2017 Il barbiere di Siviglia
2017 Il barbiere di Siviglia
2017 Il barbiere di Siviglia
2017 Il barbiere di Siviglia
2017 Il barbiere di Siviglia

2017 Il barbiere di Siviglia

Il barbiere di Siviglia
Questa barba la facciamo sì o no?

Opera it – VII edizione

Testo e drammaturgia Davide Marranchelli
Drammaturgia musicale Federica Falasconi

Rosina Arina Alexeeva
Conte Almaviva Stefano Sorrentino
Figaro Gabriele Nani
Don Bartolo Matteo Mollica
Attore Marco Continanza / Davide Marranchelli

Pianoforte Giorgio Martano

Regia
Davide Marranchelli

Scene e costumi Linda Riccardi

Produzione Teatro Sociale di Como – AsLiCo

 

 

NOTE DI REGIA
di Davide Marranchelli

Il Barbiere di Siviglia compie 200 anni, eppure ancora oggi continua a far divertire il pubblico di tutto il mondo. Perché? Perché l’opera buffa, nella musica di Rossini, continua ad esserlo, buffa, a dispetto della sua età.
Buffi i personaggi e buffe le vicende in cui si trovano, ma buffo diventa anche lo spettatore, che suo malgrado si riconosce nei vizi rappresentati in scena: chi di noi non è mai stato geloso di qualcuno, e non ha mai desiderato di tenerselo tutto per sé? Chi di noi non vorrebbe quello che vogliono il Conte e Rosina, ossia amare ed essere amati?
Al centro della scena è un pianoforte. Al centro della scena è l’opera stessa. Basilio, insegnante di pianoforte, cerca di istruire il povero Ambrogio, giovane studente, che è bravo, ma pigro! Cosa succede quando si suona l’opera con passione? O quando lo spettatore si lascia andare, si lascia trasportare, decide di crederci? Succede che si evocano storie, personaggi, emozioni. Ed ecco che sulle note dell’ouverture del Barbiere spuntano da chissà dove i nostri personaggi, in carne ed ossa, e i volti sono quelli che disegna Ambrogio, lo studente, con la sua immaginazione. Rosina magari assomiglia a Betta, l’angelo che fa lezione dopo di lui, Figaro gli ricorda qualche tuttofare poco raccomandabile del suo quartiere e Don Basilio, il maestro di musica… beh, troppo facile.

Maestro e studente si comportano come sempre deve fare il pubblico, partecipando alla grande macchina di finzione del teatro, dove tutto è finto, ma niente è falso.
Nel nostro Barbiere, ci siamo concentrati su una parola chiave della comicità, il travestimento. Travestimento, ma anche trasformazione, o metamorfosi, due parole splendide ma forti, se pensiamo alla sottomessa Rosina, che, sentendosi maltrattata da Bartolo tira fuori gli artigli e tutta la sua furbizia per diventare “una vipera”, come dice lei stessa. Il Conte di Almaviva ne è l’esempio più lampante, si traveste da Lindoro per conquistare Rosina, e successivamente vestirà i panni di un soldato e di un improbabile maestro di musica per infiltrarsi nella casa della sua bella.  Il nostro Figaro fa del travestimento un modo stesso di vivere, è un factotum, e a volte può sembrare addirittura poco raccomandabile, assume ogni volta una forma diversa, si adatta al mondo che si trova davanti; un personaggio del genere sopravviverebbe benissimo anche nel nostro, di mondo, così liquido e in costante trasformazione. E Bartolo? L’anziano pretendente della mano di Rosina alza muri, chiude a chiave, sguaina la spada per difendere ciò che vorrebbe tanto ma che non è suo: Bartolo non cambia. E perde.

Anche lo spazio è in continua trasformazione: dei semplici paraventi sono la cornice di un gioco scenico che vuole essere il più possibile dinamico, arioso, evocativo, come la musica stessa di Rossini.