2005 L’amore delle tre melarance
2005 L’amore delle tre melarance
2005 L’amore delle tre melarance
2005 L’amore delle tre melarance
2005 L’amore delle tre melarance

2005 L’amore delle tre melarance

L’amore delle tre melarance

Opera domani – IX

Locandina

Musica di Sergej Prokof’ev. Libretto Carlo Gozzi
Riduzione adattamento musicale Alfonso Caiani

Re Guido Loconsolo, Gabriele Bolletta
Principe Marco Iezzi, Alessandro Luciano
Leandro Tiziano Castro
Truffaldino Emanuele D’Aguanno, Fabio Buonocore
Pantalone Mauro Bonfanti, Corrado Cappitta
Celio Giuseppe Di Paola, Desaret Lika
Morgana Stefania Silvestri, Graziella Merrino
Ninetta Denise Araneda, Eleonora Cilli
Nicoletta Stefania Silvestri, Graziella Merrino
Linetta Marta Calcaterra
Cuoca Guido Loconsolo, Gabriele Bolletta
Smeraldina Marta Calcaterra

Direttore
Dmitri Jurowski

Regia
Eleonora Moro

Luci Nicholas Bovey
Scene Barbara Bedrina
Costumi Caterina Filice

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Sergej  Prokofiev compositore russo nasce nel 1891. Ben presto subisce il fascino della musica ricevendo la prima formazione dalla madre. Giovanissimo manifesta attitudini alla composizione e a dieci anni scrive, lasciandole però incompiute, le sue prime due opere. Gli studi al conservatorio lo portarono a perfezionarsi in pianoforte e in direzione d’orchestra. A questa duplice veste, che segnò gran parte della sua vita musicale, aggiunse quella di compositore, ma fu proprio la sua musica a staccarlo dalla madre patria. Nel 1913, dopo aver composto il secondo concerto per pianoforte, fischiato pesantemente dal pubblico, lascia la Russia con l’appellativo di “futurista e rivoluzionario nella musica” inteso in senso dispregiativo. Soggiornò a Parigi, a Londra stringendo amicizie con i musicisti più importanti. Nel 1917, nonostante lo scoppio della rivoluzione di febbraio, ottenne il permesso di emigrare per recarsi negli Stati Uniti dove però venne più apprezzato come pianista che come compositore. Ciò nonostante nel 1921 al Civic Opera d Cicago riuscì finalmente a mettere in scena la sua opera L’amore delle tre melarance, scritta (testo e musica) nel 1919, ricevendo un tiepido riscontro e scarsi consensi e così fu anche a New York poco tempo dopo. Prokofiev, ottenne un autentico trionfo, di questa sua opera,  proprio col pubblico di casa nel 1926 a Leningrado.

Quest’opera, tratta da una fiaba di Carlo Gozzi, è un gioco di teatro nel teatro, con spettatori in scena a cui è rivolto il prologo che annuncia il debutto di un’opera nuovissima, la cui vicenda narra l’infelice storia del figlio del re di fiori afflitto da una malinconia incurabile. Egli dovrà ridere a tutti i costi altrimenti perderà trono e onori a vantaggio della crudele Clarice e del suo complice Leandro. Ogni tentativo di far ridere il principe è vano, ma una ridicola caduta della perfida Morgana suscita nel giovane la tanto sospirata risata.

Offesa la Fata gli getta un sortilegio: dovrà vagare alla ricerca di tre melarance. L’operazione riesce e sottratti i frutti alla crudele Creonta il principe vaga nel deserto col buffone Truffaldino che, assetato, apre due melarance dalle quali escono due principesse che muoiono subito di sete. Dal terzo frutto,  aperto dal principe, esce la bellissima Ninetta, che subirebbe lo stesso destino se gli spettatori presenti sulla scena non le dessero da bere. L’aiuto degli spettatori continua fino alla totale sconfitta degli incantesimi della Fata Morgana e il raggiungimento del “vissero felici e contenti” dei due novelli sposi.  Un’opera intrisa di risvolti magici conditi da una musica entusiasmante dai ritmi frenetici, dalla strumentazione estremamente elaborata, dai colori forti, e da antesignana inventiva.

L’amore delle tre melarance è una la storia di un re, un principe, di buffoni e saltimbanchi, di maghi e streghe, di principesse. E’ una storia di intrighi, matrimoni, magie e trasformazioni.
Si tratta ddi un’opera che rappresenta le contraddizioni della vita reale, portandole su un piano fantastico e mettendo al centro della vicenda un Principe che non sta bene, non riesce più a ridere, a sognare, se ne sta sempre solo, in rottura con il mondo, con la corte e con suo padre, il Re.
Prokof’ev sceglie di scrivere in musica questa storia popolare
( che già Gozzi aveva trasformato in canovaccio per la commedia dell’arte) per rivelare come ancora e sempre le storie di avventura, di cambiamento, di prove “da superare”, di magia, insieme ad una grande forza motrice come il desiderio, smuovano le montagne e portino vitalità e forza nuova in chi le vive e in chi le ascolta.
Se ancora oggi il teatro può assolvere alla propria responsabilità culturale ed in questo senso educativa, storie come quella del principe e di Truffaldino che, come Don Chisciotte e Sancho Panza, partono alla ricerca di un sogno, rappresentano una vera risorsa per il pubblico di oggi, di qualsiasi età e cultura.
Con i suoi personaggi e la sua musica dirompente, “L’Amore delle tre Melarance” dimostra come l’arte del riso possa fare guarire, come sia possibile trasformarsi da ciò che si è in qualcosa che avremmo voluto diventare. Contemporaneamente, ci propone di prendere parte al teatro, con leggerezza e di ammirare con meraviglia le potenzialità creative della fantasia.

La messa in scena questa opera rappresenta un confronto con il potere sottile del fantastico, e la traccia di un percorso sempre in bilico sulla linea del ridicolo, del tragico, del fiabesco, della morale, del puro divertimento e del rapimento fantastico.
Scomponendone i frammenti nel tentativo di decifrarlo sembra poter essere un racconto sull’amore e sulla sua forza ma anche sulla sua lama a doppio taglio, uno spettacolo sulla furbizia, sul destino, sul tradimento, sul coraggio, sul caso, sulla famiglia, d’i avventura….tutto insieme.
A dare carattere unitario all’intero impianto registico e scenografico ci sarà l’idea suggerita dallo stesso Prokof’ev dei personaggi delle carte, rielaborata, però, in modo che non siano carte essi stessi ma appartengano ad un mondo di carta, un mondo di leggerezza e di grande dinamicità, fatto di ombre, luci, oggetti volanti e sagome che raddoppiano i personaggi, a suggerire il farsi ed il disfarsi di un mondo di cui sia evidente la finzione non drammatica (com il cielo spezzato in Pirandello) ma grottesca e comica, come nel codice di Paperino, che non ne azzecca una ed è perciò simpatico a tutti i lettori.

Eleonora Moro

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