Dramma in un prologo e due atti. Musica e libretto di Ruggero Leoncavallo. Ed. Casa Musicale Sonzogno, Milano
Nedda / Colombina Federica Lombardi
Canio / Pagliaccio Francesco Anile
Tonio / Taddeo Luis Choi
Peppe / Arlecchino Matteo Macchioni
Silvio Vincenzo Nizzardo
Acrobati Gianluca Ferrari, Paolo Ruotolo
Direttore
Carlo Goldstein
Regia e drammaturgia
Michal Znaniecki
Scene Luigi Scoglio
Costumi Debora Virello, Adam Krolikowski
Light designer Matteo Discardi
Maestri del coro Dario Grandini, Mario Moretti
Altro Maestro del coro Mariagrazia Mercaldo
Maestro del coro voci bianche Lidia Basterrechea
Coro, Coro di voci bianche, Orchestra e Figuranti 200.Com
con
Coro Città di ComoCoro voci bianche del Teatro Sociale di Como Coro voci bianche I. C. di Olgiate Comasco
Orchestra 1813
Orchestra A. Vivaldi
Produzione Teatro Sociale di Como AsLiCo – Progetto 200.Com – III edizione
Sapete Canio è violento, ma buon!
In una torrida estate calabrese, verso il 1860, il giovane figlio di un pretore assiste a un fattaccio di sangue: dei poveri guitti si scannano per gelosia durante una rappresentazione sulla pubblica piazza. Un atto osceno, uno squarcio di orribile verità che si insinua nella sua immaginazione educata di bravo ragazzo meridionale. Una verità che ha l’odore del sudore, delle strade e dei sentimenti sporchi; una verità che non tollera maschere e che scavalca il palcoscenico.
Una trentina d’anni dopo Ruggero Leoncavallo troverà la consacrazione definitiva rielaborando quella memoria d’infanzia nella sua opera prima: Pagliacci. Opera prima e in un certo senso definitiva. Pagliacci è l’opera in cui gli echi verdiani, l’influenza di Bizet e la giovanile adorazione per Wagner trovano una sintesi originale; l’opera in cui la poetica della ‘giovane scuola’ verista esprime il proprio idioma in modo compiuto; è l’opera capace di mescolare una visione colta del teatro, memore dell’antica Commedia dell’Arte – il Prologo come manifesto poetico, il teatro nel teatro – con il sangue e la veemenza dei tempi nuovi. Leoncavallo trova la sua ‘voce’ ed è una ‘voce’ schietta e sincera.
Pagliacci è la tragedia di un uomo: Canio troneggia al centro della vicenda sia da un punto di vista drammatico che musicale; egli è il perno attorno cui l’intera partitura si avvita, dal folklore iniziale fino all’inevitabile dramma conclusivo.
Le magniloquenti scene corali che aprono entrambe gli atti sono il benvenuto che il Coro – l’Ogniuomo di questa rappresentazione sacro-profana – dà all’ancora ignaro protagonista della tragedia. E così quasi tutti i leitmotiv musicali sono legati al protagonista: l’amore di Canio, Canio che minaccia, Canio che soffre, Tonio che trama alle spalle di Canio, Nedda che trema per la sua presenza o si innamora di Silvio in sua assenza; fino al tema che, anticipato dai corni nel Prologo, anima il celebre Vesti la giubba…, in cui i sentimenti del protagonista arrivano al dramma dell’autoconsapevolezza. Canio è qui stretto tra esigenze della scena e tumulto interiore; la maschera costringe l’uomo a una sincerità insostenibile: è il tema della tragedia di Canio che esplode in tutta la sua urgenza.
Canio è un personaggio musicalmente contraddittorio. La sua prima Aria Un tal gioco, crede- temi… ne descrive già l’ambiguità: la musica è suadente e tenera ma le parole sono quelle di chi minaccia. Dopo tale sortita ogni momento della sua parabola è contraddistinto da doppiezza: ama Nedda ma la disprezza, non vorrebbe andare in scena ma deve farlo; urla disperato No, pagliaccio non son… proprio perché in fondo sa di esserlo e, poche battute prima di cedere all’ira furibonda diventando un assassino, accusa Nedda dicendole sol legge è il senso a te…
Canio verso il finale dell’opera – nel culmine del grande cantabile Sperai, tanto il delirio ac- cecato m’aveva… – acquista la statura di un’autentica vittima tragica: si dibatte in un conflitto che non potrà superare e vi si consegna tuttavia a testa alta.
Il simbolo musicale di questo grande personaggio verista è la grancassa!
Leoncavallo concepisce Canio come un capocomico che armato della sua grancassa – celebre la storica fotografia di Enrico Caruso – chiami il pubblico ad assistere alla rappresentazione. La grancassa di Canio è certo il tellurico furore della sua gelosia ma è anche lo strumento con cui richiama una parte fondamentale di sé: il pubblico!
Canio è infatti attore, monta e smonta palcoscenici per campare; vive mettendosi di continuo una maschera di fronte al pubblico. Ma consumato ormai dalla gelosia, durante la Commedia del secondo atto, egli compie un gesto irrimediabile: si toglie la maschera davanti al pubblico. Può vedere allora se stesso chiaramente riflesso negli occhi della sua platea: è allora sì, una volta per tutte, è un Pagliaccio, con o senza la maschera!
Leoncavallo aveva sognato in gioventù di portare in Italia il Gesamtkunstwerk wagneriano; riesce invece in qualcosa di diverso: crea un idioma musicale caratteristico che, nel corso del secolo scorso, è diventato l’emblema stesso di un’Italia popolare e autentica che ha ispirato dai clown di Fellini ai grandi film hollywoodiani fino all’iconografia più spiccia. Leoncavallo è riuscito in fondo a tagliare lo stesso traguardo che universalmente si riconosce a Wagner: aver scritto della musica in grado di rappresentare un popolo intero, cogliendone in modo definitivo il carattere e contribuendo così a delinearne il destino.
Quel ragazzo che negli anni dell’Unità d’Italia aveva visto un teatrino di guitti in una piazza calabrese, evidentemente ha saputo cogliere qualcosa di essenziale nello spirito di quel paese nascente: nascosta tra le pieghe di un’esistenza miserabile e precaria vi era l’esigenza di vedere riconosciuta la propria dignità. Canio è il canto di quel popolo ed è un canto che ancor’oggi ci dà un brivido.
Carlo Goldstein
Ecco il carretto… Indietro… Arrivano…
La prima indicazione di Leoncavallo è riferita ad un pubblico attivo. Il pubblico che segue il car- retto e la gran cassa: così anche noi facciamo muovere gli artisti per le strade di Como. Gli spettatori possono seguire diversi piccoli spettacoli circensi nelle piazze comasche, preparati da attori, acrobati e ballerini che hanno seguito i laboratori del Teatro Sociale. La CITTÀ diventa la vera protagonista dello spettacolo.
E poi assistiamo all’opera in uno spazio urbano, uno spazio non teatrale, che siamo soliti vedere e vivere come un parcheggio! Effetti luci danno nuova vita agli edifici intorno.
L’idea geniale di Leoncavallo è di confondere i piani tra finzione e realtà: così anche noi confondiamo il pubblico vero con il pubblico ‘recitante’: all’inizio della serata non sappiamo chi è spettatore e chi è corista. Chissà, forse alcuni ospiti si aggiungeranno al coro cittadino durante la recita…
Il gioco metateatrale immaginato da Leoncavallo sta alla base della messa in scena. Così gli artisti del coro si truccano, si preparano per lo spettacolo, indossano dei costumi, quale grande metafora del continuo dimenarsi dell’uomo sul palcoscenico del mondo e della vita. La moltiplicazione degli specchi amplifica gli sguardi seri e tristi dei Pagliacci, che conducono il pubblico alla tragedia finale. Fin dall’inizio il coro – come l’antico coro greco – conosce bene il tragico epilogo di Nedda.
Dopo mesi di preparazione del gigante coro del progetto. Dopo il coinvolgimento delle piazze cittadine con le arti circensi. Dopo la confusione dei piani tra spettatori e cantanti. Dopo essere stati osservati da un centinaio di Pierrot melanconici e tristi.
Ci spostiamo dunque nel mondo della stilizzazione formale della commedia dell’arte per il gran Finale: la vita e la finzione non si distinguono più. Non sappiamo se è stato ferito un cantante o uno spettatore. Non sappiamo se Nedda sopravviva all’attacco del marito.
Le emozioni dell’arena giungono al culmine. Sappiamo solo che… la commedia é finita.
Michal Znaniecki
Prologo
Tonio, pagliaccio gobbo e personaggio della vicenda, si spoglia per un momento della propria maschera di attore e, scendendo in proscenio, informa gli spettatori del soggetto dell’opera che verrà di lì a poco rappresentata e degli intenti del suo autore. La storia racconta di un evento accaduto realmente e, poiché l’arte deve essere verosimigliante, essa non deve allontanare il pub- blico dalla vita ‘vera’.
Atto primo
Un pomeriggio d’agosto in un paesino calabrese. Tra squilli di trombe e grida festose giunge una compagnia di girovaghi ad annunciare che andrà in scena uno spettacolo comico. Il capocomico Canio, il pagliaccio, avverte i compagni di non scherzare attentando alla virtù dell’amata sposa Nedda che immagina insidiata da Tonio poiché, se sulla scena la realtà è diversa dalla finzione e Colombina può essere corteggiata da Arlecchino, nella vita reale egli potrebbe uccidere. Nedda, dapprima turbata dalle parole del marito, fantastica sul suo amore segreto per Silvio, giovane benestante, ma viene spiata da Tonio che approfitta della situazione per dichiararle il suo amore. Nedda lo respinge, deridendolo. Tonio giura di vendicarsi. Silvio tenta di convincere Nedda a partire con lui dopo lo spettacolo; Canio li coglie sul fatto e, alla fuga del giovane amante che rimane anonimo, minaccia la moglie cercando di estorcerle il nome. L’arrivo di Peppe e di Tonio ferma Canio dal suo losco intento; soffocando i propri sentimenti in nome dello spettacolo, il disperato capocomico deve interrompere la discussione.
Atto secondo
Nel teatrino della compagnia la commedia ha inizio. Nedda interpreta Colombina cui Arlecchino/Peppe canta una serenata. Taddeo/Tonio corteggia Colombina ma viene cacciato da Arlecchino che dà all’innamorata un veleno da somministrare al marito Pagliaccio, interpretato da Canio, il quale però giunge prematuramente inducendolo alla fuga. Canio, ormai accecato dalla gelosia, minaccia Nedda esortandola a confessare di fronte al pubblico il nome dell’amante. Finzione scenica e vita reale si mescolano: al diniego della moglie, con un coltello vero Pagliaccio uccide Colombina in pubblico. Silvio, assistendo alla scena, cerca di difenderla ma a sua volta viene colpito a morte. La tragedia è compiuta: Pagliaccio, affranto, ad una platea inorridita mormora con amara ironia che «la commedia è finita».
CARLO GOLDSTEIN Direttore d’orchestra
È tra i giovani direttori d’orchestra emergenti del panorama internazionale. Dopo la vittoria del primo premio all’International Conducting Competition di Graz nel 2009, ha iniziato un’intensa attività in Italia e all’estero. Di recente, ha diretto Così fan tutte all’Opera di Tenerife e Carmen nei teatri di Livorno, Lucca e Pisa; ha debuttato con I Pomeriggi Musicali di Milano in un concerto trasmesso in diretta su Radiorai; è ritornato in Russia per un concerto lirico-sinfonico con la Samara Philharmonic Orchestra e andrà in Israele per il debutto con la Haifa Symphony Orchestra. Ha diretto, tra le altre cose, Boris Godunov al Palau de les Arts di Valencia, Carmen alla Fenice di Venezia, il Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn con l’Orchestra del Maggio Musicale di Firenze, L’Orfeo al Festival di Martina Franca, L’elisir d’amore al Teatro Marrucino di Chieti, Il matrimonio se- greto a Novara e innumerevoli concerti sinfonici con orchestre quali: Orchestra dell’Arena di Verona, Orchestra del Massimo di Palermo e Orchestra del Verdi di Trieste. Ha inoltre diretto: Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra Regionale Toscana, MDI ensemble, Divertimento Ensemble e gli Archi del Cherubino dell’Aquila. In Russia, dove è da sempre molto attivo, tra le altre: Tomsk Philharmonic Orchestra, Omsk Philharmonic Orchestra, Arkhangelsk Chamber Orchestra, St. Petersburg State Symphony Orchestra, Hermitage Symphony Orchestra, Murmansk Philharmonic Orchestra e Bryansk Symphony Orchestra. Ha diretto anche i Berlin Chamber Soloists e in Israele la Ra’anana Symphonette di Tel Aviv. Oltre agli studi musicali, è laureato in Filosofia presso l’Univer- sità Statale di Milano e ha all’attivo diverse pubblicazioni. Nella scorsa stagione di OperaLombardia, ha diretto Adriana Lecouvreur.
MICHAL ZNANIECKI Regista
Nato a Varsavia nel 1969, dopo aver frequentato l’Accademia d’arte drammatica della sua città, si trasferisce in Italia nel 1989, laureandosi al DAMS di Bologna e diplomandosi in regia teatrale alla Scuola civica d’arte dram- matica ‘P. Grassi’ di Milano. Dopo il suo debutto come regista nel 1992, ha firmato quasi duecento spettacoli collaborando con diversi teatri e festival in Francia, Italia, Irlanda, Germania, Polonia, Argentina, Uruguay, Ungheria e Spagna. Spazia fra il teatro musicale (opere liriche, operette, musical) e il teatro di ricerca con esperienze laboratoriali e sociali. Collabora con i più grandi teatri europei e sudamericani come: Colón di Buenos Aires, Solis e Sodre di Montevideo, Scala di Milano, Comunale di Bologna, Verdi di Trieste, Opera Nazionale di Budapest, San Carlo di Napoli, Nazionale di Zagabria, Israeli Opera di Tel Aviv, Real di Madrid e altri. Nel 2008 è no- minato direttore artistico dell’Opera Nazionale Polacca con cui collabora come regista principale, realizzando fra l’altro Lucia di Lammermoor, Lucrezia Borgia, Mandragora di Szymanowski. Successivamente diventa sovrintendente del Teatr Wielki Poznań in Polonia. Specializzato nei progetti operistici all’aperto, collabora con il Fe- stival di Masada, dove realizza La traviata, Carmina Burana e prepara Samson et Dalila e Un ballo in maschera con la direzione di Daniel Oren. Nel 2011 riceve il premio lirico al Teatro Campoamor (Spagna) per la miglior nuova produzione dell’anno (Evgenij Onegin, allestito all’ABAO di Bilbao). Multipremiato con maschere d’oro per i musical realizzati in Polonia tra il 2007 e il 2015, riceve nel 2012 una medaglia ‘Gloria Artis’ dal ministro della cultura polacco. Nello stesso anno fonda e diventa direttore generale del Festival Opera Tigre in Argentina.
LUIGI SCOGLIO Scenografo
Nato a Basilea nel 1973, studia a Messina, trasferendosi poi ad Urbino dove frequenta e si diploma all’Accade- mia di belle arti con il massimo dei voti. Dal 1999 collabora come scenografo con importanti registi, fra i quali: Luca Ronconi, Michal Znaniecki, Mario Corradi, Rosetta Cucchi, Italo Nunziata, Fabrizio Crisafulli, Anne Riitta Ciccone, Denis Krief, Patricia Panton, Giorgio Rossi, Natalia Babińska. Negli ultimi tempi, si occupa anche di installazioni video, fotografia, installazioni visive e progettazione di allestimenti di mostre d’arte e di eventi legati alla scenografia resa in forma di spettacolo o evento. Ha lavorato in importanti teatri italiani e all’estero in Inghilterra, Svizzera, Austria, Francia, Spagna, Israele, Argentina, Uruguay, Norvegia, Croazia. In Polonia ha lavorato e continua a collaborare con i maggiori teatri d’opera e musicali: Opera Nazionale (Varsavia), Teatr Wielki (Poznań), Opera Krakowska (Cracovia), Opera Wrocławska (Breslavia), TeatrWielki (Lodz), Teatr Rozrywki (Chorzów), Opera na Zamku (Stettino), Opera di Bytom. Nel 2011 riceve assieme a tutto il team crativo il premio lirico al Teatro Campoamor (Spagna) per la miglior nuova produzione dell’anno (Evgenij Onegin, allestito al- l’ABAO di Bilbao). Nel 2014 firma le scene di Un ballo in maschera e La traviata a Tel Aviv, L’amore delle tre me- larance a Cracovia, Evgenij Onegin e Il trovatore al San Carlo di Napoli, Mefistofele a Spalato, Carmen a Trondheim (Norvegia) e Salonicco, Evgenij Onegin a Zagabria. Nel 2015: The Fairy Queen a Buenos Aires, il musical Billy Elliot e La traviata a Chorzów (Polonia), Faust a Budapest, Carmina Burana a Tel Aviv.
DEBORA VIRELLO Costumista
Laureata con lode al DAMS di Bologna, ha frequentato la Civica Scuola d’arte drammatica ‘P. Grassi’ di Milano e il Centro sperimentale di cinematografia a Roma e ha seguito, tra gli altri, studi di approfondimento e seminari con Jerzy Grotowski, Danio Manfredini, Mamadou Dioume, Antonio Fava. Come attrice, ha lavorato con diversi registi e compagnie del panorama europeo, tra cui: Gabriele Vacis, Gigi Dall’Aglio, Maurizio Scaparro, Mauricio Paroni De Castro, Kuniaki Ida, Stefano Monti, Michal Znaniecki, Renzo Martinelli, Fiorenza Bendini Mariotti. Negli anni, inoltre, ha collaborato sia come dramaturg che come assistente, all’elaborazione di diversi progetti realizzati con importanti teatri e festival italiani e stranieri (Festival Milano Estate, Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, Rossini Opera Festival, Teatro Sociale di Como, Teatro Comunale di Bologna, Festival dei Due Mondi di Spoleto). Per il Wexford Festival Opera ha diretto The Threepenny opera. Dal 1996 svolge con continuità attività di formatrice e dal 2002 insegna stabilmente al corso per attori ‘Quelli di Grock’. Dal 2012 si occupa, per conto della stessa compagnia, della progettazione didattica e della realizzazione di laboratori e progetti speciali e dell’ideazione di percorsi teatrali.
ADAM KROLIKOWSKI Costumista
Nato nel 1979 in Polonia, è stilista e responsabile della progettazione e realizzazione dei costumi presso il Wrocławski Teatr Pantomimy im. Henryka Tomaszewskiego di Wrocław (Polonia). È co-fondatore del Teatro Nowy Ruch (‘Movimento nuovo’), che unisce il teatro, la pantomima e la danza moderna. Qui risale la sua ultima pro- duzione, basata sulla Storia della bruttezza di Umberto Eco. Collabora come costumista con il Teatro di Pantomima di Breslavia. Nutre una grande passione per lo stile camp e kitsch.
DARIO GRANDINI Maestro del coro
Nato a Milano, si diploma in pianoforte e tromba presso il conservatorio della sua città. Segue i corsi di canto, armonia, contrappunto e direzione d’orchestra e inizia la sua attività musicale nel 1997 come artista del coro. Ha collaborato con vari complessi milanesi e con numerose istituzioni, quali Orchestra Cantelli, Milano Classica, I Pomeriggi Musicali, Piccolo Teatro e Teatro alla Scala, effettuando tournées in importanti teatri italiani ed esteri. Dal 1997 al 2005 è stato assistente per le produzioni di OperaLombardia, divenendone poi maestro del coro per alcuni allestimenti. Dal 2003 al 2009 è stato maestro del Coro di voci bianche del Teatro Sociale di Como. Attualmente è assistente di Bruno Casoni e collabora stabilmente con il Teatro alla Scala ed il Teatro Regio di Torino.
MARIO MORETTI Maestro del coro
Nato a Como nel 1945, si è diplomato in pianoforte al Conservatorio ‘G. Verdi’ di Milano con Alda Vio, quindi in composizione sotto la guida di Alberto Soresina. Dopo un’intensa attività concertistica quale pianista, si è dedicato al teatro come maestro sostituto, ed alla musica corale, come maestro del coro, partecipando ad importanti festival e rassegne in Italia e in alcuni paesi europei, con orchestre e solisti di fama internazionale. Dal 1974 ha assunto la direzione del Coro Città di Como, collaborando con affermati direttori, quali: Riccardo Chailly, Gustav Kuhn, Roger Norrington, Marcello Rota, Roberto Rizzi Brignoli, Marcello Viotti, Alberto Zedda ed altri, nell’ambito delle stagioni liriche del Teatro Sociale di Como (dal 1988 al 1996) e di alcune di OperaLombardia. Inoltre, dal 1996 dirige il Coro Polifonico Benedetto Marcello di Mendrisio. Dal 2001, dirige anche il Coro Città di Saronno. Parallelamente, si è dedicato alla composizione: le sue opere sono regolarmente eseguite in Italia e all’estero. È stato docente di lettura della partitura presso i Conservatori di Milano e Como.
MARIAGRAZIA MERCALDO Maestro del coro
Si diploma in canto nel 2002, perfezionandosi poi presso l’Accademia Chigiana di Siena sotto la guida di Shirley Verrett e presso l’Accademia Filarmonica di Bologna con Sergio Bertocchi. Tiene numerosi concerti in Italia nel- l’ambito di importanti stagioni musicali e in sedi prestigiose. Ha debuttato in teatro nel 2002 con Il matrimonio segreto e a Bologna ne L’elisir d’amore. Finalista in diversi concorsi nazionali, ha ricevuto importanti recensioni su giornali a diffusione nazionale. Si è distinta quale migliore allieva del corso di formazione per la realizzazione di eventi culturali presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Conduce una costante e appassionata attività didattica. Dal 2011 lavora per il Teatro Sociale di Como in qualità di docente di seminari e laboratori per il progetto AsLiCo Opera domani. Fin dalla sua nascita nel 2013, prepara il coro per il progetto 200.com, inserito all’interno del Festival Como città della musica. Dal gennaio 2015 collabora con la Fondazione ‘Renata Tebaldi’ di Busseto.
FEDERICA LOMBARDI Soprano
Ha intrapreso gli studi di canto lirico presso il Liceo musicale ‘A. Masini’ di Forlì, partecipando poi a diverse masterclass tenuti da F. Cossotto, M. Freni e R. Kabaivanska. Dal 2010 studia presso l’Accademia A.R.T. Musica di Roma con R. Savastano. Nel 2013 ha partecipato con successo a concorsi lirici internazionali tenuti in Italia: ha vinto il premio Tuccari ed il premio del pubblico al concorso ‘Ottavio Ziino’ di Roma, il secondo premio al concorso ‘Fausto Ricci’ di Viterbo e due premi speciali al ‘Benvenuto Franci’ di Pienza. Nel 2014 al concorso ‘Francisco Viñas’ di Barcellona le è stato conferito uno speciale riconoscimento da parte dell’Accademia Chi- giana, poi è stata vincitrice del 65° Concorso AsLiCo per il ruolo di Donna Elvira (Don Giovanni) ricoperto nella scorsa stagione di OperaLombardia. Nel 2015 partecipa ancora al Concorso AsLiCo, vincendo il ruolo di Con- tessa (Le nozze di Figaro), che interpreterà nella prossima stagione di OperaLombardia.
FRANCESCO ANILE Tenore
Nato a Polistena (Reggio Calabria), si è diplomato in clarinetto e in canto con il massimo dei voti al Conserva- torio di Reggio Calabria. È stato più volte premiato in prestigiosi concorsi nazionali e internazionali: ‘Toti Dal Monte’ di Treviso, ‘Laurivolpi’ di Latina, ‘Cilea’ di Reggio Calabria, ‘Bellini’ di Caltanisetta, ‘E. Bastianini’ al Con- corso ‘Grandi Voci Toscane’ di Campi Bisenzio (Firenze), ‘M. Del Monaco’ a Marsala. Dal 1999 ha iniziato la car- riera nei maggiori teatri d’Europa e del mondo. Nella stagione 2011/12 ha debuttato alla Scala di Milano in Cavalleria rusticana (Turiddu), poi al Maggio Musicale Fiorentino e alla Fenice di Venezia in Manon Lescaut (Des Grieux). Tra gli ultimi successi si segnalano: Cavalleria rusticana (Turiddu) e Pagliacci (Canio) alla Scottish Opera; Turandot (Calaf) al Teatro Massimo di Palermo, al Teatro Comunale di Bologna e all’Arena di Verona; Aida (Radamès) alle Terme di Caracalla; Cavalleria rusticana (Turiddu) al Teatro San Carlo di Napoli; Pagliacci (Canio) al Teatro Comunale di Bologna e a Buenos Aires; Cavalleria rusticana (Turiddu) e Il tabarro (Luigi) al Festival Puccini di Torre del Lago; Otello (Otello) al Teatro Lirico di Cagliari e nei teatri di OperaLombardia; Norma (Pollione) al Teatro Lirico di Cagliari. Nella scorsa edizione del progetto 200.Com ha interpretato Cavalleria rusticana (Turiddu). Tra i suoi prossimi impegni figurano: Turandot al Lirico di Cagliari, Fedora al Carlo Felice di Genova, Otello e Pagliacci al Metropolitan di New York.
LUIS CHOI Baritono
Nato in Corea, si laurea in canto lirico all’Università ‘Yonsei’ di Seoul. In seguito si trasferisce in Italia studiando presso i conservatori di Roma e Frosinone, seguendo il corso d’alto perfezionamento per cantanti lirici a Bus- seto. Interpreta Miller (Luisa Miller) nei teatri Alighieri di Ravenna, Comunale di Ferrara e Municipale di Piacenza. Partecipa nel 2013 al progetto Opera domani L’Olandese volante (Olandese) e al Don Giovanni (Don Giovanni) al Teatro Comunale di Fiuggi. Canta nei Carmina Burana nel Progetto 200.Com. In Corea del Sud è il Conte d’Almaviva (Le nozze di Figaro) al Teatro KBS e Frank (Die Fledermaus) al Teatro Aram Nuri. Tra i futuri impegni, figurano una serie di concerti in Sudafrica e Botswana organizzati dall’ambasciata coreana.
MATTEO MACCHIONI Tenore
Nato a Sassuolo, inizia fin da bambino a studiare musica. Nel 2007 si diploma in pianoforte con il massimo dei voti presso l’Istituto superiore di studi musicali ‘A. Peri’ di Reggio Emilia, coltivando parallelamente lo studio e la passione per il canto lirico. Nel 2010 debutta al Teatro Verdi di Salerno nel ruolo di Nemorino (L’elisir d’amore). Nel 2012 è finalista al concorso lirico internazionale ‘T. Dal Monte’. Ancora nel 2012 debutta con successo allo Stresa Festival, interpretando il ruolo del Conte d’Almaviva (Il barbiere di Siviglia). Allievo dell’Accademia del Teatro Carlo Felice di Genova, ha partecipato alle produzioni di Madama Butterfly (Goro), Le nozze di Figaro (Basilio/Don Curzio), Il barbiere di Siviglia (Conte d’Almaviva). Nel 2014 ha frequentato l’Accademia Rossiniana presso il Rossini Opera Festival di Pesaro e ha cantato nel ruolo del Conte di Libenskof (Il viaggio a Reims), mentre più recentemente è stato L’abate di Chazeuil (Adriana Lecouvreur) per OperaLombardia. Ha cantato poi lo Stabat Mater di Rossini a Reggio Emilia e Il barbiere di Siviglia a León (Spagna). Tra i prossimi impegni: Don Ottavio (Don Giovanni) alle Settimane Musicali di Vicenza, Il barbiere di Siviglia e Don Giovanni a Cler- mont-Ferrand e in tournée in Francia, Billy Budd al Carlo Felice di Genova, La gazza ladra al Rossini Opera Festival, Le nozze di Figaro (Basilio/Don Curzio) per OperaLombardia.
VINCENZO NIZZARDO Baritono
Nato nel 1987, inizia lo studio della musica all’età di 6 anni e si iscrive al Conservatorio ‘F. Cilea’ di Reggio Calabria, dove consegue il diploma in canto con il massimo dei voti e la menzione speciale. Tra i ruoli debuttati: Dulcamara (L’elisir d’amore) al Teatro F. Cilea di Reggio Calabria e Figaro (Il barbiere di Siviglia) al Teatro Rendano di Cosenza nel 2013 e al Teatro Valle di Roma nel 2014. Tra le sue esperienze artistiche, si segnalano anche alcune partecipazioni ad importanti musical: è stato infatti Pierre delle Vigne (Federico II – La danza del Falcone di Antonio Maiello) al Teatro Massimo di Palermo, Pirandello di Agrigento, Liryk di Assisi; Frollo (Notre-Dame de Paris di Riccardo Cocciante) all’Arena di Verona, Teatro Regio di Parma, Gran Teatro di Roma, Carlo Felice di Genova, Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago, Anfiteatro di Piazzola sul Brenta, Anfiteatro in Fiera di Cagliari, Piazza Santa Croce a Firenze, Arcimboldi di Milano, Acciaieria Sonora di Napoli, Forum Eventi di San Pancrazio Salentino, PalaTrieste, PalaCatania, Pala Arrex di Jesolo, PalaLivorno, PalaEvangelisti di Perugia, Palaolimpico di Torino, Unipol Arena di Bologna. Ha partecipato a svariate competizioni, vincendo il primo premio al Concorso ‘P. Benintende’, al Concorso ‘O. Stillo’ di Paola, alla VI Selezione ‘F. Chopin’ tenutasi a Gizzeria Lido (Lamezia Terme) e il premio speciale di miglior voce calabrese al XIV Festival ‘R. Leoncavallo’ di Montalto Uffugo. Nel 2014 partecipa a Les contes d’Hoffmann (Hermann/Schlémil) per OperaLombardia, mentre nel 2015 risulta idoneo al 66° Concorso AsLiCo e collabora al progetto AsLiCo Pocket opera L’elisir d’amore (Dulcamara). Tra gli impegni futuri, si segnalano Così fan tutte (Guglielmo) all’Opéra de Rouen e Le nozze di Figaro (Conte) per OperaLombardia.