PocketOpera – II edizione
Melodramma giocoso in due atti. Musica di Gaetano Donizetti
Libretto di Felice Romani, da Le philtre di Eugène Scribe
Riduzione e adattamento musicale Daniele Carnini
Prima rappresentazione: Milano, Teatro della Canobbiana, 12 maggio 1832
Adina Scilla Cristiano
Nemorino Fabrizio Mercurio
Belcore Gezim Myshketa
Dulcamara Omar Montanari
Giannetta Marta Calcaterra
Villanelle Roberta Baiguera, Ilaria Zanetti
Mime Arianna Pollini, Ivana Franceschini
Direttore
Giulio Prandi
Regia
Stefano Monti
Scene Andrea Gregori
Orchestra 1813
Produzione AsLiCo
Nuovo allestimento
Atto primo
In un villaggio del paese dei Baschi. Di Adina, giovane e ricca, è innamorato Nemorino, un coltivatore del villaggio, ragazzo timido e semplice, che la circonda inutilmente di attenzioni e di profferte amorose. Adina è incostante, capricciosa e mostra apertamente di preferire la corte sfacciata e presuntuosa che le fa Belcore, tronfio sergente di guarnigione del paese. Giunge un giorno al villaggio il dottor Dulcamara, loquacissimo e pittoresco ciarlatano, che vende un farmaco presunto miracoloso, rimedio di qualsiasi male. Nemorino abbocca subito: acquista per uno zecchino una bottiglietta di comune liquore, lo beve, sicuro che il favoloso elisir farà cadere ai suoi piedi la ritrosissima Adina. Ed è tanta la sicurezza che Dulcamara ha saputo infondergli, che il giovanotto incomincia a cantare ed a ridere, di fronte alla ragazza, come se non si curasse più della sua indifferenza. Adina, sorpresa e piccata da quel cambiamento e, nell’intento di punire Nemorino, accetta la proposta di Belcore di sposarlo quella sera stessa ed invita contadini e amici al banchetto di nozze. Nemorino si dispera e domanda, invano, ad Adina di rimandare, almeno di un giorno, il suo matrimonio.
Atto secondo
Nella fattoria di Adina si svolge il banchetto per le nozze della ragazza con Belcore. Il dottor Dulcamara, invitato di riguardo, canta un’allegra canzonetta. Quando si presenta il notaio per il contratto nuziale, Adina esita: Nemorino è assente, la sua vendetta su di lui non è completa. A Dulcamara si presenta, ora, Nemorino, disperato, che gli chiede aiuto. E, poiché il dottore gli consiglia una seconda bottiglia di elisir e Nemorino non ha più denaro per comperarla, il giovane si fa convincere da Belcore ad arruolarsi, dietro compenso di venti scudi. Nemorino accetta, fiducioso di poter conquistare il cuore di Adina prima di dover partire. Intanto si sparge in paese – ed è la villanella Giannetta a diffonderla – la voce che un ricco zio di Nemorino è morto, lasciando al nipote una cospicua eredità. Subito le ragazze del paese circondano di mille attenzioni l’ignaro giovanotto che, nella sua semplicità, crede tutto ciò effetto del magico elisir. Anche Adina si stupisce di quanto accade; ma, a farla capitolare, non sarà né la notizia del l’eredità, né l’apprendere da Dulcamara la faccenda dell’elisir d’amore: la verità è che anch’essa, ora, ama Nemorino e tanto più da quando ha appreso che per lei il giovane si è privato anche della sua libertà. Ricomprato da Belcore l’atto di arruolamento di Nemorino, Adina lo consegna all’ingenuo innamorato, confessandogli apertamente il suo amore. La gioia di quest’ultimo è completata dalla notizia dell’eredità: il dottor Dulcamara, da parte sua, vede gli affari andare alle stelle, perchè tutti attribuiscono la capitolazione di Adina all’effetto miracoloso dell’elisir e si affrettano ad acquistarne in quantità. Così il ciarlatano si allontana dal paese fra l’entusiasmo generale, accompagnato dalle benedizioni di Adina e Nemorino.






