Melodramma serio in tre parti. Musica di Vincenzo Bellini. Libretto di Carlo Pepoli, dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-Arsène-François-Polycarpe d’Ancelot e Joseph Xavier Boniface.
Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Italien, 24 gennaio
Lord Gualtiero Valton Luciano Leoni
Sir Giorgio Luca Tittoto
Lord Arturo Talbo Gianluca Terranova
Sir Riccardo Forth Alessio Arduini
Sir Bruno Robertson Marco Voleri
Enrichetta di Francia Angela Nicoli
Elvira Jessica Pratt
Direttore
Antonio Pirolli
Regia
Carmelo Rifici
Scene Guido Buganza
Costumi Margherita Baldoni
Light designer Fiammetta Baldiserri
Maestro del coro Antonio Greco
Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Nuovo allestimento
Atto I
Sul terrapieno di una fortezza dei puritani, presso Plymouth. Al sorgere dell’alba, i soldati si raccolgono in preghiera sotto la guida di Sir Bruno Robertson. Dame e cavalieri che abitano la fortezza annunciano i festeggiamenti per le nozze di Elvira, figlia del governatore Lord Gualtiero Valton, con Arturo Talbot, seguace degli Stuart. Riccardo se ne sta, afflitto, in disparte: ama la fanciulla e sperava di sposarla, sebbene il suo amore non sia ricambiato. Nelle stanze di Elvira, Giorgio, fratello di Valton, incontra la nipote, che teme di dover sposare Riccardo per volontà paterna; Giorgio la rassicura, dicendole di aver convinto il padre a non frapporre ostacoli alle sue nozze con Arturo. Quando l’arrivo di quest’ultimo è annunciato in lontananza, Elvira s’abbandona alla gioia. Arturo fa il suo ingresso, salutato dal tripudio generale, nella sala d’armi. Saluta esultante Elvira e riceve da Valton un salvacondotto per sé e per la sposa. Il governatore non potrà assistere alle nozze, dovendo scortare a Londra una prigioniera, creduta spia degli Stuart, che sarà processata davanti al parlamento anglicano. La prigioniera è condotta nella sala; non appena resta sola con Arturo gli rivela di essere la regina Enrichetta di Francia, vedova di Carlo I. Sapendo che se fosse riconosciuta sarebbe giustiziata, Arturo decide di salvarla, ma è interrotto dall’arrivo di Elvira, in veste nuziale, che dà sfogo alla sua esultanza per le nozze imminenti. Depone il velo sul capo di Enrichetta ed esce di scena. Arturo decide di sfruttare il velo per dissimulare l’identità della regina e condurla via. Ma entra Riccardo, deciso a battersi col rivale. Accortosi che Arturo ha con sé la prigioniera, permette ai due d’allontanarsi, promettendo di non dare l’allarme finché saranno in salvo. Ma saputo della fuga di Arturo, Elvira cade in preda alla disperazione e inizia a vaneggiare.
Atto II
Dame e cavalieri compiangono la sorte di Elvira: Giorgio narra come la fanciulla vaghi, priva di senno, invocando l’amato. Riccardo annuncia che Arturo è stato condannato a morte dal parlamento. Giunge Elvira, che in una scena di follia immagina di udire la voce di Arturo e ne lamenta la lontananza. Commosso, Giorgio prega Riccardo d’intercedere in favore di Arturo, poiché la morte dell’amato ucciderebbe di dolore la fanciulla; Riccardo dapprima si oppone, ma poi finisce per cedere. I due convengono però che Arturo morrà se all’alba si troverà fra gli assalitori della fortezza.
Atto III
Nella loggia di un giardino presso la casa di Elvira, compare Arturo, sfuggito ai suoi nemici mentre infuria un uragano. Sente Elvira cantare una canzone che le aveva insegnato un tempo: risponde alla fanciulla, ma è interrotto da un drappello d’armigeri. Compare Elvira, che lo riconosce e si getta nelle sue braccia. Ascoltato il racconto delle sue peripezie, la fanciulla sembra riacquistare la ragione. Ma irrompono Riccardo, Giorgio e i soldati puritani, che riconoscono Arturo e gli comunicano la condanna a morte. A queste parole Elvira, per l’emozione, recupera definitivamente la ragione e dichiara di voler condividere la sorte dell’amato. Mentre i soldati reclamano l’esecuzione della sentenza è annunciato un araldo, che reca un messaggio di Cromwell: gli Stuart sono stati sconfitti e per i loro seguaci è proclamata una generale amnistia. Fra l’esultanza generale, Arturo si ricongiunge all’amata.
Patria, Onore e Santità
di Carmelo Rifici
L’ultima partitura del catanese Bellini è considerata da molti un’opera di transizione, un ultimo tentativo dell’artista di muoversi fuori dal suo stile, prima della sua prematura scomparsa. Il musicista, che esprimeva al meglio il suo talento lirico quando puntava al dramma intimo dei personaggi, si trova, in Puritani, a musicare più avvenimenti insieme (quasi tutti posti nel primo atto), ad animare una pittura musicale vasta e movimentata.
All’interno di questa grande complessità melodica, il libretto di Carlo Pepoli mostra la sua fragilità. La fuga di Arturo e il suo veloce ritorno, la follia di Elvira e la sua immediata guarigione, ci lascerebbero alquanto perplessi se tutto non si risolvesse nella capacità di Bellini di modellare e manovrare tale materiale. La novità dell’opera sta nell’estremo romanticismo e nella passionalità della drammaturgia musicale, che esplode, misteriosamente, nel trascinante duetto nell’esordio del primo finale, tra Arturo e la Regina Enrichetta, personaggio che a prima lettura appare alquanto marginale. Mi sono chiesto come possa un regista rendere credibile la repentina trasformazione di Arturo, da amante fedele di Elvira a traditore dei suoi stessi prossimi parenti: la ragion di stato, strada spesso battuta nelle messe in scena di Puritani, mi è sempre parsa non bastare.
Durante la fase di studio dell’opera ho ripensato alla Maria Stuarda di Schiller (data la mia provenienza dalla prosa) perché anche in quel testo si descrivono due religioni a confronto, anche là si assiste a veloci e inaspettati tradimenti, giustificati solo dal contrasto tra la corruzione e il permissivismo della chiesa cattolica, associato al culto della bellezza e dell’arte e la severa rigidità e austerità della morale della religione protestante. Esattamente ciò che succede in Puritani.
L’opera si apre su due grandi eventi: la guerra tra Cromwell e gli Stuart e il prossimo matrimonio tra Arturo ed Elvira, appartenenti alle due differenti fazioni, entrambi gli eventi vivono sotto il segno della religione e della volontà di Dio. Anche se la musica spinge a mostrare soldati, castellane e castellani in euforica concitazione, l’ossessiva ripetizione delle parole Patria, Onore, Santità, ci svelano al contrario una società guidata dalla possente mano di un Dio cupo e vendicatore, una società basata sulla privazione dei sensi, dove l’amore può solo essere divino e mai umano. La stessa Elvira ci tiene particolarmente a sottolineare la sua verginità e il suo casto amore nei confronti di Arturo, pare quasi una bambina a cui manca totalmente malizia e sessualità.
Arturo l’ama, vuole sposarla, anche se appartiene al partito nemico, anche se lui è cattolico. Arturo è innamorato proprio di questa totale mancanza di sessualità di Elvira. Quando però in scena appare Enrichetta, egli non può non guardarla con una certa aria di smarrimento, la prigioniera sotto falso nome gli fa perdere il senno, dimentica Elvira e fugge con la lei, dopo aver scoperto che ella è regina di Francia. La decisione di Arturo di abbandonare Elvira potrebbe anche essere giustificata con la Ragion di stato, ma a ben leggere ed ascoltare l’opera, potremmo anche escludere la ragione e ipotizzare una strana e inconsapevole fuga d’amore.
Arturo, secondo la mia visione, ritrova in Enrichetta le maniere della sua stessa società, la sua cultura, inoltre ella è spia, è donna d’azione, non è vergine (lo ammette Enrichetta stessa), è appassionata e passionale, ha insomma tutte le doti che mancano alla glaciale ed eterea Elvira, che sarebbe invece sposa perfetta per il romantico e casto Riccardo.
Se ne accorge la stessa Elvira, tanto che durante la polacca «son vergine vezzosa» pone il suo velo da sposa sul capo di Enrichetta, come se, inconsciamente, obbligasse Arturo ad una scelta: lei o l’altra. Ed Arturo sceglie Enrichetta, a questo punto Elvira impazzisce. Impazzisce non perché lasciata, ma perché esplode in lei tutta la passionalità finora assopita di donna innamorata e tradita, esplode la vita in un mondo di repressione, impazzisce perché inizia a vivere ferocemente il conflitto tra il desiderio dell’uomo e il senso di colpa inculcato dalla società puritana.
Nel secondo atto, durante la grande scena della follia, queste strane affinità elettive sembrano trovare quasi una giusta collocazione, mentre Elvira crede Arturo ed Enrichetta sensualmente accoppiati, si accosta a Riccardo, gli chiede se egli abbia mai amato, lui risponde con chiare metafore. Sotto questo dolente delirio si nasconde un’allusiva seduzione, frenata dalla stessa Elvira che sfugge alla possibile relazione con Riccardo. Il secondo atto finisce con la cabaletta, semplice e ostinata di Giorgio e Riccardo. Anche qui l’allegra cantabilità della marziale melodia nasconde un’unica atroce soluzione all’amore mancato: la guerra. I protagonisti usano la guerra come surrogato dell’amore umano e del sesso. L’opera è pervasa da quest’atmosfera di religione e di morte.
Il ritorno di Arturo nel terzo atto avalla maggiormente l’ipotesi. Arturo è uomo d’onore, come Elvira non riesce a corrispondere al sentimento di Riccardo perché fedele alla promessa di matrimonio, così Arturo torna per mantenere la parola data. Durante il fatidico incontro però si ritrova accanto ad un’Elvira trasformata, impaurita sicuramente, a tratti raggiante, ma anche furiosa nel chiedere all’amato un atto di sottomissione. Quando, verso la fine, Elvira sente avvicinarsi le voci dei puritani che cercano Arturo, riconosce nella loro la sua stessa tremenda voce. Affinché la ragione possa ritornare, Elvira rinuncia ad una vita di passioni e chiede il medesimo sacrificio ad Arturo, il quale inconsapevolmente accetta, mentre cerca di difendere se stesso ed Elvira dalla furia vendicatrice dei puritani. Quando alla fine una lettera avverte i protagonisti della sconfitta degli Stuart (quindi anche di Arturo) egli si trova amaramente a festeggiare la guerra persa e il matrimonio raggiunto. Ora è anch’egli è diventato uno di loro. Elvira può di nuovo gioire.
Ho deciso di ambientare la vicenda in un palazzo dall’architettura sobria ed austera.
Potrebbe trattarsi di una chiesa, ma anche di un cimitero o di un obitorio. Un palazzo nella neve, dove vivono raggelati i sentimenti dei protagonisti. La scena ha un doppio piano, come doppie sono le vite di chi la abita: la vita reale e quella del desiderio, nascosta nell’animo del quartetto (Elvira, Arturo, Enrichetta, Riccardo), e concretizzata sul palcoscenico con l’uso di attori che doppiano i protagonisti. Fantasmi che si muovono sul piano del sogno (la parola sogno ritorna moltissime volte nell’opera) e che chiariscono al pubblico la dinamica del desiderio represso. I costumi sono invece progettati su una rivisitazione dell’epoca, costruiti con materiali plastici che accentuano la natura ‘costrittiva’ del puritanesimo.
ANTONIO PIROLLI Direttore
Nato a Roma, si è diplomato in pianoforte, composizione, musica corale e direzione d’orchestra al Conservatorio di Santa Cecilia. Si è quindi perfezionato con Zoltan Pesko, Vladimir Delman e Rudolf Barshai, vincendo il terzo premio al Concorso Arturo Toscanini di Parma. Dal 1995 al 2001 è stato direttore musicale al Teatro dell’Opera di Ankara, ricoprendo lo stesso incarico presso l’Opera di Stato di Istanbul dal 2002 al 2005. È stato ospite di prestigiose istituzioni in Italia e all’estero, tra cui: Teatro alla Scala, Opera di Roma, Teatro Carlo Felice di Genova, Maggio Fiorentino, Teatro Bellini di Catania, New National Theatre di Tokyo, Teatro São Carlo di Lisbona, Teatro Colon di Buenos Aires e l’Opera di Stato di Wiesbaden. Vanta un vasto repertorio, con una predilezione per l’Ottocento italiano e l’opera francese, non senza frequenti incursioni in Puccini e nel repertorio sinfonico. Sono da ricordare, in particolare: La gioconda al Festival di Santander (Spagna), una tournée in Giappone con l’Opera di Roma, il debutto alla Deutsche Oper di Berlino con Andrea Chénier, Macbeth a Lisbona, Nabucco e Aida a Caracolla, Il trovatore a Catania, Tosca a Firenze, un grande concerto dedicato al repertorio operistico per la stagione del Teatro San Carlo di Napoli, Turandot al Filarmonico di Verona. È stato anche applaudito, nel marzo 2009, sul podio del Palacio Euskalduna di Bilbao per Aroldo, in aprile per Ernani al Massimo Bellini di Catania, in luglio all’Arena di Verona per Il barbiere di Siviglia. Nel 2010 ha diretto La bohème a Santander, Un ballo in maschera al Teatro Verdi di Salerno e Medea di Cherubini per il Circuito Lirico Lombardo.
Carmelo Rifici Regista
Diplomatosi nel 2000 alla Scuola dello Stabile di Torino, assistente alla regia di Luca Ronconi, enfant prodige della regia italiana per le sue messinscena de Il giro di vite di Henry James e La tardi ravveduta di Giuseppe Giocosa, ha vinto nel 2005 il Premio della critica teatrale come miglior regista emergente. Del 2006 è la regia de La signorina Julie di August Strindberg e de I giusti di Albert Camus; nel 2007 firma Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill con il Teatro dei Filodrammatici di Milano (adattamento e traduzione di Sonia Antinori). Nel 2007 cura la regia de Il nemico di Julien Green al Festival di San Miniato e nel 2008 Una notte di maggio di Abraham Yehoshua, entrambi con protagonista Elisabetta Pozzi. Sempre del 2008 è Chie-chan ed io tratto dal romanzo di Banana Yoshimoto, messo in scena per il Festival di Napoli con grande successo. Nel 2009 ha curato la regia de I pretendenti di Jean-Luc Lagarce e Il gatto con gli stivali di Passatore/Tieck, produzioni del Piccolo Teatro di Milano e La testa del profeta ancora per San Miniato. Nel settembre 2009 ha vinto il Premio Eti Olimpici del Teatro come miglior regista dell’anno e il Golden Graal per la sua regia del testo di Yehoshua. Il regista è tornato comunque allo Stabile milanese anche nel 2010 per il progetto dedicato al drammaturgo Lars Norén, mettendo in scena Dettagli. Attualmente prepara, con la drammaturga di Sonia Antinori, il progetto Buio che, prodotto dal Teatro Due di Parma, andrà in scena nella prossima stagione. Laureato in lettere moderne, è direttore della Scuola di teatro del Litta di Milano e dal 2005 tiene regolarmente corsi alla Filo.
GUIDO BUGANZA Scenografo
Nato nel 1968, si è diplomato nel 1991 in scenografia all’Accademia di Brera. Assistente di Titina Maselli ed Emilio Tadini, intraprende la carriera teatrale come scenografo realizzatore presso il Teatro Franco Parenti di Milano. Nel 1998 allestisce L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett al Teatro Out-Off di Milano (regia Monica Conti), cui seguiranno Signorina Else di Arthur Schnitzler e Il killer disney di Philip Ridley (Teatro Out-Off Milano). Con Valeria Talenti allestisce al Litta di Milano Leonce e Lena di Georg Büchner, I Malavoglia di Giovanni Verga, Paesaggio di Harold Pinter, La tattica del gatto di Giovanni Clementi per il Teatro Argentina di Roma. Per Roberto Trifirò firma Filax Anghelos di Renato Sarti e Riccardo II di William Shakespeare. Con Milvia Marigliano lavora a Slum e La Momola Menardi di Franca Valeri. Nel 2000 e nel 2002 collabora con OperaBarga in diverse produzioni operistiche tra cui L’Orlando furioso, dove, sotto la regia di Francesco Micheli, produce in action painting dal vivo. In qualità di pittore nel 2007 collabora con Peter Greenaway in Peopling the Palace alla Reggia di Venaria di Torino. È poi alla Biennale di Venezia con La bottega del caffè di Carlo Goldoni (regia Paolo Giorgio) e ai Filodrammatici di Milano con Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj e Tre diari di Ingmar Bergman (regia Claudio Beccari). Collabora dal 2003 con Carmelo Rifici, firmando le scene di: Tre sorelle di A. Čechov, Il giro di vite di H. James e La tardi ravveduta di G. Giocosa, I giusti di A. Camus, La signorina Julie di A. Strindberg, Lunga giornata verso la notte di E. O’Neill, Chie-chan ed io di B. Yoshimoto, Il gatto con gli stivali di L. Tieck. Nel 2010 Dettagli di L. Noren per il Piccolo Teatro di Milano, Medea di Cherubini per il Circuito Lirico Lombardo, Buio di S. Antinori per il TeatroDue di Parma e Volevo un bel pallone rosso di A. Demattè per il Teatro Stabile di Bolzano. Numerosi i festival nazionali ed internazionali ai quali ha partecipato, tra cui quelli di Asti, Avignone, Cividale del Friuli, Edimburgo, Festival del Teatro di Mosca, San Sebastian, Festival dei due Mondi di Spoleto. Affianca all’attività teatrale quella di pittore.
Margherita Baldoni Costumista
Nata a Perugia nel 1969, si trasferisce nel 1991 a Firenze dove consegue la laurea in architettura con una tesi in scenografia. Studia recitazione e consegue il diploma di attrice presso la Scuola della Limonaia di Sesto Fiorentino con Barbara Nativi. Nel 2002 si trasferisce a Venezia, laureandosi in scienza e tecniche del teatro (scene e costumi per Romeo e Giulietta, regia J. C. Saisse; Pene d’amor perdute, regia Dominique Pitoiset; Sogno di una notte di mezza estate, regia Mamadou Humet; scene per Attila, regia Walter LeMoli) e dove conosce tra i suoi docenti Luca Ronconi, Margherita Palli, Ezio Toffolutti, Luca Fontana,Vera Marzot, e Giacomo Andrico. Tra il 2005 e il 2008 con Giacomo Andrico intraprende un percorso di produzione teatrale presso il Castello di Padernello, collaborando inoltre come assistente alla regia di Antonio Latella e Gigi Dall’Aglio. Dal 2007 collabora con Carmelo Rifici, per il quale firma i costumi di: Il nemico, La testa del profeta, Dettagli, Il gatto con gli stivali, I pretendenti (Piccolo Teatro di Milano), Fedra (Festival di Siracusa). Firma scene e costumi di Una notte di maggio e Buio (insieme a Guido Buganza, regia C. Rifici Teatro Due di Parma) e de L’asino d’oro, regia Francesco Lagi, oltre ai costumi per Just à la fin du monde, regia Luca Ronconi.
Fiammetta Baldiserri Light designer
Nata a Cesena nel 1967, frequenta l’Università a Bologna dove si laurea in Scienze della Terra. Contemporaneamente segue un corso per illuminotecnici al Teatro Regio di Parma dove inizia la sua attività di tecnico teatrale. Come tecnico partecipa dal 1987 al 1998 al Festival dei Due Mondi a Spoleto e fino al 2004 al ROF di Pesaro. Nel 1998 segue la tournée internazionale di La donna del mare con la regia di Robert Wilson. Ha svolto attività come assistente di importanti light designer in allestimenti firmati da Pierluigi Pizzi (Aroldo, Un ballo in maschera, I vespri siciliani e Una delle ultime sere di carnovale); Luca Ronconi (Peccato che fosse puttana) e Emilio Sagi (L’equivoco stravagante). Al Teatro Verdi di Busseto collabora alla realizzazione delle luci di Aida (2001) e de La traviata (2002) per la regia di Franco Zeffirelli. Da allora firma le luci di spettacoli con i seguenti registi: Pierfrancesco Maestrini (Nabucco, I pescatori di perle, Il barbiere di Siviglia, Il trovatore, Otello, Manon Lescaut); Cristina Mazzavillani Muti e Micha van Hoeke per il Ravenna Festival (Il paradosso svelato); Beppe De Tomasi (Cavalleria rusticana, Pagliacci, Ifigenia in Aulide, La traviata, Carmen); Riccardo Canessa (Attila); Paolo Panizza (Il barbiere di Siviglia, Nabucco); Maria Elena Mexia (Falstaff). Per il Ravenna Festival segue la ripresa del Don Pasquale diretto da R. Muti al Teatro Stanislavski di Mosca. Firma le luci per: Giorgio Albertazzi in Titania la rossa; Elisabetta Courir ne Il trovatore; Lamberto Puggelli in Rigoletto; Massimo Gasparon in Ernani. Con Nicola Berloffa riprende le luci di Un viaggio a Reims prodotto dal Centro Lirico Francese a Montpellier e in altre città francesi, e firma Le nozze di Figaro per l’AsLiCo. Con Andrea Cigni collabora su: L’Orfeo a Cremona, Paride ed Elena a Pisa e all’Opera Royal Wallonie; La Medium e Gianni Schicchi, La figlia del reggimento, Romèo et Juliette e La traviata per il Circuito lirico lombardo. Con Carmelo Rifici collabora ne I Puritani per il Circuito lirico lombardo. Dal 2007 collabora con L’Accademia di Belle Arti di Bologna sezione Scenografia del Melodramma dove tiene corsi di illuminotecnica teatrale.
Jessica Pratt Soprano
Australiana, inizia la sua carriera vincendo numerosi concorsi, tra cui The Australian Singing Competion. Ottiene diverse borse di studio: nel 2005 per perfezionarsi con Gianluigi Gelmetti presso l’Opera di Roma e presso l’Accademia di Santa Cecilia, che le consente di studiare con Renata Scotto; nel 2008 come artista stabile presso la Wiener Staatsoper, dove ha poi debuttato diretta Christian Thielemann. Attualmente risiede in Italia e studia con il soprano Lella Cuberli. L’esordio sulle scene è nel 2007 nel ruolo protagonista della Lucia di Lammermoor per il Circuito lirico lombardo. Nei pochi anni dal suo debutto è ospite dei più importanti teatri Europei, tra cui la Wiener Staatsoper, il Teatro alla Scala di Milano, la Opernhaus di Zurigo, il Teatro dell’Opera di Roma ed il Maggio Musicale Fiorentino. Sono molti i direttori d’orchestra con cui collabora: Daniel Oren, Kent Nagano, Ralf Weikart, Donato Renzetti, Vladimir Ashkenazy, Christian Thielemann, Giulino Carella, David Parry, Nello Santi. Nel 2009 debutta alla Scala di Milano ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali nel ruolo di Daria sotto la direzione di Marco Guidarini e con il regista Antonio Albanese. Della trasmissione televisiva e cinematografica dello spettacolo viene realizzato un DVD sotto etichetta discografica Bel Aera Classiques. Con Lucia di Lammermoor al Teatro Carlo Felice di Genova nel 2010 inizia una collaborazione con Daniel Oren, il quale la invita a debuttare con la New Israeli Opera di Tel Aviv il ruolo di Eudoxie nella La Juive e al Teatro Verdi di Salerno il ruolo principale in Roméo e Juliette . Nel 2010 viene pubblicata la registrazione di Otello di Rossini sotto l’etichetta Naxos. Tra le recenti produzioni vanno ricordate Rigoletto (Terme di Caracalla) e La sonnambula (Circuito lirico lombardo e St. Gallen).
Gianluca Terranova Tenore
Diplomato in pianoforte, si è poi dedicato allo studio del canto lirico affermandosi in vari concorsi, fra i quali il Concorso ‘Riccardo Zandonai’ di Rovereto. Attualmente continua a perfezionarsi sotto la guida di Maria Cristina Orsolato a Verona. Dopo il debutto a Roma ne Il barbiere di Siviglia, ricordiamo Madama Butterfly (Pinkerton) e Nabucco (Ismaele) nei Teatri del Circuito Lombardo diretto da Nicola Luisotti; Les contes d’Hoffmann al Comunale di Treviso per la direzione di Peter Maag e Gina di Cilea al Teatro dell’Opera di Roma (incisa per l’etichetta Bongiovanni) diretta da Christopher Franklin. Nel 2008 ha interpretato il Duca di Mantova (Rigoletto) all’Arena di Verona per la direzione di Renato Palumbo. Per questo stesso ruolo è stato poi invitato al Maggio Musicale Fiorentino ed ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano e all’Opera di Los Angeles. Come Rodolfo (La bohème) è già stato ospite del Teatro Comunale di Firenze, del Comunale di Bologna, del Massimo di Palermo, del Regio di Torino, dell’Opera di Francoforte, del Festival Puccini di Torre del Lago e del Grand Theatre di Shanghai. Altri ruoli che ha interpretato sono: Edgardo (Lucia di Lammermoor), Alfredo (La Traviata) e Tonio (La figlia del reggimento, nella versione italiana e in quella francese) Nel 2010 ha debuttato nel ruolo Roberto Devereux (Roberto Devereux) all’Opera di Roma. Ha poi cantato in Rigoletto alla Los Angeles Opera e al Teatro Regio di Torino, La bohème e Lucia di Lammermoor al Teatro La Fenice di Venezia.
Luca Tittoto Basso
Nato ad Asolo, ha vinto nel 2006 il Concorso ‘Di Stefano’ di Trapani per il ruolo di Don Alfonso (Così fan tutte), dopo essere stato finalista al Concorso ‘Toti Dal Monte’ di Treviso 2005. Attualmente studia con il tenore Beniamino Prior. Debutta nell’opera nel 2005 come Basilio (Il barbiere di Siviglia) con l’Orchestra della Società Filarmonica di Udine, successivamente interpreta Mercurio e Littore ne L’incoronazione di Poppea per il Circuito Lirico Lombardo, a Ravenna e Ferrara. Altri ruoli sono stati: Lakkè (Ariadne auf Naxos) a Trieste, Uberto (La serva padrona), Don Annibale (Il campanello dello speziale), Filiberto (Il signor Bruschino), Bacocco (Il giocatore). Nel 2006 canta nei ruoli di Bonzo (Madama Butterfly, Carlo Felice di Genova) e Don Basilio (Il barbiere di Siviglia di Paisiello, Teatro degli Arcimboldi di Milano). È invitato al Festival Spontini di Jesi e a Genova per Die Zauberflöte e per Requiem für Mignon di Schumann. A Venezia per La Fenice ha cantato nella prima moderna dei Vespri di Natale di Galuppi; successivamente ha interpretato Manfred di Schumann nei teatri di Udine e di Trieste. Il 2007 lo ha visto impegnato al Venezia ne La vedova scaltra e a Cremona in Orfeo (Plutone), interpretato anche al Festival di Aix. A Rovigo ha interpretato Roucher (Andrea Chénier) e a Cagliari nel ruolo di Giove (Orfeo all’Inferno). Il 2008 si è aperto con il debutto all’ABAO Opera di Bilbao nel ruolo di Don Alfonso (Così fan tutte); ha poi cantato nei ruoli di: Raimondo (Lucia di Lammermoor) al Teatro Comunale di Bologna, Alidoro (La Cenerentola) al Teatro Rendano di Cosenza, Quince (A Midsummer night’s dream di Britten) all’Opéra de Nice, Figaro (Le nozze di Figaro) al Teatro Olimpico di Vicenza, Simone (Gianni Schicchi) nel Circuito Lirico Lombardo, Voce di Nettuno (Idomeneo) a Bruxelles, Parigi e Köln (diretto da R. Jacobs e inciso per per Harmonia Mundi). Fra gli impegni del 2009 diversi concerti con Les Musiciens du Louvre diretti da M. Minkowski con incisione per Naive Classics. Seguono il ritorno al Comunale di Bologna come Gottardo (La gazza ladra), ripresa a Reggio Emilia e la registrazione del Messiah di Händel, diretta da A. Marcon. Nello stesso anno ha cantato al Festival di Bucarest ne La Creazione di Haydn, e ha debuttato al Teatro Verdi di Pisa come Oroveso (Norma), ripreso poi nei teatri del Circuito Lirico Lombardo e a Trento. Nel 2010 il debutto come Leporello (Don Giovanni) alla Palm Beach Opera, Giove (La Calisto di Cavalli) a Basilea, Creonte (Medea). Nel 2011 ha debuttato al Concergebouw di Amsterdam ne La Senna festeggiante di Vivaldi, con l’Orchestra Barocca di Venezia; al Teatro Comunale di Bologna ha cantato Leporello (Don Giovanni) e Alidoro (La Cenerentola); a Mosca ha interpretato il Re (Ariodante), Oreste (Novello Giasone di Cavalli/Stradella) e Aureliano in Palmira. Ha inciso dischi per Harmonia Mundi e per Naive Classics.
Alessio Arduini Baritono
Nato a Desenzano del Garda, si è avvicinato al canto lirico a 15 anni e da alcuni anni studia intensamente tecnica e repertorio con Vincenzo Rose. Lo scorso anno ha conseguito una borsa di studio della Fondazione Lina Aimaro Bertasi e ha debuttato come protagonista nella produzione del Don Giovanni andata in scena nell’ambito del progetto Pocket Opera dell’AsLiCo. Si è affermato alla prima edizione del Concorso ‘Salice d’oro’ a Salice Terme e al Concorso internazionale ‘Marie Kraja’ a Tirana. Recentissimo il ritorno nel circuito Pocket Opera per Le nozze di Figaro (Conte d’Almaviva) e il debutto al Teatro Comunale di Bologna come protagonista del Don Giovanni. Tra gli impegni della prossima stagione: Così fan tutte (Guglielmo) al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Regio di Torino e La bohème (Schaunard) alla Royal Opera House a Londra. Ha conseguito la laurea breve in Ingegneria gestionale e attualmente frequenta il biennio di specializzazione.
Angela Nicoli Soprano
Inizia lo studio del pianoforte dedicandosi contemporaneamente allo studio del canto; nel 2003 si diploma in canto lirico presso il Conservatorio di Frosinone e nel 2006 si laurea in Discipline musicali. Risulta idonea al 57° Concorso ‘Belli’ di Spoleto e vince il II Concorso vocale internazionale di musica sacra a Roma. Nel 2006 ottiene il primo premio assoluto alla XVI edizione del Concorso ‘Giacomo Lauri Volpe’. Debutta nel 2000 in due ruoli da protagonista nella prima mondiale dell’oratorio Trittico dantesco di B. Rizzi con l’Orchestra Sinfonica del Teatro del Giglio di Lucca ed il Coro ‘Guido Monaco’ di Prato; è voce solista nel concerto Il settecento e il novecento italiano presso il Teatro Comunale di Modena e l’Auditorium di Parma. È protagonista ne L’Arlesiana di Cilea, regia di V. Sgarbi, direzione A. D’Agostini; è Maddalena (Rigoletto) al Teatro Verdi di Busseto accanto a Leo Nucci. Interpreta il ruolo della Contessa di Ceprano (Rigoletto), accanto a Renato Bruson; è Solveig nel Peer Gynt di Grieg; alle Terme di Caracalla interpreta la Sacerdotessa in Aida. Debutta il ruolo di Paride (Paride ed Elena di Gluck) per la regia di A. Cigni e di Romeo (I Capuleti e i Montecchi); è mezzosoprano solista ne Les bisches di Poulenc; il secondo Elfo (Sogno di una notte di mezza estate) e Lola (Cavalleria rusticana).
Marco Voleri TenoreConsegue il diploma di canto presso il Conservatorio di Milano e
Nel 2006 ha vinto il Premio Speciale ‘Pagliacci’ al XII Concorso Internazionale ‘Riccardo Zandonai’ di Riva del Garda cantando successivamente il ruolo di Beppe nella stessa opera, ed ha vinto il ruolo di Bardolfo nel Falstaff al Concorso ‘Rocca delle Macìe’ 2006. Nel 2007 ha vinto il concorso ‘Primo Palcoscenico’ ottenendo il ruolo del Duca di Mantova (Rigoletto). Ha interpretato i seguenti ruoli: Pinkerton (Madama Butterfly), Duca di Mantova (Rigoletto), Rodolfo (La bohème), Nemorino (Elisir d’amore). Ha lavorato con registi del calibro di P. Pizzi, A. Madau Diaz, R. Bruson, R. Giacchieri, W. Pagliaro, E. Monti Colla e direttori come B. Bartoletti, G. Gelmetti, M. Gomez-Martinez, D. Callegari, M. Mariotti, G. Kuhn, M. Boemi, E. Boncompagni, P. Fournillier. Per quanto riguarda il repertorio settecentesco ha cantato nel ruolo di: Franchetto (I due baroni di Rocca Azzurra di Cimarosa), Rinaldo (Il filosofo di campagna di Galuppi al Wolfsburg Theater, al Lessing Theater e al Festival dell’Opera Buffa 2004), Beppe (Rita di Donizetti). Nel repertorio contemporaneo è stato protagonista dell’opera in prima nazionale Arlecchino finto morto di A. Tarabella presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Ha cantato come tenore solista nella Petite Messe Solemnelle e ha interpretato Bardolfo (Falstaff) al Teatro Marruccino di Chieti, replicando la stessa produzione a Salerno. Ha inciso per Kicco Music, Isea Arts, Accademia Rotary International di Milano, AFI, Realsound, Naxos. Nel 2008 ha cantato Death in Venice al Teatro la Fenice di Venezia e Gianni Schicchi all’Accademia Chigiana di Siena. Successivamente ha debuttato al Teatro alla Scala interpretando Don Curzio (Le nozze di Figaro) sotto la direzione di Giovanni Antonini, regia di Giorgio Strehler ripresa da Marina Bianchi. Nel 2009 ha cantato ne La fanciulla del West a Lucca con orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino ed è stato Malcolm (Macbeth) al Teatro Verdi di Sassari. Nel 2010 ha cantato Falstaff accanto a Renato Bruson al Teatro di Reggio Calabria ed è stato protagonista dell’opera Arlecchino finto morto al Teatro di Modena. È stato Trin (La fanciulla del West) al 56° Festival Puccini e ha debuttato nel Zauberflöte al Teatro Ponchielli di Cremona e al Teatro Grande di Brescia.
LUCIANO LEONI Basso
Nato ad Orbetello (GR), inizia i suoi studi come voce di basso con il baritono Walter Alberti diplomandosi al Conservatorio di Firenze nel 1993. Il suo debutto in ambito operistico avviene nel 1991 con Satyricon di Maderna al Festival di Barga, in seguito canta la Petite Messe Solemnelle al Conservatorio di Firenze e al Teatro Ghione di Roma, La serva padrona di Pergolesi a Poggio Imperiale. Al termine degli studi è invitato da Sir Georg Solti a partecipare al primo appuntamento annuale intitolato ‘Il Maestro presenta’, organizzato dalla Fondazione per il Teatro alla Scala. Nel maggio del 1994 vince il concorso ‘Amici del Loggione del Teatro alla Scala’, potendo così studiare con Magda Olivero. Nello stesso anno ha cantato il ruolo di Oroe (Semiramide) al ROF di Pesaro. Nella stagione 1996/7 canta nel Il giocatore di Prokof’ev al Teatro alla Scala e in Turandot (Timur) al Carlo Felice di Genova. Debutta poi nel ruolo di Leporello (Don Giovanni) all’Opera Giocosa di Savona e in quello di Colline (La bohème) al Carlo Felice di Genova. Ha in oltre cantato in Carmen nel ruolo di Zuniga (regia Hugo De Ana, Carlo Felice di Genova e La Fenice di Venezia) e ha interpretato il ruolo di Don Basilio (Il barbiere di Siviglia) al Verdi di Trieste. Per il Maggio Musicale Fiorentino ha cantato ne La traviata diretta da Zubin Metha (Marchese d’Obigny). Al Politeama di Palermo ha cantato in Roméo et Juliette con Luciana Serra (Frére Laurent); ha poi cantato il ruolo di Masetto (Don Giovanni) a Bologna. Continua con Dom Sébastien Roi de Portugal di Donizetti, L’Incoronazione di Poppea (Mercurio), Il barbiere di Siviglia (Basilio), Simon Boccanegra (Pietro), Le nozze di Figaro (Don Bartolo). Al Teatro Regio di Parma ha cantato in Camen (Zuniga), cui segue Tosca a Genova sotto la bacchetta di Daniel Oren (Angelotti). Lavora ancora per il Circuito lirico lombardo nei ruoli di Masetto (Don Giovanni), Wagner (Faust) e nel Gianni Schicchi. Nel 2009 ha cantato a Catania come Bonzo (Madama Butterfly), mentre nel 2010 ha cantato il Requiem di Verdi al Festival dei Presìdi e Masetto (Don Giovanni) nei Teatri di Lucca, Novara e Bergamo.



