2011 Nabucco
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2011 Nabucco

Nabucco
C’era una volta la figlia di un re

Opera domani – XV edizione

Locandina

Dramma lirico in quattro parti. Musiche di Giuseppe Verdi. Libretto di Temistocle Solera, dal dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu e dal ballo Nabuccodonosor di Antonio Cortesi.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842
Adattamento musicale Alberto Cara

Nabucco Pasquale Amato, Serban Vasile, Stefano Kim
Abigaille Olha Kotlyarova, Angela Scozio, Orsolia Vari
Zaccaria / Sacerdote di Belo Mert Eryüksel, Francesco Milanese, Marian Reste
Ismaele Roberto Jachini Virgili, Saverio Pugliese
Fenena Irene Molinari, Lara Rotili
Verdi / Soldato babilonoese Pierantonio Rizzato, Francesco Wolf 

Direttore
Francesco Pasqualetti

Regia, scene e costumi
Silvia Collazuol

Light designer Paolo Coduri de’ Cartosio

Orchestra 1813

Nuovo allestimento

 

C’era una volta la figlia di un re… si chiamava Abigaille.
In realtà del Re Nabuccodonosor di Babilonia era solo la figlia adottiva.
Aveva una sorella, Fenena, che non amava, anzi, odiava a morte… ma in realtà odiava tutti a morte… amici, nemici, amori.
Abigaille non sapeva amare: ci aveva provato una volta, con il giovane soldato Ismaele. Un Ebreo che era a Babilonia come ambasciatore. Aveva provato ad amarlo… ma in realtà il suo era un amore possessivo, ossessivo, persecutorio, malato; non corrisposta, in accordo col padre, l’aveva fatto addirittura imprigionare.
Del carattere del padre adottivo aveva preso tutti i difetti: l’odio, la cupidigia, la sete di potere, l’ambizione sfrenata, la propensione alla violenza… ma in realtà dentro di lei qualcosa di buono c’era; solo che noi lo vedremo solamente alla fine o… per meglio dire… alla fine della fine.
Ma in realtà… la nostra storia inizia proprio da qui, quando tutto è già successo…

Prologo

Un cimitero… provate a immaginare un cimitero, piccolo, molto buio, spaventoso.
Il grande musicista Giuseppe Verdi è triste perché la sua seconda opera è stata fischiata dagli spettatori; per consolarsi è venuto a far visita alle tombe della moglie Margherita e dei due figlioletti Virginia e Icilio, che lo hanno lasciato da poco. Mentre con dolore racconta ai suoi cari di voler abbandonare la musica, ecco apparire un… fantasma. È lo spirito di Abigaille. Dopo aver vissuto una vita piena di odio, facendo del male alla sorella, al padre, all’uomo che amava, e a tutto un intero popolo, è arrivata persino a togliersi la vita. Lo spirito di Abigaille ha bisogno di trovare la serenità, altrimenti dovrà vagare in eterno senza pace: per raggiungere quella pace, chiede a Verdi di mettere in scena la storia della sua vita, affinché la sua esperienza negativa sia per tutti un esempio da non seguire. Solo così potrà riposare finalmente in pace e riconciliarsi con la sua famiglia, con se stessa, col mondo.

Verdi, prima cerca di rifiutare, poi, incuriosito, accetta e si lascia affascinare e conquistare dalla storia che Abigaille gli racconta, che ci racconta…

Parte prima

Gerusalemme, sotto l’assedio del crudele re babilonese Nabucco.
Il popolo ebreo è rifugiato dentro il Tempio. Zaccaria, il sommo sacerdote del popolo ebreo, porta ai suoi fedeli la prova che Dio non li ha abbandonati: Fenena, la figlia del re nemico è sua prigioniera e, come ostaggio, potrà essere il mezzo di scambio per fermare l’attacco del padre Nabucco. ì
Mentre Zaccaria cerca di rassicurare il suo popolo, arriva Ismaele, giovane guerriero ebreo, ad annunciare l’inarrestabile assalto di Nabucco. Il sommo sacerdote vuole vedere con i suoi occhi l’avanzata del nemico e quindi lascia Fenena nelle mani di Ismaele, senza sapere però che i due giovani si conoscono da tempo, ovvero da quando Ismaele, andato a Babilonia come ambasciatore, era stato preso prigioniero. Era nato allora tra i due un amore così forte da non temere il passo del tempo e la distanza.
Ismaele, non visto, cerca il modo di liberare la sua amata Fenena, ma viene bloccato da Abigaille, sorella di Fenena, che nel frattempo, è entrata con la forza nel tempio. Abigaille offre ad Ismaele la salvezza sua e del suo popolo in cambio del suo amore. Egli rifiuta; non vuole rinnegare il proprio amore per Fenena e non teme di morire per lei. Chiede però pietà per il suo popolo. In quell’istante, il re Nabucco entra nel tempio. Zaccaria, che spaventato dall’avanzare di Nabucco e dei suoi era ritornato a rifugiarsi nel Tempio, minaccia di uccidere Fenena se Nabucco oserà profanare il luogo sacro degli ebrei.
Nel momento in cui il sommo sacerdote sta per colpire la ragazza, Ismaele riesce a liberarla. Nabucco, colto da un’immensa rabbia, ordina di saccheggiare e bruciare il Tempio; Abigaille giura di cancellare il popolo nemico dalla faccia della terra; Zaccaria ed il popolo ebreo maledicono Ismaele che li ha traditi.

Parte seconda

Babilonia.
Abigaille, rovistando tra i documenti di famiglia, trova uno scritto in cui legge di essere in realtà figlia di schiavi e quindi non la figlia primogenita del re Nabucco. Questa scoperta avvelena irrimediabilmente il suo cuore.
Il gran sacerdote di Belo informa Abigaille che Fenena, a cui Nabucco ha affidato il trono prima di partire alla conquista della Giudea, sta liberando tutti gli ebrei prigionieri, e che, per questo, il popolo babilonese è in rivolta. Le confessa quindi di aver architettato un piano diabolico: ha sparso la voce della morte in battaglia di Nabucco, così che il popolo acclami lei come regina.
Nel frattempo, Fenena, desiderosa più che mai di unire i due popoli e di estinguere per sempre le ostilità, decide di farsi esempio di convivenza, facendosi battezzare da Zaccaria nella religione ebraica. Approfittando della sua nuova condizione chiede agli ebrei di perdonare Ismaele che, salvandola, salvò una di loro.
Abigaille, che di nascosto ha assistito al battesimo, si scaglia su Fenena, pretendendo la corona. Sopraggiunge in quell’istante Nabucco e, nella sorpresa generale, riprende da sua figlia Fenena la corona e se la pone sul capo. Ordina ad entrambi i popoli di inchinarsi e di adorarlo come il solo e unico sovrano e dio. All’improvviso un fulmine mandato dal cielo lo colpisce e gli fa perdere la corona. Nabucco impazzisce e poi, stremato, sviene.
Abigaille, non si lascia sfuggire l’occasione: raccoglie velocemente la corona, se la mette sul capo e s’impossessa del trono.

Parte terza

Nabucco rinviene e trova Abigaille sul trono; ancora stordito, non la riconosce. Abigaille, approfittando della debolezza e della confusione del padre, si dichiara custode temporanea del trono regale, e non contenta, consegna al deposto re un atto terribile: la sentenza di morte di tutti gli ebrei. Ultimo atto del suo perfido disegno.
Nabucco è indeciso e non vuole assecondare la figlia, ma Abigaille lo provoca rivelandogli tutto l’odio che la divora, aggiungendo che Fenena, ora convertita all’ebraismo, dovrà morire assieme agli altri ebrei.
Nabucco è affranto e, in un ultimo disperato tentativo di convincere la figlia a desistere dai suoi crudeli intenti, le rivela le sue origini di schiava e le ordina di risparmiare la sua unica vera figlia Fenena. Abigaille, nella sua perfida determinatezza e ferita a morte nell’orgoglio, svelta distrugge la prova della sua nascita e fa imprigionare Nabucco che implora perdono. Il vecchio re, ormai ridotto all’ombra di ciò che era, è pronto a rinunciare al trono, e supplica invano Abigaille di risparmiare Fenena. Piegato dal dolore e vinto nell’animo, Nabucco si assopisce.
Intanto il popolo ebreo, imprigionato in esilio e sul punto di essere annientato, ricorda con nostalgia la propria patria lontana.

Parte quarta

Nabucco si risveglia confuso da un brutto sonno agitato e chiede il suo cavallo per andare in battaglia. Sente allora il grido di condanna a morte di Fenena e ricorda ciò che è appena accaduto; vuole correre a salvare la figlia, ma si rende conto di essere prigioniero. Chiede perdono al Dio degli ebrei per tanta tracotanza e promette di ricostruire il Tempio distrutto e di convertirsi. Ritrovando la lucidità e la forza di reagire, riesce a liberarsi e finalmente libera anche il popolo ebreo. Nel frattempo, Abigaille nel veder crollare il suo diabolico piano si è avvelenata e, agonizzante, giunge in scena. È aiutata e sorretta da Giuseppe Verdi. Chiede perdono a tutti per come ha vissuto e per il male che ha commesso, poi ringrazia Verdi per averla aiutata a trovare la pace dell’anima.
E così finisce la storia di Abigaille la figlia di un re… ma in realtà forse questo è solo un inizio…

I PERSONAGGI

NABUCCO

Temibile e terribile re di Babilonia, è un conquistatore crudele che arriva persino a proclamarsi Dio. È il padre di Abigaille e Fenena. Messo di fronte al dolore e alla paura di perdere l’amata figlia Fenena, la sua blasfemia e crudeltà vengono punite. Pentitosi, cercherà di redimere la sua vita restituendo la libertà al popolo ebreo.

ABIGAILLE
Presunta figlia primogenita del re Nabucco, scopre di essere in realtà figlia di schiavi. È divorata dall’invidia, dalla gelosia, dall’insicurezza, dalla superbia, dalla brama di potere e di vendetta. Donna-guerriera forte e spietata, dimostra la sua fragilità agendo sempre guidata dai più bassi istinti. Era stata innamorata di Ismaele in segreto quando il ragazzo era a Babilonia: il suo era un amore persecutorio e non corrisposto che l’aveva resa furibonda di gelosia e odio verso la sorella Fenena.

FENENA
È la sola ed unica figlia naturale di Nabucco. È innamorata del soldato ebreo Ismaele, che ha conosciuto quando era ambasciatore a Babilonia e che aveva aiutato a fuggire quando era stato preso prigioniero dal padre e perseguitato dalla sorella. È una ragazza sensibile, premurosa e intelligente. Dimostra tutta la sua forza quando, spinta dall’amore, andando contro tutto e tutti, decide di convertirsi alla religione ebraica, nel tentativo di unire e riappacificare i due popoli nemici.

ISMAELE
Nipote di Sedecia, re di Gerusalemme, è un giovane e fiero guerriero. Era ambasciatore di Gerusalemme a Babilonia, quando il crudele re Nabucco lo aveva fatto prigioniero. Liberato da Fenena, che da allora aveva amato intensamente. Coerente e sincero, non rinnega se stesso e i suoi sentimenti di fronte a nulla. Cercando di liberare Fenena, presa in ostaggio da Zaccaria, e poi salvandola dalla morte, Ismaele diventa agli occhi del popolo ebreo un traditore. Solo alla fine riuscirà a riscattare il suo onore e la sua integrità davanti a tutti e ad unirsi definitivamente con la sua amata.

ZACCARIA
È il gran pontefice degli Ebrei, profeta e guida per tutto il suo popolo, che esorta, a volte, quasi in modo militaresco alla rivolta. È il solo in grado di opporsi alla ferocia di Nabucco. Prende in ostaggio l’amata figlia del re, Fenena, e volendola usare come ‘merce di scambio’ per ottenere la pace, non esita a sacrificarla, cercando di toglierle la vita, pur di fermare Nabucco nella sua conquista.

IL GRAN SACERDOTE di Belo
È la controparte babilonese di Zaccaria. È complice dell’ascesa al potere di Abigaille a regina di Babilonia, attraverso l’inganno e il tradimento. Così come il suo alter ego ebreo, basa la sua predica sull’odio e sulla vendetta, più che sull’amore.

GIUSEPPE VERDI
Compositore italiano leggendario non solo per aver cambiato la storia del melodramma, ma anche per essere stato l’emblema politico di tutta una nazione in cerca della propria identità. È lui che dà vita a tutti i personaggi, per raccontarci una storia che non ha età: il trionfo dell’amore sull’odio.

C’era una volta un Re,
un Re pazzo di ambizione e di potere,
Sua Maestà del rancore fraterno,
sovrano dell’odio fra nazioni e religioni.
La sua storia di morte e rinascita,
è la storia di un incubo,
una visione oppressiva che in realtà è la Realtà.
Ma è una storia di Amore e di speranza,
la storia di un sogno che vorrei fosse Realtà,
quella che vi racconto:
la storia di Abigaille e delle sue scelte sbagliate.

Presi per mano dal giovane Giuseppe Verdi, entriamo in un luogo magico la cui frontiera, rappresentata dal golfo mistico, divide due popoli che si odiano. In questa atmosfera di antagonismo, due ragazzi che si amano, lottano per tendere un ponte che, volando sulle ali dell’amore, unisca i loro rispettivi fratelli.

Bambini e ragazzi, impersonando il popolo oppresso, vivono l’azione che si svolge tra palco e platea, fianco a fianco degli interpreti: dopo esser stati imprigionati, canteranno il Va’, pensiero, grido di dolore di un intero popolo che aspira alla libertà. Le parole di questo canto di esuli — che ai tempi di Verdi furono proclama di indipendenza degli Italiani oppressi dalla dominazione austro-ungarica —, sono anche parole che racchiudono la nostalgia degli emigrati nel ricordare la propria patria, lasciata per cercare altrove una vita migliore. Perciò nel finale dello spettacolo bambini, ragazzi e artisti, intonano l’inno Fratelli d’Italia, simbolo di fratellanza e di unità, nel senso più cosmopolita.

Vorrei che questa mia versione del Nabucco, raccontato ai bambini dopo 150 anni dall’Unità d’Italia sia un appello di tolleranza, di unione e di comunione sincera. I bambini che ‘vivranno’ questo progetto sono anche gli uomini di domani e rappresentano la nostra speranza per un futuro in cui il mondo intero sarà considerato la patria di tutti, senza distinzioni di religione, colore, cultura e classe.

Silvia Collazuol

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