2013 L’olandese volante
2013 L’olandese volante
2013 L’olandese volante
2013 L’olandese volante
2013 L’olandese volante
2013 L’olandese volante
2013 L’olandese volante

2013 L’olandese volante

DER FLIEGENDE HOLLÄNDER
(L’Olandese volante)
Opera romantica in tre atti. Libretto e musica di Richard Wagner.
Prima rappresentazione: Dresda, Königlich Sächsisches Hoftheater, 2 gennaio 1843

Holländer Thomas Hall
Daland Patrick Simper
Mary Nadiya Petrenko
Steuermann Gabriele Mangione

Direttore
Roman Brogli-Sacher

Regia
Federico Grazzini

Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Bettella
Light designer Pasquale Mari
Videomaker Luca Scarzella

Maestro del coro Antonio Greco

Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo

Nuovo allestimento

Opera rappresentata in lingua originale. Sovratitoli in italiano.

 

 

Atto I
La nave del norvegese Daland cerca riparo da una violenta tempesta nell’insenatura di Sandwike. Il capitano fa gettare l’ancora presso una costa rocciosa e scura; poi, calmatisi i venti, manda a dormire i marinai e, prima di ritirarsi anch’egli, ordina al timoniere di montare di guardia. Per non addormentarsi, il timoniere intona una canzone di mare, ma ben presto cede alla stanchezza e cade nel sonno. Mentre la tempesta riprende forza, si avvicina alla nave un vascello nero, con le vele rosso sangue: è la nave dell’Olandese volante. Il capitano del misterioso vascello rievoca la maledizione da cui è colpito: dovrà vagare per i mari fino al giorno del giudizio universale, senza poter trovare riposo nella morte, a meno che incontri una donna che con il suo amore metta fine al sortilegio. Ma l’Olandese può scendere a terra per cercarla ogni sette anni: e il termine scade proprio oggi. Daland, risvegliatosi, scorge il vascello straniero e l’Olandese, che nel frattempo è sceso a terra, e lo interroga. Stupito dalle strane risposte del personaggio, Daland è tuttavia allettato dai tesori che lo straniero gli mostra. L’Olandese chiede a Daland l’ospitalità per una notte e la mano di sua figlia Senta; abbagliato dalle ricchezze, Daland acconsente a entrambe le richieste. Frattanto la tempesta è cessata: fra i canti gioiosi dei marinai, i due velieri si preparano a riprendere il mare.

 Atto II
Nella casa di Daland, la nutrice Mary e alcune giovani fanciulle filano intorno al camino. Senta guarda, perduta nei suoi pensieri, un quadro alla parete, che ritrae un uomo pallido e vestito di nero. Poiché sembra non accorgersi di nulla, le ragazze la prendono in giro, vedendo nell’uomo un rivale di Erik, il fidanzato di Senta. Quando Mary si rifiuta di cantare la ballata dell’Olandese volante, è Senta stessa a intonare la storia del marinaio costretto a navigare in eterno. Senta dichiara di essere disposta a salvarlo con il suo amore. Le altre ragazze si spaventano; Erik, entrando, ode le ultime parole di Senta e se ne adombra. Rimasto solo con la fidanzata, Erik la informa che il padre, ammaliato dal denaro, intende darla in sposa a uno straniero. Erik chiede perciò a Senta di confermargli il suo amore. Ma la ragazza, al colmo dell’esaltazione, si dichiara attratta dall’uomo misterioso della ballata. Erik la lascia, affranto e spaventato. Sulla soglia compaiono Daland e l’Olandese. Senta resta affascinata dallo straniero, verso il quale si sente spinta da una forza misteriosa. L’Olandese, ugualmente attratto, sente che proprio quella fanciulla potrà liberarlo dalla sua maledizione. In un colloquio appassionato, Senta e l’Olandese si promettono fedeltà eterna. Senta chiama il padre e gli comunica di essere pronta a offrire il suo amore allo straniero. Daland dà ordine di festeggiare la nuova unione.

Atto III
È notte. I marinai norvegesi e le ragazze del villaggio cantano e danzano, mentre il vascello olandese è avvolto da una sinistra oscurità. I marinai della nave straniera, invitati a unirsi ai festeggiamenti, non rispondono ai richiami. All’improvviso si alza il vento, e il mare si fa mosso. L’equipaggio del vascello fantasma si accinge a salpare, invitando il capitano a non illudersi: la maledizione non verrà infranta. L’Olandese dovrà riprendere il mare per altri sette anni. I marinai norvegesi, atterriti da quel coro di fantasmi, si ritirano. Un silenzio inquietante cade sul mare. In quel momento esce di casa Senta, seguita da Erik che le ricorda le sue promesse d’amore. L’Olandese, che ha assistito non visto alla scena, si convince dell’infedeltà di Senta e si avvia per riprendere il mare. Senza prestare orecchio alle proteste della ragazza, l’Olandese sale a bordo del vascello, che si allontana rapidamente. Senta, trattenuta da Daland e da Erik, si libera dalla loro stretta e si getta in mare, proclamandosi fedele sino alla morte. Nello stesso istante il vascello dell’Olandese si inabissa con tutto il suo equipaggio. All’orizzonte compaiono le figure di Senta e dell’Olandese, trasfigurate e unite per l’eternità.

di Roman Brogli-Sacher

Der fliegende Holländer è una delle opere di Richard Wagner che più si avvicina alla tradizione del bel canto italiano: la linea vocale di personaggi come Senta ed Erik ad esempio, la semplicità strutturale e la presenza di ‘numeri chiusi’ tradiscono la competenza e la conoscenza di Wagner del repertorio italiano. Oltre ad esso, le melodie di Olandese si situano nel solco della tradizione del deutsches Lied, un tipo di componimento che ha origine nel Medioevo e che troverà la sua massima espressione musicale durante il periodo del Romanticismo, e a cui Wagner si ispirò certamente.

In particolare, l’attenzione del compositore al canto si può evincere dalla cura e dalla maestria impiegate nella strumentazione della parte orchestrale: essa non è mai eccessivamente ridondante, come invece si potrebbe pensare, ma sostiene e valorizza le voci con un tessuto orchestrale adeguato. Tra l’altro, molte pagine dell’opera affidate ai ruoli principali di Olandese sono scritte sul ‘passaggio’ (inteso come il passaggio da un registro vocale all’altro): ciò fa sì che le parti siano difficili da cantare, essendo anche molto estese, e necessitino di un preparazione tecnica non indifferente. Per fortuna Wagner aiuta un po’ i cantanti: il compositore, infatti, predispose un’accurata revisione della partitura e, utilizzando le sue grandi doti di orchestratore, crea un tessuto orchestrale mai troppo ‘pesante’ e che, invece, valorizza tutte le sonorità. A mio giudizio, dunque, un’opera come Holländer va eseguita senza eccessiva enfasi strumentale, ovvero in modo non ridondante, non ‘fracassone’. Solo così si può davvero rendere onore alla sua musica.

Questo tipo di interpretazione musicale consente anche di mettere in evidenza un altro punto assai importante delle opere di Wagner e dell’Olandese in particolare: quello della corretta dizione e della giusta enfasi da dare alle parole. Certi termini tedeschi possono risultare ostici da pronunciare per via dell’alto numero di consonanti, ma anche quelle sono estremamente importanti e danno risalto alle emozioni che gli interpreti vogliono trasmettere al pubblico. Vi è una sorta di emozione contenuta nella lingua: le parole fanno parte del tessuto musicale e si devono udire chiaramente.

In precedenza mi sono già riferito alla semplicità della struttura che sta alla base di un’opera come Der fliegende Holländer e che la distingue nettamente ai drammi musicali composti da Wagner durante la sua maturità artistica. Qui infatti l’opera si snoda in modo molto lineare e con una struttura a numeri chiusi, in cui i motivi musicali associati ad alcuni personaggi sono semplicemente un modo per ‘accompagnarlo’ e per guidare il pubblico ad una maggiore comprensione della vicenda, tratta da una leggenda nordica come spesso accade in Wagner. Nelle opere della maturità, invece, avremo un maggiore utilizzo di temi musicali specifici per ciascun personaggio o elemento della trama, che approderà nella teorizzazione e nell’utilizzo del Leitmotiv, ovvero temi conduttori che ordiscono la trama musicale dell’opera dall’inizio alla fine, senza soluzione di continuità. L’Olandese si situa molto prima di questa teorizzazione ed è sicuramente un’opera di gradevole e di più immediato ascolto: la trama scorre in modo fluido e consente a Wagner di dare risalto alle passioni dei personaggi, sorretti da un’orchestra che dà voce alla natura circostante e che nell’opera ha certamente un ruolo fondamentale.

LUCE E TENEBRE
di Federico Grazzini

Se guarderai a lungo nell’abisso,
anche l’abisso vorrà guardare in te.
Friedrich Nietzsche

Il conflitto tra la notte e il giorno riassume in un’unica immagine l’intera vicenda di Der fliegende Holländer. Holländer è un personaggio leggendario che appartiene alle tenebre; Senta è una donna del mondo esterno, fatto di una luce cruda e banale. La sua determinazione a sacrificarsi per salvare Holländer la porterà a compiere una discesa infernale, dall’alto verso il basso, dalla luce verso l’oscurità. L’immaginazione di Senta è il motore principale dell’azione, un motore così potente da forgiare la realtà. Così il pallido marinaio della leggenda si trasforma in una persona, il suo equipaggio spettrale si manifesta agli abitanti di Sandwike. Nell’opera di Wagner la dimensione del sogno irrompe nella realtà, una realtà squallida e volgare. Senta cerca una via di fuga dalla mediocrità del mondo che la circonda e Holländer diventa il risultato della sua disperata ricerca.

I due universi in gioco, quello diurno e quello notturno, sono tenuti ben distinti nella partitura sia da un punto di vista drammaturgico che musicale: la sfacciata ingenuità di Daland che sfiora l’opera buffa, i toni da romanza sentimentale del Timoniere e di Erik, i cori dei marinai e delle ragazze costituiscono la dimensione più concreta, connotata da Wagner in modo evidentemente triviale.

La volgarità dei personaggi che orbitano attorno a Senta sono espressione del paesaggio diurno.

A fare da contraltare ecco invece la tragedia dei due protagonisti, racchiusi in una dimensione notturna, dove la quotidianità perde i propri confini e i protagonisti raggiungono un livello di comunicazione più profondo e poetico. Questa dimensione spirituale è presente in tutti momenti in cui compaiono i due protagonisti: l’arrivo di Holländer, la ballata di Senta, il duetto del secondo atto e il finale dell’opera. Questi due universi, il giorno e la notte, entrano in conflitto nel tragico finale. La figura antagonista di Erik, che cerca di riportare Senta alla ragione e alla realtà, serve a creare l’abbaglio dell’infedeltà agli occhi di Holländer. Un abbaglio che sarà causa delle orribile conseguenze finali. Holländer deciderà di abbandonare Senta e il sogno della ragazza si trasformerà in un incubo. A quel punto, a Senta non resta che una soluzione per non tradire se stessa: uccidersi. Senta e Holländer si presentano così come due opposte correnti che si sfiorano senza mai fondersi veramente. Come a dire che due universi interiori così ricchi e profondi non possono sopravvivere alla banalità e allo squallore del mondo reale. Solo tramite la morte Senta riuscirà a liberarsi dalla volgarità del quotidiano e Holländer otterrà la redenzione. Chiuso il cerchio la leggenda di Holländer tornerà ad essere leggenda, continuando a vivere in altri sogni e in altri racconti.

In questa lettura registica abbiamo considerato l’evidente vicinanza fra la vicenda raccontata e la tradizione fiabesca. Per questo abbiamo enfatizzato scenicamente le due dimensioni: quella triviale dello scenario marinaresco e quella più nebulosa del sogno e del fantastico. Questi due mondi trovano una corrispondenza precisa nell’impianto scenico. Gli elementi realistici e quelli più onirici, infatti, all’occorrenza confliggeranno o si fonderanno in un’unica realtà: elementi della natura e deformazioni soggettive dei protagonisti andranno a comporre il medesimo mosaico. Un altrove dentro il quale il passato e il futuro sfumano in una prospettiva atemporale. Il linguaggio espressivo del video serve ad evocare e potenziare questi momenti onirici che si intrecciano all’azione drammatica. Abbiamo inoltre deciso di ambientare la vicenda nella contemporaneità, in un passato prossimo, trasformando Sandwike in una piccola città di pescatori del Nord Europa utile a ricostruire la trivialità del mondo che circonda Senta e per avvicinare la vicenda allo spettatore di oggi. Daland è il proprietario di un peschereccio, il coro di marinai norvegesi sono i pescatori al suo seguito. La vicenda inizia in una baia desolata per spostarsi nel secondo atto nello squallore della fabbrica dove Senta lavora, Erik è il guardiano notturno di questa fabbrica. Il terzo atto si apre su una festa improvvisata dove gli abitanti del villaggio si ritrovano per festeggiare il ritorno dalla pesca ubriacandosi e ballando. L’opera si chiude dissolvendo in uno scenario da incubo dove la realtà perde definitivamente i propri confini: la presenza spettrale dell’equipaggio olandese genera cupe visioni negli abitanti di Sandwike e la vicenda di Senta e del pallido marinaio sfuma nella dimensione del sogno o più propriamente dell’incubo.

ROMAN BROGLI-SACHER Direttore
Nato nel 1966 in Svizzera, è direttore musicale generale del Teatro di Lubecca dalla stagione 2001/02, nonché direttore operistico dalla stagione 2007/08. Comincia la sua carriera come primo trombone nell’Orchestra sinfonica di San Gallo, per poi diventare direttore d’orchestra e assistente del direttore musicale generale John Neschling. Dopo l’esperienza a San Gallo, si sposta all’Opera di Halle, dove è direttore principale e direttore musicale generale assistente dal 1997 al 2001. Dal 2003 al 2008 lavora regolarmente all’Opera di Stoccarda. Nel 2008 dirige Wozzeck al Teatro di Berna, seguito da Tannhäuser al Festival di Eutin. Nel 2009 dirige Das Rheingold all’Opera di Dublino. Si dedica inoltre a Salome al Teatro di Lubecca, occupandosi dell’interpretazione musicale e della messinscena. Nel 2010 dirige l’ultima parte del nuovo allestimento de Der Ring des Nibelungen, una produzione che suscita un interesse internazionale e di cui è uscito di recente il DVD per Musicaphon. Per quanto riguarda l’attività concertistica, ha diretto le più importanti orchestre al mondo, fra cui: Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, Orchestra Sinfonica del Bayerischer Rundfunk, Wiener Symphoniker, Hamburger Symphoniker, Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, Orchestra Sinfonica di Roma, Orchestre de la Suisse Romande, Staatsopernorchester Stoccarda e Hannover, China National Symphony Orchestra, National Symphony Orchestra di Taipei, Orchestra di Guangzhou Hong Kong, Orchestre sinfoniche di Berna, Altenburg, Cannes, Palma di Maiorca e Cagliari. Numerose anche le registrazioni, fra cui si ricorda una successione di esecuzioni dal vivo con l’Orchestra Filarmonica di Lubecca, a partire dal 2007.

FEDERICO GRAZZINI Regista
Nato nel 1982 a Fiesole, nel 2008 si diploma in regia teatrale alla Scuola d’arte drammatica ‘Paolo Grassi’ di Milano dove approfondisce lo studio sulla recitazione e inizia a collaborare con la Scuola Civica di Musica di Milano. Debutta alla regia nel 2004 con La casa di Asterione di J. L. Borges al Teatro Puccini di Firenze. Dal 2004 firma regia e light design di diversi spettacoli per il teatro di prosa e per l’opera tra cui Carmina Burana al Teatro Dal Verme di Milano, Expoi al Piccolo Teatro di Milano, Hansel e Gretel di E. Humperdinck e Rigoletto per il progetto Pocket Opera dell’AsLiCo, Gianni di Parigi per il Festival della Val d’Itria di Martina Franca (spettacolo ripreso nel settembre 2011 per il Wexford Opera Festival), Il barbiere di Siviglia nel 2011 per il circuito lirico lombardo As.li.co. Nel 2013 Il piccolo spazzacamino per il Teatro Regio di Torino. I suoi spettacoli hanno toccato importanti teatri in Italia e all’estero tra cui Il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Sociale di Como, il Teatro degli Arcimboldi di Milano, il Teatro Grande di Brescia, il Teatro Fraschini di Pavia, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Sistina di Roma, il Teatro Regio di Torino, Wexford Opera House in Irlanda, Opéra Royale de Wallonie di Liege in Belgio. Ha ricevuto riconoscimenti in diversi importanti concorsi internazionali per la regia d’opera: secondo classificato all’International Opera Directing Contest 2011 del Teatro Regio di Torino, secondo classificato al Wagner200 International Contest 2012 con menzione speciale della giuria, finalista all’European Opera Prize di Camerata Nuova e Opera Europa 2013. Attualmente è semifinalista al prestigioso concorso di regia d’opera Ring Award di Graz che si concluderà nel 2014.

ANDREA BELLI Scenografo
Diplomato a Venezia, dopo una breve esperienza al Centro sperimentale di Roma si trasferisce a Milano. L’esperienza professionale è svolta in diversi campi della scenografia e art direction, dal mondo del teatro d’opera al musical e alla prosa, nella moda per fiere, eventi e sfilate, nel mondo dell’animazione e dei parchi per divertimento. Prende parte anche alla pre-produzione di una serie d’animazione prodotta dalla Rainbow e andata in onda sulle reti Rai. Sempre per la Rainbow, progetta le scenografie del nuovo parco divertimenti di Roma Valmontone.

VALERIA DONATA BETTELLA Costumista
Nata a Padova nel 1982, si diploma in Scenografia nel 2007 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2008 frequenta il corso di costume teatrale presso l’Accademia di Arti e Mestieri dello Spettacolo del Teatro alla Scala di Milano. Durante il percorso accademico collabora con diverse realtà teatrali, tra cui la Biennale di Venezia (figurinista e realizzatrice delle marionette per Il mondo della luna di Baldassarre Galuppi, regia Gabbris Ferrari). Collabora nel 2008 con Federico Grazzini per gli spettacoli della compagnia Expoi al Piccolo Teatro di Milano; nel 2009 firma i costumi di Rigoletto per il progetto Pocket Opera; nel 2010 quelli di Gianni di Parigi di Gaetano Donizetti per il 34° Festival della Valle d’Itria, ripresi l’anno successivo per il 60° Wexford Festival Opera; nel 2011 quelli di Nabuccolo, per il progetto AsLiCo Opera Kids, e de Il barbiere di Siviglia per il Circuito Lirico Lombardo. Nel 2012, sempre per il Circuito Lirico Lombardo, firma i costumi di Ernani (regia di Andrea Cigni). Si è classificata seconda ai concorsi ‘Creatività all’Opera – Rigoletto’ presso il Teatro Regio di Torino nel 2010 e ‘Wagner 200’ nel 2012. È finalista allo European Opera-Directing Prize 2013.

ANTONIO GRECO Maestro del coro
A sette anni ha iniziato la propria esperienza nel canto corale sotto la guida di monsignor Dante Caifa, già maestro di cappella della Cattedrale di Cremona, del quale è in seguito divenuto assistente. Si è diplomato in pianoforte con Mario Gattoni, presso il Conservatorio di Mantova, in musica corale e direzione di coro con Domenico Zingaro presso il Conservatorio di Milano, e ha conseguito con lode il diploma accademico di II livello in polifonia rinascimentale sotto la guida di Diego Fratelli, presso il Conservatorio di Lecce. Ha studiato prassi esecutiva antica e ornamentazione con Roberto Gini; clavicembalo e basso continuo con Giovanni Togni; contrappunto e teoria rinascimentale con Diego Fratelli. Attualmente è docente di Esercitazioni Corali presso l’Istituto Pareggiato G. Verdi di Ravenna. Nel 1993 ha fondato il Coro Costanzo Porta alla cui guida ha vinto premi in concorsi nazionali ed internazionali. Dal 2004 al Coro si è affiancata Cremona Antiqua, gruppo strumentale specializzato nell’esecuzione del repertorio tardo-rinascimentale e barocco. Nel 2000 ha fondato la Scuola di musica e canto corale Costanzo Porta. Dal 2006 è Maestro del Coro del Circuito Lirico Lombardo, con cui ha partecipato alla messa in scena di oltre trenta titoli del grande repertorio operistico italiano ed europeo. Ha tenuto masterclass sul repertorio barocco presso la Scuola dell’Opera di Bologna e presso l’Accademia Rodolfo Celletti di Martina Franca. Collabora ormai da alcuni anni con il Festival della Valle d’Itria, presso il quale ha diretto più volte l’Orchestra Internazionale d’Italia, la OIDI Festival Baroque Ensemble, l’Orchestra della Magna Grecia e il Coro Slovacco di Bratislava in produzioni sacre e profane.

THOMAS HALL Baritono
Ha fatto il suo debutto europeo come Telramund (Lohengrin) al Savonlinna Opera Festival in Finlandia, riscuotendo notevole successo di pubblico e di critica. È stato invitato nuovamente a Savonlinna nell’estate 2012 per esibirsi ne Der fliegende Holländer nel ruolo eponimo, che ha poi interpretato al Teatro Regio di Torino. Ha debuttato alla Sydney Opera House come Jochanaan (Salome) e per la prima volta al Teatro Comunale di Bologna ne Der fliegende Holländer. È poi ritornato al Savonlinna Opera Festival per Samson ed Dalila (Abimelech) e per una ripresa di Lohengrin (Telramund). I suoi ruoli verdiani includono, tra gli altri: Germont (La traviata), Don Carlo di Vargas (La forza del destino), Rodrigo (Don Carlo) e Carlo (Ernani). Molto attiva anche l’attività concertistica, che comprende: Ein deutsches Requiem di Brahms con l’Orchestra Sinfonica di Wichita, A Sea Symphony di Vaughan Williams con l’Orchestra e Coro dell’Università di Chicago, Lélio, ou le Retour à la Vie di Berlioz con la Chicago Symphony Orchestra. Negli ultimi anni si è esibito come solista con prestigiose organizzazioni, come la Lyric Opera di Chicago, la Chicago Symphony Orchestra e il Grant Park Music Festival.

KOR-JAN DUSSELJEE Tenore
Nel 1987 ha vinto il III Concorso Internazionale di Canto di Clermont-Ferrand, al quale seguono diversi inviti al Festival di Besançon in Francia, in Olanda per la Radiotelevisione, in Finlandia al Savonlinna Opera Festival, in Svizzera e Germania. Nel 2009 debutta nel ruolo di Hermann (La dama di picche) alla Komische Oper Berlin e poi al Teatro Regio di Torino; canta nell’Otello (Otello) alla Semperoper di Dresda. Riccardo Chailly lo ha invitato per le quattro repliche televisive della Nona Sinfonia di Beethoven per il Concerto di Capodanno 2011 con l’Orchestra Gewandhaus di Lipsia. Ha fatto il suo debutto wagneriano interpretando Lohengrin (Lohengrin) e nel 2009 è stato Walther von Stolzing (Die Meistersinger von Nürnberg) presso l’Opera di Lipsia. Ha collaborato con diversi rinomati direttori, quali Arnold Östman, Hartmut Haenchen, Kenneth Montgomery, Kirill Petrenko, Silvio Varviso e Valery Gergiev e si è esibito con importanti orchestre, come la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, l’Orchestra Filarmonica di Rotterdam, l’Orchestra da Camera Scozzese, la Staatskapelle di Dresda e con i Bamberger Symphoniker. Ha frequentato diversi masterclass con Elisabeth Schwarzkopf, Hartmut Höll e Mitsuko Shirai.

ELENA NEBERA Soprano
Dopo la laurea al Conservatorio di San Pietroburgo, si iscrive alla Opera School di Graz dove studia con Elisabeth Schwarzkopf, Mirella Freni e Diego Crovetti. In seguito al debutto al Festival di Salisburgo con Iphigénie en Tauride, collabora regolarmente con i teatri di Dortmund, Norimberga, Bonn, Kassel e Düsseldorf, cantando ruoli come Luisa (Luisa Miller), Maria Stuarda (Maria Stuarda), Tat’jana (Evgenij Onegin), Turandot (Turandot), Leonora (La forza del destino), Abigaille (Nabucco), Aida (Aida), Jenůfa (Jenůfa) ed Eva (Die Meistersinger von Nürnberg). Ha interpretato Cio-Cio-San (Madama Butterfly) al Teatr Wielki Opera Narodowa di Varsavia, Leonore (Fidelio) al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, Chrysothemis (Elektra) e Ariadne (Ariadne auf Naxos) al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Katerina L’vovna Izmajlova (Una Lady Macbeth nel distretto di Mcensk) alla Komische Oper di Berlino. Debutta nel ruolo di Salome (Salome) al Teatro Comunale di Bologna ed è stata Die Kaiserin (Die Frau ohne Schatten) alla Tokio Bunka Kaikan, al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e al Festival di Lubiana, Abigaille (Nabucco) alla Riga Opera House e Santuzza (Cavalleria rusticana) all’Opera Giocosa di Savona. Ha interpretato anche Eine Frau (Erwartung di Schönberg), Sieglinde (Die Walküre), Lisa (La dama di picche) al Teatr Wielki Opera Narodowa di Varsavia e al Teatro Mariinskij. È Senta (Der fliegende Holländer) al Festival di Baden-Baden, Gutrune (Götterdämmerung) e Chrysothemis (Elektra) al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, al Teatro La Fenice di Venezia, a Stoccolma e al Teatro Bellini di Catania.

PATRICK SIMPER Basso
Si è diplomato in canto e opera presso il Conservatorio nazionale superiore di Francoforte. Ha cantato presso i più prestigiosi teatri del mondo, tra cui la Salle Pleyel di Parigi, il Théâtre du Capitole a Tolosa, il Festspielhaus di Baden-Baden, l’Accademia Filarmonica di Stato di Mosca, il Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, il Classical Music Festival di Abu Dhabi, l’Opéra di Rennes, il Teatro dell’Opera di Strasburgo, il Théâtre des Arts di Rouen, il Teatro dell’Opera di Francoforte sul Meno e a Dortmund, Mannheim, Essen, Chemnitz, Bremerhaven, Coblenza, Weimar, Treviri, Magonza. Tra i suoi ruoli più importanti, si segnalano: Méphistophélès (Faust), Osmin (Die Entführung aus dem Serail), Sarastro (Die Zauberflöte), Heinrich der Vogler (Lohengrin), Marke (Tristan und Isolde), Fafner (Sigfried), Daland (Der fliegende Holländer), Il Commendatore (Don Giovanni), Figaro (Le nozze di Figaro), Filippo II e Il Grande Inquisitore (Don Carlo), Ramfis (Aida), Ferrando (Il trovatore), Kaspar (Der Freischütz), Escamillo (Carmen) e Orest (Elektra). Ha partecipato a una produzione televisiva de Der Freischütz (Kaspar) per il Süddeutscher Rundfunk a Baden-Baden. Nel 2011 ha interpretato Osmin in una produzione televisiva di France Télévisions a Parigi.

NADIYA PETRENKO Mezzosoprano
Ha studiato all’Accademia musicale di Leopoli, all’Accademia Musicale di Mosca, all’Università di Princeton. Ha cantato al Teatro d’Opera di Leopoli ed è stata Prima solista presso la Filarmonica di Crimea, la Radio Statale dell’Ucraina, la Sala Nazionale dei Concerti di Kiev e il Teatro d’Opera Sperimentale di Kiev. Nel 2000 si è trasferita in Italia. È stata premiata in diversi concorsi, vincendo il primo premio assoluto al X Concorso internazionale ‘Riviera della Versilia’ e al Concorso internazionale ‘Nino Carta’ di Moncalieri. Tra i ruoli debuttati in Italia, si ricordano: nel 2004 Madlon (Andrea Chénier) a Lecce, Brescia, Bergamo, Pavia e Cremona; Santuzza (Cavalleria rusticana) a Cremona; Fenena (Nabucco) a Bassano del Grappa e Jesolo. Nel 2005 è Amneris (Aida) a Reggio Calabria; Maddalena (Rigoletto) a Cremona, Pavia, Bergamo, Brescia e Como, mentre nel 2006 è Emilia (Otello) a Rovigo, Bolzano, Rimini, Ravenna e La principessa (Adriana Lecouvreur) a Neustrelitz. Nel 2007 ha interpretato Maddalena (Rigoletto) e Amneris (Aida) al Festival Narni Opera e Preziosilla (La forza del destino) a Malta. Nel 2008 partecipa alla produzione de Der Rosenkavalier al Teatro Carlo Felice di Genova e a Gianni Schicchi e La Medium nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Nel 2009 è Maddalena (Rigoletto) e Zita (Gianni Schicchi) a Lecce. Nel 2011 canta nel ruolo di Gertrude (Roméo et Juliette) e nel 2012 interpreta Giovanna (Ernani).

GABRIELE MANGIONE, tenore
Nato a Spoleto, si è diplomato in canto con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Perugia sotto la guida di Cinzia Alessandroni. Nel corso dei suoi studi ha preso parte a vari masterclass, tra i quali quelli con Mietta Sighele, Renata Scotto, Veriano Lucchetti e Simone Alaimo. Nella stagione lirica 2007 del Teatro sperimentale di Spoleto ha preso parte alla produzione de Il trovatore e ha ricoperto poi il ruolo di Gastone (La traviata). Nel febbraio 2008 ha debuttato ne La bohème, eseguita in tournée in Spagna e a Cagliari. Nel corso del 2008 entra a far parte della Scuola dell’Opera Italiana presso il Teatro Comunale di Bologna. Debutta quindi nei ruoli di Bruno (I puritani), Prunier (La rondine), Goro (Madama Butterfly) e Rodolfo (La bohème), tutti presso il Teatro Comunale di Bologna. Nell’ottobre 2010 debutta nel ruolo di Alfredo (La traviata). Ha cantato poi in Salome, Idomeneo (Arbace), Carmen (Remendado), Nabucco a Teramo e ne I Lombardi alla prima crociata a San Gallo. Tra i suoi prossimi impegni si ricorda Stiffelio a Parma.

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