2016 Turandot
2016 Turandot
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2016 Turandot

2016 Turandot

Turandot
Principessa falena

Opera domani – XX

Locandina

Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, da Carlo Gozzi. Musica di Giacomo Puccini (finale completato da Franco Alfano).
Ed. Casa Ricordi, Milano

Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 25 aprile 1926

Riduzione Enrico Minaglia
Turandot Irene Bottura, Mariangela Santoro, Anna Consolaro
Calaf Simone Frediani, Marco Frusoni, Giuseppe Distefano
Liù Gulnora Gatina, Sarah Tisba
Timur Davide Procaccini, Shi Zong
Ping/Mandarino Lorenzo Grante, Andrea Zaupa
Pang Matteo Cammarata, Ruzil Gatin
Pong Stefano Marra, Mattia Muzio
Aracnomosche Mauro Barbiero, Enrica Gualtieri
Valentina Mandruzzato, Alessio Nieddu

Direttore
Alessandro Palumbo

Regia
Silvia Paoli

Scene Michele Olcese
Costumi Massimo Carlotto

Light designer Marco Alba
Videomakers Nadia Baldi, Federico Biancalani

Orchestra 1813

Nuovo allestimento

Scena prima – Il gong

Pechino, al tempo delle favole. L’Imperatore della Cina cresce la sua bellissima figlia Turandot che ben presto, però, con suo grande dispiacere, diventa una principessa falena dal cuore di ghiaccio. Tutto il popolo è costretto dalla temibile principessa a vivere un’esistenza triste e grigia da insetti sudditi, a sottostare alle sue spietate decisioni e a non sorridere mai. Infatti, per vendicare l’antenata Lou-Ling, rifiutata da un uomo straniero secoli addietro, la principessa ha promulgato un terribile bando: ad ogni principe che si fosse presentato per chiedere la sua mano avrebbe proposto tre enigmi; chi fosse riuscito a risolverli sarebbe diventato suo sposo ma, chi avesse perso la sfida, avrebbe pagato con la vita. Un giorno, da una terra lontana, si presenta alla corte di Turandot un valoroso principe deciso a risolvere i tre enigmi. A niente valgono le preghiere del vecchio padre Timur e della giovane serva Liù, ritrovati dopo un lungo esilio, di desistere dal pericoloso proposito. Il principe, di cui nessuno a corte conosce il nome, decide di suonare il gong e accettare così la terribile sfida.

Scena seconda – Sogno di libertà

Ping, Pong e Pang, sudditi fedeli di Turandot, sognano, intanto, di tornare a vivere in un mondo colorato, di liberarsi dei bozzoli che li imprigionano e di riconquistare la propria identità di uomini felici. La lista dei pretendenti che hanno perso la sfida si fa ogni giorno più lunga e sul regno di Turandot continua a regnare una notte fredda e scura.

Scena terza – Gli enigmi

La principessa sottopone al principe i tre enigmi, fino ad allora rimasti irrisolti. Con grande stupore di Turandot, il valoroso principe riesce a risolverli uno dopo l’altro, tra la gioia dei sudditi che vedono avvicinarsi il momento in cui poter essere testimoni d’amore anziché di morte. Ma la principessa di gelo, ferita ed umiliata per la sconfitta, implora suo padre l’Imperatore di non concederla in sposa allo straniero. Il principe, allora, decide di concederle una rivincita: se fosse riuscita a scoprire il suo nome prima dell’alba, egli avrebbe perso e pagato con la vita.

Scena quarta – L’amore

Il principe è sicuro di riuscire a suscitare l’amore nel freddo cuore della principessa. Ma quest’ultima ordina alle guardie di catturare gli altri due stranieri, Liù e Timur, per estorcere loro il nome che non riesce a scoprire. Liù, per risparmiare la tortura a Timur, confessa di essere l’unica a conoscerlo. Poi, sapendo che se si fosse sacrificata nessuno avrebbe scoperto l’identità del principe e quest’ultimo avrebbe vinto la sfida e salvato la vita, in un atto di estrema generosità si sacrifica in nome dell’amore incondizionato che porta in cuore. Il principe, toccato da tanto altruismo, è ormai sicuro che anche Turandot non può rimanere indifferente e decide di mettere la sua vita nelle mani della principessa rivelandole il suo nome: Calaf. Una pallida alba fa capolino tra le tenebre del cuore della principessa falena: ora può decidere di rivelare il nome e vincere o di perdere la sfida e abbandonarsi all’amore di Calaf.

Da piccola avevo paura degli insetti. Calabroni, cavallette, ragni pelosi non sono certo teneri e simpatici come dei cuccioli di cane o gatto, o morbidi come coniglietti.
Sono diversi, sembrano appartenere ad un altro mondo; dove ci si muove su tele di ragno, sottoterra o volando. Un regno affascinante ma lontano da ciò a cui siamo abituati.
Così, pensando a Turandot, una donna bellissima ma che ha perso la gioia, l’amore, la tenerezza, mi è venuta in mente una falena, una farfalla che vive di notte. La principessa di ghiaccio è come una farfalla che ha perso i colori, e ha trasformato tutti gli abitanti di Pekino in altrettanti insetti complici della sua crudeltà. Non sono più se stessi, rappresentano ciò che vuole la principessa.
Se ci pensiamo bene, anche noi, spesso, ci troviamo ad interpretare dei ruoli durante la giornata. Quando andiamo a scuola siamo studenti, quando siamo a casa con i nostri genitori siamo figli, quando andiamo fuori con i compagni siamo amici e tanto altro ancora. Ma se qualcuno ci obbligasse ad essere solo una di queste cose sarebbe terribile. Significherebbe diventare il ruolo che si interpreta, identificarsi soltanto con una piccola parte di noi.
A Turandot è successo questo, non riesce ad essere e a pensare a nient’altro e si ritrova avvolta, come in un bozzolo, in quell’idea, in quel sentimento. Ha bisogno di aiuto per ritrovare le parti che ha dimenticato. È Liù il suo aiuto: le fa capire che la forza è nell’amore, nell’apertura agli altri e non nella chiusura in se stessi.

Non pensi che sarebbe molto più bello scoprire e farsi scoprire? Gli insetti sono così alla fine; spesso hanno un aspetto che non ci piace, o che ci spaventa, ma se li osserviamo meglio, se smettiamo di dire “che schifo” e proviamo a guardarli con attenzione, scopriremo che sono bellissimi.

Silvia Paoli

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