PocketOpera – III edizione
Dramma buffo in tre atti. Musica di Gaetano Donizetti. Libretto di Giovanni Ruffini.
Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Italien, 3 gennaio 1843
Riduzione e adattamento musicale Daniele Carnini
Norina Arianna Ballotta, Francesca Micarelli
Don Pasquale Eugenio Leggiadri Gallani
Ernesto Davide Cicchetti, Samuele Simoncini
Malatesta Marcello Rosiello
Un notaro Nicola Olivieri
Mimi Klaus Saccardo, Giovanna Scardoni
Direttore
Massimo Lambertini
Regia
Cristina Pietrantonio
Scene e costumi Chiara Defant
Light desgner Mariano De Tassis
Orchestra 1813
Produzione AsLiCo
in collaborazione con
Centro Servizi Culturali S. Chiara
Coordinamento Teatrale Trentino
Nuovo allestimento
Atto primo
Sala in casa di don Pasquale
L’anziano e benestante scapolo don Pasquale da Corneto è in trepida attesa del dottor Malatesta, amico suo e del nipote Ernesto. Al suo arrivo, il Dottore annuncia di aver finalmente trovato una sposa per don Pasquale: questi infatti medita di ammogliarsi e diseredare Ernesto il quale, innamorato della giovane vedova Norina, rifiuta la vecchia e ricca zitella propostagli dallo zio. La sposa, di cui Malatesta si affretta a cantare le lodi, è nientemeno che la sorella dello stesso Dottore, Sofronia, fino ad allora rinchiusa in convento. Don Pasquale manda dunque il Dottore a chiamare la sorella per combinare subito il matrimonio, e comunica ad Ernesto le ultime novità. Questi, dapprima stupito alla notizia dell’imminente matrimonio dello zio, si dispera perchè tradito dal dottor Malatesta che riteneva suo amico; ma soprattutto perché non potrà più offrire a Norina una vita felice.
Stanza in casa di Norina
Norina, impegnata nella lettura di una storia d’amore, riflette su quanto potenti siano le grazie femminili nell’incantare gli uomini. Una lettera di Ernesto, che le annuncia di voler presto lasciare Roma, la mette in agitazione, ma il provvidenziale arrivo di Malatesta la rassicura: il Dottore ha imbastito un inganno di cui mette a parte la giovane: Norina si spaccerà per Sofronia, si farà sposare, per finta, da don Pasquale, e poi lo farà a tal punto impazzire da costringerlo a ripudiarla per concedere infine a Ernesto di sposare la propria innamorata. Norina accoglie con gioia la proposta del Dottore.
Atto secondo
Sala in casa di don Pasquale
Ernesto, affranto, si prepara mestamente a partire. Don Pasquale, invece, attende ansioso la promessa sposa, che giunge velata e tremante insieme a Malatesta. Norina-Sofronia recita la sua parte, fingendosi timida, inesperta, silenziosa, economa. Don Pasquale ne è conquistato e, nel vederne il volto, resta sconvolto dalla sua bellezza: viene convocato il notaio per concludere il contratto di nozze. Notaio che altri non è che Carlotto, cugino del dottor Malatesta. Alla firma del contratto, funge da testimone addirittura lo stesso Ernesto, sopraggiunto all’improvviso e messo a parte del piano ordito da Malatesta. Ma accade l’imprevedibile: la presunta Sofronia cambia atteggiamento, respinge l’abbraccio del marito, comincia a impartire ordini, e dichiara che sarà solo lei a dettar legge in casa. Il povero don Pasquale resta impietrito alle decisioni della giovane sposa che raddoppia la paga al maggiordomo, ordina di assumere nuova servitù, di acquistare due calessi, nuovi cavalli, nuovi mobili… Don Pasquale invano tenta di opporsi, è al limite del collasso: insultato da Norina-Sofronia, assiste allo sfacelo della propria casa mentre i due giovani innamorati – Norina ed Ernesto – si scambiano dolci tenerezze.
Atto terzo
Sala in casa di don Pasquale
Don Pasquale siede attonito, poi infuriato, davanti al mucchio dei conti da pagare. Quando Norina annuncia al vecchio di voler andare a teatro, il povero don Pasquale protesta inutilmente, ma finisce con l’essere sbeffeggiato da Norina. Uscendo, Norina lascia appositamente cadere una lettera, raccolta da don Pasquale che scopre trattarsi di un messaggio dell’amante di Norina. Don Pasquale corre a cercare il Dottore, che nel frattempo finisce d’istruire Ernesto su come concludere l’inganno. Partito il giovane, rientra don Pasquale, affranto e prostrato, che racconta al Dottore gli ultimi avvenimenti; i due si accordano per sorprendere e punire gli amanti: Norina verrà ripudiata, a patto che don Pasquale dia al Dottore piena libertà d’azione. Don Pasquale pregusta la vendetta, mentre Malatesta se la ride di sottecchi.
Boschetto nel giardino attiguo alla casa di don Pasquale
Ernesto, in attesa di Norina, canta una serenata, cui si aggiunge anche il canto di Norina. All’arrivo di don Pasquale e Malatesta, Ernesto si dilegua, mentre Norina affronta don Pasquale in cerca del proprio rivale. Alla fine interviene il Dottore: in casa di don Pasquale arriverà presto Norina, destinata a sposare Ernesto, e perciò occorre che Sofronia lasci la casa. Dapprima indispettita, la finta Sofronia accetta a patto che ella si accerti delle nuove nozze. Viene chiamato in fretta Ernesto, cui Malatesta annuncia il matrimonio. Malatesta svela finlamente l’inganno: Sofronia è Norina. Dopo che i due giovani hanno chiesto perdono, Don Pasquale, felice per essersi liberato di Sofronia, benedice i due giovani.
UNA FETTA DI LIRICA
L’immagine che pubblicizza questo Don Pasquale è una torta nuziale.
Mi piace perché ha l’aria gustosa: fa pensare di essere invitati ad una festa.
Gli sposini in cima però sono separati da una dolce voragine: il che suggerisce sia la trama dell’opera (un matrimonio che sin dall’inizio non vuole saperne di stare insieme!), sia un modo un po’ ironico di rivisitare la tradizione. La filosofia dello spettacolo, in definitiva.
L’abbiamo costruito lavorando in due direzioni complementari: la ricerca di un allestimento molto agile che mantenesse un impatto visivo ‘ricco’ e vario ed un lavoro con gli interpreti per dar vita a personaggi credibili, vicini alla sensibilità di oggi.
Mi capita spesso, occupandomi di opera lirica, di chiedermi se di questi tempi valga ancora la pena di tenere in piedi un oggetto così costoso e considerato obsoleto dai più. Mi rispondo che l’Opera fa parte del nostro dna culturale, annoverata a buon diritto tra le cose che costruiscono il ‘credito’ concessoci dagli stranieri, come la Divina Commedia e la Cappella Sistina.
E che un Paese che canta non sarà mai un luogo inospitale. Ben venga, allora, Pocket Opera: un piccolo capolavoro di pasticceria, che riesce a coniugare qualità degli ingredienti con costi contenuti ed allestimenti agilissimi. Perché tutti e dapper- tutto possano tornare a gustarsi l’Opera.
Cristina Pietrantonio



