2011 Il cappello di paglia
2011 Il cappello di paglia
2011 Il cappello di paglia
2011 Il cappello di paglia
2011 Il cappello di paglia

2011 Il cappello di paglia

Farsa musicale in quattro atti. Musica di Nino Rota. Libretto di Nino Rota e Ernesta Rinaldi, dalla commedia Le châpeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel.

Prima rappresentazione: Palermo, Teatro Massimo, 21 aprile 1955

Fadinard Leonardo Cortellazzi, Fabrizio Paesano
Nonancourt Domenico Colaianni
La baronessa di Champigny Marianna Vinci
Elena / Anaide Manuela Cucuccio, Anna Maria Sarra
Beaupertuis Filippo Fontana
Emilio Simone Alberti
Lo zio Vezinet /Visconte Achille Raoul d’Eramo
La modista Silvia Giannetti
Felice Roberto Covatta
Una guardia Alessandro Mundula
Un caporale delle guardie Jozef Carotti

Direttore
Giovanni Di Stefano

Regia
Elena Barbalich

Scene e costumi
Tommaso Lagattolla

Light designer Michele Vittoriano
Aiuto regia e movimenti coreografici Danilo Rubeca

Maestro del coro Antonio Greco

Altro Maestro del coro Diego Maccagnola

Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Teatro Sociale di Rovigo

Nuovo allestimento

Opera rappresentata con sovratitoli

 

 

Atto I
Nel giorno delle nozze di Fadinard, il suo cameriere Felice accoglie Vézinet – lo zio vecchio e sordo della promessa sposa – che porta in dono una cappelliera. Arriva quindi lo stesso Fadinard, che racconta un fatto curioso: mentre tornava a casa in calesse, il suo cavallo ha mangiato un cappello di paglia appeso al ramo di un albero. Le urla della proprietaria e dell’ufficiale che la accompagnava hanno spaventato il cavallo, che, ripartendo al galoppo, gli ha impedito di scusarsi. Fadinard sta pensando con gioia alle nozze imminenti quando entrano Anaide, la proprietaria del cappello, e il suo accompagnatore Emilio: i due esigono un risarcimento. Fadinard manda Felice alla ricerca di un cappello uguale a quello distrutto e si affretta a nascondere Anaide ed Emilio, quando si accorge che sta sopraggiungendo il futuro suocero Nonancourt, in compagnia della sposa Elena. Rimasti soli, Fadinard e Elena si scambiano espressioni di tenerezza. Dalla strada intanto giungono le voci degli invitati: Fadinard manda Elena e il padre ad accoglierli e si trattiene per cercare di liberarsi di Anaide ed Emilio. Felice non ha trovato il cappello giusto e Anaide è disperata: non può rientrare a casa senza quel cappello, con il quale il marito gelosissimo l’ha vista uscire al mattino. A nulla valgono le proteste di Fadinard, atteso per la cerimonia nuziale: Emilio minaccia di affrontarlo in duello se non provvederà a procurare ad Anaide un cappello nuovo.

Intermezzo
Una modista sta tentando di tenere a freno il cicaleccio delle sue apprendiste, quando nella bottega si presenta Fadinard. La modista lo informa di aver venduto alla Baronessa di Champigny un cappello identico a quello desiderato.

Atto II
La Baronessa ha organizzato un ricevimento in onore del violinista Minardi. Giunge Fadinard, che nel frattempo è riuscito a condurre in porto la cerimonia nuziale. Accolto dalla padrona di casa, che crede di avere di fronte a sé il grande violinista, decide di fingere di essere il musicista: così, quando le chiede di donargli il cappello, la nobildonna non si scompone, e divertita acconsente. Fadinard si rallegra pensando che potrà presto raggiungere gli invitati per recarsi al banchetto nuziale, quando con orrore vede Nonancourt uscire dalla sala da pranzo: costui l’aveva seguito con gli invitati, pensando che fossero giunti al ristorante. Quando la Baronessa ritorna con un cappello nero, Fadinard insiste per avere non quello, ma un cappello di paglia di Firenze. La Baronessa, sconcertata, rivela di averlo donato alla sua figlioccia, la signora Beaupertuis. La confusione aumenta quando irrompono nel salone gli amici di Fadinard e poi il vero maestro Minardi. Fadinard riesce a svignarsela, trascinando con sé Elena e gli invitati, prima dell’arrivo della polizia.

Atto III
Il signor Beaupertuis è inquieto: sospetta di essere tradito dalla moglie, uscita la mattina per rendere visita a una cugina e non ancora rientrata. Si presenta Fadinard, che chiede di parlare con la padrona di casa. Mentre entrano Nonancourt e Vézinet, convinti che quella sia la nuova abitazione degli sposi, Beaupertuis cerca invano di fermare Fadinard, che gira freneticamente alla ricerca del cappello. Infine arrivano le donne del corteo nuziale, accompagnando Elena a quello che credono il talamo nuziale. Gli equivoci si moltiplicano e Fadinard si decide a spiegare a Beaupertuis perché sia alla ricerca del cappello della signora: ma dai particolari del racconto Beaupertuis comprende che l’amante dell’ufficiale è sua moglie, e il cappello mangiato quello da lei indossato la mattina. Fadinard esce per correre a casa e mettere in salvo Anaide dalla vendetta di Beaupertuis, che lo tallona armato di pistola.

Intermezzo

Il corteo degli invitati, stanco e disorientato dopo tutte le peripezie della lunga giornata trascorsa, si trascina nella notte verso la casa di Fadinard.

Atto IV

I militari della ronda eseguono il cambio della guardia, mentre si addensa un violento temporale. Gli invitati arrivano sotto la casa di Fadinard: Felice impedisce loro di salire, perché in casa c’è una signora. Nonancourt, su tutte le furie, ordina di portare via tutti i doni di nozze. Elena tuttavia ama il marito e non intende lasciarlo. Giunge Fadinard trafelato, mentre Nonancourt si appresta a portare via i pacchi con i regali: tenta di strappargli di mano una cappelliera, e lo zio Vézinet si preoccupa che non ne venga danneggiato il contenuto, il suo dono di nozze – un cappello di paglia di Firenze! Mentre Fadinard abbraccia tutti quanti, Nonancourt sottrae il cappello dalla scatola. Fadinard sale in casa per liberare Anaide. Intanto i soldati ritornano si imbattono in Nonancourt e negli invitati carichi di pacchi, li prendono per ladri e li conducono in prigione. Fadinard, uscito di casa con Emilio e Anaide, apre la cappelliera: è esterrefatto trovandola vuota e non vedendo più moglie, suocero e invitati. Quando un soldato spiega l’accaduto, Emilio entra nel posto di guardia per recuperare il cappello. Fadinard fa indossare ad Anaide un cappotto militare e la nasconde nella garitta, Emilio si affaccia a una finestra e lancia il cappello, che resta impigliato a un lampione. Beaupertuis arriva furente in cerca della moglie, mentre Emilio e Fadinard si affannano per nascondere la donna e recuperare il cappello. Anaide ha indossato il cappello ed affronta Beaupertuis, rimproverandolo di bighellonare per la città. Nonancourt, che ha saputo la verità da Felice, elogia Fadinard per la sua nobiltà d’animo. Il caporale libera gli invitati. Beaupertuis, umiliato, chiede perdono alla moglie. Tutti quanti si rallegrano per il lieto fine della folle giornata: ciascuno può tornare a casa a riposare, e gli sposini possono finalmente ritirarsi nel loro nido d’amore.

THE PLOT

Act I

On the day of Fadinard’s wedding, his valet Felice greets Vézinet, the deaf, elderly uncle of the bride-to-be. He has brought a hatbox as a gift. Fadinard also comes in and tells a curious story. While he was coming home in his coach, the horse ate a straw hat handing from a tree branch. The cries of its owner and of the military officer who was accompanying her scared the horse, who galloped away and did not give Fadinard a chance to make amends. The deaf Vézinet did not understand anything that was said. Fadinard is joyfully contemplating his upcoming wedding when Anaide, the owner of the hat, and her companion, Emilio, come in. They want to be reimbursed for the damage. Fadinard sends Felice to find a similar hat. When he hears that someone is coming, he quickly hides Anaide and Emilio. His future father-in-law Nonancourt, comes in with his fiancé Elena. From the street one hears the voices of the guests. Fadinard sends Elena and her father to greet them and he then tries to get rid of Anaide and Emilio. Felice has not found the right hat. Anaide is desperate. She cannot return home without the hat she was wearing that morning, when her very jealous husband saw her. Fadinard’s objections come to naught. He is expected at the wedding ceremony. Emilio threatens a duel if he does not get Anaide a new hat that is the same as the one that the horse ruined.

Intermezzo

A milliner tries to stop the gossiping of her trainees. Fadinard comes into the workshop. The woman tells him that she sold an identical hat to the Baroness of Champigny.

Act II

The Baroness has organized a party in honour of the violinist Minardi. Fadinard comes in, followed by his wedding ceremony. He is greeted with great respect by the hostess who in her turn thinks that she is talking to the great violinist, known for his extravagant ways. He decides to pretend to be the musician. When he asks for her hat, she is much amused and agrees to his request. Fadinard is pleased thinking that he will soon join his own guests at the nuptial banquet. But he sees to his horror Nonancourt leaving the dining room. He followed Fadinard with the guests thinking that they had come to the restaurant. When the Baroness comes back with a black hat, Fadinard says that he does not want that one, but a Florentine straw hat. The baffled Baroness reveals that she gave that one to her goddaughter Madame Beaupertuis. Things get even more confused when Fadinard’s friends and the real Minardi come into the reception room. Fadinard manages to slip away dragging with him Elena and the guests before the arrival of the police.

Act III

Monsieur Beaupertuis is uneasy. He thinks that his wife has betrayed him. She went out that morning to visit a cousin and has not come back. Fadinard enters and asks to speak to the lady of the house. Nonancourt and Vézinet come in thinking that this is the couples’ new home. Beaupertuis unsuccessfully tries to stop Fadinard who is running about looking for the hat. Finally the women of the nuptial party enter with Elena to what they think will be the bridal chamber. The misunderstandings accumulate, and Fadinard decides to explain to Beaupertuis why he is looking for his wife’s hat. But from the story, Beaupertuis understands that the officer’s lover is his wife and that the hat the horse ate is hers. In the general confusion, Fadinard runs home to save Anaide from the vendetta of Beaupertuis who is following him with a pistol.

Intermezzo

That night the wedding guests tired and disoriented from all the day’s mishaps drag themselves back to Fadinard’s house.

Act IV

The changing of the guard takes place as a violent storm kicks up. The guests arrive outside Fadinard’s house. Felice does not let them in because there is a lady. Elena, however, loves her husband and does not intend to leave him. Fadinard comes in panting. While a very angry Nonancourt is about to take away the packages with the gifts, Fadinard tries to take away the hatbox. Uncle Vézinet is worried that its contents will be damaged – it is an expensive Florentine straw hat! While Fadinard embraces everyone, Nonancourt takes the hat out of the box. Fadinard goes in to free Anaide. The soldiers come back from their rounds, and meeting Nonancourt and the guests full of packages, they take them to be thieves and bring them to prison. Fadinard comes out of the house with Emilio and Anaide and opens the hatbox. He is amazed to find it empty and not to see his wife, father-in-law and the other guests. When a soldier explains what has happened, Emilio enters in the guard’s post to recover the hat. But now Beaupertuis arrives. Fadinard has Anaide put on a military overcoat and hide in the sentry box. Emilio throws the hat out the window, but it gets stuck on a lamppost. Beaupertuis is furiously looking for his wife, while Emilio and Fadinard do their best to hide the woman and recover the hat. They are successful but the lamppost falls down. All the noise attracts the guards and neighbours. Taking advantage of the upheaval about the hat, Anaide scolds Beaupertuis for running about town and not taking care of her. Nonancourt praises Fadinard for the nobility of his spirit. The caporal frees the guests. A humbled Beaupertuis asks his wife’s pardon. Everyone is overjoyed about the happy end to the day: everyone can now go home and the bride and groom finally go off to their love nest.

Tanto di cappello!
di Giovanni Di Stefano

Così titolava Fedele D’Amico una sua recensione dopo una esecuzione de Il cappello di paglia, queste tre parole forse rendono efficacemente il valore della scrittura del Maestro. Sì, perché avendolo conosciuto in quel di Bari, nel suo Conservatorio a cui ha dedicato per 30 anni la sua vita, riuscendo ad infondere una positività incredibile, un fermento d’interesse, di curiosità, d’apertura a tutte le novità, ma partendo dalla conoscenza «nulla deriva dal nulla» soleva dire, siamo certi che siamo di fronte ad un gran musicista, ad un uomo che nella sua vita ha avuto interessi molteplici e che tramite la sua musica ci ha regalato dei messaggi.

Rota nella seconda metà del secolo scorso era da molti considerato un compositore inattuale, sebbene quest’inattualità che gli veniva rimproverata fosse insita in tanti altri compositori. A parte che la storia musicale deve ancora essere scritta, la sua scrittura era frutto di una approfondita conoscenza di tutta la musica, dai secoli scorsi a quello in cui viveva, e trattata con gran coerenza. Su tutto quello che si è scritto non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro se non invitare a partecipare e ad avvolgersi nella musica di questa vicenda, ricordando che tante volte quello che cerchiamo lo abbiamo sotto il naso e non serve andarlo a cercare altrove come Fadinard…, ma un breve scritto di Alberto Savinio sul suo incontro con Rota trentaduenne, vorrei sottoporvelo aggiungendo solamente che rappresenta una delle sfaccettature dell’uomo Rota:

«Guardando Nino Rota al pianoforte, ho capito come doveva essere Mozart al clavicembalo. Non faccio comparazione di qualità, solo confronto di immagini e di fisiologia. Entrambi partecipano di quel fanciullismo di cui tanto si parlò nei confronti di Mozart. Ma il fanciullismo dei musici molto musicali è un nostro errore di visione, un nostro errore di comparazione. Non sono fanciulli i musici, sì a noi sembrano tali: sono musici, sono creature estranee al nostro mondo. E la musica, loro madre e natura, impedisce ai musici di crescere e di svilupparsi come uomini.»

«TRA IL FANTASTICO E L’ASSURDO»
di Elena Barbalich

Analizzando la struttura drammaturgica de Il cappello di paglia di Firenze è difficile non rilevare tutti i punti deboli della trama: dal nucleo generante la vicenda comica – il cavallo di Fadinard che mangia il cappello di paglia di Anaide – agli inverosimili equivoci sulle identità dei personaggi, ai più improbabili scambi di luogo, il più incredibile dei quali è il confondere da parte di Nonancourt, Vézinet ed Elena, a poche ore di distanza dall’aver visitato la prima, la casa di Fadinard con quella di Beaupertuis e il non riconoscere, alla fine dell’opera, Piazza Troudebì, dove si colloca l’abitazione di Fadinard. Queste incongruenze trovano la loro fedele matrice ne Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche, fonte originaria dell’opera di Rota. Già nel 1851, quando il vaudeville di Labiche andava in scena al Théâtre du Palais-Royal, il direttore del teatro, Charles Dormeuil, non volle assistere a quello che considerava un fiasco indubitabile, avendolo giudicato «delirante» e «completamente idiota». Anche De Musset definì la farsa in un crinale «tra il fantastico e l’assurdo». Lo stesso Rota, temendo che l’opera non rispettasse il principio della verosimiglianza, l’aveva serrata ancora inedita in un cassetto, dove era rimasta per nove anni prima di essere finalmente rappresentata a Palermo nel 1955. In realtà l’originario vaudeville di Labiche traccia un interessante percorso, un filo rosso che, passando per Feydeau, arriva al teatro dell’assurdo di Jarry, fino al cinema di René Clair che, non a caso, avendo realizzato film dichiaratamente surrealisti quali Entr’acte e Paris qui dort, trova in Labiche il soggetto cinematografico più adatto alla sua estetica. Con Rota, che dalla fascinazione iniziale del film di René Clair passa allo studio della fonte teatrale originaria, si chiude idealmente un cerchio.

In questo breve tracciato storico sembra facilmente individuabile la ragione della riuscita della pièce originaria, riconfermata nell’opera di Rota e nel film di Clair, consistente nell’incredibile varietà di situazioni comiche che la vicenda, nel suo assurdo vortice narrativo, ha il potere di creare. Lo stesso Labiche definiva la sua commedia «un animale a mille zampe» che fa sbadigliare il pubblico, quando rallenta e lo fa fischiare, quando si ferma. In questo, più che in altri casi, la comicità è plausibile solo nell’accettazione di un codice dell’assurdo, che rende possibile tutto. Quel codice è garantito dalla mediazione dichiarata della finzione teatrale. Per questo, con lo scenografo Tommaso Lagattolla, abbiamo evidenziato la presenza filtrante del teatro attraverso un boccascena luminoso, che riconduce esteticamente agli spettacoli di varietà. La ‘folle giornata’ non sembra tanto svolgersi nel frenetico passaggio da un luogo all’altro alla ricerca del cappello, quanto rappresentare vettorialmente una corsa a vuoto, risolta nella scoperta finale che l’agognato cappello si trovava fin dall’inizio dell’opera sotto il naso di Fadinard. Per conferire l’idea della finzione come codice essenziale di fruizione e per trasmettere al design della scena il carattere cinetico del ritmo drammaturgico, abbiamo pensato di riferirci alla pittura suprematista di Malevič, al cubismo di Léger, all’orfismo di Sonia Delaunay, tutti movimenti che celebravano la libertà della forma cromatica attraverso l’astrazione. Altro riferimento sono alcune istantanee di Eli Lotar che, fotografo di Buñuel, riproduce l’immagine astratta attraverso il particolare architettonico, svincolato dai parametri del realismo fotografico. Il mondo bidimensionale di alcune correnti dell’arte figurativa dei primi decenni del Novecento è sembrato il più adatto, per la sua aderenza all’estetica cinematografica del periodo, a costituire il fondale e il commento alla folle vicenda di Fadinard, per descrivere un mondo in cui la comicità, nella sua aerea eleganza, si manifesta nell’espressione di un’esplicita dimensione giocosa. Abbiamo pensato che il parametro del gioco fosse coerente con la sottile ironia che pervade la musica di Rota, non a caso compositore prediletto da Fellini, dove sembra di intravedere la sottile traccia di un filo rosso percorrere un’estetica che riconosce nell’assurdo la sua poetica più profonda.

Giovanni Di Stefano Direttore
Direttore artistico del Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, è impegnato attivamente nella ricerca e formazione di giovani cantanti. Per il teatro di Savona ha diretto: Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, L’occasione fa il ladro e La cambiale di matrimonio, Ecuba di Manfroce, La traviata, Rigoletto, Aida, Madama Butterfly, Socrate immaginario e Il barbiere di Siviglia di Paisiello, la trilogia di Mozart, L’elisir d’amore, Werther di Massenet, Cavalleria rusticana, Tutti in maschera di Pedrotti. È stato consulente artistico per l’Orchestra Sinfonica della Repubblica di San Marino e per l’Orchestra della Società dei Concerti di Bari ed è presente nelle giurie di prestigiosi concorsi nazionali e internazionali. Ha diretto per la Fondazione Petruzzelli di Bari L’elisir d’amore, Don Pasquale e Il cappello di paglia di Firenze di Rota; per il Teatro Municipale di Piacenza con la Fondazione Toscanini I due Foscari; per il Teatro Comunale di Modena e di Piacenza Madama Butterfly e Il sequestro, nuova opera di Demestres; per il Teatro Verdi di Trieste Il barbiere di Siviglia di Paisiello e Il signor Bruschino di Rossini; per il Teatro Filarmonico di Verona un Gala con l’Orchestra dell’Ente; per il Teatro Sociale di Como, il Teatro Verdi di Pisa e il Teatro Sociale di Rovigo Werther di Massenet; per il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro Goldoni di Livorno Orfeo ed Euridice di Gluck; per il Teatro Valli di Reggio Emilia Tosca, Petite messe solennelle di Rossini e la Messa di Gloria di Donizetti in una nuova versione critica; per il Festival Paisiello I zingari in fiera. Ha inoltre diretto La Cenerentola di Rossini nella versione in napoletano, Lo scoiattolo in gamba di Rota, Manon Lescaut di Puccini, Eroismo ridicolo di Spontini, La clemenza di Tito e Arca di Noè di Britten. Ultimamente ha diretto al Teatro Massimo di Palermo Cenerentola.com nuova opera di Sani e Gregoretti, Il segreto di Susanna di Wolf-Ferrari al Teatro San Carlo di Napoli e La chatte metamorphosée en femme di Offenbach al Teatro Verdi di Trieste. Ha diretto concerti sinfonici in Italia e all’estero; nel 2002 ha debuttato in Giappone alla Suntory Hall di Tokyo con la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra e nel 2003 in Bulgaria con la Filarmonica di Sofia dove è ritornato con l’Orchestra del Teatro dell’Opera. Nel corso della sua carriera ha avuto modo di condurre prestigiosi artisti quali Ghena Dimitrova, Mariella Devia, Luciana Serra, Lella Cuberli, Tiziana Fabbricini, Ines Salazar, Patrizia Ciofi, Anna Caterina Antonacci, Mieko Sato, Luciana D’Intino, Sonia Ganassi, Marcelo Alvarez, Fabio Armiliato, Renato Bruson, Silvano Carroli, Roberto Frontali, Roberto De Candia, Alfonso Antoniozzi, Roberto Scandiuzzi, Maxence Larrieu, Benedetto Lupo, Bruno Canino, Maurizio Baglini; ha collaborato inoltre a uno spettacolo con la Fura del Baus. Ha studiato con i maestri Marvulli, Ferrari, Couraud e Ferrara e ha partecipato, come effettivo, al Seminario di direzione d’orchestra tenuto da Leonard Bernstein all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma; è stato assistente di Massimo de Bernart e di Gianandrea Gavazzeni. Ha inciso per Bongiovanni: Socrate immaginario, Il barbiere di Siviglia e I zingari in fiera di Paisiello, Werther con Anna Caterina Antonacci e Dimitri Korchak, Tutti in maschera di Pedrotti; per Agorà Eroismo ridicolo di Spontini e per la Rai un DVD con l’Oratorio La vita di Maria di Rota. Si è occupato della catalogazione delle musiche di Nino Rota, ha insegnato al Conservatorio di Pesaro ed è titolare della cattedra di Esercitazioni orchestrali presso il Conservatorio di La Spezia.

Elena Barbalich Regista

Veneziana, si è laureata in lettere all’Università Ca’ Foscari con il massimo dei voti con una tesi sulla storia della messinscena di Aida al Teatro alla Scala di Milano. Parallelamente ha seguito un corso di recitazione al Teatro all’Avogaria di Venezia e ha approfondito la sua formazione musicale con lo studio privato del pianoforte e del canto corale. Ha cominciato a lavorare nel campo del teatro lirico come aiuto regista collaborando con i maggiori teatri italiani come la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, il Regio di Torino, il Carlo Felice di Genova, il Comunale di Bologna, il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo. Come regista ha esordito con La serva padrona di Pergolesi, rappresentata a Milano al Castello Sforzesco e interpretata da Tiziana Fabbricini e dall’Orchestra Verdi. Ha realizzato numerose regie nel campo del repertorio contemporaneo quali Phonophonie di M. Kagel (prima rappresentazione italiana) e Rätsel von Mozart di M. Cardi, M. D’Amico, O. Neuwirth, F. Nieder e B. Olivero (prima rappresentazione assoluta) andate in scena nel 1999 al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia per la Fondazione Malipiero in collaborazione con il Teatro La Fenice. Nel 2000, come regista, ha vinto uno Stipendium della Richard Wagner Stipendienstiftung. Sempre per il Teatro La Fenice, nel 2002, ha messo in scena Per voce preparata, spettacolo con musiche di Aperghis, Cage, Casale, Doati, Kagel, Pachini, Schnebel. A Parigi, all’Auditorium de la Cité des Arts, ha rappresentato Recitations di Aperghis e replicato Phonophonie di M. Kagel. Al Festival di Opera Barga ha messo in scena Il tribuno di M. Kagel, replicato al Festival di Tourcoing organizzato da Jean-Claude Malgoire, dove ha anche curato la ripresa di Rätsel von Mozart. Nel 2005, per il Teatro San Carlo di Napoli, ha curato la regia della prima rappresentazione assoluta dell’opera Garibaldi en Sicile di Marcello Panni con la partecipazione di Luigi Ontani. Nel campo del repertorio classico ha realizzato la regia di Cavalleria rusticana e di Pagliacci al Teatro Verdi di Salerno e al Teatro Politeama di Catanzaro. Per gli stessi teatri ha messo in scena Tosca al Politeama di Catanzaro. E nel 2006 ha inaugurato la stagione lirica di Salerno con Macbeth, ripreso nel 2007 al Teatro São Carlos di Lisbona interpretato da Dimitra Theodossiu, Johann Reuter, Giovanni Furlanetto, Fabio Sartori nel 2008 a La Coruña con l’interpretazione di Maria Guleghina e nel 2010 al Teatro Calderón di Valladolid. Nel 2007 ha curato la riedizione di Tosca al Teatro Piccinni per la Fondazione Petruzzelli di Bari con la direzione di Daniel Oren, ripresa nel 2009, sempre al Teatro Piccinni, sotto la direzione di Renato Palumbo. Ha curato al Teatro Verdi di Sassari la regia di Les mamelles de Tirésias di Poulenc e de La damoiselle élue di Debussy (prima rappresentazione assoluta). Per il compositore veneziano Paolo Furlani ha scritto i libretti delle flash opere Otòno Shirábe e Singin’in the brain, da cui è stata tratta una suite, eseguita alla Biennale Musica di Venezia. Nel 2009 ha diretto il Laboratorio di arte scenica e il Laboratorio di regia al Conservatorio di Lecce e ha tenuto una serie di lezioni di arte scenica al Corso di formazione professionale superiore per cantanti lirici dei TEATRI S.p.A. di Treviso (2009). A Venezia, con Riccardo Held, Enrico Palandri e Paolo Furlani, ha fondato nel 2009 la Casa della Musica. Nel 2010, per il Conservatorio di Lecce ha messo in scena Il matrimonio inaspettato di Paisiello e al Teatro Petruzzelli di Bari La traviata.

Tommaso Lagattolla Scenografo e costumista
Diplomato in violino presso il Conservatorio di Bari e in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti della stessa città, si dedica all’attività concertistica per alcuni anni e in seguito concentra i propri interessi sull’attività teatrale. Come costumista inaugura la stagione operistica del Teatro Petruzzelli di Bari nel 2001 con la prima esecuzione moderna di Didon di Piccinni, per la regia di P. P. Pacini, con il quale collabora anche per I Capuleti e i Montecchi, Le nozze di Figaro e Don Giovanni. In più occasioni è assistente ai costumi e alle scene di Pasquale Grossi nei più importanti teatri italiani e inoltre è assistente ai costumi di Elisa Savi per la realizzazione de The Beggar’s Opera di Britten, con la regia di Moni Ovadia, e per Le storie del signor Keuner, con la regia di Moni Ovadia e Roberto Andò, in prima nazionale al Piccolo Teatro di Milano. Con Elena Barbalich avvia un duraturo percorso di collaborazione che porta alla produzione di numerose messe in scena: la prima assoluta del Tribuno di Kagel, per il Festival Opera Barga (poi al Festival di Tourcoing); Per voce preparata di vari autori contemporanei a Venezia; la prima assoluta di Garibaldi en Sicile di Marcello Panni a Napoli; Cavalleria rusticana e Pagliacci a Salerno, Tosca a Bari. Ha messo in scena la prima mondiale in tempi moderni de L’isola disabitata di Haydn per l’Accademia Chigiana di Siena, con la regia e direzione musicale di Gianluigi Gelmetti, per il quale realizza anche la scenografia de La traviata. Attualmente è direttore degli allestimenti scenici presso la Fondazione Petruzzelli di Bari, insegnante di Costume presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e studioso del costume storico. Ha collaborato alla realizzazione di importanti cataloghi museali editi dall’Istituto Poligrafico dello Stato.

Michele Vittoriano Light designer
Nato a Salerno nel 1965, sin dalla giovane età è impegnato come illuminotecnico in tour con le più importanti band musicali nazionali e internazionali. Dal 1990 i suoi interessi si orientano prevalentemente verso il teatro di prosa collaborando con il Teatro Bellini di Napoli e principalmente con la compagnia di Tato Russo. Dal 1997 al 2006 è responsabile illuminotecnico per la stagione lirica del Teatro Verdi di Salerno dove svolge la sua attività di light designer per registi quali Ruggero Cappuccio, Attilio Colonnello, Mario Corradi, Pier Francesco Maestrini, Riccardo Canessa, Giulio Ciabatti, Francesco Esposito, Simona Marchini, Massimo Gasparon, Francesco Torrigiani, Gino Landi e Lina Sastri. Con la regista Elena Barbalich collabora sin dal 2004 realizzando Cavalleria rusticana, Pagliacci e Tosca sempre per il Teatro Verdi di Salerno, Macbeth per il teatro São Carlos di Lisbona, spettacolo portato in scena in tutta Europa, e La traviata per il Teatro Petruzzelli di Bari. Ha alternato la sua attività artistica con quella didattica insegnando presso i corsi di formazione professionale Technè del Festival di Benevento con la supervisione artistica di Ruggero Cappuccio.

Leonardo Cortellazzi Tenore
Nato a Mantova nel 1980, unisce agli studi universitari la formazione musicale conseguendo il diploma di canto e il diploma accademico di secondo livello sotto la guida di Lelio Capilupi al Conservatorio di Parma. Nel 2003 partecipa alla produzione di Werther al Teatro Magnani di Fidenza. Negli anni successivi collabora più volte con il Teatro Regio di Parma nel progetto ‘Imparo l’opera’. Nel 2006 vince il Concorso ‘Primo palcoscenico’ del Conservatorio di Cesena per il ruolo di tenore solista nel Requiem di Mozart e il XIII Concorso ‘Giuseppe Di Stefano’ per il ruolo di Ferrando in Così fan tutte. Canta al Teatro Municipale di Piacenza La finta semplice di Mozart (Fracasso) e al Luglio Musicale Trapanese Così fan tutte (Ferrando). Nel 2007 inizia il suo impegno con l’Accademia del Teatro alla Scala durante il quale partecipa alla produzione di Così fan tutte (Ferrando) e Le nozze di Figaro. Nel 2008 interpreta il ruolo di protagonista nel Don Giovanni di G. Pacini al Rossini Festival di Wilbad e torna al Teatro alla Scala per i Vesperae Solennes de Confessore di Mozart. Attivo in campo concertistico ha cantato tra l’altro nel Requiem, nella Messa dell’Incoronazione e nella Missa Brevis KV 192 di Mozart. Nelle ultime stagioni ha interpretato Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti e L’occasione fa il ladro di Rossini (Conte Alberto) al Teatro alla Scala, Lucia di Lammermoor (Arturo) a Sassari e a Venezia, Don Giovanni (Don Giovanni) a Venezia e a Bologna, Die Zauberflöte (Tamino) nei Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Risorgimento di L. Ferrero a Bologna e Rigoletto (Borsa) nella produzione di Andrea Andermann trasmessa in mondovisione in diretta da Mantova, con la regia di Marco Bellocchio. Recentissimo il debutto in Anna Bolena (Percy) all’Egandin Festival.

Fabrizio Paesano Tenore
Nato a Napoli nel 1985, inizia gli studi al Conservatorio di Salerno e successivamente si perfeziona con Claudio Desderi e frequenta le masterclass di Alfonso Antoniozzi, Massimo Lambertini, Luciana Serra e Mariella Devia. A soli 19 anni partecipa come solista alla commedia musicale Tra Napoli e New York nun ce sta sulo o’ mare rappresentata al Teatro Politeama di Napoli, al Teatro dell’Università di Philadelphia e alla Columbia University di New York. Nel 2010 risulta idoneo al 61° Concorso per giovani cantanti lirici indetto dall’AsLiCo e debutta al Teatro Sociale di Como nell’opera La sonnambula nel ruolo di Elvino. Nel 2011 interpreta Nemorino (Elisir d’amore) al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia e al Teatro Guardassoni di Bologna, e in seguito viene selezionato dall’Accademia Rossiniana per la produzione de Il viaggio a Reims. Si è esibito in numerosi concerti, tra cui ‘Viva Verdi 2011’ rappresentato a Vicenza, interpretando arie di Rossini, Donizetti e brani della musica popolare napoletana.

Domenico Colajanni Bass-Baritono
Si diploma in canto con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Bari, sua città natale. Nel 1989 vince il Concorso AsLiCo e debutta nella Cecchina, ossia La buona figliola (Mengotto) di Piccinni, e nel Die Zauberflöte (Pappageno). La sua carriera lo porta a cantare nei più grandi teatri italiani ed esteri, interprete non solo di ruoli del repertorio più corrente, ma anche di numerosi repechages di operisti del Settecento, del primo Ottocento e di epoche posteriori. È presente in numerose produzioni alla Scala di Milano, al Regio di Torino, al San Carlo di Napoli, al Comunale di Bologna, all’Opera di Roma, a La Fenice di Venezia, al Lirico di Cagliari, al Massimo di Palermo, all’Arena Sferisterio di Macerata, al Verdi di Trieste, all’Opera Giocosa di Savona, al Piccinni di Bari. Ha inaugurato la riapertura del Teatro Petruzzelli di Bari nella Turandot (Ping). Più volte in tournée all’estero: al Teatro dell’Opera di Montecarlo, a Tokyo e Osaka, in Australia. Con opere di Vivaldi, Salieri e Hasse, canta a Praga e Budapest. Ripetutamente scritturato al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, è interprete di numerosi titoli con incisione discografica. È stato diretto da grandi maestri, quali Lorin Maazel, Peter Maag, Zoltan Pesko, Rafael Fruhbeck, Jeffrey Tate, Daniele Gatti, Donato Renzetti, Gianluigi Gelmetti, Renato Palumbo, Bruno Bartoletti e ha lavorato con noti registi come Franco Zeffirelli, Luca Ronconi, Pier Luigi Pizzi e Hugo De Ana.

Marianna Vinci Mezzosoprano
Nata a Taranto, comincia lo studio del canto all’età di 16 anni all’Istituto musicale G. Paisiello, si diploma nel 2005 e viene ammessa all’Accademia Paolo Grassi di Martina Franca. Dal 2009 si perfeziona con Matteo Beltrami e William Matteuzzi e frequenta la Scuola dell’Opera a Bologna. Nel 2007 canta lo Stabat Mater di G. Paisiello per il Giovanni Paisiello Festival nel Duomo di Taranto; nello stesso anno si laurea con lode in Discipline musicali all’Università. In seguito alla partecipazione al concorso televisivo per cantanti di lirici della RAI patrocinato da Pippo Baudo, prende parte con gli altri finalisti a un concerto in Israele in occasione della visita del Santo Padre e nel 2009 canta in un concerto all’Abbazia di Pomposa. Interpreta in forma scenica il ruolo di Rosina (Il barbiere di Siviglia); a Ravenna e Ferrara canta il Requiem di Mozart. Nella stagione 2009/10 è Maddalena (Rigoletto) per l’AsLiCo, dove viene riconfermata l’anno successivo nel ruolo di Flora (La traviata). Al Teatro Comunale di Bologna debutta in Carmen (Mercedes) e al Teatro Politeama di Lecce canta ne Il barbiere di Siviglia (Berta). Recentemente ha cantato a Cagliari ne La traviata e ne La Napoli milionaria.

Manuela Cucuccio Soprano
Figlia d’arte, si è laureata in canto con il massimo dei voti presso l’Istituto superiore di studi musicali di Catania. Ha iniziato la sua carriera a vent’anni con il debutto ne La rondine di Puccini (Bianca) al Luglio Musicale Trapanese, continuando poi con Il telefono di Menotti (Lucy) a Enna, Un ballo in maschera (Oscar) a Milano, Bastien und Bastienne (Bastiana) a Catania, La bohème (Musetta) a Treviso, Jesi, Fermo, Venezia e al Teatro Massimo Bellini di Catania, Il Flaminio di Pergolesi (Checca) per il Festival ‘Magie Barocche’ di Noto, Carmen (Frasquita), Elektra di Strauss (Quinta Ancella), Rigoletto (Gilda) e Orfeo ed Euridice di Gluck (Amore) al Teatro Bellini di Catania, Don Pasquale (Norina) a Palma de Mallorca, Il campanello di Donizetti (Serafina) al Teatro Marrucino di Chieti. È risultata idonea al 63° Concorso dell’AsLiCo.

Anna Maria Sarra Soprano
Nata nel 1988, si è diplomata in canto con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore al Conservatorio di Matera. Si è perfezionata presso l’Opera Studio all’Accademia di Santa Cecilia di Roma e all’Accademia Rossiniana. È vincitrice del Concorso internazionale ‘Franco Alfano’ di Sanremo e del Concorso ‘Fedora Barbieri’ di Viterbo. Ottiene una borsa di studio nell’ambito della XXVII edizione del Concorso ’Maria Caniglia’ ed è finalista nella II edizione dell’International Singing Competition for Baroque Opera Antonio Cesti (Innsbruck) nell’ambito del quale vince un premio speciale come giovane talento. Ha interpretato Fanni (La cambiale di matrimonio), Berta (Il barbiere di Siviglia), Berenice (L’occasione fa il ladro), Giannetta (L’elisir d’amore), Frasquita (Carmen), Micaela (La tragédie de Carmen di Peter Brook), Ernestine (Monsieur Choufleuri restera chez lui di Offenbach), Catherine (Pomme d’Api di Offenbach), Anaide (Il cappello di paglia di Firenze di Rota), Susanna (Il segreto di Susanna di Ermanno Wolf-Ferrari), Terpina (La serva padrona), Marzoline (Fidelio). È soprano solista nella Cantata Bwv 207 di Johann Sebastian Bach, Carmina Burana di Carl Orff, Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi. Si è perfezionata con Claudio Desderi, Alfonso Antoniozzi, Luciana Serra, Raul Gimenez, Bruno Bartoletti, Francisco Araiza e Sonia Prina. È risultata idonea al 62° Concorso dell’AsLiCo.

Filippo Fontana Baritono

Nato a Udine, si accosta alla musica all’età di 10 anni attraverso lo studio del clarinetto e si perfeziona con Anthony Pay. Ha tenuto concerti, come strumentista, in formazione con pianoforte e orchestra da camera. Comincia a studiare canto con Anna Maria Bicciato e successivamente con Enza Ferrari. Frequenta il biennio 2009-11 del corso dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove studia con Mirella Freni, Luciana Serra, Luigi Alva, Renato Bruson, Marco Gandini e i maestri Vincent Scalera e James Vaughan. Segue masterclass sull’interpretazione dell’opera brillante con Enzo Dara e di recitazione con Antonio Albanese. Poco dopo il suo ingresso in Accademia, debutta al Teatro alla Scala cantando nel ruolo di Procolo ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti. Con lo stesso allestimento va in tournée in Danimarca ad Aalborg. Nel 2010 debutta nel ruolo di Martino ne L’occasione fa il ladro al Teatro alla Scala e nel 2011 è Taddeo ne L’italiana in Algeri. Ha lavorato con direttori d’orchestra quali Antonello Allemandi, Bruno Casoni, Marco Guidarini, Pietro Mianiti, Daniele Rustioni e Yannick Nézet-Séguin. Intensa l’attività concertistica: si è esibito in Italia, Spagna, Russia, Inghilterra, Grecia e Germania accompagnato da Vincenzo Scalera, James Vaughan e da I cameristi della Scala. Finalista di alcuni importanti concorsi, è vincitore del 62° Concorso dell’AsLiCo per il ruolo di Beaupertuis (Il cappello di paglia di Firenze). È laureato in Scienze e Tecnologie Multimediali.

Simone Alberti Baritono
Nato a Roma, si è diplomato al Conservatorio della sua città e ha frequentato i corsi di perfezionamento presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sotto la guida del soprano Renata Scotto. Nel 2001 debutta al Comunale di Firenze in Pinocchio di Marco Tutino e nello stesso anno presso il Teatro dell’Opera di Roma canta nel ruolo di Marco in Gianni Schicchi di Puccini. Nel 2003 debutta ne La bohème il ruolo di Marcello al Teatro Massimo Bellini di Catania e poi in tournée in Giappone sotto la direzione di Donato Renzetti. Ha cantato nel ruolo di Puck in The fairy queen di H. Purcell, nell’ambito del progetto Opera domani promosso dall’AsLiCo. Nel 2008 canta al Festival del bel canto a Knowlton (Montreal) in un recital con il soprano June Anderson e l’Orchestre Symphonique de Montréal sotto la direzione di Kent Nagano. Canta ne Lo scoiattolo in gamba di Nino Rota presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma dove successivamente prende parte a Le streghe di Venezia di P. Glass, ripreso al Teatro di Ravenna. Nel 2010 debutta nel ruolo di Guglielmo in Così fan tutte presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e, al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti per il ‘Reate festival’ 2010, ha cantato nel ruolo di Don Annibale Pistacchio nell’opera Il campanello di G. Donizetti. Recentemente ha cantato La piccola volpe astuta di L. Janàcek, presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma.

Raoul d’Eramo Tenore
Si forma come cantante, attore e ballerino alla Bernstein School of Musical Theater (BSMT) di Bologna diretta dal soprano canadese Shawna Farrell dove consegue il diploma nel 2001. In quel periodo interpreta i ruoli principali in alcuni musical americani prodotti dalla BSMT (Oklahoma!, Company, Chess, Les Miserables) e da altri teatri bolognesi (Children of Eden, Godspell, Company, Into the Woods) partecipando anche alla tournèe estiva di Jesus Christ Superstar con la compagnia Rockopera e alla serata di gala per la riapertura del Teatro Politeama Rossetti di Trieste.
Inizia lo studio del canto lirico sotto la guida di Gianfranco Boretti perfezionandolo poi con Alain Billard e attualmente con Enza Ferrari. Recentissimo il debutto come protagonista della produzione AsLiCo, nell’ambito del progetto Opera Domani, Lupus in Fabula di R. Sargenti andata in scena in numerosi teatri del Nord Italia, cui ha fatto seguito la partecipazione alla produzione de I vespri siciliani (Danieli) con la regia di Pier Luigi Pizzi al Teatro Regio di Parma. Nel 2011 ha interpretato Don Basilio ne Le nozze di Figaro, nella versione Pocket Opera, per il Teatro Sociale di Como.

Silvia Giannetti Soprano
Nata nel 1985, consegue gli studi presso l’Istituto musicale pareggiato di Ancona sotto la guida di Doriana Giuliodoro e si diploma successivamente al Conservatorio di Pesaro nel 2009. Si è poi perfezionata con il mezzosoprano Anna Di Gennaro e attualmente approfondisce i suoi studi sotto la guida di Mariella Devia. Ha fatto parte dell’Accademia Lirica di Katia Ricciarelli (2003) e ha frequentato poi diversi master di perfezionamento con Giuseppe Montanari. È risultata finalista e vincitrice di premi speciali ai concorsi ‘Beniamino Gigli’ (2006 e 2008), ‘Domenico Alaleona’ (2006), ‘Riccardo Zandonai’ (2008), ‘Giovanni Battista Velluti’ (2009). Nel 2010 viene inoltre insignita del Premio ‘Cavalierato Giovanile’ per meriti di studio e artistici già acquisiti alla sua giovane età. Nel 2006 debutta nel ruolo di Serpina (La serva padrona) e di Annina (La traviata) e nel 2007 entra a far parte del Coro Lirico Marchigiano. Nel 2009 interpreta Annina (La traviata) per allo Sferisterio di Macerata. Nel 2010 debutta ne L’elisir d’amore (Adina) presso il Teatro Sperimentale di Ancona e ne La cambiale di matrimonio (Fanny) presso il Teatro Persiani di Recanati. Nel 2011 torna allo Sferisterio per interpretare il Paggio in Rigoletto. Oltre al repertorio prevalentemente belcantistico, affronta anche il repertorio contemporaneo e la musica rinascimentale.

Roberto Covatta Tenore
Ha studiato con Rosetta Noli ed ha seguito le masterclass di Luciana Serra. Ha debuttato nel 2001 in Falstaff al XXVII Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano e da anni è ospite presso alcuni dei più prestigiosi teatri europei, fra cui La Fenice di Venezia, Festspielhaus Baden, Stadtteather Bern, De Nederlandse Opera, Opera Ireland, Alighieri di Ravenna, Olimpico di Vicenza, teatri di Lucca, Livorno, Pisa, Regio di Torino. Versato nel repertorio mozartiano (Don Giovanni, Così fan tutte, Le nozze di Figaro, La finta semplice, Bastien und Bastienne, La clemenza di Tito) e donizettiano (L’elisir d’amore), si è cimentato altresì nel repertorio francese (Roméo et Juliette di Gounod, Les contes d’Hoffmann) e in opere di Rimskij-Korsakov (Mozart e Salieri), Wolf-Ferrari (I quatro rusteghi), Dallapiccola (Volo di notte). È stato diretto, fra gli altri, da Daniele Callegari, Paolo Carignani, Gianluca Martinenghi, Yannick Nezet-Seguin, Ingo Metsmacher, John Mauceri, Laurent Wagner, Alexander Anissimov e da registi come Nikolhaus Lehnhoff, Peter Mussbach e Zang Yimou.

Dettagli