2012 Tosca
2012 Tosca
2012 Tosca

2012 Tosca

Melodramma in tre atti. Musica di Giacomo Puccini. Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900

Floria Tosca Mirjam Tola
Mario Cavaradossi Rubens Pelizzari
Scarpia Sebastian Catana
Cesare Angelotti Ziyan Atfeh
Il sagrestano Paolo Maria Orecchia
Spoletta Paolo Antognetti
Sciarrone /Un carceriere Daniele Cusari
Un pastorello Luisa Bertoli 

Direttore
Giampaolo Bisanti

Regia
Elena Barbalich

Scene e costumi Tommaso Lagattolla
Light designer Giuseppe Ruggiero
Video designer  Nicola Di Meo

Maestro del coro Antonio Greco
Maestro del coro di voci bianche Hector Raul Dominguez

Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Coro di voci bianche dell’Istituto Superiore di Studi Musicali
‘Claudio Monteverdi’ di Cremona
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo

Allestimento Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari

Opera rappresentata con sovratitoli

 

 

Atto I
È il primo pomeriggio del 17 giugno 1800, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Il pittore Mario Cavaradossi sta ritraendo in un quadro Maria Maddalena il volto della marchesa Attavanti, che ha visto più volte entrare in una cappella. Esce Cesare Angelotti, già console della repubblica romana soppressa dalle truppe napoletane e fratello della marchesa, evaso poco prima da Castel Sant’Angelo, dove il barone Vitellio Scarpia, capo della polizia, l’aveva imprigionato. Cavaradossi, di sentimenti liberali, gli offre rifugio nella propria villa. Sopraggiunge l’avvenente Tosca, cantante famosa ed amante di Cavaradossi. Il quadro la ingelosisce, ma, rassicurata da Cavaradossi, Tosca si allontana. Cavaradossi e Angelotti lasciano la chiesa, nella quale entra poco dopo Scarpia, che ha iniziato le ricerche dell’evaso. Torna Tosca, per avvertire Cavaradossi che la sera dovrà eseguire a Palazzo Farnese una cantata per festeggiare la vittoria che l’esercito austriaco ha riportato a Marengo su Napoleone. Non trovando l’amante è ripresa dalla gelosia, che Scarpia non esita a rinfocolare. Da tempo desidera Tosca e ordina al poliziotto Spoletta di pedinarla. Rimane quindi nella chiesa per assistere al Te Deum di ringraziamento per la sconfitta subita da Napoleone.

Atto II
Scarpia sta cenando in una sala di Palazzo Farnese, residenza romana dei Borbone di Napoli. Gli giunge la voce di Tosca che esegue la cantata celebrativa e decide di convocarla. Apprende poi da Spoletta che Angelotti è irreperibile, ma che certamente Cavaradossi conosce il suo nascondiglio, e quindi lo ha arrestato. Ha inizio l’interrogatorio: il pittore nega di conoscere il nascondiglio di Angelotti e impone il silenzio a Tosca, nel frattempo sopraggiunta. Scarpia lo sottopone a tortura e Tosca, disperata, rivela che Angelotti è nascosto in un pozzo del giardino della villa di Cavaradossi. Sopraggiunge il gendarme Sciarrone, e informa che a Marengo Napoleone non è stato sconfitto, ma ha vinto. L’esultante Cavaradossi è imprigionato. Rimasto solo con Tosca, Scarpia la ricatta: se gli si concederà, potrà salvare Cavaradossi e lasciare Roma con lui. È interrotto da Spoletta, il quale riferisce che Angelotti ha evitato la cattura uccidendosi. Tosca, sempre più sconvolta, chiede a Scarpia, in cambio di ciò che egli pretende, un salvacondotto per Cavaradossi e per sé. Scarpia acconsente, ma precisa che, non avendo egli la facoltà di graziare Cavaradossi, occorrerà simularne la fucilazione, con un plotone che sparerà a salve. Mentre compila il salvacondotto, Tosca impugna un coltello scorto sul tavolo al quale Scarpia stava cenando all’inizio dell’atto, e lo uccide.

Atto III
Sulla piattaforma di Castel Sant’Angelo. È l’alba, salutata dallo scampanio delle chiese di Roma e anche dal malinconico stornello d’un giovane pastore. Cavaradossi, in attesa di essere giustiziato, inizia una lettera di addio che un carceriere, in cambio di un anello, consegnerà a Tosca. Colto tuttavia dai ricordi dei giorni felici, si interrompe commosso. Ma Tosca giunge di lì a poco e mostra il salvacondotto all’amante. Esorta Cavaradossi a fingersi colpito quando il plotone di esecuzione sparerà a salve, ma Scarpia l’ha ingannata. La scarica dei soldati uccide Cavaradossi e Tosca, disperata, sfugge a Sciarrone e a Spoletta, che hanno scoperto l’uccisione di Scarpia, gettandosi nel Tevere che scorre sotto Castel Sant’Angelo ed invocando la giustizia divina.

OPERA… SINFONICA
di Giampaolo Bisanti

Quinta opera di Puccini, Tosca fu rappresentata per la prima volta a Roma nel gennaio del 1900 presso il Teatro Costanzi, ed è tratta da un dramma di Victorien Sardou del 1887. I librettisti Illica e Giacosa presero spunto da questo dramma naturalistico a tinte fosche per costruire l’impianto e la struttura di una perfetta opera ‘verista’.

Sullo sfondo dei conflitti politici che ruotano intorno alla campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte (l’azione si svolge a Roma nel 1800), si dipanano le vicende sentimentali dei protagonisti, in un vortice veloce ed incalzante che li porterà alla disfatta.

E proprio una vicenda politica è il nucleo dal quale si sviluppa l’intero dramma: la fuga del prigioniero irredentista Cesare Angelotti (evaso dalle prigioni di Castel S. Angelo), soccorso e protetto dal pittore Mario Cavaradossi, idealista e filo-francese, e la figura crudele e spietata del potente Capo della polizia, il Barone Scarpia, che con un fatale inganno farà credere a Tosca di inscenare una finta esecuzione (quella di Cavaradossi, che rimarrà invece ucciso sotto i colpi del plotone d’esecuzione). Vittima principale di questo dramma dove i tre protagonisti trovano tutti una morte tragica e violenta, è proprio Floria Tosca, diva del belcanto, passionale amante di Cavaradossi, capace di uccidere Scarpia proprio nelle sue stanze pur di salvare l’amato, per poi porre fine all’angosciosa vicenda con un disperato suicidio.

La musica di quest’opera è straordinariamente ricca di melodie, esposte in modo fluido e continuo quasi in forma ‘sinfonica’. Puccini scrive per ognuno dei protagonisti dei semplici leitmotive melodici che ne descrivono i tratti principali del carattere e delle passioni (si vedano i freddi e solenni accordi con i quali si apre l’opera, che si ripresenteranno alla comparsa di Scarpia; il tema in la minore che fa da sfondo alla crudele scena dell’interrogatorio di Cavaradossi nel secondo atto; l’appassionata, profonda e malinconica melodia presentata dagli archi, nel terzo atto, all’arrivo del plotone d’esecuzione sugli spalti di Castel S. Angelo e poi ripresa dal clarinetto nell’introduzione della celebre aria E lucevan le stelle…).

Di grande effetto inoltre alcune ‘trovate’ musicali di Puccini, come il Te Deum che conclude in modo solenne il primo atto, o la grande scena di apertura del secondo atto in cui si ha un bellissimo e suggestivo effetto di metateatro con il Coro e Tosca che cantano fuori scena mentre l’azione sul palcoscenico si svolge negli appartamenti di Scarpia.

Dramma storico, musica di una struggente potenza e grandi sentimenti sono l’humus di questo capolavoro assoluto del teatro musicale.

Puccini regista
di Elena Barbalich

La messa in scena di Tosca costituisce un’impresa molto complessa. Si può dire, infatti, che il vero regista sia Puccini. La dinamica della scrittura compositiva, sofisticatissima nei suoi infiniti chiaro-scuri, descrive perfettamente ciò che succede sul palcoscenico. Semplicemente ascoltando, possiamo intuire con certezza quando Angelotti trova la chiave, quando lo sbirro mostra al Sagrestano il paniere vuoto e l’incedere inquietante del clero in processione. Puccini indica con puntuale precisione quando Tosca nel secondo atto si accorge con sgomento del coltello, quando lo prende, la sua ansia nel cercare il salvacondotto e il suo spavento nello scoprire che è stretto nella mano di Scarpia. Descrive il silenzio della morte, quando Tosca contempla il cadavere del suo aguzzino. Dipinge l’atmosfera suggestiva dell’alba romana, immergendoci nel suono e nei colori della città. Gli esempi sarebbero infiniti.
Data questa premessa, nella mia interpretazione riguardo le reazioni e i rapporti tra i personaggi, ho cercato di seguire scrupolosamente le note di Puccini, anche se stare al passo con la genialità della sua scrittura è molto difficile. Allo stesso tempo, pur essendo la vicenda estremamente realistica, immaginare degli spazi troppo connotati figurativamente ci sembrava costrittivo. L’opera descrive un fatto ancora oggi attuale, ma al contempo ha il pregio di raccontare una storia costruita e deformata dalle percezioni dei personaggi.
Abbiamo quindi scelto uno spazio neutro, che interpreta i luoghi di Tosca senza descriverli, attraverso un linguaggio simbolico. Un grande cielo burrascoso alla Delacroix, l’anelito alla libertà di Cavaradossi, viene continuamente rotto da pannelli neri, il mondo di Scarpia. Attraverso l’apertura e la chiusura dei pannelli, abbiamo cercato di dare all’opera un montaggio cinematografico, cercando di seguirne la struttura musicale, già straordinariamente moderna nella sua concezione. Il cielo si colora simbolicamente. Alla fine del secondo atto i pannelli neri si aprono in una linea rossa, come una ferita inferta, nella quale Tosca entra per non uscirne più. Lo spazio accompagna le vicende dei personaggi, chiude o apre la loro dimensione vitale. Alcune cose sono filtrate dalla percezione di Tosca: la fucilazione, concepita come un sogno, il quadro dell’Attavanti, vuoto come proiezione della sua inutile gelosia, la tortura di Cavaradossi, ispirata alla Flagellazione di Caravaggio, quadro che aprirà l’opera e la cui colonna ritornerà nella scena della tortura e nel finale come simbolo sacrificale.

GIAMPAOLO BISANTI Direttore
Nato a Milano, compie i suoi studi musicali presso il Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ della sua città diplomandosi con il massimo dei voti. Risulta vincitore di numerosi Concorsi internazionali tra cui spicca il prestigioso ‘Dimitri Mitropoulos’ di Atene. I più recenti successi della sua carriera sono stati: La bohème diretta a Tel Aviv alla guida della Israel Philarmonic Orchestra, alla Fenice di Venezia ed al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino; Manon Lescaut diretta al Teatro Massimo di Palermo; La traviata nella storica edizione di Henning Brockhaus diretta al Teatro San Carlo di Napoli ed al Maggio Musicale Fiorentino; Ernani in una prestigiosa produzione firmata da Massimo Gasparon; l’apertura di stagione del Teatro Comunale di Bologna con Orphée et Euridyce di Gluck. Numerosi anche i suoi successi con le più prestigiose orchestre sinfoniche quali: Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino; Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano; Orchestra Sinfonica G. Verdi di Milano con le quai si è esibito accanto a solisti del calibro di Pietro De Maria, Leo Nucci, Mariella Devia, Benedetto Lupo, Marco Rizzi, J. G. Queyras. Tra i suoi impegni futuri figurano: Macbeth con la Fondazione Pergolesi di Jesi; Aida al Teatro Verdi di Salerno; Macbeth al Teatro Verdi di Trieste; L’elisir d’amore al Teatro Regio di Torino; Ernani a Vilnius con la Lithuanian National Opera; Nabucco alla Deutsche Oper di Berlino; il prestigioso debutto con l’Orchestra Filarmonica di Strasburgo; Stiffelio al Teatro Bellini di Catania.

ELENA BARBARLICH Regista
Veneziana, si è laureata in lettere all’Università Ca’ Foscari con il massimo dei voti con una tesi sulla storia della messinscena di Aida al Teatro alla Scala di Milano. Ha cominciato a lavorare nel campo del teatro lirico come aiuto regista collaborando con i maggiori teatri italiani come la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, il Regio di Torino, il Carlo Felice di Genova, il Comunale di Bologna, il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo. Ha realizzato numerose regie nel campo del repertorio contemporaneo quali Phonophonie di M. Kagel (prima rappresentazione italiana) e Rätsel von Mozart di M. Cardi, M. D’Amico, O. Neuwirth, F. Nieder e B. Olivero (prima rappresentazione assoluta) andate in scena nel 1999 al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia per la Fondazione Malipiero in collaborazione con il Teatro La Fenice. Nel 2000, come regista, ha vinto uno Stipendium della Richard Wagner Stipendienstiftung. Sempre per il Teatro La Fenice, nel 2002, ha messo in scena Per voce preparata, spettacolo con musiche di Aperghis, Cage, Casale, Doati, Kagel, Pachini, Schnebel. Al Festival di Opera Barga ha messo in scena Il tribuno di M. Kagel. Nel 2005, per il Teatro San Carlo di Napoli, ha curato la regia della prima rappresentazione assoluta dell’opera Garibaldi en Sicile di Marcello Panni. Nel campo del repertorio classico ha realizzato la regia di Cavalleria rusticana e di Pagliacci al Teatro Verdi di Salerno e al Teatro Politeama di Catanzaro. Nel 2006 ha inaugurato la stagione lirica di Salerno con Macbeth. Nel 2007 ha curato la riedizione di Tosca al Teatro Piccinni per la Fondazione Petruzzelli di Bari. Ha curato al Teatro Verdi di Sassari la regia di Les mamelles de Tirésias di Poulenc e de La damoiselle élue di Debussy (prima rappresentazione assoluta). Nel 2009 ha diretto il Laboratorio di arte scenica e il Laboratorio di regia al Conservatorio di Lecce. A Venezia, con Riccardo Held, Enrico Palandri e Paolo Furlani, ha fondato nel 2009 la Casa della Musica. Nel 2010, per il Conservatorio di Lecce ha messo in scena Il matrimonio inaspettato di Paisiello e al Teatro Petruzzelli di Bari La traviata. Nel 2011 ha firmato la regia di Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota per i teatri del Circuito Lirico Lombardo.

TOMMASO LAGATTOLA Scenografo e costumista
Diplomato in violino presso il Conservatorio di Bari e in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti della stessa città, si dedica all’attività concertistica per alcuni anni e in seguito concentra i propri interessi sull’attività teatrale. Come costumista inaugura la stagione operistica del Teatro Petruzzelli di Bari nel 2001 con la prima esecuzione moderna di Didon di Piccinni, per la regia di P. P. Pacini, con il quale collabora anche per I Capuleti e i Montecchi, Le nozze di Figaro e Don Giovanni. In più occasioni è assistente ai costumi e alle scene di Pasquale Grossi nei più importanti teatri italiani e inoltre è assistente ai costumi di Elisa Savi per la realizzazione de The Beggar’s Opera, con la regia di Moni Ovadia, e per Le storie del signor Keuner, con la regia di Moni Ovadia e Roberto Andò, in prima nazionale al Piccolo Teatro di Milano. Con Elena Barbalich avvia un duraturo percorso di collaborazione che porta alla produzione di numerose messe in scena: la prima assoluta del Tribuno di Kagel, per il Festival Opera Barga; Per voce preparata di vari autori contemporanei a Venezia; la prima assoluta di Garibaldi en Sicile di Marcello Panni a Napoli; Cavalleria rusticana e Pagliacci a Salerno, Tosca a Bari e nel 2011 Il cappello di paglia di Firenze per i teatri del Circuito Lirico Lombardo. Ha messo in scena la prima mondiale in tempi moderni de L’isola disabitata di Haydn per l’Accademia Chigiana di Siena, con la regia e direzione musicale di G. Gelmetti, per il quale realizza anche la scenografia de La traviata. Attualmente è direttore degli allestimenti scenici presso la Fondazione Petruzzelli di Bari, insegnante di Costume presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e studioso del costume storico. Ha collaborato alla realizzazione di importanti cataloghi museali editi dall’Istituto Poligrafico dello Stato.

GIUSEPPE RUGGIERO Light designer
Nel 1969 inizia la professione di tecnico teatrale presso il Teatro Comunale Piccinni di Bari. Dal 1973 partecipa alle stagioni liriche del Teatro Petruzzelli di Bari, dove dal 1982 presta stabilmente la sua opera per le stagioni liriche e come responsabile del settore luci di scena per tutte le altre rassegne. In qualità di light designer, segue le trasferte del Teatro Petruzzelli all’estero. Sempre con il Petruzzelli, cura in qualità di responsabile del settore luci di scena, tutte le rassegne di Teatrodanza, di teatro e di concerti, realizzati nel corso degli anni. Dal 1987 al 2007 ha collaborato stabilmente con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca (TA). Nell’ambito del suddetto Festival ha lavorato con numerosi registi: E. Marcucci, F. Crivelli, L. Puggelli, G. de Monticelli, L. Mariani, J. L. Pichon, F. Esposito, M. Gasparon, M. Gandini, A. Bernault, A. Pizzech e altri. Nelle stagioni 1991/92 e 1993/94 è stato chiamato al Gran Teatro del Liceu di Barcellona per la realizzazione delle opere La boheme, L’elisir d’amore e Fedora con la regia di Beppe De Tomasi. Negli anni 1994-96 ha collaborato in qualità di docente nel corso di ‘Tecniche dell’illuminazione di scena’ tenutosi presso il Centro En.A.I.P. (Ente Acli Istruzione Professionale) di Martina Franca (TA).

NICOLA DI MEO Video designer

ANTONIO GRECO Maestro del coro
A sette anni ha iniziato la propria esperienza nel canto corale. Si è diplomato in pianoforte con M. Gattoni, presso il Conservatorio di Mantova, in musica corale e direzione di coro con D. Zingaro presso il Conservatorio di Milano, ed ha conseguito con lode il diploma accademico di II livello in polifonia rinascimentale sotto la guida di D. Fratelli, presso il Conservatorio di Lecce. È stato assistente di U. Benedetti Michelangeli e A. Monetti ai corsi di formazione orchestrale Cremona città d’arte. Ha insegnato teoria, solfeggio e dettato musicale, direzione di coro e repertorio corale presso l’Istituto pareggiato di Reggio Emilia; attualmente è docente di Esercitazioni corali presso l’Istituto pareggiato di Ravenna. Nel 1993 ha fondato il Coro Costanzo Porta alla cui guida ha vinto premi in concorsi nazionali ed internazionali. Nel 2006 ha avviato la propria collaborazione con il Circuito Lirico Lombardo, del quale è stato nominato Maestro del Coro.

H. RAÚL DOMÍNGUEZ Maestro del coro voci bianche
Compositore e direttore d’orchestra di origine argentina, per anni protagonista della scena musicale dell’America Latina, dal 1988 si trasferisce in Italia per seguire i corsi di perfezionamento in composizione con Franco Donatoni a Milano. Tiene la cattedra di Storia e tecnica della musica contemporanea presso la Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia, dove, inoltre, crea e dirige il Coro e l’Orchestra da camera. È chiamato a dirigere il Coro Polifonico Cremonese e l’Orchestra da camera ‘Marc’Antonio Ingegneri’ (1993-2003) e crea la Schola Cantorum Cremonensis. Dà vita a progetti musicali per la Scuola, tiene numerose conferenze e seminari, particolarmente sulla musica del Novecento, e le sue composizioni per il teatro e il cinema, assieme alla musica orchestrale e da camera, gli fanno ottenere commissioni e riconoscimenti internazionali. Dal 1997 insegna alla Scuola Civica ‘Claudio Monteverdi’ di Cremona e, dalla sua creazione, all’Istituto Musicale Pareggiato (oggi Istituto Superiore di Studi Musicali) della stessa città, dove crea e dirige, dal 2004, il Coro di voci bianche; insegna inoltre Pratica strumentale alla SILSIS dell’Università di Pavia. Il suo curriculum, oltre ai principali titoli del repertorio a cappella, lirico e sinfonico-corale, registra numerose world premières, tra cui la prima esecuzione moderna della Messa Solenne di Amilcare Ponchielli, incisa per l’etichetta ‘Tactus’.

MIRJAM TOLA Soprano
Diplomata in canto lirico all’Accademia delle belle arti di Tirana nel 1994, debutta nel suo paese d’origine in Bastien und Bastienne di Mozart e nel ruolo di Mimì (La bohème). Si qualifica in diversi concorsi, riceve il premio ‘Eberhard Waechter – Medaille’ alla Staatsoper di Vienna come nuovo talento e si perfeziona al ‘Mozarteum’ di Salisburgo partecipando così a diverse produzioni nel teatro della medesima città. Fra il 2004 e il 2006 all’Opera Nazionale di Lubiana canta i ruoli di Tosca, Maddalena (Andrea Chénier), Musetta (La bohème), Fata Morgana (L’amore delle tre melarance), Zaida (Il Turco in Italia) Mercédès (Carmen). Recentemente ad Amburgo sostiene il ruolo della Contessa Almaviva (Le nozze di Figaro). Al Teatro Verdi di Trieste debutta nel 2007 come protagonista in Suor Angelica; successivamente interpreta il ruolo di Anna in Die sieben Todsünden di Weill e di Tosca per la Stagione Lirica 2008/09, e Desdemona (Otello di Verdi) nel 2010. Nel 2011 e 2012 ha ricoperto i ruoli di Michaela (Carmen), Mimì (La bohème), Nedda (Pagliacci), Fiordiligi (Così fan tutte) e Liù (Turandot) per la Staatsoper di Amburgo.

RUBENS PELLIZZARI Tenore
In carriera da soli 6 anni, ha debuttato al Teatro Massimo di Palermo nel 2004 come protagonista de I vespri siciliani, seguiti immediatamente da un altro prestigioso debutto ne Il corsaro nel 2005 presso il Teatro Carlo Felice di Genova e dal debutto ne La forza del destino con la Fondazione Toscanini di Parma. In pochi anni si è impadronito di un repertorio importante: Aida (Radamès), Il trovatore (Manrico), Carmen (Don José), espandendosi poi in altri titoli come Medea, Samson et Dalila, Cavalleria rusticana e Pagliacci, Il tabarro, Tosca e Madama Butterfly, La fanciulla del West, Norma. Nel 2011 ha debuttato all’Arena di Verona nel ruolo di Ismaele nella produzione storica di Nabucco. Fra le più recenti e prossime interpretazioni: Tosca alla Israeli Opera di Tel Aviv, Carmen all’Opera di Losanna, Pagliacci (Canio) per la regia di Franco Zeffirelli al Carlo Felice di Genova e al Filarmonico di Verona, Cavalleria rusticana di nuovo al Carlo Felice di Genova, Tosca (Cavaradossi) al Wiesbaden Hessisches Staatstheater e al Teatro Bellini di Catania, Turandot al Festival di Aspen, a Tokyo e Firenze (qui diretto da Zubin Mehta), Carmen al Beijing Opera (2013) e Madama Butterfly al Festival di Epidauro di Atene (2013).

SEBASTIAN CATANA Baritono
Baritono di origine rumena che vive da sempre negli Stati Uniti. Ha partecipato ai programmi di formazione per giovani artisti dell’Opera di Seattle e di Baltimora, ricevendo in seguito premi e riconoscimenti in concorsi vocali internazionali. Ha fatto il suo debutto operistico nell’aprile 2001 come Thoré (Les huguenots) alla Carnegie Hall di New York. Ha debuttato nel 2003 al Metropolitan Opera House come Schaunard (La bohème), avviando una collaborazione per ruoli di supporto in varie opere. Nella stagione 2007/08 ha fatto il suo debutto italiano al Teatro Comunale di Bologna, come Paolo (Simon Boccanegra), e ha interpretato successivamente Diomede (Cleopatra di Lauro Rossi) al Festival di Macerata. Nella stagione 2009/10 ha debuttato a Torino nel ruolo di Miller (Luisa Miller), ha interpretato Macbeth con la Bayerische Rundfunk Orchester e ha debuttato all’Opera di Francoforte nel ruolo di Nabucco. Durante la stagione 2010/11 ha debuttato a Parma come Ezio (Attila), all’Opéra di Lione come Miller (Luisa Miller), al Palm Beach Opera nel Nabucco, a Trieste ne I due Foscari, ne Il trovatore a Hong Kong e al Musikfestival di Dortmund ne Il corsaro. Impegni futuri includono l’interpretazione di Scarpia in una nuova produzione di Tosca all’Opera di Lipsia, il debutto a Philadelphia in una nuova produzione dell’Opera di Stoccarda come Nabucco, il debutto nel ruolo di Tonio (Pagliacci) con la Cincinnati Opera, come Rigoletto al Teatro dell’Opera di Valencia, e nel ruolo di Scarpia presso il Concertgebouw di Amsterdam.

ZYAN ATEFH Basso
Nato a Damasco, si è formato alla scuola di Nicolai Ghiaurov e di Mirella Freni, cominciando gli studi presso il CUBEC nel 2003. Dal 2004 al 2007 ha ottenuto la borsa di studio Nicolai Ghiaurov e nel 2006 è stato vincitore del II premio al concorso internazionale AsLiCo. Mirella Freni lo ha scelto per il concerto dei migliori allievi del CUBEC nel giugno 2005. Nel 2006 ha interpretato Shmidt (Andrea Chénier) al Comunale di Bologna; lo stesso anno, per l’AsLiCo, ha ricoperto il ruolo del Commendatore (Don Giovanni). In luglio è stato ospite al Festival di Narni nel ruolo del Re nell’Aida. Nel 2008 ha cantato nella Messa da Requiem di Verdi a Roma, Yerevan e al Rostropovich Festival a Baku. Nel 2009/10 ha partecipato alle produzioni del Teatro Comunale di Modena come Zuniga (Carmen) e Geronte (Manon Lescaut). Continua a perfezionarsi al CUBEC sotto la guida di Mirella Freni.

PAOLO MARIA ORECCHIA Baritono
Baritono, nato a Roma, compie gli studi musicali presso il Conservatorio ‘L. D’Annunzio’ di Pescara, diplomandosi con il massimo dei voti. Debutta nel 1986, nel ruolo di Malatesta (Don Pasquale) e prosegue la carriera cantando in tutti i più prestigiosi enti teatrali italiani: dal Regio di Torino allo Sferisterio di Macerata, dalla Scala di Milano al Massimo di Palermo, dal San Carlo di Napoli all’Arena di Verona ed altri ancora. È stato Belcore (L’elisir d’amore), Don Alfonso (Così fan tutte), Leporello (Don Giovanni), Sharpless (Madama Butterfly), Don Carissimo (Dirindina di Scarlatti), Beaupertuis ed Emilio (Il cappello di paglia di Firenze). Caratterista molto apprezzato, è abituale interprete di ruoli come il Sagrestano (Tosca), Mathieu (Andrea Chénier), Dancaire (Carmen), Silvano (Un ballo in maschera), Hortensius (La figlia del reggimento), Schaunard (La bohème), ruolo cantato, inoltre, alla Fenice di Venezia ed alla Scala di Milano nell’allestimento di Zeffirelli. All’estero è stato, fra l’altro, Malatesta (Don Pasquale) e Don Bartolo (Il barbiere di Siviglia) diretti da Roberto Abbado per la Bayerischer Rundfunkorchester, ed ospite nella tournée a Tokyo del Teatro La Fenice nel 2001 con La traviata e nelle tournée del Teatro Comunale di Bologna nel 2006, con La figlia del reggimento, ancora a Tokyo ed al Festival di Savonlinna. Parallelamente a quella operistica, e svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero.

DANIELE CUSARI Basso
Dopo studi di pianoforte, si avvicina al canto lirico presso l’Istituto Civico Musicale ‘Brera’ di Novara. Nel 2000 vince diverse audizioni in teatri prestigiosi quali l’Opéra Bastille di Parigi e il Teatro dell’Opera di Montecarlo con il quale inizia una collaborazione che lo porta in breve tempo a debuttare diversi ruoli comprimari. Debutta in teatri minori nei ruoli di Colline (La bohème), Oroveso (Norma), lo zio Bonzo (Madama Butterfly) e canta la Messa da Requiem di Mozart. Numerose sono le piccolе parti affrontate in teatri di prestigio come l’Arena di Verona e il Teatro dell’Opera di Montecarlo. Nel 2009 si classifica primo al Concorso Internazionale Primo Riccitelli a Pescara, dove viene anche premiato con una menzione speciale e gli viene offerto il ruolo di Don Basilio (Il barbiere di Siviglia) durante il Festival della lirica di Pescara 2010. Nel 2011 partecipa alla produzione di Boris Godunov all’Opera di Nizza. Fra le sue ultime interpretazioni: Monterone e Sparafucile (Rigoletto), il Gran Sacerdote (Nabucco) ed il Re d’Egitto (Aida) in diversi festival operistici, Acciano (I Lombardi alla prima crociata) presso il Teatro Comunale di Piacenza e Attila presso la Tampa Lirica a Piacenza. Segue costantemente perfezionamenti con il direttore d’orchestra Paolo Vaglieri a Milano e con Konstanza Vatchkova a Sofia.

PAOLO ANTOGNETTI Tenore
Nato a La Spezia, studia tromba presso il conservatorio ‘G. Puccini’ diplomandosi con il massimo dei voti. Dopo un’intensa attività come professore d’orchestra, inizia gli studi di canto. Svolge un’intensa attività solistica, collaborando con varie formazioni orchestrali. Debutta nei ruoli principali delle opere: L’incoronazione di Poppea, Rigoletto, Don Giovanni, I Capuleti e i Montecchi, Il barbiere di Siviglia, L’elisir d’amore, La bisbetica domata (di Efraim Amaia), Don Pasquale, Il ritorno d’Ulisse in patria, Roméo et Juliette, Pagliacci, Turandot. Il repertorio spazia dal barocco al romanticismo, da Bach a Massenet e Schubert. È stato insignito del Premio Callas 2011 per i giovani artisti emergenti.

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