2020 Der Messias

2020 Der Messias

Oratorio in tre parti per soli, coro e orchestra di Georg Friedrich Händel, HWV 56
Revisione di Wolfgang Amadeus Mozart, K572 (1789)

Soprano Marigona Qerkezi
Mezzosoprano Chiara Tirotta
Tenore Didier Pieri
Basso Andrea Patucelli

Direttore d’orchestra e Maestro del Coro

Massimo Fiocchi Malaspina

Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Coproduzione Teatri di OperaLombardia

Der Messias, tra necessità e consolazione La genesi di Der Messias, ovvero la riscrittura mozartiana del capolavoro di Georg Friedrich Händel, è indissolubilmente legata all’interessante figura del barone Gottfried van Swieten, medico, diplomatico e musicista dilettante di origine olandese. Gottfried era figlio di Gerard van Swieten, medico personale di Maria Teresa e sebbene non abbia mai esercitato veramente la professione medica, pare che prima di dedicarsi alla carriera diplomatica e politica avesse scritto un saggio nel quale trattava degli influssi terapeutici e dell’utilità della musica nella medicina. A van Swieten sono legati sia Haydn, in quanto il barone fu librettista di alcuni suoi oratori come La creazione e Le stagioni, sia Beethoven, che gli dedicò la sua prima sinfonia. Ma soprattutto al barone si deve il grande merito di aver contribuito in modo decisivo alla diffusione a Vienna negli anni ‘80 del Settecento della musica di Bach e di Händel. Mozart stesso scrive in una lettera al padre nel 1782 che si trovava ogni domenica tra le 12 e le 14 a casa del barone per eseguire, spesso in quartetto vocale in qualità di alto, mentre il barone cantava come discanto, mottetti, corali, fughe dei due grandi compositori dei quali van Swieten possedeva un buon numero di partiture, di fronte all’aristocrazia più colta della città. In particolari occasioni, il barone e questa aristocrazia illuminata, che si riconosceva nella Società dei Cavalieri, commissionavano la riscrittura secondo il “gusto moderno” di grandi pagine di questa “musica antica” e verso la fine del decennio Mozart si occupò della rielaborazione di Aci e Galatea, dell’Ode a Santa Cecilia e del Messia. Sono innumerevoli le attestazioni contenute nelle lettere, ma soprattutto nelle partiture, in cui Mozart rivela l’interesse e il continuo studio nei confronti della polifonia barocca. Fu molto probabilmente l’ammirazione e il debito artistico nei confronti di questo linguaggio e dei grandi compositori barocchi studiati a casa del barone, che spinse il grande Wolfgang ad accettare di dedicarsi alla riorchestrazione del Messia. Ma crediamo che fu spinto anche da necessità molto più terrene: in quegli anni e in modo particolare nel 1789 Mozart si trovava in una situazione economica molto difficile e sono numerose le lettere in cui chiede prestiti ad amici ed estimatori. Il lavoro sul Messia probabilmente gli avrà garantito un compenso generoso da parte del suo amico e mecenate van Swieten e il consolidamento del legame con la massoneria viennese, dei quali erano esponenti sia Mozart che gli appassionati membri della Società dei Cavalieri. Van Swieten restò a tal punto legato a Mozart, anche nei successivi ultimi due anni della vita del compositore, che il 5 dicembre 1791, giorno della morte di Mozart abbandonò o fu costretto ad abbandonare improvvisamente la sua carriera politica, probabilmente a causa di un suo coinvolgimento diretto nella gestione della vicenda della scomparsa del compositore, che tanti scandali avrebbe potuto creare a corte e che ancora oggi resta avvolta nel mistero. Dal punto di vista musicale il lavoro di revisione di Mozart era dettato in primo luogo dall’esigenza di mostrare il progresso e di sviluppo dell’arte compositiva rispetto alla partitura händeliana di circa mezzo secolo prima (la prima del Messia di Händel è datata 1742 ed ebbe luogo a Dublino): eliminò alcuni numeri musicali, tagliò alcune pagine ritenute ridondanti, ridistribuì alcuni interventi solistici a registri vocali differenti e scelse di utilizzare il quartetto di solisti in alcuni numeri corali in dialogo con il coro. Tuttavia, l’impegno maggiore consistette nell’arricchimento dell’organico originario di archi, oboi, fagotti, trombe e timpani con l’aggiunta di 2 flauti, 2 clarinetti, 2 corni e 3 tromboni ad libitum in raddoppio del coro. Con questa tavolozza orchestrale la timbrica del Messia mozartiano si avvicinava al gusto del classicismo viennese, così come si prefiguaravano van Swieten e i Cavalieri: i fiati a volte costituiscono un blocco a sé stante rispetto agli archi, che impreziosisce di colori e sfumature la partitura, a volte arricchiscono la trama contrappuntistica, rafforzando anche la poliritmia che caratterizza molti numeri dell’opera. Anche in questo caso la scelta di adottare la totalità dei fiati potrebbe essere stata dettata in parte da una necessità contingente: Der Messias fu eseguito per la prima volta nella casa viennese del conte von Esterhazy e in questo contesto non era chiaramente presente alcun organo per la realizzazione del continuo. Mozart affidò al cembalo quasi esclusivamente l’accompagnamento dei recitativi secchi, mentre per tutti gli altri numeri non era previsto alcuno strumento a tastiera. Il compositore però, scegliendo di coinvolgere tutti i legni, disponeva di un numero maggiore di strumenti che avrebbero potuto realizzare l’armonia del continuo, soluzione che effettivamente si riscontra in molti passaggi dell’opera. Il Messia si apre con il capitolo 40 del Libro di Isaia e mette immediatamente a fuoco uno dei temi fondamentali e ricorrenti in tutta la composizione, quello della consolazione. Consolatorio è il Mi maggiore che si staglia sul mi minore dell’ouverture così come consolatorio per chi ascolta è il tenore che declama tröstet (consolate, ma anche consolati) rivolto a popolo di Israele, annunciando loro che sarebbe presto terminata la prigionia babilonese grazie all’imminente arrivo di un messia, Ciro il grande. La cattività babilonese fu un periodo buio per la storia del popolo ebraico, che dovette subire la prima distruzione del tempio di Gerusalemme e in pochi anni ripetute deportazioni, soprattutto della classe politica dirigente e dei sacerdoti. Ma fu anche il periodo in cui gli intellettuali confinati a Babilonia delinearono le caratteristiche dell’ebraismo moderno e il popolo eletto uscì dal periodo di prigionia rinnovato e rafforzato. La consolazione di cui parla Isaia e che di riflesso ripropongono e ritrasmettono anche Händel e Mozart non significa dunque asciugare le lacrime, quanto guardare con fiducia, speranza ed entusiasmo alla nuova prospettiva, rafforzati dalle conquiste raggiunte durante il periodo di prigionia. Per il mondo del teatro il periodo che stiamo vivendo e nel quale viene proposto Der Messias è un tempo in cui le necessità sono numerose, molto simile ad un periodo di prigionia: la cancellazione di molte produzioni, il distanziamento sul palcoscenico, la riduzione degli organici, la riduzione della durata delle opere, la riduzione del pubblico oltre ad altre piccole e grandi difficoltà musicali e organizzative. Ma tra le tante necessità contingenti viene riproposto con forza il messaggio di vera consolazione che scorre vivo nel Messia, attraverso la musica intessuta da Händel e ricolorata da Mozart, che splende di luce, trabocca grazia e incanta con la sua stupefacente bellezza.

Massimo Fiocchi Malaspina

Massimo Fiocchi Malaspina, direttore
Nato a Novara, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove si è diplomato in Musica corale e Direzione di coro, in Composizione e in Pianoforte e presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma dove ha conseguito il diploma in Direzione d’orchestra. Si è inoltre perfezionato in Direzione d’orchestra all’Accademia musicale pescarese sotto la guida di Donato Renzetti. In qualità di pianista e di direttore si è esibito in numerosi teatri e sale da concerto italiane ed estere e per la RAI. Collabora con il Teatro Regio di Parma in qualità di Altro maestro del coro e di Direttore musicale di palcoscenico ed è stato maestro del coro per Ravenna Festival. È maestro del coro di OperaLombardia e Macerata Opera Festival. È invitato regolarmente in Cina a tenere masterclass universitarie sul repertorio lirico italiano. Dal 2011 è Maestro di Cappella presso la Basilica di San Marco di Milano. Si occupa degli arrangiamenti corali per il programma televisivo Fratelli di Crozza, ha collaborato con Adriano Celentano per l’animazione Adrian ed è stato il professore di canto corale nel doku-reality Il Collegio 2 in onda su RAI2.  È direttore artistico del di Arona Music Academy ed è stato docente dell’Accademia verdiana del Teatro Regio di Parma. Laureato in Filosofia all’Università di Lugano, affianca all’attività musicale gli studi medici presso l’Università degli Studi di Milano.
Ha vinto diversi premi in concorsi di musica da camera e corale (in duo con il baritono Niccolò Scaccabarozzi e con il Coro Le voci del Mesma) e in concorsi letterari.

Marigona Qerkezi, soprano
Nata a Zagabria nel 1993, Marigona Qerkezi ha intrapreso lo studio del canto lirico sotto la guida della madre, il mezzosoprano Merita Juniku, con la quale si perfeziona tutt’ora. Ha cantato per la prima volta in concerto a 6 anni.  All’età di 13 anni ha vinto importanti concorsi sia come flautista sia come cantante. Apprezzata per la ‘’pienezza della vocalità, soprano lirico puro e per la facilità negli acuti’’ (F. Marcello – Rivista Internazionale L’Opera), ha debuttato a 22 anni come Regina della notte nel Die Zauberflöte di Mozart alla Royal Opera House di Muscat. È poi stata richiamata, sempre a Muscat, per interpretare nuovamente il medesimo ruolo. Ha recentemente debuttato nei ruoli di Lucia in Lucia di Lammermoor di Donizetti presso i teatri Lirico di Cagliari e Petruzzelli di Bari, Contessa d’Almaviva in Le Nozze di Figaro di Mozart al Teatro dell’Opera di Tirana, Madama Cortese in Il Viaggio a Reims di Rossini al Rossini Opera Festival a Pesaro, al Gran Teatre del Liceu di Barcelona e al circuito di OperaLombardia, Rosalinde in Die Fledermaus di Strauss al Teatro Petruzzelli di Bari. Ha eseguito il ruolo di Gilda nel Rigoletto al Teatro Lirico di Cagliari e Donna Anna nel Don Giovanni al Nuovo Teatro Nazionale di Tokyo. A 25 anni, è già vincitrice di sei premi internazionali di canto lirico, ottenuti interamente nel corso di un anno: secondo premio al Concorso Internazionale Marie Kraja, primo premio Esordienti al Concorso per giovani cantanti lirici d’Europa AsLiCo, secondo premio al Concorso Lirico Internazionale Salice D’Oro, primo premio al Concorso Lirico Internazionale Magda Olivero, primo premio assoluto e premio Speciale Accademia Teatro alla Scala al Leyla Gencer Opera Competition. Si è esibita in Slovenia, Croatia, Macedonia, Montrenegro, Kosovo, Albania, Russia, Italy, Turkey, Netherland, Germany, Spain, Portugal, England, USA, Oman, Japan. Ha conseguito il Master in Canto Lirico e Flauto Traverso all’Università di Belle Arti di Prishtina.  Contemporaneamente alla formazione musicale, si è laureata in Business Management alla Staffordshire University Programme al Riinvest Institute. Ha recentemente cantato nel ruolo di Adina nell’Elisir d’amore al Petruzzelli di Bari.

Chiara Tirotta, mezzosoprano

Nata nel 1990 a Reggio Calabria, ha iniziato gli studi musicali come fagottista e si è laureata in canto al Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria, studiando col padre, il Maestro Gaetano Tirotta. Nello stesso periodo ha partecipato al V Festival dell’Opera Giocosa. Nel 2014 ha vinto il primo premio al concorso Comunità Europea del Teatro Lirico Sperimentale Adriano Belli a Spoleto ed è stata invitata a partecipare al Festival dei due Mondi dove ha debuttato in Gianni Schicchi, nel ruolo di Zita e in Alfred Alfred di Franco Donatoni nel ruolo di Eleonor, sotto la direzione di Marco Angius. È stata solista nell’ Alleluja di Niccolò Jommelli con il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Invitata, inoltre, dalla commissione della Comunità Europea per i festeggiamenti solenni della figura storica di Cristina di Svezia a Palazzo Farnese a Roma, ha cantato un programma di autori del Barocco Romano. Vincitrice del concorso per l’Accademia di Alto Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala di Milano, nelle stagioni scaligere ha debuttato come Angelina nella Cenerentola di Gioachino Rossini, Laldomine ne La cena delle beffe di Umberto Giordano, Un pâtre ne L’Enfant et les Sortilèges di Maurice Ravel e Annina ne La traviata di Giuseppe Verdi. Recentemente è stata Dorabella in Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart al Teatro Carlo Felice di Genova, nel suo debutto al Nuovo Teatro d’Opera di Dubai e al Teatro Verdi di Trieste, il mezzosoprano solista nella Petite messe solennelle ad Alba Regia (Ungheria), diretta dal Mo. J. Acs, Angelina ne La Cenerentola al Teatro Cilea di Reggio Calabria, dove è stata anche Dorabella in Così fan tutte, Suzuki in Madama Butterfly al Teatro di San Carlo di Napoli, dove tornerà come Nicoletta ne L’amour des trois oranges e Enrichetta di Francia ne I Puritani, Melibea ne Il Viaggio a Reims al Rossini Opera Festival di Pesaro. Prossimamente sarà Angelina nella Cenerentola al Teatro Comunale di Bologna, Isabella ne L’Italiana in Algeri al Teatro Filarmonico di Verona e al Concertgebouw di Amsterdam, canterà inoltre in Aureliano in Palmira per il ROF 2021 e sempre con il ROF in tournée al Müpa Budapest e a Pecs. Nel 2021 debutterà al Teatro Regio di Parma.

Didier Pieri, tenore
Il livornese Didier Pieri nasce nel 1989, si laurea a pieni voti al D.A.M.S di Firenze con una tesi intitolata Don Carlo, il nuovo linguaggio di Verdi. Nel 2010 inizia lo studio professionale del canto lirico a Firenze e dal 2013 inizia il perfezionamento a Parigi con Yva Barthélémy. Dal 2016 ha interpretato i ruoli di Saint-Brioche (La Vedova Allegra), Gastone (La Traviata), Bastiano (Bastiano e Bastiana), Gherardo (Gianni Schicchi), Remendado (Carmen), Merciaiuolo/Cenciaiuolo (Iris), Edmondo, Maestro di Ballo e Lampionaio (Manon Lescaut), Goro (Madama Butterfly), Normanno (Lucia di Lammermoor), Pang (Turandot), Spoletta (Tosca), Borsa (Rigoletto), Ruiz (Il Trovatore), Abate di Chazeuil (Adriana Lecouvreur), Orphée (Orphée aux enfers) presso i principali teatri Italiani quali Carlo Felice di Genova, Petruzzelli di Bari, Verdi di Pisa, Coccia di Novara, Festival dei due Mondi di Spoleto, Goldoni di Livorno, Luglio Musicale Trapanese, Vittorio Emanuele di Messina, Ente Marialisa de Carolis di Sassari, Sociale di Rovigo, Grande di Brescia, Sociale di Como, Fraschini di Pavia, Ponchielli di Cremona. Nel novembre 2018 ha debuttato al Teatro Comunale Francesco Cilea di Reggio Calabria nel ruolo di Don Ottavio in Don Giovanni ottenendo un lusinghiero successo personale di pubblico ma soprattutto di critica. Recente è un ulteriore successo unanime nel ruolo principale di Gonzalve ne L’Heure Espagnole di Maurice Ravel nel circuito Aslico nel gennaio 2020.

Andrea Patucelli, Basso
Nato a Calcinate (Bergamo), diplomatosi a Brescia al Conservatorio Luca Marenzio sotto la guida del tenore Franco Ghitti e del mezzosoprano Adriana Cicogna, ha debuttato al Teatro Magnani di Fidenza nel ruolo del Conte Rodolfo in La Sonnambula di Vincenzo Bellini sotto la direzione del Maestro Stefano Rabaglia. È stato vincitore del Concorso Internazionale Toti dal Monte di Treviso e del Concorso di Lignano Sabbiadoro presieduto dal soprano Katia Ricciarelli. 

Si è esibito in teatri italiani ed internazionali, fra i quali il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Regio di Torino, il Teatro Regio di Parma, il Teatro Verdi di Busseto, il Festival Puccini di Torre del Lago, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di  Catania, il Teatro Verdi di Salerno, Orchestra Haydn di Bolzano, Danish National Opera di Aarhus, Royal Theatre di Copenhagen, Opera Theatre di Göteborg, Megaron di Atene, International Opera Festival di Wexford, Festival Mozart de La Coruna. Degne di menzione le sue interpretazioni di Leporello in Don Giovanni e di Figaro ne Le nozze di Figaro alla Danish National Opera, Stabat Mater di Rossini alla Liederhalle di Stuttgart e a Piacenza, Petite Messe Solennelle di Rossini al Teatro Ponchielli di Cremona e al Lingotto di Torino.
Nella sua più che decennale carriera ha preso parte ad importanti produzioni di titoli del repertorio mozartiano e belcantistico oltre ad opere, anche rare, di altri repertori. Del repertorio concertistico ha eseguito anche il Requiem di Mozart, Messiah di Händel e Pulcinella di Stravinskij con l’orchestra Haydn di Bolzano.
Negli ultimi anni ha cantato La gazzetta di Rossini al festival di St. Moritz, Don Giovanni a Pisa, La traviata a Busseto per il festival Verdi, Die Zauberflöte a Bologna e a Verona, Rigoletto a Bologna, La bohème a Trapani e a Venezia, Le metamorfosi di Pasquale di Spontini e Il signor Bruschino ancora a Venezia. È stato Lord Sydney in Viaggio a Reims nel circuito Opera Lombardia, a Venezia nuovamente Mustafà ne L’Italiana in Algeri e Il barbiere di Siviglia. Nel 2020 debutterà nel ruolo di Argante in Rinaldo di Händel a Firenze e a Venezia e riprenderà Il barbiere di Siviglia a Venezia. Nel 2021 sarà di nuovo a Firenze per Il ritorno di Ulisse in patria.

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