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HANSEL E GRETEL ovvero il farsi di un destino
Commedia fiabesca in tre quadri. Musica di Engelbert Humperdinck. Libretto di Adelheid Wette.
Prima rappresentazione: Weimar, 23 dicembre 1893
Adattamento musicale Alberto Cara
Adattamento drammaturgico Federico Grazzini, Riccardo Bani
Direttore Giacomo Sagripanti
Regia e luci Federico Grazzini
Scene e costumi Francesco Givone
Nuovo allestimento
Progetto Opera domani… XIII edizione
NOTE DI REGIA
«C’era una volta una casa ai confini di un grande bosco…»: queste sono le parole con cui inizia la famosa fiaba dei fratelli Grimm; con questa immagine si apre anche il primo quadro dell’opera di E. Humperdinck, una fiaba musicale ispirata alla storia di Hansel e Gretel che per molti aspetti differisce dall’originale. Si può dire che quella di E. Humperdinck e della sorella A. Wette, che ne scrisse il libretto, sia una variazione sulla più nota fiaba della tradizione popolare tedesca. E’ chiara la volontà degli autori di raccontare, reinterpretare, una fiaba, ponendo l’accento sul potere evocativo della musica.
Dallo studio del mondo sconfinato della fiaba siamo partiti per costruire un’idea di regia che valorizzasse l’aspetto teatrale e musicale di questa fiaba in musica. Nelle fiabe i processi interiori sono tradotti in immagini visive molto più eloquenti di ogni spiegazione. Anche in Hansel e Gretel ogni situazione è semplificata e sono le immagini a comunicare e a rimanere indelebilmente impresse nella mente. Ci siamo concentrati quindi sulle tre immagini portanti, sui tre luoghi della vicenda, i quadri principali della storia che seguono la scansione in atti del libretto originale e rappresentano metaforicamente le tappe del percorso di autodeterminazione e di crescita “inteso come dovere elementare”. Nella loro avventura Hansel e Gretel – e con loro lo spettatore – verranno a contatto con l’apparenza che nasconde altro, con il carattere ambiguo della realtà e soprattutto con “la sostanza unitaria del tutto, uomini, bestie, piante, cose, nell’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste”. Il linguaggio del teatro di figura ci è sembrato il più appropriato per garantire questa costante metamorfosi. Abbiamo considerato la natura non realistica della fiaba e la sua atemporalità, collocando la storia in un passato indefinito che accenna vagamente ad un contesto rurale degli anni ’50 in Italia senza voler ricostruire in maniera filologica un’epoca in particolare. Per la situazione di estrema indigenza dell’inizio, abbiamo quindi scelto un’impronta più realistica, rintracciando idealmente nell’ultima guerra l’evento di partenza più adatto a definire le circostanze iniziali di fame e povertà. Nei quadri successivi abbiamo progressivamente intrecciato questo sfondo con un’ulteriore stilizzazione degli ambienti e della storia, deformandolo, e trasformandolo in un paesaggio dove l’astrazione diventa più evidente. La casa dei genitori di Hansel e Gretel, il primo quadro, diventa un luogo sì di estrema miseria e precarietà dove la fame sembra essere la regola, ma anche la stanza dei giochi “poveri” dove la fantasia regna sovrana. Nel secondo quadro gli alberi diventano forme minacciose che spuntano dalla terra e le ombre terrificanti mostri. Dietro questa deformità si nascondono in realtà delle figure benevole, ispirate alle creature piccine del bosco delle fiabe nordiche: l’estraneità si rivela amica. Il terzo quadro, la casa della strega, è il luogo delle massime aspirazioni gastronomiche dei bambini e il luogo dove vengono proiettate le loro più grandi paure e fantasie. All’apparenza la casa appare un luogo di straordinaria avvenenza, perché è costruita di dolci prelibatezze e perché il suo interno è animato da misteriose figure, quasi fosse una lanterna magica. Quest’immagine seducente nasconde una creatura sadica e feroce, la strega, la quale a sua volta nasconde una doppia natura: all’apparenza amabile e affettuosa pasticciera, l’abitante della casa altro non è che una crudele divoratrice di bambini. La casa che tanto attraeva i due protagonisti da farli sentire ‘in paradiso’ si rivela una sorta di fabbrica di illusioni, un richiamo allusivo al flagello televisivo dei nostri giorni, che i due eroi affronteranno grazie al loro ingegno.
Alla fine della vicenda la vittoria sarà su se stessi e sulla malvagità e non su qualcun altro. Il lieto fine, dove gli eroi riescono a liberare il coro dei bambini imprigionati, composto dagli stessi bambini-spettatori, e rincontrano i genitori, è il raggiungimento di un fondamentale conquista: la capacità di governare se stessi con saggezza e di conseguenza vivere felici. Questo tipo di conclusione è fondamentale per infondere forza e coraggio al bambino per gli imprevisti che dovrà incontrare e insegnargli a non temere la propria fantasia. La maggior parte dei bambini conosce le fiabe solo in versioni edulcorate che semplificano e appiattiscono il loro significato, privando la fiaba dei contenuti più profondi: versioni come quelle di molti film e spettacoli televisivi trasformano le fiabe in una rappresentazione priva di significato. In questa versione di teatro in musica vorrei che questi significati non andassero perduti.
LA TRAMA
Atto I – La casa di Hansel e Gretel
In una casetta ai margini del grande bosco dell’Ilsenstein vive un povero commerciante di scope con sua moglie e due bambini: Hansel e Gretel. Da alcuni giorni gli affari non vanno affatto bene, e il cibo scarseggia. I genitori di Hansel e Gretel decidono di uscire di casa per rimediare a questa brutta situazione. I figli rimangono a casa per svolgere le mansioni casalinghe, ma Hansel si lamenta della fame e non ha voglia di lavorare. E così i due bambini si mettono a giocare felici dimenticando i loro compiti e disobbedendo agli ordini dei genitori. Quando la mamma torna, li trova intenti a ballare, e va su tutte le furie. Ma mentre li sta sgridando si rompe un bricco di latte: l’unico alimento rimasto con cui avrebbe potuto cucinare qualcosa per cena. Assalita dalla rabbia e dalla disperazione la mamma obbliga i figli ad andare nel bosco dell’Ilsenstein per cercare delle fragole. Quando il padre torna a casa è felice ed ubriaco: finalmente è riuscito a vendere tutta la sua mercanzia in paese. Con il ricavato ha comprato cibo a volontà e ha passato qualche ora all’osteria. Nella baldoria il padre si chiede dove siano i figli e la madre rivela di come li abbia mandati nel bosco a causa delle loro monellerie. Il padre, allarmato, racconta alla moglie del grande pericolo che stanno correndo: il bosco dell’Ilsenstein è abitato dalla terribile strega Knusperhexe che si nutre di bambini! I genitori decidono tempestivamente di correre nel bosco per andare a soccorrere i figli.
Atto II – Il bosco
Hansel e Gretel sono nel bosco. Giocano, e intanto raccolgono bacche e fragole da portare alla mamma per farsi perdonare. Dopo un po’ si accorgono che si è fatto buio, e che non riusciranno a trovare la strada di casa fino all’arrivo del nuovo giorno. I bambini hanno paura, il bosco dell’Ilsenstein sembra essere abitato da sinistre presenze. Ad infondere coraggio ad Hansel e Gretel è il nano Sabbiolino, una creatura amichevole che con la sua sabbia dorata può donare il sonno e i sogni dolci per superare ogni difficoltà. Hansel e Gretel prima di addormentarsi ringraziano con un canto le creature buone del bosco che li hanno soccorsi nel momento del bisogno.
Atto III – La casa della Knusperhexe
Al loro risveglio Hansel e Gretel si trovano davanti ad una strana casa fatta di dolci e strane figure. Vinto lo stupore e la paura decidono di avvicinarsi e assaggiarne dei pezzi senza trattenersi. Il sogno si è fatto realtà. Dopo poco dalla casa esce la legittima proprietaria: la strega Knusperhexe, altrimenti conosciuta come Rosina Leckermaul. All’inizio sembra un’elegante pasticciera. Ben presto si rivelerà nella sua natura feroce. Per prima cosa la strega paralizza Hansel con un incantesimo e lo imprigiona; dopodiché ordina a Gretel di aiutarla a controllare i preparativi per cuocere il povero Hansel nel forno e trasformarlo in un bambino-biscotto per mangiarselo. Ma Gretel astutamente riesce a liberare il fratello e con un tranello spinge nel forno la strega. Nella grande gioia di aver vinto questa terribile minaccia i fratelli si accorgono che ci sono tanti bambini-biscotto che chiedono aiuto e aspettano di essere liberati dal tremendo incantesimo. Gretel riesce a liberare anche loro e la strega ormai si è trasformata in un biscotto pronto per essere mangiato. Finalmente i coraggiosi Hansel e Gretel possono riabbracciare i loro genitori e vivere felici e contenti.