alcuni dei principali titoli lirici di repertorio, tra cui La Traviata (2014), Rigoletto (2016), Nabucco (2017), Il Barbiere di Siviglia (2014, 2016, 2017, 2018, 2019), Don Pasquale (2016), Elisir d’Amore, (2015, 2016) Cavalleria Rusticana (2017, 2018), Carmina Burana (2017), oltre ad alcune delle principali pagine sinfoniche tra le quali I, III, IV, VI, IX di Beethoven, IV di Tchaikovsky, IV di Mahler, Requiem di Mozart. Da segnalare la direzione in prima mondiale delle opere Milo, Maja e il giro del mondo di M. Franceschini (2015) ed Ettore Majorana – cronaca di infinite scomparse di R. Vetrano (2017) entrambe con grande successo di pubblico e critica. Ha preso parte ad alcuni importanti Festival come Ravenna Festival, Festival Como città della musica, Festival Arena delle balle di paglia e Emilia Romagna Festival, ad alcune rassegne tra cui I Concerti del Sabato, il Concerto di Santa Cecilia dell’Auditorium “Pedrotti” di Pesaro e gli European Opera Days. Ha partecipato alle stagioni di alcuni tra i principali teatri Italiani tra cui Arcimboldi di Milano, Sociale di Como, Manzoni di Bologna, Pavarotti di Modena, Alighieri di Ravenna, teatri di Bergamo, Cremona, Brescia, Piacenza, Pavia, Bolzano, Trento, Roma (Olimpico), Napoli (Politeama), Reggio Emi- lia, Vicenza, Pordenone, Jesi, Chiaravalle, Osimo, Urbino, Ancona, Lugo di Romagna Pesaro e Cesena. Ha diretto la Haydn Orchester di Trento e Bolzano l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, l’orchestra “I Pomeriggi Musicali di Milano”, l’Orchestra Sinfonica del Teatro Rendano di Cosenza, la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana, il SineForma ensemble, “Italian Chamber Opera Ensemble”, l’Orchestra Sinfonica della Repubblica di San Marino, l’Orchestra Lettimi, l’orchestra da camera di Teramo l’Orchestra 1813 di Como, l’Orchestra Filarmonica Italiana, l’Ensemble Tempo Primo e l’Orchestra Arcangelo Corelli, della quale è attualmente direttore Artistico e Musicale.
SILVIA PAOLI Regista
Nasce a Firenze. Dopo aver frequentato l’Università di Lettere Moderne si diploma come attrice al- l’Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano.
Approfondisce la formazione incontrando maestri di varia estrazione, da Bruno De Franceschi per il canto, a Maria Consagra (metodo Laban), Raffaella Giordano, Anton Milienin, Danio Manfredini, Odin Theatre, etc. Comincia a lavorare come attrice con Peter Stein e nel corso della sua carriera collabora con registi come Paolo Rossi, Damiano Michieletto, M. Schmidt, S. Barbarino, F. Brandi, A. Milenin, I. Konyaev e vari altri in produzioni italiane e internazionali. Lavora in produzioni musicali con artisti del calibro di Giora Feidman e i Micrologus. Nel 2007 scrive e interpreta Livia, spettacolo che ancora con- tinua a riscuotere grande successo di pubblico e critica e nel 2013 nasce Bucce, monologo comico; nei suoi lavori è costantemente presente l’accompagnamento musicale, sempre eseguito dal vivo da Francesco Canavese con cui porta avanti il progetto artistico Mu.Te, a cui partecipano anche Emiliano Nigi (musicista) e Andrea Macaluso (attore).
Nel 2013 riceve il premio “Sorelle Gramatica” come nuovo talento e la candidatura al premio Ubu come miglior attrice comica. Si avvicina al mondo della lirica come assistente di Damiano Michieletto, che segue poi in varie produzioni, da Gazza ladra a Trittico a Scala di seta per citarne alcune.
Lavora poi con altri registi (Talevi, Rossi, Carreres etc.) e collabora con il Maggio Musicale Fiorentino per la ripresa di vari allestimenti (Il Barbiere di Siviglia, La Serva padrona, Pollicino).
Debutta come regista lirica all’ Opera Studio di Tenerife con La Cenerentola nel 2014 e nel 2015 con Nozze di Figaro. Nel gennaio 2016 mette in scena Turandot per AsLiCo, al Teatro sociale di Como, progetto Opera Domani e nel 2017 al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino crea la regia di Vent du sori ou l’horrible festin. È invitata dall’Opera de Tenerife per lavorare con giovani cantanti su I Capuleti e Montecchi, lavoro in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, presentato nel maggio 2018.
FEDERICO BIANCALANI Scenografo
Fedrerico Biancalani nasce a Empoli il 20 settembre 1975.
Due acquerelli del ’79 segnano l’inizio della sua ricerca artistica: un ritratto del padre ed un ritratto di Goldrake. L’interesse infantile per le arti visive viene così notato dai docenti: “Aveva questo giovane da natura uno spirito molto stratto e vario di fantasia dagli altri giovani. Costui era qualche volta tanto intento a quello che faceva, che ragionando di qualche cosa, come suole avvenire, nel fine del ragionamento, bisognava rifarsi da capo a raccontargnene, essendo ito col cervello ad un’altra fantasia”. Nel tempo si applica nello studio e nella pratica della pittura, della scultura, dell’arte sitespecific e dell’arte scenica, conseguendo i titoli Liceali ed Accademici del caso. L’interesse della sua ricerca non trova un linguaggio privilegiato, suo malgrado tale nomadismo trova sempre la via che conduce più o meno alle medesime ossessioni. Più che privilegiare in via di principio una o l’altra arte, trova maggior divertimento nella confusione affollata degli allestimenti scenici che nella confusione solitaria del proprio studio di scultura pittura, dunque da un po’ di anni è alle scene che si dedica con maggior continuità.
GIULIA GIANNINO Costumista
Nasce in provincia di Modena e si appassiona fin dai tempi del liceo al mondo del teatro.
Terminati gli studi scientifici, si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove suc- cessivamente si specializza in costume, frequentando il Corso di Scenografia del Melodramma. Nel 2008 ha modo di seguire uno stage all’interno della sartoria del Teatro Comunale di Bologna. Nel me- desimo anno collabora come assistente con la costumista Claudia Pernigotti nell’allestimento dell’opera di prosa Platonov di Anton Cechov (regia di N. Garella, scene di A. Fiorentino), presso il Teatro Arena del Sole di Bologna. Nel 2009 collabora per la prima volta con la sartoria Lowcostume di Roma per lo show di apertura dei XVI Giochi del Mediterraneo di Pescara, con costumi di Giovanna Buzzi; successi- vamente nel 2014 segue, prima come sarta di laboratorio a Roma poi in loco come Assistant Decorator, l’allestimento degli spettacoli di apertura e chiusura per i XXII Giochi Olimpiaci invernali di Sochi, in Russia, con i costumi di Giovanna Buzzi e Silvia Aymonino. All’interno del progetto NovOpera, promosso da Verona Opera Academy-Ente lirico Arena di Verona, viene selezionata nel 2014 per la progettazione dei costumi dell’opera in prima assoluta Mr Macbeth, (musiche di Pasquale Corrado, regia di Teatri Al- chemici). Nello stesso anno, progetta e realizza i costumi per l’opera in scena in prima assoluta presso i Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, Alice Special Guest (musiche di P. Corrado, regia e scene di Teatri Al- chemici). Per Pelleas et Melisande (regia di Daniele Abbado), opera di chiusura del 78° Maggio Musicale Fiorentino, è assistente della costumista cinematografica Francesca Sartori. Dal 2010 lavora con conti- nuità presso la sartoria del Rossini Opera Festival di Pesaro, partecipando alla produzione dei costumi e alla messa in scena degli spettacoli della stagione lirica. Dal 2012 lavora ripetutamente all’interno della sartoria del Teatro Comunale di Modena, iniziando come sarta di scena per l’opera Aida (regia di
J. Franconi Lee, scene e costumi di M. Carosi). Sempre nel 2012 inizia, presso il Theater an der Wien di Vienna con l’opera Il Trittico (regia D. Michieletto, scene di P. Fantin), una lunga e tuttora attiva colla- borazione come assistente della costumista Carla Teti, che affianca successivamente nel 2016 sempre presso il Theater an der Wien di Vienna nell’opera Otello e nello stesso anno presso il Teatro La Fenice di Venezia per l’opera in prima assoluta Aquagranda. Nel 2017 debutta come costumista presso l’Auditorio di Tenerife per l’opera I Capuleti & i Montecchi (regia di Silvia Paoli, scene di Andrea Belli) poi ripresa nel 2018 presso il Teatro Comunale di Bologna.
ALESSANDRO CARLETTI Light designer
Nato a Roma, studia fotografia e pittura scoprendo la passione per il design di illuminazione, influenzato dal padre che ha lavorato in teatro. Alla fine degli anni 90 inizia a lavorare al Rossini Opera Festival, dove si specializza nell’opera. Con il regista Damiano Michieletto inizia a collaborare nel 2008 a Lugo per Jackie O, quindi al San Carlo di Napoli per Die Entführung aus dem Serail e al Rossini Opera Festival per La scala di seta e Sigismondo (2010), nel 2011 a Valencia per L’elisir d’amore, al Massimo di Palermo per Greek Passion e al New National Theatre di Tokyo per Cosi fan tutte. Da allora continua a collaborare regolarmente con Michieletto. Lavora inoltre con registi come Daniele Abbado, Francesco Micheli, Hen- ning Brockhaus, Pippo Delbono, Franco Ripa di Meana, Yannis Kokkos e altri. Produzioni recenti inclu- dono, tra gli altri, Il trittico (Theater an der Wien), Don Carlo (Wiener Staatsoper), Cavalleria rusticana (San Carlo, Napoli), Nabucco (Royal Opera House Covent Garden), Un ballo in maschera (Scala di Milano), Il viaggio a Reims (De Nationale Opera, Amsterdam), Divinas palabras (da Ramon Maria del Valle Inclan, Piccolo Teatro) Nabucco (Teatro dell’Opera di Roma, Caracalla) e Guillaume Tell e Cavalleria rusticana/Pagliacci (Royal Opera House, London).
Nel 2016 torna a Venezia per la prima mondiale di Aquagranda (premio speciale Abbiati). Importante menzionare Rigoletto al Dutch National Opera (2017, regista è Damiano Michieletto), Il Trovatore al Wiener Staatsoper (regia di Daniele Abbado), Semele (regista Barrie Kosky, Komische Oper), La Damnation de Faust al Teatro dell’Opera di Roma (regia di Damiano Michieletto, Premio Abbiati 2017) e Don Pasquale (regia di Damiano Michieletto, Opera de Paris).
Vince il Knight of Illumination Award 2015 per Guillaume Tell, e al team creativo l’Olivier Awards 2016 per Cavalleria rusticana/Pagliacci come “Migliore Nuova Produzione”.
FRANCESCO ANILE Tenore
Nato a Polistena in provincia di Reggio Calabria, si è diplomato in Clarinetto nell’85 e nell’89 in Canto con il massimo dei voti al Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria. Successivamente, si è perfezionato con il Baritono Aldo Protti a Cremona, e in seguito al cambio di vocalità da Baritono a Tenore, è stato seguito dal Tenore Ottavio Taddei a Firenze. Nel 2001 ha seguito i corsi di alto perfezionamento del “Verdi Opera Festival” di Parma tenuti da Renata Scotto e Maja Sunara. Più volte pre- miato con attestati, segnalazioni e riconoscimenti, quale finalista in prestigiosi Concorsi Nazionali e Internazionali: “Toti Dal Monte” di Treviso; “Laurivolpi” di Latina; “Cilea” di Reggio Calabria; “Bellini” di Caltanisetta. Ha vinto il I premio “Ettore Bastianini” al Concorso “Grandi Voci Toscane” di Campi Bisenzio – Firenze; III premio al Concorso Internazionale M. Del Monaco “Marsala”. Dal 1999 ha iniziato la carriera nei maggiori teatri d’Europa e del Mondo, Tokio, Seoul, Teatro nazionale dell’opera di Zagabria, Lubiana, Malta, Cairo, Daegu, Otzu, Jerevan, Stadtische Theater Chemnitz (Germania). È pre- sente, nei ruoli principali, anche nei cartelloni dei più prestigiosi Teatri italiani, La Fenice di Venezia, San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Regio di Torino, Tea- tro Carlo Felice di Genova, Teatro del Giglio Lucca, Comunale di Bologna, “Terme di Caracalla-Teatro dell’Opera di Roma”, Teatro Lirico di Cagliari, Sociale di Como, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Fraschini di Pavia, Filarmonico di Verona, Teatro Bellini di Catania, Teatro Nazionale Bulgaria Sofia. Nel 2011 ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano in Cavalleria Rusticana e al Maggio Musicale Fiorentino in Manon Lescaut; nel 2016 è stato protagonista di un salvataggio, di cui ne ha parlato tutto il mondo, al Metropolitan di New York, al quarto atto di Otello è entrato in scena in jeans, maglietta e scarpe da tennis per sostituire il tenore Antonenko, che era rimasto senza voce, altro sal- vataggio nel 2017 a ottobre questa volta in Turandot, sostituito al terzo atto. È stato diretto dai Maestri Nello Santi, Gianpaolo Bisanti, Andrea Battistoni, Nicola Luisotti, Donato Renzetti, Bruno Bartoletti, Daniel Harding, Massimo Pradella, Daniele Callegari, Renato Palumbo, Niksa Bareza, Maurizio Arena, Loris Voltolini, Gianluca Marcianò, Stefano Ranzani e da registi quali Franco Zeffirelli, Roberto De Si- mone, Mario Martone, Gianfranco de Bosio, Graham Vick, Olivier Tambosi, Pierpaolo Pacini, Federico Tiezzi, Plamen Kartalof, Henning Brockhaus, Pierfrancesco Maestrini, Aldo Tarabella, Lorenzo Mariani. Ha inciso Iris di P. Mascagni, Stadtische Theater Chemnitz dir M° N. Bareza; Messa di Gloria di Puccini, Sassari Ass. Rossini dir. A. Puglia.
ANGELO VECCIA Baritono
Nato a Roma, studia all’Accademia di Santa Cecilia di Roma ed alla Juillard School of Music di New York, dove ha debuttato in Le nozze di Figaro. Vince il Concorso “Mattia Battistini” e, successivamente, canta in diversi teatri e sale da concerto negli Stati Uniti, tra cui: New York Concert Opera, in occasione della prima esecuzione di Il viaggio a Reims; Newport Festival; Connecticut Grand Opera. Debutta all’Alice Tully Hall del Lincoln Center nella Paukenmesse di Haydn con la New York City Symphony. Nel 1990 canta in Il Barbiere di Siviglia (Figaro) ad Adria, seguito poi da Le preziose ridicole di Lattuada a Lugo. Nello stesso anno, registra Tosca (Il sagrestano), con la direzione di Giuseppe Sinopoli, insieme a Placido Domingo, Mirella Freni e Samuel Ramey per la Deutsche Grammophon. Dopo il debutto al Teatro alla Scala di Milano con Lo frate ‘nnamorato, canta nei maggiori teatri d’Europa con direttori quali Semyon Bitchkov, Riccardo Chailly, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Nello Santi, Daniel Oren, Giu- seppe Sinopoli, Marcello Viotti. Interpreta regolarmente, nei maggiori teatri mondiali, numerose opere fra cui: Il Barbiere di Siviglia (Figaro) a Napoli, Firenze, Roma, Zurigo, Las Palmas, Tel Aviv, Tokyo, Bo- logna, Amsterdam, Lussemburgo, Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza; La bohème (Marcello) a Roma, Firenze, Verona, Napoli, Venezia, Zurigo, Dresda, Parma; Madama Butterfly (Sharpless) a Fi- renze, Bologna, Milano, Venezia, Zurigo, Berlino, Tokyo, Las Palmas; Manon Lescaut (Lescaut) a Firenze; Turandot (Ping) a Firenze, Tel Aviv, Amsterdam (con il finale scritto da Berio), Milano; Gianni Schicchi (protagonista) a Zurigo, Dresda, Milano; Macbeth (protagonista) a San Paolo del Brasile, Bologna, Trieste; Aida (Amonasro) a Marsiglia, Amsterdam, Essen, Düsseldorf, Cagliari; La Traviata (Germont) a Lione, Zurigo, Yokohama, Nagoya, Aix-en-Provence, Rouen, Cosenza, Torino; Falstaff (Ford) a Zurigo; Luisa Miller (Miller) a Como, Pavia, Cremona, Brescia; Il Trovatore (Conte di Luna) a Como, Pavia, Roma (Caracalla), Bologna; Rigoletto (protagonista) a Pavia, Brescia, Como, Cremona, Bergamo; Adriana Lecouvreur (Michonnet) a Milano; Lucia di Lammermoor (Enrico) a Jesi, Milano, Zurigo, Montecarlo, Bruxelles, Genova; L’elisir d’amore (Belcore) a Zurigo, Tokyo; Pagliacci (Silvio) a Verona (Arena), Firenze, Amsterdam (Concertgebouw); Nina, o sia la pazza per amore (Giorgio) a Zurigo (con incisione Sony); I Puritani (Sir Riccardo) a Zurigo; Mayerling (Arciduca Giovanni Salvatore) a Roma; Il gallo d’oro (Afròn) a Roma; Cavalleria rusticana (Alfio) a Brescia, Cremona, Pavia, Como, Venezia, Torino; Teneke (Medico) a Milano; Ernani (Don Carlo) a Trieste; Carmen (Escamillo) a St. Gallen; Amica (Giorgio) a Roma; Assassinio nella Cattedrale a Milano; Tosca (Scarpia) a Cagliari.
ORESTE COSIMO Tenore
Nel 2007 si trasferisce a Parma per studiare presso il Conservatorio ‘A. Boito’, sotto la guida di Lucia Rizzi, dove consegue il diploma in canto, con il massimo dei voti e la lode. Nel 2016 viene selezionato da Ric- cardo Muti come cantante nella sua Italian Opera Academy e nel biennio 2016/17 fa parte dell’Accademia del Teatro alla Scala e canta in diversi importanti concerti presso il suddetto teatro. Nel 2008 debutta come Ismaele (Nabucco; opera per ragazzi) al Teatro Regio di Parma e successivamente interpreta Alfredo (La traviata). È poi Rodolfo (La bohème) presso il Teatro Nuovo di Salsomaggiore, il Duca di Mantova (Rigoletto) presso il Teatro Comunale di Carpi, Edgardo (Lucia di Lammermoor) presso il Teatro Nuovo di Salsomaggiore, Nemorino (L’elisir d’amore), Camille de Rossillon (La vedova allegra) presso il Teatro Mu- nicipale di Piacenza, Don Ottavio (Don Giovanni) all’interno del Festival ‘Bergamo Estate’. Nel 2014 per la prima del Teatro alla Scala ha interpretato Fidelio (Erster Gefangener) diretto da Daniel Barenboim. Nell’aprile 2014 sempre alla Scala ha interpretato Les troyens (Helenus) diretto da Antonio Pappano.
NICO FRANCHINI Tenore
Nato a Putignano nel 1992, attualmente frequenta il Conservatorio ‘N. Piccinni’ di Bari, sotto la guida di Domenico Colaianni. Ha partecipato in veste di solista a numerosi concerti in Italia e all’estero, tra i quali ricordiamo: il Concert lyrique à Rixensart a Bruxelles; il Concerto lirico presso il Teatro Garibaldi di Bisceglie con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Ucraina di Kiev e il concerto dedicato a Mozart, per la biennale delle memorie, organizzato in collaborazione con l’Istituto Treccani, diretto da Ettore Papadia. Ha interpretato, inoltre, il ruolo di Rodolfo (La bohème), sotto forma di concerto, diretto da Donato Renzetti, Nemorino (L’elisir d’amore), presso il Teatro Persiani di Recanati, sotto la guida di Riccardo Serenelli e il Conte Ivrea (Il giorno di regno) con Sesto Quatrini, durante il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca. Si ricordano, poi, la sua esibizione al fianco di Leo Nucci diretto da Donato Renzetti in un concerto dedicato a Giusy Devinu. È stato finalista e vincitore del premio rivista
«L’Opera» del Concorso internazionale di canto lirico ‘G. Devinu’, presso il Teatro Lirico di Cagliari.
SHI ZONG Basso
Nato nel 1982 a Neimongol in Cina, si è diplomato nel 2007 al Conservatorio di Stato A.V. Nezhdanova di Odessa sotto la guida di Vlatimir Darasov e Stanislav Kavarevsky. Grazie ad una borsa di studio assegnata dal Governo italiano ha avuto l’opportunità di studiare al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e all’Accademia Donizetti a Milano con il basso Bonaldo Giaiotti, il baritono Gianni Maffeo e il vocal coach Leonardo Marzagalia. Nel 2012 ha debuttato Ferrando ne Il trovatore al “Pandino Opera Festival” e al “Cunardo Opera Festival” e nel 2013 ha debuttato i ruoli del Re e Ramfis al National Theatre of China di Pechino, alla Fu Zhou Opera, alla Shen Zhen Opera e alla Ning Bo Opera. Tra i ruoli de- buttati recentemente in Cina: Banco (Macbeth), Sparafucile (Rigoletto), Zio Bonzo (Madama Butterfly), Timur (Turandot). Durante la stagione 2014/15 ha frequentato il programma di perfezionamento Placido Domingo a Valencia prendendo parte ad alcune produzioni e come cover per i ruoli di Oroveso e Zaccaria. Ha frequentato nel 2015 l’Accademia Rossiniana presso il Festival Rossini di Pesaro parte- cipando a Il viaggio a Reims (Don Prudenzio). Nel 2016 è Timur in Turandot con l’AsLiCo nel progetto Opera domani, poi Il governatore ne Le Comte Ory al Festival Rossini in Wildbad. Infine è il Dottore in Traviata a Reggio Emilia, Como, Cremona, Bergamo, Brescia, Pavia. Nel 2017, sempre con l’AsLiCo, è ancora Timur in Turandot, Don Basilio ne Il Barbiere di Siviglia, Zio Bonzo in Butterfly, Gran Sacerdote di Belo in Nabucco. Nel 2018 è Raimondo in Lucia di Lammermoor e Haly ne L’italiana in Algeri al Verdi di Trieste. Ha partecipato a numerosi Concorsi internazionali: III Concorso Internazionale Diva Marina – I premio; II Concorso Internazionale “Franca Mattiucci” – II premio; XXX Concorso “Premio Boni” – premio speciale; I Hong Kong International Competition – I premio; XIV China CCTV Singer Competition – II premio.
MASSIMILIANO MANDOZZI Basso-baritono
Nato a Teramo nel 1993, intraprende lo studio del canto lirico e del repertorio operistico sotto la guida di Giacomo Rocchetti. Di recente si è diplomato con il massimo dei voti e la lode in musica vocale da camera, sotto la guida di Elisabetta Lombardi, al Conservatorio ‘G. B. Pergolesi’ di Fermo. A 17 anni debutta in Friuli Venezia Giulia nel ruolo di Don Bartolo (Le nozze di Figaro) e, a 19 anni, dopo essere stato selezionato come idoneo tra i finalisti del Concorso lirico ‘Comunità europea’ di Spoleto, debutta nel ruolo di Angelotti (Tosca). L’anno seguente, debutta in due ruoli: Betto di Signa (Gianni Schicchi) e il Dottor Prof. Alfred Sovicki (Alfred, Alfred di Donatoni). Tra il 2015 e il 2016 debutta nei ruoli di Leporello (Don Giovanni) e di Alidoro (La Cenerentola). Nello stesso anno, con il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, affronta una tournée in Giappone, debuttando nei ruoli di Benoît e Alcindoro (La bohème). Nel 2016 è Samuel (Un ballo in maschera) a Spoleto e in altre città umbre. Nel 2017 è Monterone e Ceprano (Rigoletto). Lo stesso anno debutta al Teatro alla Scala di Milano, nella prima mondiale assoluta dell’opera Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino.
SARAH TISBA Soprano
Nel 2011 è ammessa al Conservatorio di Como, dove studia canto lirico con Anna Maria Chiuri e Maria Costanza Nocentini. A partire dal 2013 inizia la sua attività operistica, interpretando svariati ruoli: Norina (Don Pasquale) e Adina (L’elisir d’amore) a Bergamo, Musetta (La bohème), Zerlina (Don Giovanni) e Violetta (La traviata) a Pavia, Gulnara (Il corsaro) al Teatro Sociale di Como in collaborazione con il Conservatorio della città, Mimì (La bohème). Partecipa e si distingue in numerosi concorsi nazionali e internazionali: vince la prima edizione della borsa di studio ‘M. L. Gavioli’, è finalista al Concorso ‘M. Callas’ e canta nel ruolo di Liù (Turandot) per Opera domani, affrontato anche nel dicembre 2017 alla Royal Opera House di Muscat. Nel 2016 ha cantato nel ruolo di Giannetta (L’elisir d’amore) al Festival Como città della musica. Nelle scorse edizioni di Pocket Opera è stata Cio-Cio-San (Madama Butterfly) e Violetta Valéry (La traviata). Nutre grande interesse, oltre che per l’opera, anche per la musica sacra e liederistica, spaziando dal barocco fino alla musica contemporanea (nel 2011 canta in un recital de- dicato a Berlioz e Liszt alla Palazzina Liberty per Milano Classica sotto la guida di Mirko Guadagnini). Attualmente si sta perfezionando con Paola Romanò.
CATERINA PIVA Mezzosoprano
Nata nel 1990, nel 2009 si diploma in recitazione presso il Teatro Carcano di Milano e nel 2017 con- segue il diploma in canto lirico presso il Conservatorio ‘G. Verdi’ della medesima città. Nel 2015 vince l’audizione come solista per eseguire la Quarta sinfonia di Mahler, a conclusione di una masterclass tenuta da Daniele Gatti. Interpreta inoltre Agnese (I promessi sposi di Ponchielli) diretta da Marco Pace e Andrea Solinas, con regia di Sonia Grandis. È poi solista nella Matthäus-Passion di Bach presso la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, diretta da Nanneke Schaap. Nel 2017 vince il secondo premio del Concorso internazionale ‘G. Prandelli’ di Brescia e riceve il premio di miglior mezzosoprano al Con- corso internazionale ‘F. Mattiucci’ di Asti. Con la Fondazione Pavarotti prende parte al concerto inaugurale della 32a edizione del Festival di El Jem in Tunisia, con l’Orchestra dell’Opera Italiana diretta da Paolo Andreoli. Nel 2018, presso il Teatro Pérez Galdós di Las Palmas, interpreta il ruolo di La Ciesca (Gianni Schicchi) nonché di Mercédès (Carmen).
GIUSEPPE CALIFANO Maestro del coro
Si diploma in pianoforte nel 2004, perfezionandosi a Bologna e Torino sotto la guida di Giuseppe Modu- gno e Francesco Cipolletta. Si diploma in composizione con il massimo dei voti presso il Conservatorio dell’Aquila con Claudio Perugini e ha seguito il corso di analisi e composizione dell’Accademia di Imola con Marco Di Bari. Nel 2010 il suo brano Delle anime fatte d’inverno viene segnalato al Concorso ‘Valentino Bucchi’. Del 2011 è D’ambra per violino e orchestra, eseguito nel dicembre dello stesso anno presso l’Auditorium di Milano. Nello stesso anno viene eseguito il suo E un vecchio dice parole di un mondo fa al Festival di Huddersfield. Nel maggio 2013 avviene la prima esecuzione assoluta della sua favola Peter Pan. Nel 2015/16 la Don Bosco Youth Orchestra di El Salvador gli commissiona ed esegue in tournée Va- nitas Vanitatum per coro e orchestra. Dal 2010 collabora nell’ambito della didattica e della promozione musicale con festival come Milano Musica e MiTo. Fa parte del comitato didattico ed è formatore per il progetto AsLiCo Opera domani. Ha seguito seminari e masterclass dedicati alla direzione d’orchestra e ne ha approfondito la tecnica con Pietro Mianiti. Ha diretto il Coro OperaLombardia nella scorsa stagione (Così fan tutte e Il turco in Italia). Ha diretto, oltre a numerosi ensemble giovanili, i Musici di Parma ed è di- rettore musicale della compagnia Opera17 di Milano, per cui ha diretto Don Giovanni e Così fan tutte e La serva padrona. A luglio 2017 ha debuttato come direttore con l’Orchestra Milano Classica (Festival Como Città della musica, Stagione Orchestra Milano Classica) e con la compagnia Circolo delle Quinte per cui ha diretto La bohème di Giacomo Puccini.
GIORGIO MARTANO Maestro del coro
Si diploma in pianoforte con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Lecce sotto la guida di Francesca Mammana. Si distingue fin da giovane in diverse competizioni nazionali e internazionali, sia come solista che nel repertorio cameristico, conseguendo borse di studio e premi speciali. Nel 2010 consegue presso il Conservatorio di Parma l’abilitazione all’insegnamento del pianoforte e successiva- mente si perfeziona come maestro collaboratore nel 2012 presso l’Accademia per maestri collaboratori del Teatro alla Scala di Milano e nel 2014 presso la Riccardo Muti Opera Academy, mentre dal 2017 studia clavicembalo con Giovanni Togni presso il conservatorio di Como. Nel 2012 lavora come pianista accompagnatore presso l’Accademia di Ballo del Teatro alla Scala e nello stesso anno vince l’audizione per maestri collaboratori presso il Teatro Sociale di Como, presso il quale collabora tuttora come mae- stro preparatore e di sala per la stagione di OperaLombardia e diversi altri progetti. Dal 2012 al 2015 è docente di musica per il campus estivo dell’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2014 e nel 2015 è chiamato a collaborare con il Teatro Stanislavskij di Mosca come vocal coach e consulente per il reper- torio lirico italiano. Nel 2015 vince l’audizione per maestri collaboratori presso la Fondazione Teatro Verdi di Trieste, per la quale presta servizio come maestro di sala per la stagione 2015/16. Nel mese di luglio 2016 viene chiamato a collaborare in veste di vocal coach presso l’Operastudio di Weimar e nel- l’agosto dello stesso anno partecipa come maestro collaboratore all’inaugurazione della Opera House di Dubai con una produzione del Teatro Verdi di Trieste. Nel corso della sua carriera ha collaborato con artisti di fama internazionale, quali Riccardo Muti, Donato Renzetti, Jessica Pratt, Michele Pertusi, La- wrence Brownlee, Anita Rachvelishvili, Pretty Yende, Gregory Kunde, Alfonso Antoniozzi, Hibla Ger- zmava, Graham Vick, Johnatan Miller e molti altri.
MARIAGRAZIA MERCALDO Maestro del coro
Si diploma in canto nel 2002, perfezionandosi poi presso l’Accademia Chigiana di Siena sotto la guida di Shirley Verrett e presso l’Accademia Filarmonica di Bologna con Sergio Bertocchi. Tiene numerosi concerti in Italia nell’ambito di importanti stagioni musicali e in sedi prestigiose. Ha debuttato in teatro nel 2002 con Il matrimonio segreto e a Bologna ne L’elisir d’amore. Finalista in diversi concorsi nazio- nali, ha ricevuto importanti recensioni su giornali a diffusione nazionale. Si è distinta quale migliore allieva del corso di formazione per la realizzazione di eventi culturali presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Conduce una costante e appassionata attività didattica. Dal 2011 lavora per il Teatro Sociale di Como in qualità di docente di seminari e laboratori per il progetto AsLiCo Opera domani. Fin dalla sua nascita nel 2013, prepara il coro per il progetto 200.Com, inserito all’interno del Festival Como città della musica.