2008 La Cenerentola
2008 La Cenerentola
2008 La Cenerentola
2008 La Cenerentola

2008 La Cenerentola

PocketOpera – III edizione

Dramma giocoso in due atti. Musica di Gioacchino Rossini.
Libretto di Jacopo Ferretti, da Perrault.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Valle, 25 gennaio 1817
Riduzione e adattamento musicale Daniele Carnini

Cenerentola Silvia Pasini
Don Magnifico Marco Filippo Romano
Don Ramiro Nicola Amodio
Dandini Leonardo Galeazzi 
Clorinda Manuela Ranno
Tisbe Alessandra Volpe
Alidoro Simone Alberti
Mime Ancilla Oggioni, Arianna Pollini

Direttore
Alessandro Ferrari

Regia
Stefano Monti

Scene Keiko Shiraishi
Costumi Anna Cavaliere

Orchestra 1813

Produzione AsLiCo
Nuovo allestimento

 

 

 

Atto primo

Antica sala terrena nel castello del barone

Don Magnifico, barone di Montefiascone, vive nel suo castello con le figlie Clorinda e Tisbe, viziate e trattate con tutti i riguardi, e la figliastra Angelina (detta Cenerentola), costretta invece ai lavori più umili. Mentre Angelina si consola intonando un’antica canzone, un mendicante (in realtà il filosofo Alidoro, precettore del principe Don Ramiro) bussa alla porta: Clorinda e Tisbe lo respingono, mentre Angelina ha compassione di lui e gli offre del cibo. Don Magnifico e le sue figlie sono invitate alla festa che il principe darà per scegliere la sua sposa. Clorinda e Tisbe sono prese dalla frenesia e il loro cicaleccio sveglia Don Magnifico, che si alza di cattivo umore e racconta uno strano sogno, sicuro presagio di un’imminente fortuna. Sopraggiunge Don Ramiro, che – su consiglio di Alidoro – si è travestito da scudiero. Quando il principe scorge Angelina, scocca il colpo di fulmine; ma interrogata sulla sua identità, la ragazza dà risposte evasive e confuse. Intanto arriva Dandini, cameriere del principe, che del suo signore ha indossato i panni: il principe vuole restare in incognito e osservare le pretendenti per indovinarne le intenzioni. Don Magnifico, Tisbe e Clorinda rendono omaggio a Dandini, che credono il vero principe. Angelina chiede di poter accompagnare le sorelle a palazzo, ma Don Magnifico le impone di tacere, spiegando agli astanti che la ragazza è solo la governante. Don Ramiro, che assiste alla scena, trattiene a stento la sua indignazione.

Gabinetto nel casino di Don Ramiro

Dandini lusinga Don Magnifico, nominandolo cantiniere del castello; intanto Clorinda e Tisbe cercano di mettersi in buona luce agli occhi del principe. Suoni di festa annunciano l’arrivo a palazzo di un personaggio misterioso, ovvero una dama elegante che, nel togliersi il velo, rivela una rara bellezza: è Angelina, condotta al ballo da Alidoro. Pur notandone la somiglianza, nessuno in realtà la riconosce.

Atto secondo

Gabinetto nel palazzo di Don Ramiro

Don Magnifico e le figlie sono preoccupati per l’arrivo inaspettato della bella concorrente, che rischia di mettere tutti fuori gioco. Per mantenere nel lusso e nell’ozio le due figlie, Don Magnifico ha sperperato l’eredità di Angelina: cosicché, ora spera di far sposare una delle due al principe per risollevare le sorti del suo casato. Anche Don Ramiro è colpito dalla somiglianza tra la bella incognita e quella che ritiene la governante di Don Magnifico: ascolta di nascosto la conversazione tra Dandini e Angelina. Quando la fanciulla respinge la proposta di matrimonio del falso principe, dichiarando di amare il suo scudiero, Don Ramiro si mostra e chiede la sua mano. Ma Angelina gli dona un braccialetto e pone una condizione: sarà sua se egli saprà ritrovarla e se non gli spiacerà la sua vera identità. Don Magnifico apprende a poco a poco la verità da Dandini e vede svanire d’un tratto i suoi progetti.

Sala terrena con camino in casa di Don Magnifico

Rientrata dalla festa, Cenerentola è di nuovo accanto al fuoco e sogna del principe. Arrivano Don Magnifico e le sorellastre che sfogano su di lei la loro irritazione. Un temporale fa rovesciare la carrozza di Don Ramiro proprio davanti alla casa di Don Magnifico. Il barone tenta nuovamente di ingraziargli una delle due figlie, cercando di far passare Angelina per la governante. Ma il principe osserva su Angelina il braccialetto; tra lo stupore generale si fa riconoscere da lei e la indica come la sua futura sposa. Alidoro invita le sorellastre a rassegnarsi: Clorinda cercherà un altro marito e Tisbe chiederà perdono a Cenerentola.

Atrio con festoni di fiori illuminato

Si rende omaggio alla nuova principessa. Angelina chiede al suo sposo perdono per la sua famiglia: la sua bontà naturale le ha fatto dimenticare ogni ingiustizia.

CENERENTOLA OGGI..

È risaputo come, nell’opera Cenerentola, il compositore Gioacchino Rossini e il librettista Jacopo Ferretti abbiano sottratto dal racconto ogni componente magica e fiabesca: forse la dimensione del meraviglioso non incontrava i gusti del pubblico romano dell’epoca, o forse il musicista pesarese non la sentiva, in quel momento, congeniale alla sua ispirazione. Di fatto, nel libretto del Ferretti non appare il fondamentale personaggio della fata, né l’incantesimo che permette a Cenerentola di presentarsi al ballo magnificamente vestita. E soprattutto non si fa nemmeno menzione della promessa che costringe la fanciulla a fuggire, allo scoccare della mezzanotte, dalle braccia del principe perdendo la fatale scarpetta. In Rossini, la scarpetta viene sostituita da uno smaniglio, un braccialetto che Cenerentola, forse non senza malizia, affida al principe affinché la possa più facilmente ritrovare.

Ciò che più colpisce in Cenerentola è la cura di Rossini, inusitata per un’opera buffa, nel tratteggiare il carattere della protagonista. Fin dalle prime battute dell’opera, Cenerentola mostra il suo distacco e la sua ‘alterità’ nei confronti dei personaggi che la circondano. Dalla malinconica canzone iniziale Una volta c’era un re, alla scena e rondò finali Nacqui all’affanno, al pianto, è evidente l’intenzione di dipingere una figura pateticamente sospesa fra sogno e realtà. Quasi un’eroina da opera seria, forse più vicina ai languori di Elena, la protagonista della Donna del lago, che non alle funamboliche esplosioni di vitalità di un’Isabella dell’Italiana in Algeri.

Depurata della componente magico fiabesca, la vicenda mi ha ricordato certa commedia leggera americana, in particolare alcuni film di Frank Capra, più che le commedie in costume. Per superare quel carattere di musealità, a volte prodotto dalla sedimentazione della tradizione del teatro  d’opera, ho pensato di trasporre la vicenda in un tempo a noi più vicino. Mi piaceva l’idea di raccontare una storia ‘morale’, in un mondo cinico e a-morale come la contemporaneità, con quel lieto fine così irreale, ma anche così consolatorio per i fruitori della storia stessa, al pari dei lieto fine di tanti film di Capra… In fondo qualche volta la realtà supera la fantasia. Rappresentare Cenerentola è anche raccontare una vicenda di riscatto sociale per la protagonista e morale per i deuteragonisti. L’elemento favolistico cacciato dalla porta rientra dalla finestra nell’impossibilità di poter anche solo immaginare oggigiorno un personaggio come Cenerentola.

Così come l’elemento magico, depurato nel libretto, si rimaterializza attraverso la magia del teatro e una messa in scena che vuole essere dinamica e quasi illusionistica, attraverso un unico elemento che si trasforma e di volta in volta acquista sempre una nuova identità.    

Stefano Monti

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